0f8a543e87961ef41c4562d9b255041f.jpg Alla salute!

 

 

Ieri sera, 24 Novembre, in Piazza Dante, ci siamo ritrovati ancora una volta a lanciare l’ennesimo grido contro l’ormai famigerata discarica.

Questa volta abbiamo voluto, però, farlo in maniera diversa.

Abbiamo voluto lanciare il nostro messaggio non servendoci solo della rabbia, pur sempre presente quando ad essere minacciato è qualcosa che ci appartiene, nella fattispecie la nostra terra.

Ci abbiamo aggiunto un po’ di gioia e di allegria, indispensabile a volte, indispensabile soprattutto quando a ritrovarsi insieme in un progetto sono persone che, divise per credo e tradizione politica, sono unite nella lotta.

Ed ecco che il vino si è confermato un buon collante, le castagne sono state, invece, la rivelazione.

La pizzica, poi, ha risuonato nella piazza come simbolo, uno dei tanti di cui la nostra terra può vantarsi, uno dei tanti che la rende bella. Insieme ad essa sono tutte le altre tradizioni a farci vanto, ma soprattutto è il nostro territorio in se stesso a risplendere agli occhi, un territorio che nessuno ha il diritto di rovinare per interessi propri. Se qualcuno si dovesse arrogare (e lo sta facendo) questo diritto che non gli appartiene, noi abbiamo non solo il diritto ma anche il dovere di riprenderci e di difendere il nostro paesaggio.

La terra è di chi l’ama. È di tutti noi.

Tutti insieme, dunque, quando si lotta per la terra, la nostra terra vittima di sciacalli e mezzo di arricchimento per i più vari sultani della spazzatura.

Tante sono state le presenze ieri sera, non tantissime però da far omettere chi invece, in quella piazza, ha voluto (da tempo ormai) non esserci. E quella piazza non è soltanto quella che ieri sera abbiamo riempito, è la piazza immaginaria in cui da tempo si trova a lavorare il “Comitato Territorio e Ambiente” che dalla sua nascita ad oggi ha incassato varie vittorie, mai troppe però finché non verrà quella vittoria, l’ultima, la sola capace di assicurarci che la nostra terra, Francavilla ma non solo, non sia più la vittima sacrificale degli interessi di gente, poca ma pericolosa, che su di essa ci vuole mettere le mani, e che ci riuscirebbe pure, come tante volte è successo, se dall’altra parte non ci fosse qualcuno pronto a resistere. Quella vittoria dovrà avere il sapore della certezza, la certezza che ogni discarica fuori norma venga chiusa.

Nessun “se”, nessun “ma”.

L’accento ieri sera si è voluto porre non solo sulla triste situazione francavillese, ma appunto su un ambito più vasto, comprendente le altrettanto critiche realtà vicine. Nella sola provincia di Taranto, ad esempio, sono ben 72 le discariche, decisamente troppe. Proprio in merito a questo problema, riguardante quel particolare ambito territoriale, ha voluto prendere parola ieri sera, dopo l’intervento iniziale di un membro del Comitato, un ragazzo, componente del “Presidio Permanente No Discariche”, il quale ha ben espresso quale sia l’offesa rivolta alla nostra Comunità: il dover ospitare discariche, quasi mai a norma di legge, accanto a elementi tipici di un paesaggio troppo spesso violato: gravine, santuari, masserie, vigneti e muri a secco. Ci ha voluto ricordare come la salute di migliaia e migliaia di cittadini pugliesi valga, al momento, meno dei profitti dei signori della spazzatura, quei signori dietro cui spesso, troppo spesso, si cela una neanche poi troppo dissimulata ombra criminale. Il sospetto è lecito, direi sin troppo evidente: i rapporti tra i vari poteri amministrativi e le ecomafie si vanno via via intrecciando e irrobustendo. A farne le spese siamo proprio noi.

La nostra salute non può continuare ad essere sottomessa a questi sciacallaggi.

