L’evento drammatico avvenuto oggi dinanzi a Palazzo Chigi con il ferimento di 2 Carabinieri da parte di un cittadino italiano disoccupato e con problemi personali e familiari,come prevedibile e legittimamente anche, ha aperto un dibattito in tutte le sedi  con effetti immediati a cominciare dal livello politico.

Infatti già da domani in sede di fiducia al nuovo Governo Letta nipote quasi sicuramente assisteremo alla vanificazione di quel minimo di dissenso che si andava sviluppando all’interno del Pd ad opera di alcuni Parlamentari (Civati,Puppato,Gozi,Zampa…). 

 

Le solite e interessate menti sopraffini che rispondono ai nomi di Storace,Alemanno,Larussa,Gasparri …….. chiamano in causa i linguaggi definiti violenti di Grillo & c. mentre gli stessi hanno sempre ritenuto normale e naturale “occupare” e condizionare i Giudici del Tribunale di Milano e assistere ad un funerale di un fascista anche dopo la Resistenza e la Carta Costituzionale ispirata a quei valori.

 

Ci si riferisce al funerale di un tale Teodoro Buontempo celebrato tra saluti romani e svastiche (nel silenzio dei tanti amanti del bene dll’Italia,Napolitano compreso). 

 

Ieri,addirittura, nel corso della trasmissione “In Onda” su La7, il cerebrale Gasparri ha dichiarato,con la tracotanza che lo contraddistingue, che in caso di richiesta di voto sulla ineleggibilità di Berlusconi, non solo sarebbe saltato il Governo ma addirittura avrebbero occupato il Parlamento……..del resto come avvenuto in un certo qualmodo pur di sventare l’elezione a Presidente della Repubblica di Prodi.

 

Per loro, nuovi amici di governo  e Napolitano,evidentemente, in questi casi non si rischia di provocare atti e comportamenti emulativi.

 

http://www.ilfattoquotidiano.it/2013/04/28/sparatoria-a-palazzo-chigi-pdl-colpa-di-chi-semina-odio-5-stelle-noi-contro-violenza/577384/

Ma non si comprende appieno perchè questa eccitazione che non vi è stata,ad esempio, ieri per l’uccisione di un altro Carabiniere a Maddaloni.

 

Come non si comprende l’assenza di altrettanta reazione nei casi,ricordati da alcuni giornalisti, degli omicidi consumati in questi mesi sempre da cittadini ai danni di funzionari di enti pubblici in Veneto e Umbria. Non parliamo poi dei suicidi di lavoratori e padri di famiglia e imprenditori………

 

Azzardo: forse perchè è avvenuto nelle immediatezze dei Palazzi del potere e con la manifestata intenzione di colpire i politici?

 

Venerdì scorso con un rappresentante di Grillo a Francavilla avevo “ingaggiato” un’altra discussione abbastanza dura a seguito di un post che faceva riferimento all’omicidio di un rappresentante politico tedesco da parte di un cittadino pure indignato e insofferente…………..augurandosi che ciò avvenisse anche in Italia. 

 

La frase era seguente: “I tedeschi hanno più fegato… spero anche in Italia adottino questo metodo se vogliono proprio farla finita”.

 

La mia considerazione immediata: “Ma si può esternare tutto ciò che è irrazionale e viene dettato dalla pancia?”

 

La risposta: ” Se la pancia ha fame…”…………

 

Alla sua ennesima risposta “Mario Filomeno, chi ha commesso questo crimine (perché rimane pur sempre un crimine), è stato un uomo anziano (un saggio) e non un “moccioso”. Questo dovrebbe fare riflettere… i politici”, rispondevo: “…………..tali dichiarazioni,al di là di ogni altra considerazione e valutazione, non credo favoriscano la causa costituendo,invece,ulteriori alibi per quanti non vogliono cambiare ed ascoltare le legittime e giuste richieste dei cittadini. Poi ognuno decide…………con la stessa misura sai quanti augurano e augurerebbero il male peggiore per gli eletti 5Stelle per gli errori commessi,a loro e mio parere, in questo inizio Legislatura?”.

 

Oggi leggo interventi dello stesso componente,in sintonia con Grillo, più ragionevoli……….

 

 

Sul punto,mi pare, è senza dubbio più credibile e dirimente,più che il giudizio di politici e giornalisti in maggioranza collaborativi (!!!) come richiesto da Napolitano, citare alcune dichiarazioni di cittadini lavoratori effettivamente a servizio del Paese colte da alcuni quotidiani e a ciascuno ogni opportuna valutazione……..

