57ee5d82d09718c44ccc173195e662e2.gifApprendiamo con piacere e sorpresa l’affermazione del sindaco Marinotti, secondo il quale la maggioranza sta benissimo.

Chi lo avrebbe mai detto!?

In una nota lo stesso Marinotti dichiara: “Ben vengano i dissapori quando poi nel corso della seduta si discutono ed approvano argomenti importanti per lo sviluppo anche economico della città. Mi riferisco all’approvazione del regolamento per l’assegnazione dei suoli nella zona Pip. Un provvedimento, questo, atteso da molti anni.”

Queste dichiarazioni seguono alla poco edificante immagine che la maggioranza ha dato nell’ultimo consiglio comunale, allorquando il sindaco, dopo aver constatato la sconfitta subita alle votazioni per la modifica dello Statuto, modifica che avrebbe permesso di innalzare il numero di assessori da 8 a 10, e dopo aver sospeso i lavori per verificare le condizioni di una sua eventuale ed ancora effettiva maggioranza, una volta ripresa la seduta, è passato alla delibera del regolamento comunale per la cessione in proprietà dei suoli ricadenti nel piano per gli insediamenti produttivi.

Si tratta di un argomento da tempo morto e sepolto, un argomento risalente nella sua gestazione a decine di anni fa e che nel corso degli anni ha subito revisioni, riadozioni ed inadempienze.

Come si spiega, dunque, l’insieme di tutti questi fatti?

Come può essere riuscita una maggioranza in crisi a superare le sue divisioni interne per affrontare un argomento così complesso, a tal punto da far cantare vittoria al sindaco, il quale può ben vantarsi di possedere una maggioranza salda e compatta quando si tratta di affrontare argomenti di un certo rilievo?

Credo che Marinotti dovrebbe essere ancor più contento.

Se infatti riesce a catturare l’attenzione della sua compagine, non meno ci riesce con coloro che gli elettori hanno votato per contrastare le politiche della stessa giunta: parlo dell’opposizione.

A giudicare da quanto è successo negli ultimi giorni e negli ultimi consigli comunali, a giudicare dalle due sonore sconfitte (dati oggettivi, dati che la voce revisionista del sindaco non potrà mai modificare minimamente) subite dal centrodestra, a giudicare dalla firma del sindaco all’ordine del giorno presentato dall’opposizione in merito allo “stato delle opere pubbliche” (fatto precedente all’ultima sconfitta della maggioranza), mi sento di dire che a Francavilla Marinotti e i suoi assessori e consiglieri non solo non sono in crisi (di quella che ti manda a casa), ma addirittura godono della più ampia fiducia. È una fiducia decretata dalla maggioranza e da una grandissima fetta dell’opposizione, un’opposizione cieca e distratta, un’opposizione pronta ad offrire la stampella alla maggioranza, un’opposizione che solidarizza  con l’avversario, col solo fine di fornire una fonte di verità alle dichiarazioni del sindaco.

Una verità estremamente fragile, si badi bene. Una verità talmente fittizia che un’opposizione neanche troppo ostruzionista avrebbe potuto evitare.

Un paio di settimane fa parlavo, appunto, del compito che doveva assumersi l’opposizione, quell’opposizione che spesso faceva opposizione a se stessa. Parlavo di “consenso” come unico risultato possibile dell’ “opposizione al diritto di essere opposizione”. Quelle mie parole, che qualcuno ha voluto sacrificare in importanza, rispetto ad una non meglio precisata “assenza di luce sui giovani d’oggi”, tornano adesso con incredibile attualità.

Un’opposizione che dopo la sospensione dei lavori consiliari, sospensione chiesta dal sindaco per verificare le condizioni della propria stessa maggioranza, si faccia trovare ancora seduta ai propri banchi al rientro della maggioranza e si impegni a salvare la faccia della giunta con l’approvazione di un “qualcosa” di cui oggi addirittura il sindaco può vantarsi, non è per me opposizione.

Non è neanche maggioranza, ché per esserlo avrebbe avuto bisogno di ben maggiori voti da parte dei cittadini.

Credo si collochi invece in una fascia intermedia, la fascia dei vassalli, la fascia dominata dal feudalesimo politico, quello dei favori ai padroni.

Un’opposizione “senza le palle”, che relega in un angolo chi tiene in vita il significato del termine “opposizione”.

Sarebbe ora di capire perché a Francavilla il colore politico sia da anni sempre lo stesso.

Spero che d’ora in avanti la maggioranza possa reggersi sulle sue proprie gambe, senza cercare un aiuto che non ha bisogno neanche di essere elemosinato.

Solo così l’opposizione potrà resistere alla tentazione di aiutarla a tutti i costi.

Auguri, signor sindaco. Francavilla canta quasi all’unanimità vittoria.

Raffaele Emiliano

7ee0f1edd3e734f7a3d47959e7cd1a09.jpgL’incontro tra Rifondazione Comunista, Comunisti Italiani, Sinistra Democratica e Verdi è stato voluto per avviare a Francavilla, così come in tutta Italia, il processo di costruzione di un movimento che abbracci le problematiche del lavoro, dell’ambiente, della scuola e della sanità.

Per non parlare delle ultime “tegole” cadute sulla giunta Marinotti: la perdita della causa con la Monteco che dovrà ricevere 2,5 milioni di euro per i servizi aggiuntivi, o, peggio ancora, la crisi che si sta scatenando sulla giunta dal consiglio comunale del 14 dicembre quando, in materia di opere pubbliche, il sindaco ha firmato  l’ordine del giorno presentato dall’opposizione o quando la maggioranza è stata bloccata da una pregiudiziale posta dal consigliere Mario Filomeno rispetto alla modifica dello Statuto che avrebbe consentito di aumentare il numero degli assessori in completa controtendenza con ciò che prescrive la nuova finanziaria.

L’obiettivo è quello che si possa offrire alla società francavillese un altro modo per fare politica.