Ieri sera è stata una bella prova di partecipazione, una prova riuscita, ma questo non significa essere soddisfatti. Noi non saremo soddisfatti finché non si provvederà a chiudere definitivamente ogni discarica dietro cui si celi, oltre ad una gestione e ad un utlizzo impropri, anche la presenza di poteri nascosti e di certo contrari agli interessi della collettività.

Ieri sera è stata una festa. Abbiamo bevuto del vino, abbiamo assaporato le caldarroste, abbiamo ascoltato della buona musica (ringraziamo il gruppo folk “Jazzabbanna” per il bel lavoro).

Abbiamo passato una serata insieme, all’insegna delle nostre tradizioni, quelle che nessuno potrà mai rovinare.

Non ci riuscirà nessun amministratore, che di certo non è stato eletto per fare scempio di un territorio che non è suo, ma di tutti noi.

Men che mai ci riuscirà chi, col suo potere losco, pretenda di assoggettarci tutti per permettersi di trarre profitti nel trasformare le nostre città in delle grandi pattumiere.

Sono questi signori i veri rifiuti, neanche poi tanto speciali.

Forse senza di loro qualche discarica ce la saremmo già risparmiata.

La lotta continua.

 

Alla salute!

La nostra, si intende.

 

Raffaele Emiliano

 

Alessandro S., un giovane di 26 anni, aveva il pollice verde per un tipo particolare di vegetazione, la marijuana. Nel 2005 è stato denunciato perché coltivava almeno 4 piantine di quella specialità esotica. Ieri mattina il giudice per le udienze preliminari a Sanremo, Edoardo Bracco, durante il processo in forma abbreviata ha scagionato il ragazzo da ogni accusa, riconoscendo che quelle piantine servivano per il proprio uso personale. Le piantine, infatti, vennero trovate in alcuni vasetti sul terrazzo. Un fatto quest’ultimo che per il magistrato non comporta la coltivazione data piuttosto dalla presenza di un terreno e di una semina. Il giovane è stato così segnalato alla Prefettura e non dovrà rispondere neppure della detenzione ai fini di spaccio. Una buona notizia che si agiunge ad un’altra proveniente dal California Pacific Medical Center, secondo la quale il cannabidiolo sarebbe in grado di bloccare le metastasi del cancro, in particolare di quello al seno. Però nell’Italia proibizionista non è consentito l’uso della marijuana nemmeno in quei campi dove la sostanza – come spiega Umberto Veronesi – non ha alcun effetto psicoattivo e il suo utilizzo non viola la legge sugli stupefacenti e dove sono più che accertate le sue capacità terapeutiche: per combattere l’inappetenza nei malati di Aids, per contrastare le nausee di chi è costretto a ricorrere alla chemioterapia o per sedare gli spasmi nei malati di sclerosi multipla. Prendiamo, per esempio, il Sativex: «In Italia questo farmaco lo si deve importare – come ricordano i Radicali – ma ci sono Asl che si accollano la spesa», altre lo importano a spese del paziente e altre ancora si rifiutano di importarlo anche a pagamento. Cosa aspetta il ministro Livia Turco a consentire finalmente tali cure, a fare chiarezza, a mettere un po’ d’ordine? «Se la cannabis può servire a curare e a far star meglio, ben venga»». E’ il commento del ministro della Solidarieta’ sociale, Paolo Ferrero. «Che la cannabis abbia proprietà terapeutiche – ha detto il ministro – è noto. Bisogna assolutamente utilizzare la cannabis per le sperimentazioni».

da liberazione del 21/11/07

08e49a92b3b7b258b3868f798e0c2c69.jpgINDIETRO TUTTA

E’ di ieri, 21 novembre, l’assurda notizia e l’ennesima trovata della ex casa reale italiana, i Savoia.

La pretesa avanzata da Vittorio Emanuele e dal figlio Emanuele Filiberto è di 260 milioni di euro di indennizzo  per i danni morali subiti a causa dell’esilio, sommati a tutti i possedimenti della famiglia risalenti al periodo del loro regno, tra cui anche il Quirinale!