 

“Una guerra fra poveri” di cui pagano il conto i “servitori dello Stato”. L’amarezza è soltanto mormorata ma è enorme. L’Huffingtonpost ha raccolto lo sfogo tra le lacrime di un carabiniere, collega dei due militari feriti davannti a Palazzo Chigi mentre il governo, guidato da Enrico Letta, giurava nelle mani del presidente della Repubblica. “E’ il gesto di un disperato. I politici non lo sanno che vuol dire prendere 800 euro al mese, entrare in un negozio e non poter comprare nulla a tuo figlio… Ecco cosa succede se non lo sanno”. “Si capiva che era un gesto di rabbia, ma loro non lo sanno, vivono in un mondo loro, non capiscono che poi la gente se la prende con noi che facciamo servizio in strada…”raccontano ai giornalisti.

In un bar vicino al luogo dell’attentato dove giornalisti e agenti cercando di dare una spiegazione al gesto di Luigi Preiti c’è anche un poliziotto rassegnato: “Stanno tirando troppo la corda” ragiona con una cronista del fattoquotidiano.it e l’ipotesi che quello dell’uomo non sia l’urlo di disperazione un pazzo, ma l’azione di chi – stremato – voleva colpire i politici e la politica, rafforza la visione da chi dall’altra parte della transenna guarda sfilare chi dovrebbe risolvere i problemi non diventarne obiettivo.’


Tutto ciò per dire e sperare cosa?

Il Governo è nato e la facciata pare indurre a valutazioni favorevoli: non ci sono dinosauri, sono stati nominati giovani e donne(non importa se siano tutti competenti), vi sono alcune figure super partes anche se vi è il timbro più che evidente di Berlusconi con la nomina del suo “servo” e asciugapiedi Alfano a Vice di Letta nonchè Ministro dell’Interno oltre che che acquisire alcuni Ministeri della spesa e neutralizzato l’assegnazione di Ministeri di peso al Pd…………..

Ciò nonostante,spes contra spem, qualche ora vorrei sentire in Parlamento il Premier Letta impegnarsi su alcune questioni.

Ed allora,sarebbe vero cambio di rotta sentir dire:

1) Il 25 aprile abbiamo celebrato la Liberazione dell’Italia dal fascismo e nazismo.

Non tollereremo alcuna violenza ed in primis qualsiasi manifestazioni con saluti romani, svastiche ed evocazioni di quel periodo nefasto.

2) Ho appena giurato fedeltà alla Costituzione.

Non permetterò che in questo Parlamento si metta mano ai principi e valori fondanti scritti nella nostra Carta, nata dal sangue e dalla sofferenza di molti italiani.

La legge è uguale per tutti e pertanto,oltre che una qualche “ammuina” del tipo rechiamoci in utilitaria nei Palazzi,  non ci saranno più conflittualità con il potere costituzionalmente preposto al perseguimento dei reati. Chi è sottoposto a indagini e processi non le intralci e si faccia processare senza ricorrere a privilegi immotivatamente chiamati in causa e artifizi di sorta.

A nessuno è consentito ostacolare, manifestare o condizionare,se non nelle forme e sedi previste dalla legge, il potere giudiziario.

A tutti sarà garantito,anche in questo momento difficle per il Paese, la libertà di opinione e di dissenso a partire dai parlamentari che sino a ieri erano in disaccordo con le  modalità di costituzione di questo Governo e la sua composizione.

3) Sono stato eletto con una lista denominata Italia Bene Comune e pertanto,in sintonia con quanto previsto dalla Costituzione, saranno garantiti i diritti al lavoro su cui è fondata la nostra Repubblica, il diritto alla cultura,alla istruzione, alla salute, alla tutela del territorio e del Paesaggio.

Questi beni sono alla base della vera crescita che vogliamo garantire sia a chi è nel disagio e soprattutto ai giovani per costruire un nuovo futuro fondato sulla creatività, innovazione, nuovi lavori………..

4) Per fare questo chiederemo sacrifici (valuteremo la questione IMU senza istinti propagandistici…) ma soprattutto  combatteremo qualsiasi abuso, fenomeno corruttivo che si consuma sia nella Pubblica amministrazione sia tra privati con la complicità magari della classe politica.