Per dare forza e voce a questa confederazione, è nato il sito internet Casa del Popolo di Francavilla (http://casadelpopolo.myblog.it) per integrare i tradizionali mezzi di comunicazione.

La confederazione dei partiti della sinistra francavillese può rappresentare una straordinaria occasione per un’inversione di tendenza nella vita politica del nostro paese, ma perché lo sia fino in fondo dobbiamo accettare la sfida senza timori o reticenze, contribuire all’elaborazione, progettare insieme contenuti, analisi, priorità.

Per promuovere la nascita della confederazione della sinistra è stata organizzata una festa che si terrà presso il centro socio-culturale Cento Passi nei giorni 27, 28, 29 dicembre. La festa sarà articolata in momenti di dibattiti sui temi riguardanti il lavoro, l’ambiente, la scuola, la sanità in cui interverranno esponenti nazionali dei partiti e delle associazioni di riferimento, alternati a eventi musicali, spettacoli teatrali e mostre. Inoltre, per evidenziare la voglia di creare un importante movimento che aggreghi il mondo dell’associazionismo, saranno presenti stand di Amnesty International, Emergency e Legambiente.                                                                                     

                                                                                      Enrico Saponaro

Il programma della festa:

PROGRAMMA

Giovedì 27: La Sinistra c’è

I giovani presentano la sinistra

A seguire: Lettura teatrale de “Il minotauro” a cura di Massimo Zaccaria

Dance Hall a cura di DJ Beso, DJ Giorgio K, DJ Dario D

Venerdì 28: La città, l’ambiente, la salute

A seguire:

Concerto Rock di  CATS’N’JOE

Sabato 29: Di lavoro si muore, perché di precarietà si vive

A seguire:

Concerto Ska dei  Ciurmaloska

Interverranno:

Cosimo Borraccino (Consigliere regionale P.d.C.I.) Gianna Caroli (Coordinatrice Provinciale S.D.) Leo Caroli (Segretario generale C.G.I.L. Brindisi) Nicola Cesaria (Segretario provinciale P.R.C.) Nico Cleopazzo (Responsabile Cultura P.R.C. cittadino) Michele De Filippis (segretario provinciale comunisti italiani) Michele De Palma (Segreteria nazionale P.R.C.) Eugenio De Simome ( coordinatore Sinistra democratica) Donatella Duranti (Parlamentare P.R.C.) Michele Errico (presidente della provincia di Brindisi) Raffaele Emiliano (Responsabile blog “casadelpopolo.myblog.it”) Nicola Fratoianni (Segretario regionale P.R.C.) Antonio Gaglione ( sottosegretario ministero della salute) Renato Greco (Segretario provinciale Verdi) Enzo Locaputo (Responsabile regionale S.D.) Emanuele Modugno (consigliere comunale PRC) Giusy Nigro (Presidente Associazione “Cento Passi”) Gigliola Palazzo (Legambiente)Maria Passaro (Dirigente S.D.) Tani Roma (assessore provinciale Bilancio) Angelo Rochira (segr. Comunisti Italiani cittadino) Alba Sasso (Componente Commissione Pubblica Istruzione) Concetta Somma (assessore provinciale politiche del  lavoro) Michele Ventricelli (Consigliere regionale S.D.) Pablo Zito (Coordinatore provinciale S.D.)

Ieri in Consiglio comunale è andata in onda un’altra e più grave figuraccia della maggioranza.

Si doveva discutere e poi mettere al voto la richiesta avanzata dagli stessi componenti di maggioranza, in primis Curto e Vitali, circa l’aumento del numero degli assessori da 8, già il massimo numero previsto dallo statuto, a 10.

Si trattava, dunque, di modificare lo Statuto in vigore.

Tutto ciò in controtendenza con quanto stabilisce la nuova finanziaria, che prevede già dalla prossima legislatura un numero in diminuzione rispetto a quello attuale per assessori e consiglieri. In particolare la nuova finanziaria (che in pochi altri punti come questo sancisce una vera rottura coi precedenti governi) stabilisce per i comuni con un numero di abitanti come quello di Francavilla un tetto massimo di 6 e non più 8 assessori, e una soglia massima di 22 consiglieri, anziché gli attuali 30.

La proposta, discussa in Consiglio comunale, non ha trovato ovviamente il favore dell’opposizione. Scontate sono state infatti le considerazioni con cui essa ha potuto argomentare il rifiuto della proposta di maggioranza, proposta tesa ad innalzare i costi della politica, costi sostenuti dai cittadini. Un innalzamento del numero di assessori, peraltro, finalizzato a niente altro che a risistemare equilibri e tensioni all’interno della maggioranza. Non si vede altro plausibile motivo.

Dopo la discussione in Consiglio si è passati alle votazioni e qui la maggioranza ha consumato il suo nuovo disastro.

Se, infatti, il voto contrario dell’opposizione risultava scontato, altrettanto appariva quello favorevole della maggioranza, la quale aveva presentato la proposta di modifica dello Statuto.

E invece, a fronte degli 11 voti favorevoli della compagine di Marinotti, sono stati ben 17 i voti contrari, di cui 11 dell’opposizione e addirittura 6 (5 di Forza Italia e 1 di Alleanza Nazionale) della stessa maggioranza.

Episodio a dir poco eclatante che segue, a pochi giorni di distanza, alla batosta ricevuta nell’ultimo Consiglio comunale, che prevedeva come ordine del giorno presentato dall’opposizione lo stato delle opere pubbliche, ordine del giorno firmato poi dal sindaco, date anche le numerose assenze tra i consiglieri di maggioranza: solo 2 interventi e 5 presenti su 19 !!!

Non a caso ieri, al termine delle votazioni, il sindaco, alzatosi, ha chiesto la sospensione dei lavori per poter verificare se gode ancora di una maggioranza effettiva.