Con l’arroganza classica di un “sangue blu”, non curandosi delle istituzioni democratiche del nostro Paese, il rampollo di casa Savoia afferma di esser convinto di poter spendere il bottino sicuramente meglio del governo italiano, avanzando addirittura un programma quasi progressista! “Se avremo quello che stiamo chiedendo, quei soldi ritorneranno agli italiani, in case popolari, borse di studio, aiuti per chi ne ha bisogno”.

In una lettera aperta Emanuele Filiberto spiega la “difficile” decisione che ha spinto la sua famiglia a intentare una causa allo Stato italiano, sottolineando che il dolore subìto non ha prezzo e che la cifra richiesta, se ottenuta, verrà devoluta alla “Fondazione Savoia” che si occupa di portare avanti progetti in favore delle fasce meno agiate della popolazione. “E’ una questione di giustizia, la legge è uguale per tutti, io credo di avere dei diritti come qualunque altro italiano, chiediamo quello che ci spetta. Se ci daranno ragione e riotterremo quello che vogliamo è già pronta una fondazione nella quale devolvere i soldi”.

E pensare che nel 2002  i Savoia assicurarono di voler rinunciare ad ogni risarcimento pur di poter tornare in Italia. “Signor presidente, desidero assicurare che è mia intenzione ritirare il ricorso, che presentai avanti alla Corte Europea dei Diritti dell’Uomo, con sede a Strasburgo, una volta approvata la legge costituzionale abrogativa dei due primi commi della XIII disposizione transitoria…”: era l’8 luglio del 2002 e Vittorio Emanuele di Savoia scriveva così all’allora presidente del Consiglio Silvio Berlusconi.
Inoltra nella lettera Vittorio Emanuele scrisse che una volta abrogata la parte della Costituzione che ne impediva il rientro in Italia e “decorsi i tre mesi prescritti” senza che venisse “richiesto il referendum confermativo” non si correva più alcun pericolo risarcitorio perché, trascorso questo breve periodo “potrà dirsi per quella vicenda cessata la materia del contendere”.

Qualcosa, da quella lettera è sicuramente cambiato, e oggi la “materia del contendere” è stata quantificata in 260 milioni di euro.

La richiesta del risarcimento è in aperto contrasto con lo spirito che ha portato all’approvazione del progetto di legge abrogativo della norma costituzionale che impediva ai Savoia di tornare in Italia. E in più dimostra quanto fossero “strumentali” dichiarazioni di Vittorio Emanuele come quella che pur di tornare in Italia si sarebbero accontentati anche di “un camper”.

E’ una pretesa assurda. Dovremmo essere noi cittadini italiani a chiedere il risarcimento morale per la cattiva condotta di Vittorio Emanuele III che facilitò l’avanzata del fascismo e con esso il tragico dramma della seconda guerra mondiale.

Sono notizie tristi per la democrazia nel nostro Paese, che fanno rabbrividire i Padri della Costituente ancora in vita e fanno rivoltare nelle tombe quelli già morti.

Ma questa gente cosa se ne importa della democrazia e della nostra Costituzione? Sono monarchi, quindi non possono essere democratici, sarebbe una contraddizione. E applicano alla lettera la loro carica. Infatti pensano ancora che il potere sia una questione di casate, di possedimenti territoriali e di titoli nobiliari, invece non è così. Bisognerebbe ricordare a questi gentiluomini che dopo che Vittorio Emanuele III fuggì dall’Italia (sennò chissà che fine avrebbe fatto), nel nostro Paese si innescò un processo politico chiamato REPUBBLICA che non prevede affatto la presenza di un monarca o la sua tutela. Solo un grande statista come Berlusconi poteva riuscire a cedere alle pressioni di un sovrano esiliato per gravi motivi politici.

Questa è gente pericolosa. Crede che il Paese graviti intorno a loro e ai loro pettegolezzi. Si va in massa a salutare il ritorno dei “nostri grandi sovrani”, si assiste trepidanti davanti al televisore al matrimonio del principe, si festeggia la nascita della figlia di quest’ultimo ed è incredibile che, dopo quello che hanno combinato ad inizio secolo, abbiano ancora proseliti! (come l’Unione monarchica italiana).  