Combatteremo l’evasione fiscale assicurando che non vi saranno condoni, così come non vi saranno amnistie o altre forme (come leggi ad personam..) che favoriscano ulteriori forme di antipolitica e discredito della politica, oltre che senso di impunità diffusa.

Per dare opportunità di crescita vera nei termini di cui sopra, taglieremo le spese superflue o inopportune come nel settore delle Opere mangiasoldi (Ponte sullo Stretto, Alta velocità….) e della Difesa.

Combatteremo,nel campo della spesa, ogni fenomeno di approfittamento come nel campo della Sanità, della spesa farmaceutica (vedi Report di ieri sera….)………Immediatamente imporremo regole ferree perchè a capo degli Organi di gestione degli Enti pubblici non vi siano soggetti che abbiano quale sola referenza l’amicizia del capobastone politico locale e non. 


Vogliamo dare inizio ad una intelligente e utile opera di manutenzione ordinaria e straordinaria del patrimonio dello Stato per evitare tragedie, eventi calamitosi che dipendono dall’uomo e dallo Stato per così come si è manifestato sin qui.
 
Questo e altri pochi punti,vorrei sentire………….


Ah. dimenticavo la conclusione:

“Cari Parlamentari,di maggioranza e opposizione, vi chiedo la fiducia su questi impegni.

Io ritengo che questo Governo è un Governo di servizio al Paese, perchè se di natura politica possiamo già chiudere sin da oggi stante la incompatibilità delle culture, delle idee, dei programmi delle forze politiche che hanno assicurato al Presidente Napolitano la loro adesione.

E allora: ove entro 6 mesi non vi dovessero esserci segnali di cambiamento nel senso indicato, vi autorizzo,unitamente ai cittadini, a manifestare a Roma e occupare il Parlamento, ove rimangano inascoltati gli inviti alle dimissioni……….”

 

Mario Filomeno





“Al futuro o al passato

a un tempo in cui il pensiero è libero,
quando gli uomini sono differenti
l’uno dall’altro e non vivono soli….
A un tempo in cui esiste la verità 
e quel che è fatto non può essere disfatto.
Dall’età del livellamento
dall’età della solitudine
dall’età del grande fratello
dall’età del bispensiero….tanti saluti.
                                                            Winston Smith
Winston Smith è un personaggio nato dalla fantasia di George Orwell. La sottile provocazione del libro di Orwell “1984”,scritto nel 1948,oggi sembra quasi che sia diventata una profezia… 
Questo tratto del libro riprende una lettera che Winston smith scrive ai posteri,al futuro,a un tempo in cui il pensiero è libero,a un tempo in cui “quel che è fatto è fatto,un tempo in cui esiste la vertà.”
Oggi,sessantacinque anni dopo questa lettera scritta dal nostro Winston,nulla è cambiato.
Viviamo in in un tempo in cui la verità ci viene imposta dalle televisioni, dai giornali e dai talk show. Non riusciamo a scorgere la verità perchè siamo bombardati da miliardi di informazioni secondo dopo secondo. Leggiamo due giornali,vediamo due o tre telegiornali al giorno e crediamo di possedere la verità,crediamo di “farci una nostra idea…”
Assistiamo giorno dopo giorno all’ormai ridicolo teatrino della politica.Hanno distrutto le idee,le nostre idee e adesso ci obbligano a sederci davanti alla televisione,immobili…impotenti….
Cosa abbiamo fatto  negli ultimi due anni per combattere la nostra crisi? 
In italia non si fa uno sciopero generale da molto tempo… i sindacati sono  alla finestra ad aspettare,mentre noi combattiamo ogni giorno una guerra che si fa sempre più logorante…
Chi ci ha ridotti in queste condizioni un giorno,fra cento,mille anni pagherà tutto il male che ci ha fatto….
Non siate seguaci di una persona,non cercate le vostre motivazioni su un blog… scendete per le strade delle vostre città,parlate con chi sta male,con chi sta soffrendo e scoprirete che un’ idea non può essere imposta dall’alto,da un’istituzione… scoprirete che quello che ci fanno vedere ogni giorno in televisione è falso,è la creazione di una realtà virtuale…è il “grande fratello” di Orwell.
 
Dall’età dello spread
dall’età dell’austerità
dall’età dell’inciucio
Tanti saluti…. .Nicola modugno

 

Nessuna commemorazione rituale e retorica, ma attualizziamo un passato che è di insegnamento per il presente.

