c2b5081d311b36b7b5b4f141fa774c1f.jpg MANIFESTAZIONE NAZIONALE – GENOVA 17 NOVEMBRE

Domani per le strade di Genova sfilerà un corteo, il corteo di coloro che non si sono arresi alle percosse e alle menzogne dello Stato. Domani ritorneremo nel capoluogo ligure a chiedere nuovamente la verità su quel che successe nel Luglio del 2001; ci torneremo per gridare la nostra rabbia contro chi continua a nascondere la realtà dei fatti, contro chi vuole difendere gli assassini in divisa, quelli che nella scuola Diaz, nella caserma di Bolzaneto, in via Tolemaide e in piazza Alimonda diedero vita, coi loro piani criminali, a giorni di fuoco e di follia. Saremo di nuovo a Genova a manifestare immaginariamente accanto a quei 300.000 giovani e non, nella stragrande maggioranza dei casi pacifici, che sei anni fa sfilarono contro i potenti del mondo rinchiusi nei loro palazzi e per la cui incolumità (e per le violenze dei black bloc, la cui identità ancora non è chiara, anzi, molto sospetta) pagarono con ossa rotte e sangue.

Manifesteremo per chiedere che la storia non venga riscritta nelle aule di tribunale, ma venga subito istituita una Commissione d’inchiesta capace di far luce su quei giorni; manifesteremo contro coloro che hanno paura della verità, contro le destre, ma anche contro i vari Di Pietro, Mastella e Cossiga. Faremo capire l’infamia dell’accusa di un reato denominato “devastazione e saccheggio” per i compagni manifestanti sotto processo; chiederemo condanna verso tutti i responsabili dei massacri di quei giorni, in particolare contro i capi di quelle forze dell’ordine che oggi, anziché pagare per la cattiva gestione della sicurezza e per gli infami reati di cui si sono macchiati, vengono promossi a vario titolo a nuovi e più alti incarichi. Scenderemo in piazza per chiedere la verità sulla morte del compagno Carlo Giuliani, ammazzato, sfregiato e calpestato. Io domani ci sarò a Genova coi collettivi universitari di Roma, coi giovani delle reti antifasciste, coi centri sociali, con le associazioni antirazziste e i vari movimenti pacifisti, con tanta gente comune, giovani, adulti e famiglie; insomma, col popolo che oggi, come sei anni fa, grida ancora una volta che un altro mondo è possibile.

 Per non dimenticare.

Perché la memoria è un ingranaggio collettivo                              Raffaele Emiliano

85a0520a14d168d91917b97cf994d4e0.jpga17c290e0c5e224bbd8572359905df21.jpgSulla Falce e Martello non si tratta

 

Il processo di unificazione della Sinistra, quella vera, del nostro Paese sta registrando nell’ultimo periodo una forte accelerazione.

Il progetto della cosiddetta “Cosa Rossa” sta, lentamente e non senza divergenze di posizioni, maturando in seno alle dirigenze ed ai militanti dei quattro partiti ispiratori: Rifondazione Comunista, Comunisti Italiani, Sinistra Democratica e Verdi.

Si propone la costituzione di una comune piattaforma partitica che sia al tempo stesso unitaria e plurale, capace di farsi portavoce con più forza delle comuni istanze portate avanti dalle singole componenti.

Questo blog, in chiave locale ma non meno significativa, è, ad esempio, frutto di questo dibattito per quanto riguarda la realtà francavillese.

A livello nazionale, intanto, le proposte dai vari fronti si stanno moltiplicando e il processo di unificazione sta cercando di porre dei paletti fermi a segnare il proprio tragitto. Si pensa alla creazione di un Social Forum, una grande assemblea partecipativa di massa in cui possano trovar spazio le voci non solo dei militanti e dei dirigenti dei vari partiti, ma anche quelle di chiunque voglia dare un proprio contributo propositivo alla creazione del nuovo soggetto, la base dunque:giovani, studenti, lavoratori, etc.

E’, tuttavia, difficile non notare la diversità degli accenti, soprattutto tra chi il 20 ottobre a Roma in piazza c’era e chi invece non ha aderito, tra chi ha voluto dare ai propri elettori un segnale deciso di appoggio alle lotte sociali e chi degli impegni presi ha dato l’impressione di essersene dimenticato.