Ma che ci vogliamo fare? Siamo in Italia, il Paese dove tutto gira al contrario. E allora, dopo che è stato modificato il testo costituzionale per il ritorno di questi vigliacchi, è anche legittimo che costoro chiedano il risarcimento per i danni morali.

Poi cosa vorranno? Vorranno partecipare alle elezioni del nostro Paese? O Faranno leva su quei seguaci che ancora hanno per ritornare sul trono?

Tanto ormai…

Enrico Saponaro

cfa6b664056d7aea64670825d055bc20.jpgRagione e dignità

Giusto qualche secolo fa in Italia, in una società nella quale superstizione, pregiudizio e riverenza divina erano ideali molto forti,fioriva un movimento culturale chiamato Rinascimento. Questo movimento non accettava più  l’uomo succube della fortuna (intesa come volontà divina),ma anzi proponeva l’uomo come artefice della sua storia. Ad una visione di tipo “teocentrica ” ,viene sostituita una visione di tipo “antropocentrica ”. L’uomo insomma riprende in mano la ragione e la sua dignità, che per molti secoli erano state lasciate in  prestito alla Chiesa.

Ed è proprio di questo che voglio parlare: ragione e dignità. Tracciando un quadro generale sulla nostra società capiamo che questi due valori, per i quali un tempo la gente lottava,sono ormai ,usando un termine al passo coi tempi”,da sfigati”.Proprio così, chi nella vita vuole “realizzarsi veramente” non può fare a meno di furbizia, forza e denaro. Sono questi gli ideali in cui noi crediamo,ideali che offre la società capitalistica, una società che si affanna ad espandersi economicamente e militarmente ,ma che trascura l’essenza vera dell’uomo. Sono arrivato a tali conclusioni osservando semplicemente più da vicino la vita di tutti i giorni. Sei a scuola? Qualcuno cercherà sempre di superarti, qualcuno sarà sempre invidioso dei tuoi voti, qualcuno ti terrà sempre a bada con qualche minaccia!!! Sei a casa e vedi un telegiornale?Si parla di maggioranza fiduciosa al senato,opposizione che chiede il voto anticipato,si discute se cacciare tutti i romeni dall’ Italia e ci si arrovella su un omicidio che cadrà in prescrizione. Se invece finisci di studiare ed esci un po’, tranne alcune sporadiche presenze di posti di aggregazione alternativi,anche essi dubbi,una delle possibilità di “svago” è la piazza del paese:posto che di solito è pieno di bar e pizzerie,insomma l’apoteosi del consumismo. Qualcuno potrebbe propormi l’interesse per la politica….ah perchè questa è politica? Non riesco a capacitarmi del fatto che un senatore dice due puttanate per qualche anno e ha una pensione facile facile,mentre una persona normale;ammesso il caso che riesca a trovare lavoro,deve fare sacrifici per quaranta anni per poi campare il resto della sua vita con 700 euro al mese.

A questo punto l’unica possibilità per cambiare qualcosa è un nuovo Rinascimento. Bisogna elaborare alternative concrete al capitalismo e al consumismo. Qualcuno,ahimè, ha già fallito nel tentativo. dobbiamo distruggere l’attuale “kleptocrazia” e restaurare la nostra cara democrazia. Bisogna riportare al potere il popolo,un popolo che ha voglio di giustizia di sapere e di rinascere.     

Nicola Modugno

2c09c1311724006c39a9de73f452d4f2.jpg“RIFIUTI s.p.a.”

La ditta “RIFIUTI s.p.a.” è lieta di presentarvi un nuovo prodotto.

Avete problemi coi vostri rifiuti industriali, pericolosi o speciali? Non sapete dove gettarli? Volete risparmiare su smaltimento e stoccaggio?

Noi abbiamo quello che fa per voi.

Abbiamo progettato per voi una nuova discarica. Voi direte: ma è come tutte le altre!

E invece no! Sembra una comune discarica, e invece ci potete gettare di tutto.

Di qualsiasi cosa vi vorrete liberare, la nostra discarica è il posto che fa per voi.