 

Come Circolo di Brindisi di Rifondazione Comunista intitolato a Vincenzo Gigante vogliamo ricordare il compagno, il figlio del popolo, l’ operaio edile, il dirigente comunista, che ha dedicato l’intera vita alla lotta di classe, parlando dell’oggi.

La vicenda di Gigante e di migliaia di compagni e lavoratori che hanno lottato e si sono sacrificati per il riscatto sociale, per la libertà e la dignità non riguarda vicende ormai superate riferentesi ad un passato remoto e lontano, ma è di estrema attualità oggi.

Centinaia e migliaia di lavoratori hanno perso o stanno perdendo il posto di lavoro, centinaia di migliaia di giovani non hanno un futuro, intere famiglie restano legate all’attesa di ammortizzatori in deroga che non arrivano mai e sono alla disperazione, migliaia di pensionati non arrivano a fine mese.

Questa è l’Italia di oggi.

 

Tutto ciò non è dovuto al caso nè a catastrofi naturali: è dovuto all’ingordigia di un sistema capitalistico la cui legge è solo il profitto. La crisi c’è solo per il popolo.

E ora di dire basta!

Blocco dei licenziamenti, requisizione delle aziende che chiudono o localizzano all’estero la produzione, piano straordinario per il lavoro, reddito di cittadinanza, tassa sui grandi patrimoni e congelamento del debito pubblico. Ridiscussione dei vincoli  europei.

Basta con i governi dei padroni! Basta con l’accettazione supina dei diktat dell’Europa.

Basta con i Napolitano, i Bersani e i Berlusconi!

 

25 aprile 2013: la memoria del passato diventa vitale in questa nuova emergenza, economica e democratica.

Capire come nulla sia dato per sempre e come sia necessario ripartire da noi per difendere le conquiste fatte e per progredire.  Riconquistiamoci un futuro.

      

 

 


 

Partito della Rifondazione Comunista

 

Circolo “Vincenzo Gigante”

Via de gracchi 41 Brindisi

 

 


CARO direttore, non è mia abitudine replicare a chi critica le mie scelte o

quel che scrivo. Ma l’articolo di ieri di Eugenio Scalfari esige alcune precisazioni, per ristabilire la verità dei fatti. E, soprattutto, per cogliere il senso di quel che è accaduto negli ultimi giorni. Si irride alla mia sottolineatura del fatto che nessuno del Pd mi abbia cercato in occasione della candidatura alla presidenza della Repubblica (non ho parlato di amici che, insieme a tanti altri, mi stanno sommergendo con migliaia di messaggi). E allora: perché avrebbe dovuto chiamarmi Bersani? Per la stessa ragione per cui, con grande sensibilità, mi ha chiamato dal Mali Romano Prodi, al quale voglio qui confermare tutta la mia stima. Quando si determinano conflitti personali o politici all’interno del suo mondo, un vero dirigente politico non scappa, non dice “non c’è problema “, non gira la testa dall’altra parte. Affronta il problema, altrimenti è lui a venir travolto dalla sua inconsapevolezza o pavidità. E sappiamo com’è andata concretamente a finire.

La mia candidatura era inaccettabile perché proposta da Grillo? E allora bisogna parlare seriamente di molte cose, che qui posso solo accennare. È infantile, in primo luogo, adottare questo criterio, che denota in un partito l’esistenza di un soggetto fragile, insicuro, timoroso di perdere una identità peraltro mai conquistata. Nella drammatica giornata seguita all’assassinio di Giovanni Falcone, l’esigenza di una risposta istituzionale rapida chiedeva l’immediata elezione del presidente della Repubblica, che si trascinava da una quindicina di votazioni. Di fronte alla candidatura di Oscar Luigi Scalfaro, più d’uno nel Pds osservava che non si poteva votare il candidato “imposto da Pannella”. Mi adoperai con successo, insieme ad altri, per mostrare l’infantilismo politico di quella reazione, sì che poi il Pds votò compatto e senza esitazioni, contribuendo a legittimare sé e il Parlamento di fronte al Paese.