I lavori sono poi ripresi, data l’urgenza di importanti provvedimenti da affrontare, tra cui l’esproprio dei suoli della zona industriale.

Un dato però è certo, oramai sotto gli occhi di tutti, compresi quelli del sindaco e della maggioranza, una maggioranza che di fatto non esiste più, una maggioranza in cui si è aperta una crisi, una maggioranza che lo stesso suo esponente ha chiesto di sottoporre a verifica.

Raffaele Emiliano

 Care tutte,
la manifestazione che abbiamo costruito insieme in poco più di un mese, ha superato di gran lunga le aspettative di ognuna di noi. La presa di parola di oltre centocinquantamila donne e lesbiche contro la violenza maschile sulle donne, agita soprattutto in famiglia, è un risultato politico straordinario.
Il corteo ha attraversato generazioni e femminismi dando valore alle differenze. Per molte di noi un corteo di donne per le donne ha dato forza alla nostra voce, ai nostri corpi, alla nostra soggettività politica. Consapevoli che quella separatista è una delle pratiche con cui le donne scelgono di esprimersi, siamo interessate a rilanciare una discussione perché non vogliamo prescindere dal dialogo e dal confronto. Il dato politico più importante è l’instancabile partecipazione di ognuna di noi in questo percorso, la condivisione di una piattaforma comune, l’autodeterminazione con la quale ab biamo rivendicato contenuti, pratiche e finalità, la sintonia con cui abbiamo risposto alla prevaricazione di soggetti istituzionali e partitici che, con politiche familiste e sessiste, hanno disconosciuto la libertà di scegliere delle donne. La nostra lotta contro la violenza passa necessariamente attraverso la libertà e l’autodeterminazione delle donne e delle lesbiche, messe in discussione da una proposta di modifica peggiorativa della 194, dal mantenimento della legge 40, dalle politiche pro famiglia avanzate dal governo grazie all’istituzione di un ministero ad hoc, dal pacchetto sicurezza.
Avevamo dichiarato in più occasioni (appello e comunicati stampa) di essere antifasciste, antirazziste e antisessiste. È per questa ragione che ci siamo riappropriate del corteo e della piazza spontaneamente e collettivamente. Altro che violenza, la nostra contestazione è stata una forma di autodifesa. Non è forse violenza il comportamento di sopraffazione di chi non ha voluto ascoltare il contenuto di questa giornata di lotta? Non è forse violenza non rispettare le nostre pratiche di rifiuto della delega e delle logiche di rappresentanza?
‘Quando le donne dicono no, vuol dire no’. Le parlamentari e le ministre contestate hanno tentato di togliere la parola alle donne del corteo per ottenere visibilità e sostenere politiche in contrapposizione con i contenuti della manifestazione. Hanno cercato di strumentalizzare il nostro movimento anche grazie al salotto mediatico allestito da La 7, venuta meno agli accordi presi.
Le contestazioni hanno contribuito a chiarire sui media la distanza delle nostre posizioni politiche con quelle istituzionali, la differenza tra protagonismo collettivo e presenzialismo opportunista, l’affermazione della soggettività femminista, lesbica e femminile contro la mercificazione dei nostri corpi.
E la chiamano antipolitica… noi la chiamiamo coerenza dei nostri percorsi politici.
Nostra esigenza e desiderio è ora una valutazione co llettiva del percorso e della giornata che ha segnato il 24 novembre. Per questo proponiamo un’assemblea nazionale il 12 gennaio a Roma come luogo di espressione, di incontro e di relazione, strumento e pratica utile a dare continuità al nostro movimento con una reale condivisione di pratiche e di percorsi. Rimaniamo aperte ad altre proposte che potrebbero venire da reti territoriali differenti.

Saluti femministi.

Su “Quotidiano” di ieri è apparsa una lettera di Pietro Filomeno, giornalista e docente francavillese, in risposta ad un articolo del 21 novembre a firma di Savino D’Andrea, piccolo editore locale.

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In quell’articolo D’Andrea esprimeva tutta l’amarezza per una serie di problemi riguardanti la realtà francavillese: la cattiva amministrazione della città da parte di una maggioranza inefficiente; un’opposizione quasi inesistente o, comunque, non all’altezza del suo compito; la passività dei cittadini davanti alla malagestione della politica, la loro insofferenza ed il loro silenzio.

Vi era, dunque, l’invito di Savino alla ribellione, una ribellione che Filomeno, rispondendogli, giudica invece impossibile, date le prove di rassegnazione espresse dai suoi concittadini.

Ad esemplificazione di ciò, Filomeno ricorda come i francavillesi siano stati capaci di rieleggere quella stessa maggioranza coinvolta nello scandalo “Raccomandopoli”, quella maggioranza che si dimostra sempre restia quando si tratta di parlare dei problemi della città; così anche i due parlamentari, fregio o sfregio della città, sempre dediti ad esaltarne la bellezza e a mistificarne i problemi. Questa presa di coscienza della situazione cittadina si accompagna nel discorso di Filomeno all’invito a tutta una generazione, la sua ma anche quella di D’Andrea, a non cercare le colpe di ciò altrove, ma in se stessi, nel proprio fallimento, nel fallimento di quella stessa generazione che ai sogni di gioventù ha opposto, in età matura, l’applicazione pratica di un’idea di gestione del territorio che si è dimostrata fallimentare e che è ormai dura a morire, forte com’è dell’appoggio garantito e cieco di una cittadinanza ideologicamente inerme, priva di dignità.

Dunque, nel suo ragionamento, viene quasi esonerata l’opposizione da ogni colpa, tanto è vasto per numero il bacino di persone colpevoli di tale fallimento. L’autore, concludendo la lettera, confessa di aver ormai abbandonato l’impegno politico a favore di quello esclusivamente civile, trovando rifugio nella lettura dei classici come chiave per capire il presente ed affrontare il futuro con meno sogni e più concretezza. Il dialogo coi contemporanei gli appare inutile.