Non perdetevi questa incredibile offerta.

Per le prime dieci chiamate riceverete anche due frigoriferi rotti, un materasso lacero e una lastra di amianto. Potrete così cominciare a divertirvi già da ora.

Ho deciso di presentarlo così il problema delle discariche in Italia, in maniera un po’ scherzosa e ironica.

Dietro il sorriso si cela, però, la triste verità di una situazione, di un dato di fatto.

La proliferazione, la cattiva gestione e l’utilizzo non idoneo delle discariche sono alcune tra le questioni più attuali. Valga come esempio quello che si è venuto a creare a Francavilla: le discariche, la loro gestione fuori da ogni regola, le proteste dei cittadini, il Comitato Cittadino “Ambiente e Territorio”. Insieme a Francavilla altre realtà sono interessate dalla stessa emergenza, dalla vicina Grottaglie ai più lontani paesi campani, dove la situazione è addirittura catastrofica.

Un dato statistico risalta più d’ogni altro: sono quattro le regioni che da sole si dividono l’onere di assorbire quasi la metà del totale nazionale di reati ambientali, tra cui principalmente, appunto, quelli riguardanti i rifiuti. Per una strana coincidenza queste quattro regioni si trovano tutte a sud: Sicilia, Calabria, Puglia e Campania. Ci vedete altre coincidenze? Si: sono esattamente le quattro regioni a presenza mafiosa. Puro caso?

Si stima che i rifiuti fatti sparire nel nulla equivalgono a una montagna grande quanto il Gran Sasso.

Vuol dire che anche noi al sud abbiamo finalmente un grande rilievo, un promontorio, una vetta insomma. Peccato che sia una grande, alta e putrida montagna di merda.

Un vero e proprio contropotere, insomma, in grado di intervenire in maniera devastante su vaste aree del territorio. E’ il sitema dell’ecomafia. E’ l’emergenza ambientale che incombe da tempo sul nostro paese. Quelli più noti attraverso i vari mezzi d’informazione sono solo i casi più eclatanti, rispetto a tante altre realtà cresciute all’ombra di condizionamenti economico-sociali di diversa natura, da quelli industriali a quelli imposti dalla criminalità organizzata.

Le tipologie dell’illecito ambientale hanno subìto con gli anni varie modifiche. Si è passati dalle grandi discariche abusive ad un sistema basato sugli interramenti non visibili e sull’abbandono incontrollato dei rifiuti in aree e strutture preventivamente individuate. Oggi i traffici dei rifiuti seguono procedure più complesse che controllano tutta la fase del trasporto e dello stoccaggio, previa falsificazione dei documenti.

E’ questo il vero reato di “devastazione e saccheggio” tanto in voga ultimamente. A compierlo non sono dei manifestanti, sono soltanto dei criminali. A subirlo non è altro che il nostro territorio, il nostro ambiente. È la nostra terra ad essere quotidianamente devastata e saccheggiata. A guadagnarci sono solo le organizzazioni criminali.

Altre ricerche ancora mettono in risalto le conseguenze sulla nostra salute: uno studio fatto in Campania conferma che lo smaltimento abusivo dei rifiuti causa un aumento della mortalità del 9-12% e dell’ 84% di malformazioni.

Basta così? Possiamo ritenere di avere buoni motivi per lottare contro questo scempio?

Francavilla è un tassello di questo enorme puzzle illegale, oppure siamo un caso a parte?

Raffaele Emiliano

 

5ef71dff799220b7c475ae51c52ccee9.pngSabato mattina, 17 novembre, ho visto, con i miei occhi, le conseguenze dello scempio, arrecato da sciacalli famelici, al P.R.C.: forti nel distruggere la porta della sede del partito, deboli nella loro infima paura, quando hanno invaso, rubato, rovistato.

Già: quella notte, tra venerdì e sabato, lì dentro, è entrata LA PAURA!!