Eppure in questo frangente, in cui altri due grossi partiti di maggioranza, vale a dire i post-post-e poi ancora post-comunisti dei DS e i poi non tanto post-democristiani della Margherita hanno dato vita al grosso (lo sperano) Partito democratico, versione aggiornata della vecchia Democrazia Cristiana, si sente fortissima la necessità di restare compatti a Sinistra. Assistiamo alle più varie minacce all’interno del governo, minacce infami da parte di quei moderati, da Mastella a Di Pietro a Dini, che col peso di un pugno di senatori minacciano la caduta del governo in cambio della mancata soddisfazione delle loro richieste. Dall’altra parte, da destra, invece, c’è chi accusa il governo di essere sotto scacco delle richieste di Rifondazione.

Ma ve ne rendete conto? La chiamano massimalista questa maggioranza!!!

Credo che a questo punto, se le critiche dobbiamo subirle, sarebbe l’ora di subirle per una giusta causa, sarebbe l’ora di portare avanti davvero le nostre rivendicazioni, la lotta alla precarietà del lavoro innanzitutto, e poi le pensioni, la minore pressione fiscale ai ceti deboli, minori concessioni a Confindustria (che paradossalmente si è più arricchita con questo governo che con il precedente).

E poi c’è un’altra questione che riguarda la nostra nascente “Cosa Rossa”: il simbolo.

Quale simbolo?

Io alla FALCE E MARTELLO non ci rinuncio, e come me non ci rinunceranno tanti altri. Non c’è altro simbolo, altro logo; non c’è arcobaleno della pace, o stella stilizzata (si veda il non tanto felice logo di Sinistra Europea) che tenga, che possa tenere il confronto col nostro simbolo, un simbolo storico, che ha campeggiato in tutte le piazze in cui ci sia stata una lotta, la cui bandiera è sventolata  nei giorni che hanno segnato le tappe fondamentali della nostra democrazia, dalla cacciata dei fascisti dal nostro Paese alle lotte operaie nelle fabbriche, dai giorni caldi della contestazione studentesca alle nuove e sempre più necessarie istanze portate avanti dai vari movimenti no-global.

Lo so, forse non tutti saranno disposti ad accettare il nostro simbolo. Noi però non possiamo rinunciarci. Sarebbe, oltre che una sconfitta per i nostri ideali raffigurati in quella sola possibile bandiera, anche un grosso rischio, il rischio di abbandonare gran parte del nostro elettorato, un elettorato affezionato giustamente anche ai simboli, all’astensione.

Non ce lo possiamo permettere.

Se non sarà possibile unificare sotto un unico simbolo le nostre forze, sarebbe giusto e forse la migliore scelta dare vita ad una confederazione in cui ogni singolo partito mantenga la propria identità fatta anche di una propria bandiera. A noi la nostra, la vecchia Falce e Martello.

Il contrario sarebbe pericoloso, si potrebbe rischiare prima di deporre una bandiera e poi di dimenticarsene pure.

E’ successo: c’è chi dal PCI è passato ai DS ed ora al PD; e domani? AN?

Noi al nostro simbolo non ci rinunciamo.

 

Sulla Falce e Martello non si tratta.

Raffaele Emiliano

 

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RIFIUTI? RIFIUTIAMOCI!

Il Comitato cittadino “Ambiente e Territorio”

Porta a casa i primi chiari risultati.

Finalmente l’ARPA ha ammesso che dai controlli fatti

 nel lontano 2006 (sigh!!!) già risultava

 “presenza di indici batteriologici di contaminazione fecale” in una parola… Cacca…

Le nostre falde acquifere sono inquinate!

E le autorità lo sanno già da oltre un anno!

La finanza pone i sequestri alla nostra discarica per conferimento di rifiuti pericolosi.

E non è la prima volta!

Ciò che accade oggi ci mette al centro di un percorso che farà

di noi, adulti di questo tempo, una banda di

criminali ambientali.

Noi non ci stiamo!

Sappiamo bene che ogni crimine ambientale produce guadagno per qualcuno e danni per altri!

Questa città non vuole più pagare prezzi per i guadagni illeciti di altri.

Vogliamo sapere, con atti concreti, chi sta con la città:

le parole non bastano più!

Quali sono gli interessi della città di Francavilla Fontana?

Chi li rappresenta?

A queste domande nessuno risponde!

Il sindaco non vuole la discarica!

Le altre istituzioni pubbliche si propongono come

sostenitori e tutori dell’ambiente e della salute dei cittadini.

Ma allora perché siamo combinati così?

Ora basta!

Sabato, 24 novembre alle ore 18.00 in piazza Dante

è indetta una pubblica assemblea territoriale.

Partecipano i comuni limitrofi.