In questa lettera trovo molta verità, trovo la triste realtà di una città, Francavilla Fontana.

Mi sia concessa una correzione, però, al pensiero di Filomeno. Non credo che ci sia solo rassegnazione nei cittadini francavillesi, credo ci sia qualcosa di più.

Vedete! La rassegnazione, da sola, non paga. Penso che il masochismo, seppur presente come male volontario presso una grossa fetta di cittadinanza attiva (quantomeno riguardo al diritto di voto), sia alternato o affiancato dall’interesse, sempre vivo, mai collettivo.

E credo sia proprio questo il problema di Francavilla come di molti altri paesi della zona: si potrà riuscire a coinvolgere, ad eliminare l’indifferenza, a creare partecipazione ed interesse, quello propositivo; non si riuscirà mai, però, ad eliminare gli interessi personali.

I due parlamentari francavillesi, l’orgoglio del paese, vengono avvertiti come persone potenti, persone capaci di poter fare qualcosa per qualcuno, qualcosa di grande per qualcuno di conosciuto. In loro ci si rifugia, perché loro non possono tradire chi ha permesso, col voto, l’elezione a membri del Palazzo.

Su un altro punto non sono tanto d’accordo. Nell’articolo si esonera quasi l’opposizione da ogni colpa, quasi come a dire “può essere forte quanto vuole, tanto…”. Non è un atteggiamento giusto; soprattutto non è veritiero, perché l’opposizione a Francavilla riesce, spesso, a farne solo una di opposizione: è l’opposizione alla propria capacità (dovrebbe essere tale) di fare effettivamente opposizione.

E cos’è l’opposizione all’opposizione? Semplice… è consenso!

E quando ciò si attua in consiglio comunale, cos’è? È consenso… in consiglio comunale.

È scarsa volontà di fermare la maggioranza, è spesso assenza dalle sedute consiliari; quando non è assenza fisica, è assenza propositiva, meglio nota come assenza “sonora”. Si, significa proprio non parlare, non esprimere la propria idea anche a nome di chi ti ha votato, a nome del partito che hai dietro, a nome di quei pochi ma buoni militanti che per passione, scelta, o rabbia, lavorano in silenzio quotidianamente.

Non credo che a piangersi sopra si risolva qualcosa, non credo che prendersi le colpe esoneri dal togliersele.

Fare un passo indietro è coraggioso e lodevole, fare un passo avanti è, però, secondo me, ben più importante ed urgente.

Il fallimento non di una generazione, ma di più generazioni e con esse di un’intera classe politica, è evidente. È sotto gli occhi di tutti il fallimento di un sistema politico rettosi sui più oscuri accordi, tradotti dalle nostre parti in pratiche clientelari a cielo aperto… già, perché quando alla politica dai quello scopo, servirtene per avvantaggiarti in cambio di un voto gratuito, quando per essa si afferma quel solo significato, che bisogno c’è di nascondersi?

Il fallimento è sotto gli occhi di tutti, è difficile da sanare ma non impossibile.

Sarà possibile il giorno in cui ci si accorga, un po’ da parte di tutti, di qual è il proprio ruolo.

Sarà possibile quando gli elettori voteranno in base ad un programma elettorale il partito che più si avvicinerà alle proprie esigenze, pratiche e ideali.

Sarà possibile quando la maggioranza, eletta dunque per scelta e non per necessità (fame o amicizia), comincerà a governare il territorio considerandolo come bene collettivo da tutelare, includendo nel territorio i cittadini.

Sarà possibile quando l’opposizione risulterà in grado di dare un significato al proprio nome.

L’impressione è quella di essere un po’ in ritardo sulla strada della normalità.

Raffaele Emiliano

Resoconto della riunione di ieri, 3 dicembre

362625d7b923868cc29e149b624c512b.jpgIeri sera, presso il centro socio-culturale “Cento Passi”, si è tenuta la riunione della Sinistra francavillese.

È stata una riunione fortemente partecipata sia per la quantità dei temi dibattuti che per il numero delle presenze: oltre a Emanuele Modugno, Angelo Rochira, Eugenio De Simone e Gigliola Palazzo nei ruoli di portavoce, rispettivamente di Rifondazione Comunista, Comunisti Italiani, Sinistra Democratica e Verdi, numerosi sono stati, infatti, i partecipanti all’incontro.

Si è parlato, innanzitutto, della festa che si terrà nei giorni 27, 28 e 29 dicembre, festa su cui tutti si sono espressi in maniera favorevole.

Si è discusso, poi, sulle prospettive dell’opposizione a Francavilla Fontana; impossibile è stato, a tal proposito, non evidenziare come, pur avendo un forte radicamento sociale all’interno della città, essa non sia avvertita dalla popolazione nel territorio a causa dell’assenza quasi totale di manifesti, comizi, o più semplicemente comunicati alla fine dei lavori consiliari.

Difetti di rappresentanza si sono rilevati nel fatto che Tommaso Resta, eletto coi voti di tutta quanta l’Unione alle passate elezioni, sia oggi a capo del PD francavillese, ruolo che non coincide con quello assegnatogli dagli elettori, quegli elettori e quei partiti che  pur avendolo votato e sostenuto allora, in rappresentanza di tutta la coalizione,  non si ritrovano  nel nuovo PD e che, dunque, risultano estromessi dal consiglio comunale .

Restando al nostro comune, si è discusso su questioni amministrative, in particolare sull’ultima “tegola” caduta sulla giunta Marinotti: il Tar ha, infatti, dato ragione alla Monteco (ditta che raccoglie i rifiuti a Francavilla), e così il Comune dovrà dare ora 2,5 milioni di euro alla ditta per servizi aggiuntivi.

Che si voglia fare la stessa fine di Taranto… la bancarotta? 