La paura di chi non ha coraggio; la paura di chi nasconde se stesso ed i suoi più bassi interessi; la paura degli affari che non si devono”dire” e non si devono”toccare”; la paura di chi non ha più ideologie o valori in cui credere e per cui lottare,di chi non ha più la passione del vivere e la ricchezza del sentire, andando oltre e guardando ad un’altra diversità d’essere e d’agire.

La più grande gioia sta nel”sorridere d’orgoglio”,dopo aver pianto rabbia buona, quando vedo che, lì dentro, è entrato chi ha paura di Rifondazione Comunista, di un partito che si muove e che muove qualcosa, raccontando e denunciando con interrogazioni parlamentari (vedi quella recente dell’on.  Donatella Duranti in merito alla vicenda preside I.t.i.s. di Francavilla vs il prof. Trisolino), con un’attiva e significativa lotta, non solo, contro la discarica, ma contro i poteri forti e gli affari di Palazzo Imperiali, anche, portando a Francavilla , in un periodo di episodi malavitosi, il Presidente nazionale della Commissione Antimafia, non per ”cantarsela e suonarsela da soli”, ma per denunciare ancora una volta ed un’altra volta ancora, ricordando cosa si sta facendo per combattere l’illegalità ad ogni livello, ma anche, quanto molto si può fare,ancora, in tal senso.

Infine abbiamo provato anche a dire che esiste ancora una Politica buona o Buona politica(fate voi) e che bisogna riprovare ad avere coraggio contro ogni omertà o potere mafioso.

Retorica?

Questo,semplicemente, è non aver paura!

A chi ha dato alle compagne ed  ai  compagni del P.R.C., di Francavilla , del ”razzista o del fascista dell’antifascismo”, auguro di riflettere sull’opportunità di restituire centralità al dibattito ed alla lotta sulle dinamiche che muovono episodi o fenomeni di razzismo, quello vero però!

Soprattutto, auguro di ridimensionare la propria rabbia, perché di questa rabbia cattiva  nessuno ha bisogno!

Vi saluto con una frase che non finirò mai di riportare, ovunque andrò: “Se dai un pezzo di pane ad un povero, tutti ti diranno che sei un santo uomo; ma se ti chiedi  PERCHE’ quel povero non ha un pezzo di pane, tutti ti diranno che sei un pericoloso rivoluzionario.”                             

                                                                                                                      Ivana Andriulo

denunzia dep carabinieri.jpge663d948c43cc770ae406f64c8429856.jpg Ennesimo vile attacco alla sede del partito della Rifondazione Comunista di Francavilla Fontana.

Il gesto vandalico ma di chiara genesi politica e di chiara matrice, segue i precedenti nove  episodi ai quali purtroppo non è seguita alcun riscontro né individuazione dei soggetti responsabili.

Appare arduo non ricollegare tale episodio al ruolo attivo, all’impegno ed alla battaglia politica e sociale che il partito della Rifondazione Comunista ha sempre svolto in questi anni e, in modo particolare, impegnata attivamente a fianco di coloro, associazioni e forze dell’ordine, che hanno ottenuto il sequestro della locale discarica.

Stefano Voccoli capogruppo PRC consiglio comunale Emanuele Modugno Segreteria provinciale PRC

c2b5081d311b36b7b5b4f141fa774c1f.jpg MANIFESTAZIONE NAZIONALE – GENOVA 17 NOVEMBRE

Domani per le strade di Genova sfilerà un corteo, il corteo di coloro che non si sono arresi alle percosse e alle menzogne dello Stato. Domani ritorneremo nel capoluogo ligure a chiedere nuovamente la verità su quel che successe nel Luglio del 2001; ci torneremo per gridare la nostra rabbia contro chi continua a nascondere la realtà dei fatti, contro chi vuole difendere gli assassini in divisa, quelli che nella scuola Diaz, nella caserma di Bolzaneto, in via Tolemaide e in piazza Alimonda diedero vita, coi loro piani criminali, a giorni di fuoco e di follia. Saremo di nuovo a Genova a manifestare immaginariamente accanto a quei 300.000 giovani e non, nella stragrande maggioranza dei casi pacifici, che sei anni fa sfilarono contro i potenti del mondo rinchiusi nei loro palazzi e per la cui incolumità (e per le violenze dei black bloc, la cui identità ancora non è chiara, anzi, molto sospetta) pagarono con ossa rotte e sangue.