Incostituzionale il Movimento 5Stelle? Ma, se vogliamo fare l’esame del sangue di costituzionalità, dobbiamo partire dai partiti che saranno nell’imminente governo o maggioranza. Che dire della Lega, con le minacce di secessione, di valligiani armati, di usi impropri della bandiera, con il rifiuto della Carta dei diritti fondamentali dell’Unione europea, con le sue concrete politiche razziste e omofobe? È folklore o agire in sé incostituzionale? E tutto quello che ha documentato Repubblica
nel corso di tanti anni sull’intrinseca e istituzionale incostituzionalità dell’agire dei diversi partiti berlusconiani? Di chi è la responsabilità del nostro andare a votare con una legge elettorale viziata di incostituziona-lità, come ci ha appena ricordato lo stesso presidente della Corte costituzionale? Le dichiarazioni di appartenenti al Movimento 5Stelle non si sono mai tradotte in atti che possano essere ritenuti incostituzionali, e il loro essere nel luogo costituzionale per eccellenza, il Parlamento, e il confronto e la dialettica che ciò comporta, dovrebbero essere da tutti considerati con serietà nella ardua fase di transizione politica e istituzionale che stiamo vivendo.

Peraltro, una analisi seria del modo in cui si è arrivati alla mia candidatura, che poteva essere anche quella di Gustavo Zagrebelsky o di Gian Carlo Caselli o di Emma Bonino o di Romano Prodi, smentisce la tesi di una candidatura studiata a tavolino e usata strumentalmente da Grillo, se appena si ha nozione dell’iter che l’ha preceduta e del fatto che da mesi, e non soltanto in rete, vi erano appelli per una mia candidatura. Piuttosto ci si dovrebbe chiedere come mai persone storicamente appartenenti all’area della sinistra italiana siano state snobbate dall’ultima sua incarnazione e abbiano, invece, sollecitato l’attenzione del Movimento 5Stelle. L’analisi politica dovrebbe essere sempre questa, lontana da malumori o anatemi.

Aggiungo che proprio questa vicenda ha smentito l’immagine di un Movimento tutto autoreferenziale, arroccato. Ha pubblicamente e ripetutamente dichiarato che non ero il candidato del Movimento, ma una personalità (bontà loro) nella quale si riconoscevano per la sua vita e la sua storia, mostrando così di voler aprire un dialogo con una società più larga. La prova è nel fatto che, con sempre maggiore chiarezza, i responsabili parlamentari e lo stesso Grillo hanno esplicitamente detto che la mia elezione li avrebbe resi pienamente disponibili per un via libera a un governo. Questo fatto politico, nuovo rispetto alle posizioni di qualche settimana fa, è stato ignorato, perché disturbava la strategia rovinosa, per sé e per la democrazia italiana, scelta dal Pd. E ora, libero della mia ingombrante presenza, forse il Pd dovrebbe seriamente interrogarsi su che cosa sia successo in questi giorni nella società italiana, senza giustificare la sua distrazione con l’alibi del Movimento 5Stelle e con il fantasma della Rete.

Non contesto il diritto di Scalfari di dire che mai avrebbe pensato a me di fronte a Napolitano. Forse poteva dirlo in modo meno sprezzante. E può darsi che, scrivendo di non trovare alcun altro nome al posto di Napolitano, non abbia considerato che, così facendo, poneva una pietra tombale sull’intero Pd, ritenuto incapace di esprimere qualsiasi nome per la presidenza della Repubblica.
Per conto mio, rimango quello che sono stato, sono e cercherò di rimanere: un uomo della sinistra italiana, che ha sempre voluto lavorare per essa, convinto che la cultura politica della sinistra debba essere proiettata verso il futuro. E alla politica continuerò a guardare come allo strumento che deve tramutare le traversie in opportunità.

 

NO ALL’INCIUCIO

NO ALLA RIELEZIONE DI NAPOLITANO

NO AL GOVERNO BERSANI E BERLUSCONI

 

SI ALLA ELEZIONE DI RODOTA’ PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA

 

Dopo i pasticci dei giorni scorsi stamattina Berlusconi e Bersani, i responsabili principali di questo disastro, hanno chiesto a Napolitano di ricandidarsi, cosa che ovviamente Napolitano ha prontamente fatto. Questo inciucio è il preludio di un governo di PD e PDL che proseguirebbe le deleterie politiche antisociali di Monti e produrrebbe una manomissione della Costituzione.Sarebbe la vittoria dei poteri forti, di quelli stessi che nel novembre 2011 hanno imposto Monti presidente del Consiglio e ne abbiamo visto le conseguenze. Hanno commissariato l’Italia e stanno facendo un vero e proprio golpe bianco. Invitiamo tutti i cittadini a scendere in piazza, a Roma davanti a Montecitorio, nelle diverse città davanti alle prefetture o in luoghi centrali. Per protestare contro la rielezione di Napolitano, contro il governissimo e le sue politiche antipopolari, per Rodotà Presidente.

