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FRANCAVILLA LIBERTA’ DI OPINIONE:                        non ammessa

“Qualche volta viene la tentazione di levarseli di torno. Ma se si perde loro, la scuola non è più scuola. E’ un ospedale che cura i sani e respinge i malati”. Sono parole di don Lorenzo Milani riguardo alla bocciatura nelle scuole, un tema che negli ultimi giorni è al centro dell’attenzione delle testate locali, a causa della vicenda che vede coinvolti un professore e il dirigente scolastico dell’istituto presso cui lo stesso professore insegna.

Già, perché finanche nella scuola la libertà d’opinione forse stenta ancora ad affermarsi, se un docente che esprime in un articolo la propria amarezza per il fallimento (e tale è) pedagogico e didattico a causa dell’altissima percentuale di studenti bocciati o non ammessi agli esami nell’ultimo anno scolastico, si vede poi arrivare dal dirigente un’ammonizione, e non solo verbale.

Come osa, dunque, quel misero professore far trapelare fuori dall’edificio scolastico, per di più su un giornale, queste opinioni che seppur legittime devono rimanere all’interno? Cosa vuole? Forse non sa che la sua scuola come le altre in Italia, deve rispettare dei rigidi standard di produttività? E poi cosa gliene importa dei ragazzi che non sono stati ammessi e cosa vuole che si faccia se quei ragazzi erano magari anche in età di obbligo scolastico?

Non lo sa il professore che se un ragazzo non rende deve essere tagliato fuori, proprio come in fabbrica se non lavori bene devi essere licenziato? Non importa che tu, studente ripetente, abbia comprato tutti i libri nuovi coi soldi di tuo padre che un professore non è, o che ogni mattina magari tu abbia dovuto prendere un pullman dal tuo paese per arrivare a scuola.

Ma è davvero così che deve funzionare una scuola? È davvero con la bocciatura che si impara la lezione, o è la bocciatura un metodo, forse il più efficace, per allontanare uno studente dal suo già scarso interesse?

L’opinione del professore in questione, esternata a pieno diritto su un quotidiano, ha avuto, come nella migliore tradizione italiana, scarso successo anche tra i suoi colleghi che vistisi costretti in qualche modo a prendere posizione accanto al docente oppure al dirigente, hanno preferito la seconda opzione. Speriamo almeno che l’abbiano fatto per convinzione (sarebbe il male minore) e non per ossequio ad un’autorità maggiore (nell’incarico) rispetto a un’altra.

Il professore, nell’esternare una propria legittima opinione su quanto si era verificato nella sua scuola, forse non era a conoscenza della non proprio estrema liberalità del preside, il quale non ha esitato ad inviargli immediatamente un’ammonizione e a chiedergli giustificazioni per il suo atteggiamento “irresponsabile”, teso a screditare l’istituto scolastico.

Bene. Questo è stato un grosso errore. La libertà di opinione è il fondamento di ogni democrazia, forse uno dei pochi che ancora ci restano. Non si può impedire a nessuno di esprimere delle idee o delle valutazioni su un operato, specie se le valutazioni riguardano anche il proprio operato, percepito come un fallimento.

Questo errore non può verificarsi in un istituto come la scuola, che dovrebbe essere il primo laboratorio di democrazia nella vita di ognuno di noi; soprattutto a commettere l’errore non può e non deve essere un preside, il cui ruolo non è ammonire i dipendenti, ma saper ascoltare da loro e dagli studenti (vera ragion d’essere di ogni scuola) anche le critiche, anche le più pesanti, per saperle poi fronteggiare.

È l’autocritica e non la sopravvalutazione ad essere costruttiva.

Si impone, dunque, la necessità di un’interrogazione parlamentare, che porti davanti al ministro Fioroni (quello purtroppo abbiamo) l’inverosimile questione. Sarà la parlamentare di Rifondazione, Donatella Duranti, ad incaricarsi dell’interrogazione.

Il problema sollevato dal professore, che ha voluto far sua la lezione di don Milani, è, del resto, solo uno tra i tanti che avvolgono il mondo scolastico italiano; la bocciatura, gli esami di riparazione, i test di ingresso, le facoltà universitarie a numero chiuso, il sistema allucinante dei crediti e dei debiti, sono tanti piccoli tasselli di un quadro sfocato, nel quale si intravede una debole immagine, la foto di una generazione che prende a conoscere la precarietà fin dalla scuola, dai banchi delle medie agli atenei, sino all’ingresso nel mondo del lavoro.. se solo ci fosse una fottutissima porta da cui entrare.

Raffaele Emiliano

Democrazia malataultima modifica: 2007-11-06T11:45:00+01:00da casadelpopoloff
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2 Thoughts on “Democrazia malata

  1. spero,caro raffaele che alla tua indignazione, segua una altrettanto seria risposta democratica, dai 400 docenti francavillesi, che da anni sopportano in silenzio e con rassegnazione.

  2. Da parte mia e nostra, come Rifondazione e Giovani Comunisti, è sentito molto vivo questo problema. Spero, come te, che anche gli altri docenti francavillesi trovino il coraggio di alzare la testa. Il lavoro del docente come ogni altro lavoro deve esaltare la dignità della persona, non deprimerla con l’obbedienza cieca al superiore di turno. L’interrogazione parlamentare della nostra deputata sarà la voce di tutti i docenti che sentano vivo questo bisogno. Da parte nostra non sarà messo in discussione il minimo sostegno propositivo, oltre che ideale.

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