Manifesteremo per chiedere che la storia non venga riscritta nelle aule di tribunale, ma venga subito istituita una Commissione d’inchiesta capace di far luce su quei giorni; manifesteremo contro coloro che hanno paura della verità, contro le destre, ma anche contro i vari Di Pietro, Mastella e Cossiga. Faremo capire l’infamia dell’accusa di un reato denominato “devastazione e saccheggio” per i compagni manifestanti sotto processo; chiederemo condanna verso tutti i responsabili dei massacri di quei giorni, in particolare contro i capi di quelle forze dell’ordine che oggi, anziché pagare per la cattiva gestione della sicurezza e per gli infami reati di cui si sono macchiati, vengono promossi a vario titolo a nuovi e più alti incarichi. Scenderemo in piazza per chiedere la verità sulla morte del compagno Carlo Giuliani, ammazzato, sfregiato e calpestato. Io domani ci sarò a Genova coi collettivi universitari di Roma, coi giovani delle reti antifasciste, coi centri sociali, con le associazioni antirazziste e i vari movimenti pacifisti, con tanta gente comune, giovani, adulti e famiglie; insomma, col popolo che oggi, come sei anni fa, grida ancora una volta che un altro mondo è possibile.

 Per non dimenticare.

Perché la memoria è un ingranaggio collettivo                              Raffaele Emiliano

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RIFIUTI? RIFIUTIAMOCI!

Il Comitato cittadino “Ambiente e Territorio”

Porta a casa i primi chiari risultati.

Finalmente l’ARPA ha ammesso che dai controlli fatti

 nel lontano 2006 (sigh!!!) già risultava

 “presenza di indici batteriologici di contaminazione fecale” in una parola… Cacca…

Le nostre falde acquifere sono inquinate!

E le autorità lo sanno già da oltre un anno!

La finanza pone i sequestri alla nostra discarica per conferimento di rifiuti pericolosi.

E non è la prima volta!

Ciò che accade oggi ci mette al centro di un percorso che farà

di noi, adulti di questo tempo, una banda di

criminali ambientali.

Noi non ci stiamo!

Sappiamo bene che ogni crimine ambientale produce guadagno per qualcuno e danni per altri!

Questa città non vuole più pagare prezzi per i guadagni illeciti di altri.

Vogliamo sapere, con atti concreti, chi sta con la città:

le parole non bastano più!

Quali sono gli interessi della città di Francavilla Fontana?

Chi li rappresenta?

A queste domande nessuno risponde!

Il sindaco non vuole la discarica!

Le altre istituzioni pubbliche si propongono come

sostenitori e tutori dell’ambiente e della salute dei cittadini.

Ma allora perché siamo combinati così?

Ora basta!

Sabato, 24 novembre alle ore 18.00 in piazza Dante

è indetta una pubblica assemblea territoriale.

Partecipano i comuni limitrofi.

La presenza di ogni cittadino è fondamentale!

962a478a555d6adb8d75f2a8ad24e578.jpg La disputa scolastica approda in Commissione

E’ stata inoltrata in VII Commissione (Cultura, scienza e istruzione) l’interrogazione riguardante la vicenda che vede coinvolti e contrapposti un docente francavillese e il dirigente scolastico dell’Istituto in cui lo stesso professore insegna. Sinora sono stati taciuti i nomi dei due contendenti, ma sembrandoci ormai cosa poco realizzabile e del resto non conforme ad un articolo che si proponga di fornire un’informazione, rechiamo qui e a differenza di altri articoli precedenti, i loro nomi: il prof. Gerardo Trisolino e il d.s.  dell’ITIS “Enrico Fermi” Giovanni Semeraro.

Autrici dell’interrogazione al ministro sono state due donne del gruppo parlamentare di Rifondazione Comunista, le compagne Donatella Duranti e Titti De Simone.