La presenza di ogni cittadino è fondamentale!

962a478a555d6adb8d75f2a8ad24e578.jpg La disputa scolastica approda in Commissione

E’ stata inoltrata in VII Commissione (Cultura, scienza e istruzione) l’interrogazione riguardante la vicenda che vede coinvolti e contrapposti un docente francavillese e il dirigente scolastico dell’Istituto in cui lo stesso professore insegna. Sinora sono stati taciuti i nomi dei due contendenti, ma sembrandoci ormai cosa poco realizzabile e del resto non conforme ad un articolo che si proponga di fornire un’informazione, rechiamo qui e a differenza di altri articoli precedenti, i loro nomi: il prof. Gerardo Trisolino e il d.s.  dell’ITIS “Enrico Fermi” Giovanni Semeraro.

Autrici dell’interrogazione al ministro sono state due donne del gruppo parlamentare di Rifondazione Comunista, le compagne Donatella Duranti e Titti De Simone.

Il partito della Rifondazione Comunista ed i Giovani Comunist* di Francavilla Fontana hanno avvertito, infatti, la necessità di portare davanti al ministro della Pubblica Istruzione l’inverosimile questione.

Si è voluto con ciò dare il giusto risalto alla gravità del comportamento del dirigente scolastico, un comportamento sprezzante di ogni libertà di opinione che sia diversa dalla propria o che, anche se giusta e condivisibile, possa ledere l’immagine della sua “azienda”, poco importa che si tratti di una scuola.

Il d.s. Semeraro (lo ricordiamo per coloro che non fossero a conoscenza della vicenda) inviò lo scorso 24 Luglio al prof. Trisolino una nota di contestazione di addebiti riferita ad un articolo apparso il 20 giugno sulla testata “Senza colonne” in cui l’autore, ossia il prof. Trisolino, definiva un doppio fallimento, pedagogico e didattico, l’esito dell’anno scolastico appena concluso: su un totale di 721 studenti solo 261 avevano superato l’anno, i respinti erano stati 123, 300 i promossi con debito e, infine, 15 gli studenti non ammessi agli esami. Una vera catastrofe, oggettivamente.

Non dello stesso parere (ma non è questo il problema) sarà stato, evidentemente, il D.S,. se ha ritenuto “comportamento non conforme alle responsabilità, ai doveri ed alla correttezza inerenti alla funzione di dipendente pubblico” le dichiarazioni rese dal Prof. Trisolino, perché fonte di discredito, “agli occhi del lettore e dunque della collettività, del buon andamento e dell’efficienza dell’ITIS “Enrico Fermi” di Francavilla Fontana, nonché di creare un chiaro danno all’immagine della stessa Istituzione scolastica”.

Chissà se dopo tutto questo polverone di cui egli stesso è stato l’involontario artefice, il preside Semeraro sarà ancora dell’opinione che sia stata la critica del suo subordinato e non la sua intolleranza da perfetto dirigente scolastico del Ventennio a recare danno all’immagine della sua scuola!

Chissà se potendo conoscere le conseguenze del suo comportamento avrebbe cercato di essere un po’ più liberale!

E’ stata, del resto,  proprio la convinzione che il prof. Trisolino abbia esercitato il diritto dovere di critica e di cronaca garantiti dalla Costituzione e dalle leggi dello Stato, nell’ambito di un sistema democratico, nel quale la libertà di parola e di pensiero sono cardini essenziali, a portare il segretario cittadino di Rifondazione, Emanuele Modugno, e le compagne Donatella e Titti a farsi portavoce del vero e proprio attacco subito dal professor Trisolino, un attacco pesante se consideriamo anche che lo stesso docente, oltre ad insegnare Lettere in quell’Istituto, è esempio di grande professionalità, svolgendo anche attività critica, di studioso e di recensore ed essendo nella zona noto pubblicista iscritto all’Albo.

Ora la parola dovrebbe passare al ministro Fioroni. Non so quanto ci sarà da aspettarsi da lui; non so se su questo tema sarà un po’ più solerte, se vorrà prendere un qualche provvedimento o se vorrà lasciare stare tutto com’è.

 Vorremmo sentirlo rispondere che, in un sistema democratico, le opinioni di dissenso interne agli organismi scolastici, qualora vengano anche esternate a mezzo organi di stampa, soprattutto se espresse in forma civile ed adeguata, non possono costituire un pretesto per azioni disciplinari.

Vorremmo che prendesse un serio provvedimento in merito a ciò, almeno a ciò.