 

 

NOI SIAMO CONTRARI A QUESTO INCIUCIO E CHIEDIAMO AI PARLAMENTARI DI ELEGGERE STEFANO RODOTA’ PRESIDENTE DELLLA REPUBBLICA.

 

 

 

Proponiamo a tutti gli uomini e le donne di sinistra di costruire insieme adesso, una forza unitaria della sinistra, fuori e contro questi poteri forti che hanno sequestrato il paese, centro destra e centro sinistra.

 

Partito della RIFONDAZIONE COMUNISTA

RODOTÀ SPIEGA LA SUA POSIZIONE: “NON SONO IL CANDIDATO DEI 5 STELLE, IL POPOLO DELLA RETE MI HACHIAMATO. IL SILENZIO DEL PD SU DI ME È INSPIEGABILE”.

Roma, 20 apr. (Adnkronos) – “Dai democratici un silenzio inspiegabile. Sono stato scelto dal web e non da Beppe”. Ad affermarlo, in una intervista a La Repubblica, e’ Stefano Rodotà, candidato dal M5S nella corsa al Quirinale. “Mi conoscono da una vita e neanche una telefonata. Sono molto irritato. Ho lavorato tanti anni con quelle persone. Quando faceva comodo mi cercavano parecchio. La mia candidatura -aggiunge- girava in rete da mesi con sottoscrizioni, firme e appelli. Non e’ l’invenzione dei 5 Stelle”. “Ho letto dichiarazioni ipocrite da parte del Pd. Non hanno mai parlato con me della mia candidatura. Eppure, il mio numero ce l’hanno. Se c’e’ stato qualcosa cui i parlamentari del Movimento 5 Stelle hanno tenuto molto in questi giorni, e’ proprio dire che la mia non era una scelta interna, che non apparteneva alla loro parte politica. E’ aperta a tutti. Lo hanno spiegato piu’ volte e molto bene. Per questo non l’ho sottolineato”, rileva Rodota’. “Sono un signore che loro conoscono bene da alcuni anni. Esistono molti strumenti oggi per tenersi in contatto: telefono, sms, e-mail. Se volevano un chiarimento perche’ non li hanno usati? La mia candidatura girava in rete da mesi. Non e’ stata certo un’invenzione dei grillini. Girava, era stata molto appoggiata e questo ha determinato poi la reazione della rete”, conclude Rodota’….

 
Il Pd ha scelto (addirittura per acclamazione!) Romano Prodi come candidato a presidente della Repubblica ed è possibile che su questo nome convergano anche, alla quarta votazione, i consensi di Sel e forse anche di qualche grillino. È il male minore, si dirà, dopo la scelta pessima di Franco Marini. È un uomo meno severo, più sensibile al sociale di Monti. Addirittura è stato detto: rappresenta un’altra idea di Europa! Ed è vero che Berlusconi lo avverte come un nemico giurato (l’unico che lo ha battuto in campo aperto…). Eppure anche la scelta di Prodi conferma l’orientamento moderato del Pd e dei suoi alleati. Non sono riusciti a convergere su un laico, onesto difensore della Costituzione come Rodotà, il liberale di sinistra apprezzato da tutti meno i gaglioffi, ed eleggono un uomo che è stato nella sua vita: “boiardo di Stato” della Dc (come presidente dell’Iri), consulente di Goldman Sachs, punto di riferimento (come Monti) dei mitici mercati, ovvero dei grandi investitori, ovvero dei grandi strozzini internazionali. Non solo: è un convinto negatore del sistema proporzionale, è per le primarie, la personalizzazione della politica, il maggioritario, il bipartitismo: il peggio del peggio. Nonché uomo gradito al Vaticano, cattolico, e via dicendo. Vediamo se Sel si accoderà senza profferire verbo a questa scelta. Se ciò avverrà, alla quarta votazione Prodi sarà eletto. OLGA


Il comitato della legge popolare consegna alla presidente della Camera le 50 mila firme raccolte. Pd, Sel e 5 stelle sono favorevoli a un disegno di legge