Poi, mentre ancora ci sono 49 opere pubbliche bloccate, per fare cifra tonda il consiglio comunale ha deciso di aggiungerne un’altra: il Palazzetto dello sport.

Per quanto riguarda il processo unitario della Sinistra non è emersa finora una linea unica da seguire, risultandoci essere ancora due diverse proposte: da un lato, la federazione dei partiti; dall’altro, l’immediato partito unico.

Unanimità, invece, si è registrata nel dare alle tematiche del Lavoro, della Sanità, dell’Ambiente e della Scuola, la priorità assoluta.

Proprio in merito a questo tema ed in vista dell’importante appuntamento dell’ 8 e 9 dicembre a Roma, è stata indicata la delegazione che andrà agli Stati Generali in rappresentanza della Sinistra francavillese.

Aggiornamento al 10 dicembre, dopo detti Stati Generali.

Comunicato stampa

Rifondazione e Giovani comunisti Francavilla Fontana

                                                                                  

                                                                                                     

                                                              

Quando funziona, l’informazione aiuta tutti a vivere e a lavorare meglio. I cittadini, i politici, gli imprenditori, i magistrati. Tutti. Quando non funziona, tutto peggiora. Il peggioramento della politica e dell’impresa e di una parte della cittadinanza non sono una novità. Quella della magistratura, anche quella perbene, incorrotta, insomma la migliore, è invece una novità degli ultimi mesi. Escono sentenze sempre più strane, ma sempre nella stessa direzione: a favore del potere. Si pensi soltanto all’incredibile assoluzione di Berlusconi nel processo Sme-Ariosto, praticamente per aver commesso il fatto.
Se l’informazione l’avesse raccontata per quella che era, mettendone alla berlina l’illogicità e l’impermeabilità ai fatti accertati, altri giudici si sarebbero ben guardati dal riprovarci. Ma l’informazione non ne ha proprio parlato.
Così la scomparsa dei fatti, dalle pagine dei giornali e dai teleschermi, si trasferisce nelle sentenze. L’altro giorno i giudici di Roma, tanto per cambiare, hanno archiviato l’inchiesta – nata dal lavoro dei loro colleghi di Potenza – a carico di Fabrizio Corona per la presunta estorsione ai danni di Francesco Totti. Se l’informazione fosse una cosa seria, avrebbe ricordato che per Corona hanno chiesto il rinvio a giudizio per una decina di estorsioni le Procure di Torino e di Milano, mentre il reuccio dei paparazzi resta indagato a Potenza per associazione per delinquere. E per questo reato, non per il caso Totti, era stato arrestato.
Invece quel sapientone di Francesco Merlo, che vive a Parigi e ammira molto Giuliano Ferrara, scrive su Repubblica che Corona, a causa del pm Woodcock, subì “una galera che non gli spettava” (Merlo ignora che gli arresti li dispongono i gip, non i pm), ragion per cui ora il Csm dovrebbe “riflettere in seduta pubblica su come la sofferenza della galera e l’abuso del diritto riescano a vestire di buon gusto anche il cattivo gusto”. Parole in libertà di un giornalista disinformato sui fatti, che non potranno non condizionare i magistrati (altro che le fiction sulla mafia!) quando dovranno pronunciarsi sulle altre accuse a Corona: se archivieranno, verranno elogiati dal Merlo di turno come “molto saggi”; se rinvieranno a giudizio o condanneranno, saranno complici dei pm manettari che abusano della galera per “vestire di buon gusto anche il cattivo gusto”.
Da Woodcock a Clementina Forleo. Per mesi e mesi l’informazione che conta, salvo rarissime eccezioni, ha avallato le balle assolute che i politici di destra e di sinistra coinvolti nello scandalo delle scalate han raccontato per tutta l’estate e l’autunno su quel gip che “abusa del suo potere”, “calunnia” D’Alema e Latorre, “usurpa il potere della Procura” accusandoli di “complicità nel disegno criminoso” dei furbetti quando i pm non li hanno nemmeno indagati dunque li ritengono innocenti, e via delirando. Solo pochi esperti, come Franco Cordero e Giuseppe D’Avanzo su Repubblica, Michele Ainis sulla Stampa e Francesco Saverio Borrelli spiegarono l’assoluta correttezza dell’operato del gip in base alla demenziale (ora anche incostituzionale) legge Boato.
Così ora le stesse bizzarrie si sono trasformate in un “capo di incolpazione” firmato dal Procuratore generale della Cassazione Mario Delli Priscoli, che ha avviato l’azione disciplinare contro la Forleo perché il Csm la sanzioni adeguatamente, oltre a esaminare (da lunedì) il suo eventuale trasferimento d’ufficio per incompatibilità ambientale, avendo osato andare addirittura in tv senza mai parlare dei suoi processi (il procuratore di Bari, invece, ha tenuto una conferenza stampa sull’arresto del padre dei bambini di Gravina, il procuratore di Arezzo ne ha tenuta un’altra sulla morte del tifoso della Lazio, ma nessuno ha ricordato loro che i magistrati non devono parlare dei loro processi, né tantomeno li ha proposti per il trasferimento). L’aspetto più stupefacente dell’azione intrapresa dal solerte Pg, sulla scia delle decine di iniziative assunte dai suoi predecessori contro l’intero pool di Milano, è che si basa su convincimenti errati e smentiti dai fatti che, però, sono diventati vulgata comune grazie alla disinfgormatija politico mediatica organizzata intorno allo scandalo delle scalate. Qualche esempio.