Per il resto le abbiamo quasi perse le speranze.

Le domande che da anni pone la popolazione studentesca, le richieste di abolizione delle più stravaganti e folkloristiche riforme, tese a mercificare gli studenti e a precarizzarli già prima che diventino precari, non hanno ancora ricevuto risposta. Così anche le richieste di un effettivo diritto allo studio, termine tuttora privo di applicazione.

Forse era meglio prima, quando almeno potevamo prendercela con la Moratti.

In fondo, niente è cambiato da allora.

                                                                                                                    Raffaele Emiliano

a0d44ab50c7967711c2e32b96eeff442.jpg GIOVANI  &  POLITICA

Nei prossimi giorni verrà messo in circolazione e distribuito nelle scuole e in vari centri di aggregazione giovanile un breve questionario (di seguito riportato) che, in forma del tutto anonima, chiamerà i ragazzi che lo desiderino a rispondere a semplici domande riguardanti il loro rapporto con la politica ed il loro giudizio sull’amministrazione comunale.

L’iniziativa risponde al forte vento di antipolitica tante volte sventolato dai media ed è tesa a verificare se proprio di ciò si tratti, o siano piuttosto la cattiva gestione della politica ed i volti che la incarnano a livello nazionale e locale a dare origine a questa crescente disaffezione.

I questionari, una volta compilati, potranno essere consegnati ai compagni che si incaricheranno della loro distribuzione, oppure “imbucati” nel portalettere del circolo “Ernesto Che Guevara” del P.R.C. e dei G.C. sito in Corso Umberto n.13.

Partito della Rifondazione Comunista  & Giovani Comunist*

Circolo cittadino “Ernesto Che Guevara”

Giovani e Politica

IL PRESENTE QUESTIONARIO, DEL TUTTO ANONIMO, HA FINALITA’ ESCLUSIVAMENTE STATISTICHE

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Prima vittoria del movimento contro la discarica.   f0ecc90d0d138d3f821a3470a2196442.jpg

COMUNICATO STAMPA

Apprendiamo che la discarica di Rifiuti Soliti Urbani sita in contrada Feudo Inferiore in agro di Francavilla Fontana è stata sottoposta a sequestro questa mattina dalla guardia di Finanza. I cittadini di Francavilla Fontana ringraziano le forze dell’ordine per l’operazione compiuta e per i risultati conseguiti.Finalmente qualcosa si muove!

Ora il Comitato si aspetta una forte reazione da parte dell’amministrazione comunale e del Sindaco. Non essendo ormai più possibile ignorare i fatti.

Noi cittadini ci opponiamo alle malversazioni ed ai danni al territorio che, in questi anni si sono consumati, ed esigiamo non solo un repentino e significativo cambio di rotta, ma anche un risarcimento da parte di chi ha ignorato regole e capitolati.

Ora è fuori di dubbio, se mai ce ne fosse bisogno, che quella discarica è gestita fuori dalle regole e che non può sopravvivere.

Ora è emergenza rifiuti e finalmente si capiranno le posizioni.Quale migliore occasione per riproporre la soluzione Autigno?

Ricordiamo bene che nell’ottobre 2006 il presidente della Provincia in una nota scritta al presidente della Regione, l’aveva messa a disposizione dell’Ato Br/2.

Oggi è giusto sapere se quella proposta è ancora valida.

Ora, che è emergenza, benché attesa e ampiamente prevista, questo territorio, messo in pericolo dalla cattiva gestione della società appaltatrice, ma anche da autorità piuttosto distratte, non accetterà che si trovino soluzioni in regime prefettizio.

Il conferimento di rifiuti speciali e pericolosi, oggi accertato da un sopralluogo a sorpresa della guardia di Finanza, è fenomeno verosimilmente reiterato, pertanto vanno effettuate verifiche e bonifiche che il caso richiederà e che hanno ormai carattere di irrimandabilità.

Non è più possibile conferire a Feudo Inferiore! Che la discarica sia dunque definitivamente chiusa!

E finalmente si provveda all’avvio serio, regolare e controllato di una raccolta differenziata.