Consegna delle firme per il reddito minimo

Fino a un mese fa una maggioranza parlamentare favorevole all’introduzione del reddito minimo garantito in Italia, unico paese europeo insieme alla Grecia a non avere questa misura, sembrava una pazza idea. Ieri invece, in un’assolata piazza Montecitorio, la follia iniziale della proposta ha mostrato qualche traccia di ragionevolezza. Quando la delegazione delle 170 associazioni che ha raccolto più di 50 mila firme per presentare la legge di iniziativa popolare sul reddito ha conquistato il centro della piazza, a favore degli obiettivi dei fotografi, ad attenderli c’era una «strana» maggioranza di deputati composta da Sel (che insieme a Rifondazione, Comunisti Italiani e Verdi ha raccolto le firme), il Pd con Marianna Madia e Danilo Leva (insieme hanno depositato una proposta di legge sul «reddito minimo di cittadinanza») e una mezza dozzina di deputati del Movimento 5 Stelle. La photo-opportunity è quella che meno ti aspetti, dopo il gran rifiuto di Grillo di appoggiare un governo Bersani, con le commissioni parlamentari ancora ferme al palo. Nemmeno le mail dei deputati sono state attivate. Insomma, nel Palazzo «si sta come d’autunno sugli alberi le foglie». Da destra verso sinistra di questa foto, e anche fuori dall’obiettivo perché i pentastellati sono rimasti vicino a una delegazione del No Muos di Niscemi, è già possibile individuare chi tra i tre gruppi parlamentari si è detto disponibile a discutere su una legge sul reddito minimo a partire dalla proposta di legge popolare che ieri è stata presentata alla presidente della Camera Laura Boldrini. 

Prima di sciogliersi, il deputato 5 stelle Marco Baldassarre, annota su un foglio bianco i cellulari e le mail personali dei deputati Pd e Sel. Si incontreranno già da domani in una sala della Camera, in attesa delle convocazione delle commissioni. «La nostra proposta è in linea con quella del comitato – ha confermato il deputato 5 stelle Gianluca Vacca – il problema sono le Commissioni e non permettono di discutere le leggi e i progetti che i diversi partiti hanno in comune». «Io sono per avviare le commissioni, a differenza della linea presa dal mio partito – ha detto Madia del Pd – secondo me c’è in questo Parlamento una maggioranza che le cose vuole farle, e cambiarle sul serio». Incontrando i promotori della raccolta firme, la presidente della Camera Laura Boldrini ha ribadito che, dopo l’elezione del presidente della Repubblica, insisterà con il presidente del Senato Grasso affinché il lavoro delle commissioni inizi una volta per tutte. L’iniziativa popolare sul reddito, e la disponibilità di tre gruppi a presentare un disegno di legge, può essere l’occasione per proporre una riforma del regolamento della Camera, in particolare il punto che riguarda le leggi di iniziativa popolare. In accordo con l’orientamento indicato da Stefano Rodotà nella «costituente dei beni comuni» tenuta a battesimo al teatro Valle sabato scorso, anche la presidente Boldrini intende assicurare «un iter più veloce, la certezza che saranno prese in esame dalle commissioni, garantendo la possibilità per i proponenti di partecipare ai lavori». Alla delegazione, Boldrini ha assicurato di «condividere il senso di questa iniziativa. Quella sul reddito minimo è una battaglia che ho portato avanti con più convinzione in campagna elettorale». All’uscita dalla Camera, Sandro Gobetti del Basic Income Network-Italia (Bin), una delle associazioni che ha promosso la raccolta delle firme, non nasconde la propria soddisfazione: «Oggi è emerso che la base di partenza per istituire questa legge in Italia è la nostra proposta – ha detto – un accordo tra i tre gruppi parlamentari di peso potrebbe accelerare l’iter burocratico riservato alle iniziative di legge popolare». Luca Santini, che del Bin è il presidente, ha risposto a chi gli ha posto le classiche domande su come evitare gli abusi e le truffe e sul reperimento delle risorse (calcolate tra gli 8 e i 10 miliardi di euro all’anno per 600 euro mensili, 7200 annui per disoccupati, inoccupati e precari): «È una scelta politica. Non è che si nega un diritto perché ci possono essere abusi. Naturalmente va ripensata tutta la struttura della gestione». 