1) La Forleo avrebbe commesso una “negligenza grave e inescusabile” chiedendo alla Camera l’autorizzazione all’uso delle intercettazioni del caso Unipol-Bnl non solo a carico di Giovanni Consorte, ma anche a carico di Massimo D’Alema e Nicola Latorre, sebbene “estranei al procedimento penale in quanto nessuna iniziativa era stata adottata dal pm” nei loro confronti. Ma il Pg forse non sa che il pm, cioè Francesco Greco, dichiarò subito che i politici non erano stati indagati in base alle intercettazioni perché la legge Boato impedisce di utilizzarle come prove finchè il Parlamento non ne abbia autorizzato l’uso. E il pm titolare dell’inchiesta, Luigi Orsi, aveva chiesto al Gip di chiedere il permesso al Parlamento per procedere non solo a carico dei furbetti (già indagati in base ad altri elementi di prova), ma anche nei confronti di “altri da identificare”: cioè gli interlocutori telefonici dei furbetti, cioè i parlamentari. Quindi il gip non è affatto andato al di là della richiesta della Procura, ma s’è limitato a recepirla e a inoltrarla al Parlamento, con le trascrizioni delle telefonate di cui si chiedeva il permesso all’uso e con una nota che spiegava la loro rilevanza penale anche a carico di due parlamentari. I quali appaiono – da quanto emerge dalle loro parole, non dalle congetture del giudice – “complici consapevoli del disegno criminoso”, cioè dell’aggiotaggio di Consorte & C.
2) Secondo il Pg, quello della Forleo su D’Alema e Latorre fu “un abnorme, non richiesto e ultroneo giudizio anticipato, espresso in termini perentori, fortemente connotati da accenti suggestivi e stigmatizzatorii”. Ma quella nota era “richiesta” dalla Procura e dalle legge, oltrechè da un dovere di lealtà nei confronti del Parlamento, che doveva ben sapere quale uso si sarebbe fatto delle telefonate, se autorizzate, e nei confronti di chi, e per quale reato. Il giudizio era tutt’altro che “abnorme”, ma perfettamente aderente alla realtà emersa dalle intercettazioni, come può desumere chiunque legga le parole di D’Alema e Latorre, che trafficano con Consorte, per procurargli le alleanze auspicate in vista dell’acquisizione occulta del 51% di Bnl (con Vito Bonsignore e Francesco Gaetano Caltagirone, entrambi soci di Bnl).
3) Scrive ancora sorprendentemente il Pg che la Forleo ha arrecato ai parlamentari, “arbitrariamente coinvolti, un ingiusto danno… con espressioni che hanno leso i diritti personali (la reputazione, il prestigio, l’immagine) di uomini politici”. Ma i parlamentari in questione si sono coinvolti da soli, partecipando attivamente a una scalata occulta e illegale, in pessima compagnia, e poi mentendo spudoratamente quando hanno negato di aver fatto nient’altro che un semplice, innocuo “tifo” per Unipol. E sono gli stessi parlamentari ad avere pregiudicato la propria reputazione, prestigio e immagine mettendosi in combutta con personaggi del calibro di Consorte, Sacchetti, Bonsignore, Caltagirone, alleati di altre preclare figure come Gnutti, Fiorani, Ricucci, Coppola, tre dei quali poi finiti in galera. Che doveva fare, il gip? Scrivere che quelle telefonate di grande rilevanza penale non avevano rilevanza penale solo per evitare di offendere i politici che le avevano fatte? Se lo specchio riflette una brutta faccia, la colpa è del titolare della faccia medesima, non dello specchio. Che queste cose fingano di non capirle i politici interessati, è comprensibile. Fanno propaganda e sollevano polveroni per nascondere le proprie vergogne. Ma che non lo capisca un alto magistrato come il Pg Delli Piscoli, è davvero allarmante.
4) Clementina Forleo, a suo avviso, va pure punita perché un giorno, avendo visto due poliziotti che pestavano un immigrato reo di non aver pagato il biglietto sulla metropolitana, intervenne a farli smettere gridando “è ora di finirla”, salvando il malcapitato dal pestaggio e poi dichiarando ai giornali che i due agenti “l’hanno sbattuto brutalmente per terra”. Che c’è che non va? Così facendo, secondo il Pg, la Forleo “dapprima offendeva l’onore e il decoro degli agenti” e addirittura “la reputazione dell’intero corpo di Polizia dello Stato”, venendo così meno “ai doveri di correttezza e di equilibrio”. Ecco: doveva lasciare che i due completassero l’opera, e magari venissero promossi dirigenti della Polizia o dei servizi segreti, come i loro colleghi del G8 di Genova. Peccato che il magistrato abbia l’obbligo di denunciare i reati di cui è a conoscenza e, se può, di impedire che vengano commessi. Sembra una macabra barzelletta, ma è anche per aver salvato un magrebino da un pestaggio che Clementina Forleo rischia di essere punita dal Csm (lo stesso Csm che ha reintegrato in Cassazione Corrado Carnevale, quello che cassava le condanne dei mafiosi perché mancava un timbro, che riceveva gli avvocati dei mafiosi in casa sua prima delle camere di consiglio, che insultava Falcone e Borsellino anche appena morti ammazzati). Il fatto che si stesse occupando anche dei possibili reati di Massimo D’Alema è puramente casuale.