Francavilla Fontana, 9 novembre 2007

Il Comitato Cittadino

“Ambiente e Territorio”

 

 

        

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Care tutte, come sapete sabato 24 novembre ci sarà a Roma la manifestazione nazionale contro la violenza maschile sulle donne. Un appuntamento di grande importanza che richiede l’impegno massimo soprattutto sui territori. Vi invitiamo a organizzare in ogni città assemblee e iniziative pubbliche in cui aprire la discussione sul tema della violenza maschile sulle donne e organizzare la partecipazione al 24 novembre con autobus, treni, macchine.
Vi ricordo che sul nostro sito (www.forumdonne.org) trovate tutte le informazioni e gli aggiornamenti sulla manifestazione, oltre al link per aderire all’appello (www.controviolenzadonne.org) invitandovi a sottoscriverlo singolarmente, come associazioni, come forum delle donne.
Infine: invitemi le vostre adesioni, le vostre ragioni per scendere in piazza il 24, che verranno pubblicate sul sito.
                                                                                                                                                Un abbraccio

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 “Quattro anni e 2 mesi di carcere per poco piu’ di un grammo di hashish. La sentenza di condanna emessa oggi a Torino, nei confronti della quale il giudice ha applicato la “Fini-Giovanardi”, è senza dubbio l’esempio della stupidità giuridica prodotta dalla logica securitaria della destra. Il nostro Paese prevede più galera per chi cede qualche spinello che nel caso d’infanticidio in condizioni di abbandono, l’Unione deve al più presto eliminare tale abominio giuridico”

         Francesco Piobbichi, responsabile politiche sociali Prc.                        

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FRANCAVILLA LIBERTA’ DI OPINIONE:                        non ammessa

“Qualche volta viene la tentazione di levarseli di torno. Ma se si perde loro, la scuola non è più scuola. E’ un ospedale che cura i sani e respinge i malati”. Sono parole di don Lorenzo Milani riguardo alla bocciatura nelle scuole, un tema che negli ultimi giorni è al centro dell’attenzione delle testate locali, a causa della vicenda che vede coinvolti un professore e il dirigente scolastico dell’istituto presso cui lo stesso professore insegna.

Già, perché finanche nella scuola la libertà d’opinione forse stenta ancora ad affermarsi, se un docente che esprime in un articolo la propria amarezza per il fallimento (e tale è) pedagogico e didattico a causa dell’altissima percentuale di studenti bocciati o non ammessi agli esami nell’ultimo anno scolastico, si vede poi arrivare dal dirigente un’ammonizione, e non solo verbale.

Come osa, dunque, quel misero professore far trapelare fuori dall’edificio scolastico, per di più su un giornale, queste opinioni che seppur legittime devono rimanere all’interno? Cosa vuole? Forse non sa che la sua scuola come le altre in Italia, deve rispettare dei rigidi standard di produttività? E poi cosa gliene importa dei ragazzi che non sono stati ammessi e cosa vuole che si faccia se quei ragazzi erano magari anche in età di obbligo scolastico?

Non lo sa il professore che se un ragazzo non rende deve essere tagliato fuori, proprio come in fabbrica se non lavori bene devi essere licenziato? Non importa che tu, studente ripetente, abbia comprato tutti i libri nuovi coi soldi di tuo padre che un professore non è, o che ogni mattina magari tu abbia dovuto prendere un pullman dal tuo paese per arrivare a scuola.

Ma è davvero così che deve funzionare una scuola? È davvero con la bocciatura che si impara la lezione, o è la bocciatura un metodo, forse il più efficace, per allontanare uno studente dal suo già scarso interesse?

L’opinione del professore in questione, esternata a pieno diritto su un quotidiano, ha avuto, come nella migliore tradizione italiana, scarso successo anche tra i suoi colleghi che vistisi costretti in qualche modo a prendere posizione accanto al docente oppure al dirigente, hanno preferito la seconda opzione. Speriamo almeno che l’abbiano fatto per convinzione (sarebbe il male minore) e non per ossequio ad un’autorità maggiore (nell’incarico) rispetto a un’altra.

Il professore, nell’esternare una propria legittima opinione su quanto si era verificato nella sua scuola, forse non era a conoscenza della non proprio estrema liberalità del preside, il quale non ha esitato ad inviargli immediatamente un’ammonizione e a chiedergli giustificazioni per il suo atteggiamento “irresponsabile”, teso a screditare l’istituto scolastico.

Bene. Questo è stato un grosso errore. La libertà di opinione è il fondamento di ogni democrazia, forse uno dei pochi che ancora ci restano. Non si può impedire a nessuno di esprimere delle idee o delle valutazioni su un operato, specie se le valutazioni riguardano anche il proprio operato, percepito come un fallimento.