A favore dell’istituzione del reddito minimo si è espresso Paolo Ferrero (Rifondazione) e Nichi Vendola: «Il reddito è uno strumento per consentire alle fasce sociali più precarizzate una vità più dignitosa e senza ricatti». Per segnalare l’eccezionalità della giornata, ieri è intervenuto il confondatore del movimento 5 stelle, Gianroberto Casaleggio: «la cassa integrazione non fa parte dei tagli cui stiamo pensando, se non sostituita da altre forme di assistenza come può essere il reddito di cittadinanza che resta un punto di partenza». Pazza idea I promotori chiedono l’avvio immediato di un iter parlamentare. «È una battaglia che ho portato avanti con più convinzione in campagna elettorale», assicura Laura Boldrini.

Roberto Ciccarelli

La crisi economica continua a destabilizzare le persone, ma la conseguenza più grave è che i suicidi non sembrano dimuniure, anzi.
Questo weekend per il paese è stato terrbile. Ed è doveroso non calare l’attenzione su quanto sta accadendo.

A togliersi la vita sono state diverse persone. Per nessuna di loro, purtroppo, si paventa una morte naturale. Suicidio è l’unica parola appropriata.

Un grossista di ortofrutta di Torino ha deciso di ammazzarsi sparandosi un colpo di fucile alla gola. Era sommerso dai debiti, e, seocndo le dichiarazioni della maoglie era d adiverso tempo che il marito parlava di suicidio. E così si è ucciso sdraiandosi sul letto e sprando un colpo alla gola. Per lui c’era anche un debito di decine di migliaia di euro con il fisco. 

A Bologna, invece, una donna di si è gettata in mare nel Pesarese. La donna ha lasciato un biglietto, un addio nell’auto, che era parcheggiata nei pressi della spiaggia di Vallugola, a Gabicce Mare. Un biglietto dove chiedeva scusa per il suo gesto disperandosi per la mancanza di lavoro. Sul molo hanno trovato dei barbiturici come una bottiglia di liquore. 

Nell’Isola del Liri si è impiccato un uomo di trentotto anni. Era disoccupato da tre mesi con moglie e un figlio di pochi mesi a carico.

7.600.000.000 euro, avete letto bene, è questa la cifra che lo Stato italiano, cioè noi, ha dato alla Fiat degli Agnelli tra il 1977 e il 2009. Il dato proviene dalla Cgia di Mestre, che ha fatto il conto dei soldi pubblici finiti a Torino nel corso degli ultimi 33 anni. Si tratta di “una cifra importante – ha detto Bortolussi – che ha toccato la dimensione economica più rilevante negli anni ’80. In questo periodo di profonda ristrutturazione di tutto il settore automobilistico mondiale, la casa torinese ha ricevuto dallo Stato italiano oltre 5,1 mld di euro. A fronte di questi dati – afferma il segretario – le affermazioni fatte nei giorni scorsi dal dottor Marchionne mi sembrano quanto meno ingenerose.  Secondo la Cgia di Mestre dal 1990 in poi, 1,279 miliardi di euro sono stati investiti per la costruzione degli impianti di Melfi e Pratola Serra. Altri 272,7 milioni sono stati utilizzati per ristrutturare gli impianti di Melfi e Foggia tra il 1997 e il 2003. Lo Stato ha inoltre “coperto” gli incentivi alla rottamazione con 465 milioni di euro. Trattasi sempre di fondi statali, pubblici. “In questa analisi – dice Bertolussi – non abbiamo tenuto conto dell’importo sostenuto per l’erogazione degli ammortizzatori sociali. Tra il 1991 e il 2002 la spesa è stata pari a 1,15 mld di euro. Un’entità, che è bene ricordare, è stata sostenuta anche dalla Fiat e dai suoi dipendenti”. Non è un caso che la Cgia di Mestre attacchi così frontalmente Marchionne e la Fiat, una decina di anni fa una cosa del genere non sarebbe mai successa. Per rendersi conto dello scontro in atto nel capitalismo italiano basta semplicemente scorrere  le pagine del sole 24 ore o ascoltare le dichiarazioni di Squinzi. Marchionne ha portato infatti la Fiat fuori da Confindustria salutando in un sol colpo tutti gli attori della concertazione, e si è di fatto schierato con la parte del capitalismo transnazionale che sta letteralmente mangiandosi l’industria manifatturiera del nostro paese schiantata dalla crisi. Non c’è altro da aggiungere se non il fatto che quando i comunisti dicevano di requisire la Fiat perchè perchè il popolo italiano l’aveva pagata tutta più di una volta avevano ragione da vendere.

francesco piobbichi