Marco Travaglio – voglioscendere.ilcannocchiale.it

0bbd8115af449be308d0d0e1a1b32c8c.jpgSui giornali online la notizia era 170.000 posti, moduli scaricabili online.
Che bello, che efficienza verrebbe da dire. Anche se già quel 170.000 posti mi turba.
Ma andiamo oltre, non perchè siano assurdi titoli e legge, quanto perchè il resto è peggio.
Sì perchè come l’anno scorso le file ci sono state. Spalmate per associazioni e sindacati, ma ci sono state.
Di nuovo la notte, gli accampamenti improvvisati non per entrare prima al concerto ma per diventare buoni. Perchè finchè sei lì fuori sei cattivo. Quando riuscirai ad avere un appuntamento e magari la tua domanda arriverà tra le prime 170.000 diventerai buono. Da criminale a importante forza lavoro per la nostra economia. E se farai lo stesso lavoro poco importa. Non sei tu a definire il tuo status.
Quindi in coda. Di notte.
Nella mia città sotto i portici del Sindacato (quello con la S maiuscola, quello a cui vogliamo bene o almeno, quello a cui credevano i nostri genitori) erano in 20. Ma non è importato molto.
Solo in 3 hanno deciso di rimanere un po’ con loro. Di cercare di attrezzare al meglio la notte al ghiaccio. Di portare un po’ di acqua e te. La mattina dopo di tutelare con una fila prioritaria chi era stato la notte al freddo. Di essere umani, insomma. Solo e soltanto umani.
Cattivo sindacato, cattivo governo che non cambia questa assurdità. Perchè non credo non esista modo migliore per regolare i flussi (a patto che siano giusti i flussi, ma qui si apre un altro argomento). Non è possibile passare dalle strade e vedere fuori dagli uffici (come accade quotidianamente fuori dalle questure) file e file di persone ammassate al freddo o al caldo torrido d’estate. Perchè sembra di tornare alle vecchie foto delle navi che arrivavano in america, l’isola degli immigrati, gli sbarchi, le corse, i fogli.
Ma quelle foto erano in bianco e nero, tanto vecchie che stanno diventando color seppia. Ma in tecnicolor non cambia molto. E’ sempre la corsa per una carta, la lotta tra pari, l’identità definita da un ufficio. Il volto di una ragazza ucraina, col posto preso di notte dalla mamma, che vista la massa di gente viene presa dal panico e vuole andarsene. Poi qualcuno l’aiuta e la porta nell’ufficio. E quando prende il suo appuntamento scoppia in lacrime. Come dopo un esame, come dopo un parere positivo di un medico. Un pianto a dirotto, un pianto liberatorio, il pianto di chi sa che da quel momento avrà qualche chance in più di essere persona.
Cattivo sindacato, cattivo governo.
Ma in quella sera il sindacato era aperto. C’erano alcune attività e le riunioni di una categoria. Finita la riunione i lavoratori sono scesi. Hanno visto 20 persone con le coperte che cercavano un modo per passare la notte e si sono messi a ridere.
Il racconto è di uno di quei tre che vuol parlarne ma non trova le parole per scriverlo. Il resto credo (spero) sia patrimonio comune                                                                                                      SX

d76db9d6e5c1d4c8a24ad9064a5229fb.jpgUna domanda, nessuna risposta

Martedì 27 Novembre il sottosegretario di Stato per la pubblica istruzione Gaetano Pascarella ha risposto all’interrogazione inoltrata in Commissione VII (Cultura, scienza e istruzione) dagli on. Titti De Simone, Donatella Duranti e Pietro Folena.L’interrogazione, dal titolo “Libertà di espressione di opinioni all’interno degli organi scolastici anche a mezzo organi di stampa.”, riguardava l’ormai nota disputa scolastica tra il dirigente scolastico dell’I.T.I.S. “Enrico Fermi” di Francavilla Fontana, Giovanni Semeraro, e il docente di Lettere dello stesso istituto, Gerardo Trisolino.

All’interrogazione dei tre parlamentari di Rifondazione in cui si chiedeva che cosa intendesse fare il  ministro dell’Istruzione “per ribadire che, in un sistema democratico, le opinioni di dissenso interne agli organismi scolastici, qualora vengano anche esternate a mezzo organi di stampa, soprattutto se espressi in forma civile ed adeguata, non possano costituire un pretesto per azioni disciplinari”, il sottosegretario Pascarella ha risposto in maniera insoddisfacente, non rendendo alcun conto del comportamento antidemocratico di cui è stato vittima il prof. Trisolino..

Nella sua risposta, Pascarella ha, infatti,  completamente eluso il problema centrale della vicenda, ossia la minaccia alla libertà di manifestazione di pensiero esercitabile dai componenti degli organismi scolastici, libertà garantita dalla Costituzione, come non ha mancato di sottolineare Pietro Folena, presidente della Commissione VII, oltre che cofirmatario dell’interrogazione.

Il sottosegretario ha insistito sull’assenza di un effettivo provvedimento disciplinare intrapreso nei confronti del docente, lasciando del tutto indiscusse le contestazioni di addebiti inviate al professore dal dirigente scolastico. Ha continuato, poi, dicendo che gli articoli pubblicati in merito alla questione sul quotidiano “Senza Colonne” “si limitano ad alimentare la polemica di giugno dando per irrogati provvedimenti disciplinari che in realtà non sono stati presi, e occasione per lanciare un generico attacco alla severità dei docenti dell’istituto, piuttosto che avviare una pacata e seria riflessione più generale sul tema degli insuccessi scolastici.”

In cosa consiste la “pacata e seria riflessione”?

Ci risponde subito dopo lo stesso Pascarella: “Vorrei ricordare al riguardo che per favorire il successo scolastico di ciascun allievo e promuovere la qualità dell’istruzione, indirizzandola verso i livelli europei sono stati adottati provvedimenti, quali il decreto recante disposizioni in materia di interventi didattici, finalizzati al recupero dei debiti formativi e la relativa ordinanza, che consentono a tutti gli allievi di poter colmare le lacune che si evidenziano sin dai primi mesi attraverso corsi di recupero e attività didattiche, incentrate sulle loro necessità, che le scuole sono obbligate ad attivare.”.

Dovrebbe vergognarsi Pascarella. Farebbe meglio a tacere su questo. Se questa è la sua scuola, se questa è la scuola del suo superiore e ministro Fioroni, e con lui, la scuola di tutti i ministri che l’hanno preceduto, allora non è una scuola. È un’azienda e come tale non la vogliamo.

Segue, infine, nella risposta, una frase di circostanza in stile evangelico. Eccola: “Tutti sono chiamati a un serio impegno, ciascuno per il proprio ruolo: gli studenti, che devono imparare; la scuola, che ha il compito di far apprendere, anche attraverso corsi di sostegno e di recupero; le famiglie, che, puntualmente informate, sono responsabilizzate in questo percorso.”