Questo errore non può verificarsi in un istituto come la scuola, che dovrebbe essere il primo laboratorio di democrazia nella vita di ognuno di noi; soprattutto a commettere l’errore non può e non deve essere un preside, il cui ruolo non è ammonire i dipendenti, ma saper ascoltare da loro e dagli studenti (vera ragion d’essere di ogni scuola) anche le critiche, anche le più pesanti, per saperle poi fronteggiare.

È l’autocritica e non la sopravvalutazione ad essere costruttiva.

Si impone, dunque, la necessità di un’interrogazione parlamentare, che porti davanti al ministro Fioroni (quello purtroppo abbiamo) l’inverosimile questione. Sarà la parlamentare di Rifondazione, Donatella Duranti, ad incaricarsi dell’interrogazione.

Il problema sollevato dal professore, che ha voluto far sua la lezione di don Milani, è, del resto, solo uno tra i tanti che avvolgono il mondo scolastico italiano; la bocciatura, gli esami di riparazione, i test di ingresso, le facoltà universitarie a numero chiuso, il sistema allucinante dei crediti e dei debiti, sono tanti piccoli tasselli di un quadro sfocato, nel quale si intravede una debole immagine, la foto di una generazione che prende a conoscere la precarietà fin dalla scuola, dai banchi delle medie agli atenei, sino all’ingresso nel mondo del lavoro.. se solo ci fosse una fottutissima porta da cui entrare.

Raffaele Emiliano

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 Perché restiamo in questo governo di merda?

Lamberto Dini avverte Prodi che non voterà quegli articoli della Finanziaria che prevedono la sanatoria dei precari nella pubblica amministrazione. Cioè voterà contro un provvedimento ottenuto dai senatori del Prc e della sinistra. Walter Veltroni convoca una conferenza stampa per dire che le misure repressive decise dal governo martedì sera (con la dissociazione dei ministri di sinistra) non gli sembrano abbastanza severe, anche perché sono disegni di legge e non decreti urgenti, e dunque non tengono conto dell’emergenza criminalità. Il governo prende atto delle indicazioni di Veltroni (che evidentemente è diventato un premier aggiunto, col potere di convocare il consiglio dei ministri) si riunisce d’urgenza per decidere come attuare nuove misure repressive, che aggirino le leggi europee e che sospendano lo stato di diritto almeno in alcune sue parti. Chissà come mai il governo non ha trovato invece che fosse un’emergenza, e richiedesse una riunione urgente, il fatto che in Calabria un bambino di 12 anni è morto, e poteva essere salvato, perché non è arrivata l’ambulanza? Una notizia dell’altro ieri: in Parlamento settori della maggioranza si uniscono al centrodestra per cancellare un pezzo, significativo, del programma dell’Unione, e cioè quello che prevedeva una commissione parlamentare che indagasse su Genova 2001, cioè sulla mattanza di polizia e carabinieri contro il popolo no-global che fu definita dall’attuale ministro degli Esteri, D’Alema, “notte cilena”.
Poi ci sono tante altre notizie dei giorni e dei mesi scorsi. Per esempio che nel programma di governo erano previsti i Pacs, e la possibilità di unione civile per gli omosessuali. Oppure che nel programma di governo c’era scritto che sarebbe stata superata la legge 30, quella che stabilizza la precarietà, e invece quella legge è stata sostanzialmente irrobustita.
O che la legge Fini-Giovanardi che perseguita i ragazzi che fumano canne e spinelli, è ancora lì.
Cosa è che obbliga la sinistra a restare dentro una alleanza che in nessun modo la rispetta, che cammina su una linea completamente diversa da quella tracciata nel programma di governo del 2006, che subisce i ricatti e i diktat delle sue componenti moderate – spesso più d’accordo con la Casa delle Libertà che con gli alleati di governo – che la considera pura riserva di voti, ne offende spesso i principi fondamentali, ritiene di poterla tenere prigioniera sulla base di una equazione che viene ripetuta all’ossessione: se si scioglie questa maggioranza torna Berlusconi?
Io capisco perfettamente il senso di quella equazione, e non ne disprezzo la forza, la concretezza. Comincio a dubitare però che sull’altare di questa cruda e crudelissima verità si possa sacrificare la stessa nostra esistenza, la ragion d’essere, la volontà di non essere cancellati – per esempio – del popolo, anzi dei popoli che sono scesi in piazza il 20 ottobre.
Oltretutto assistiamo a una scena politica singolare. Da un lato i centristi dell’Unione ci intimano disciplina e lealtà all’alleanza. Dall’altro i loro leader (vale Veltroni per tutti) avverte che alle prossime elezioni intende rompere questa alleanza.