di fabio sebastiani
Dopo 48 ore, c’e’ gia’ aria da resa dei conti nel Movimento 5 Stelle. Il senatore Giuseppe Vacciano mette sul tavolo le sue dimissioni. E’ lui uno dei ‘dissidenti’, in tutto una decina, che hanno votato Pietro Grasso per la presidenza del Senato, in dissenso dal gruppo. E’ lui uno di quelli che dovra’ ”trarne le dovute conseguenze”, come ha chiesto senza mezzi termini Beppe Grillo.
Sul blog di Grillo, piu’ di diecimila commenti testimoniano il dibattito che infervora la base. I messaggi piu’ votati sono quelli che contestano la linea del ‘capo’: ”Che fai, li cacci?”. E c’e’ anche chi denuncia che lo staff del blog cancellerebbe alcuni commenti piu’ scomodi.
Intanto, Pier Luigi Bersani, rinfrancato dall’esito positivo della ‘mossa del cavallo’ e’ determinato a continuare su quella strada anche nella formazione del Governo. L’idea e’ quella di ripetere lo schema delle Camere, ideando una compagine con profili di novita’ e fatta di nomi spendibili anche di fronte all’opinione pubblica. Bersani continuera’ a battere sulla chiave del ”cambiamento” (non a caso da’ dei ”vecchi leninisti” ai ‘grillini’).
Alessandro Di Battista, neodeputato grillino, non condivide le critiche della base del M5S dopo il caso sul voto al Senato per Grasso e dalla sua pagina Fb anticipa: “Ragazzi, errori ne faremo, siamo umani (lo siete anche voi) quindi d’accordo, ‘siate duri, ma senza perdere la tenerezza’”. La sua è una fotografia molto fedele della difficile situazione in cui si è venuto a trovare il movimento dopo l’elezione dei due presidenti di Camera e Senato.
Di Battista non gradisce le stoccate a “Beppe”: “Definire ‘esempio dittatoriale’ il post nel quale in modo duro (giustamente) invita al rispetto di alcune regole che abbiamo accettato liberamente e’ una stronzata megagalattica (scusate il turpiloquio ma a volte solo certe parole rendo l’idea). Le regole del codice comportamentale io le ho accettate perche’ lecondivido, non per rimediare una poltrona. Le condividevo da cittadino elettore e le condivido ancor di piu’ da cittadino eletto. Si puo’ discutere sulle scelte che vengon prese miliardi di ore, per carita’, (per questo rispetto il pianto dei nostri senatori, per me un pianto bellissimo) ma quel che non si puo’ discutere nel 5 Stelle – rivendica – e’ la sovranita’ popolare”. E la tanto sbandierata sovranità popolare stavolta sembra vada in tutt’altra direzione.
“Noi siamo portavoce e basta e i cittadini devono conoscere per filo e per segno quel che succede nelle istituzioni. E’ vero, umanamente – sottolinea – c’e’ differenza tra Grasso e Schifani (per lo meno per me c’e’) ma c’e’ molta piu’ differenza tra quel che vogliamo costruire con questo meraviglioso progetto a 5 Stelle e quello che invece costruiremo se non verranno rispettate le regole e se ragioneremo con la logoca del ‘meno peggio'”.
La questione dovrebbe essere affrontata in un’assemblea congiunta di Camera e Senato ‘tra oggi e domani. Se gli eletti lo decideranno a maggioranza, si potra’ sottoporre l’espulsione dal M5S dei ‘dissidenti’ a un voto on-line dei militanti: lo prevede il codice di comportamento, che afferma che non si puo’ votare in dissenso dal gruppo. Ma anche se cio’ non avverra’, il messaggio lanciato da Grillo (e Casaleggio) dal blog vale come avvertimento: niente scherzi, perche’ ora si votera’ per il governo e la presidenza della Repubblica. E il M5S si gioca la sua stessa esistenza.
”Non faremo accordi con nessuno”, scrive Francesco Molinari, che a Grillo ricorda piccato che c’e’ una differenza tra il voto per le cariche istituzionali e quello per quelle politiche: ”Meno reazioni isteriche e piu’ fiducia!”.
Se glielo chiederanno il “reo confesso” Giuseppe Vacciano, funzionario della Banca d’Italia, lascera’ il posto al primo dei non eletti. Se espulso, non passera’ al gruppo Misto, assicura: non si vendera’ agli altri partiti. Messi sotto pressione, alcuni senatori si affrettano a precisare che loro hanno votato scheda bianca e chiedono ai ‘colpevoli’ di farsi avanti. Qualcuno pero’ non intende confessare il suo voto a Grasso e tantomeno dimettersi. Anzi, provano a sostenere che alla fine si era deciso per la liberta’ di coscienza, ma il capogruppo Vito Crimi smentisce: ”La linea era scheda bianca o nulla, ma se qualcuno ha voluto votare secondo coscienza non mi sento di crocifiggerlo”.