Siamo sconcertati da queste risposte, di molto inferiori al silenzio. Lo stile evasivo del ragionamento del sottosegretario ben esplica quanto stia a cuore oggi, in un sistema scolastico consapevole del suo stesso fallimento, la voce di dissenso lanciata da un docente, quella voce che il dirigente Semeraro nella contestazione di addebiti definì come una “fonte di discredito, agli occhi del lettore e dunque della collettività, del buon andamento e dell’efficienza dell’ITIS”, nonché un “chiaro danno all’immagine della stessa Istituzione scolastica”.

Non crediamo che un vero provvedimento disciplinare possa peggiorare di molto questo rimprovero ingiusto, indebito e soprattutto contrario alle leggi della nostra Costituzione.

Sottoscriviamo appieno, dunque, l’insoddisfazione espressa da Folena per le parole pronunciate da Pascarella e ringraziamo le/i parlamentari del PRC per l’interesse dimostrato nei confronti di questa vicenda, che abbiamo voluto portare alla luce, perché emblematica dell’attuale sistema scolastico, un sistema regnato dall’arrivismo e dalla volontà di mantenere un’immagine nella scuola, un immagine a tutti i costi, anche quando il costo è altissimo.

Anche quando il costo è la libertà.

Raffaele Emiliano

552d06893bf605b1425db695ae3002cf.jpgLeggo su “Liberazione” del 15 novembre una lettera indirizzata da Michele De Palma, responsabile dell’area movimenti di Rifondazione Comunista, a Luca Casarini, uno dei leader italiani del movimento no-global, lettera in cui si auspica una riproposizione dei legami tra sinistra e movimenti.

Ebbene, credo che mai quanto in questo frangente storico, questa necessità possa essere avvertita in tutta la sua importanza. Stiamo assistendo nell’ultimo periodo a disastrose quanto sottovalutate derive qualunquiste e reazionariamente moderate nella politica italiana. Il successo dei comizi shock di Beppe Grillo, la nascita del Partito Democratico, un partito che amalgama due tradizioni per dar vita al nulla ideologico, le forti spinte centriste all’interno del governo, quel governo che qualcuno ha giustamente definito di merda, sono tutti segnali a dir poco preoccupanti per chi avverta il bisogno di una politica fatta anche (io direi soprattutto) di idee.

È vero, Genova è passata e con essa tutto un progetto è andato via.

Genova ha segnato, però, e a mio modesto avviso, un punto di non ritorno. Quella città, in quei tristi giorni del Luglio 2001, si è rivelata un laboratorio di partecipazione, ha visto nascere delle vere e proprie reti di cooperazione tra le più varie istanze portate avanti dai più diversi movimenti, dai no-global ai pacifisti, dagli ambientalisti ai mille gruppi di lotte e rivendicazioni.

Genova non può, dunque, essere passata invano.

Siamo noi stessi a non potercelo permettere, pena la nostra scomparsa all’interno dell’attuale naufragio politico italiano.

Il processo di unificazione della sinistra, la cosiddetta “Cosa Rossa”, non può essere l’unico progetto totalizzante per il nostro futuro.

Una sinistra vera deve, per sua stessa natura, tendere ad inglobare al suo interno ogni fermento, ogni rivendicazione di diritti, ogni richiesta di attuazione di un mondo diverso, antagonista di quello economicamente e politicamente ingiusto, come quello attuale.

Il legame col “movimento dei movimenti” deve, dunque, essere non solo avviato ma anche ricercato in ogni sua forma. Credo che sia un’importante occasione anche per noi stessi, militanti di Rifondazione.

La nostra  immagine ha subito nell’ultimo periodo una non lieve opacizzazione.

Ci aggiungo io: giustamente.

L’appoggio quasi forzato ad un governo per molti aspetti bugiardo e la convivenza in esso con centristi reazionari del calibro di Mastella e Dini, hanno, per forza di cose, avuto un loro effetto sull’elettorato, un elettorato come il nostro che, a differenza di quello di altri partiti, risulta poco avvezzo a compromessi governativi.

Ci aggiungo nuovamente io: fa bene.

Fa bene ad esserlo quando a non essere rispettati sono dei patti, quei patti elettorali che prevedevano rottura, e non modifica o peggio prosecuzione, di alcune leggi dei precedenti governi: legge 30, legge Bossi-Fini, legge Giovanardi-Fini, legge Moratti, e ancora l’istituzione della Commissione d’inchiesta sui fatti di Genova, quella famosa Commissione che richiedono a gran voce anche e soprattutto loro, i movimenti.

Una risposta la merita questa gente.

Credo che questa sia, ora, una delle priorità del nostro partito. Credo che lo sia a livello nazionale, ma ancor più a livello territoriale, in cui più forti sono le spinte propositive delle varie reti e associazioni. Penso a quanto successo coi movimenti No TAV o No Dal Molin, penso all’enorme partecipazione registrata in quelle lotte, una partecipazione spesso anche trasversale, una partecipazione che sicuramente (colgo l’occasione) ci sarà ancora e sarà massiccia nuovamente a Vicenza il 15 dicembre prossimo.

Lo stesso discorso vale anche per un ambito più ristretto come quello cittadino, quello di Francavilla dunque, in cui pure movimenti e associazionismi vari sono esistiti nel corso degli anni. A loro, a questi fermenti, che possono andare dai gruppi culturali a quelli sociali, da quelli prettamente politici a quelli esclusivamente territoriali (vedi il Comitato Territorio e Ambiente) bisogna guardare. Da parte nostra c’è tutta la volontà di volersi incontrare con ogni singola esperienza capace di arricchirci e di trarre spinta dal nostro contributo.

Il bisogno di unità è, oggi, una priorità.

A Francavilla, un’esigenza vitale per la sinistra.

Parliamone. Raffaele Emiliano