Il partito della Rifondazione Comunista ed i Giovani Comunist* di Francavilla Fontana hanno avvertito, infatti, la necessità di portare davanti al ministro della Pubblica Istruzione l’inverosimile questione.

Si è voluto con ciò dare il giusto risalto alla gravità del comportamento del dirigente scolastico, un comportamento sprezzante di ogni libertà di opinione che sia diversa dalla propria o che, anche se giusta e condivisibile, possa ledere l’immagine della sua “azienda”, poco importa che si tratti di una scuola.

Il d.s. Semeraro (lo ricordiamo per coloro che non fossero a conoscenza della vicenda) inviò lo scorso 24 Luglio al prof. Trisolino una nota di contestazione di addebiti riferita ad un articolo apparso il 20 giugno sulla testata “Senza colonne” in cui l’autore, ossia il prof. Trisolino, definiva un doppio fallimento, pedagogico e didattico, l’esito dell’anno scolastico appena concluso: su un totale di 721 studenti solo 261 avevano superato l’anno, i respinti erano stati 123, 300 i promossi con debito e, infine, 15 gli studenti non ammessi agli esami. Una vera catastrofe, oggettivamente.

Non dello stesso parere (ma non è questo il problema) sarà stato, evidentemente, il D.S,. se ha ritenuto “comportamento non conforme alle responsabilità, ai doveri ed alla correttezza inerenti alla funzione di dipendente pubblico” le dichiarazioni rese dal Prof. Trisolino, perché fonte di discredito, “agli occhi del lettore e dunque della collettività, del buon andamento e dell’efficienza dell’ITIS “Enrico Fermi” di Francavilla Fontana, nonché di creare un chiaro danno all’immagine della stessa Istituzione scolastica”.

Chissà se dopo tutto questo polverone di cui egli stesso è stato l’involontario artefice, il preside Semeraro sarà ancora dell’opinione che sia stata la critica del suo subordinato e non la sua intolleranza da perfetto dirigente scolastico del Ventennio a recare danno all’immagine della sua scuola!

Chissà se potendo conoscere le conseguenze del suo comportamento avrebbe cercato di essere un po’ più liberale!

E’ stata, del resto,  proprio la convinzione che il prof. Trisolino abbia esercitato il diritto dovere di critica e di cronaca garantiti dalla Costituzione e dalle leggi dello Stato, nell’ambito di un sistema democratico, nel quale la libertà di parola e di pensiero sono cardini essenziali, a portare il segretario cittadino di Rifondazione, Emanuele Modugno, e le compagne Donatella e Titti a farsi portavoce del vero e proprio attacco subito dal professor Trisolino, un attacco pesante se consideriamo anche che lo stesso docente, oltre ad insegnare Lettere in quell’Istituto, è esempio di grande professionalità, svolgendo anche attività critica, di studioso e di recensore ed essendo nella zona noto pubblicista iscritto all’Albo.

Ora la parola dovrebbe passare al ministro Fioroni. Non so quanto ci sarà da aspettarsi da lui; non so se su questo tema sarà un po’ più solerte, se vorrà prendere un qualche provvedimento o se vorrà lasciare stare tutto com’è.

 Vorremmo sentirlo rispondere che, in un sistema democratico, le opinioni di dissenso interne agli organismi scolastici, qualora vengano anche esternate a mezzo organi di stampa, soprattutto se espresse in forma civile ed adeguata, non possono costituire un pretesto per azioni disciplinari.

Vorremmo che prendesse un serio provvedimento in merito a ciò, almeno a ciò.

Per il resto le abbiamo quasi perse le speranze.

Le domande che da anni pone la popolazione studentesca, le richieste di abolizione delle più stravaganti e folkloristiche riforme, tese a mercificare gli studenti e a precarizzarli già prima che diventino precari, non hanno ancora ricevuto risposta. Così anche le richieste di un effettivo diritto allo studio, termine tuttora privo di applicazione.

Forse era meglio prima, quando almeno potevamo prendercela con la Moratti.

In fondo, niente è cambiato da allora.

                                                                                                                    Raffaele Emiliano