Sulla Falce e Martello non si tratta
Il processo di unificazione della Sinistra, quella vera, del nostro Paese sta registrando nell’ultimo periodo una forte accelerazione.
Il progetto della cosiddetta “Cosa Rossa” sta, lentamente e non senza divergenze di posizioni, maturando in seno alle dirigenze ed ai militanti dei quattro partiti ispiratori: Rifondazione Comunista, Comunisti Italiani, Sinistra Democratica e Verdi.
Si propone la costituzione di una comune piattaforma partitica che sia al tempo stesso unitaria e plurale, capace di farsi portavoce con più forza delle comuni istanze portate avanti dalle singole componenti.
Questo blog, in chiave locale ma non meno significativa, è, ad esempio, frutto di questo dibattito per quanto riguarda la realtà francavillese.
A livello nazionale, intanto, le proposte dai vari fronti si stanno moltiplicando e il processo di unificazione sta cercando di porre dei paletti fermi a segnare il proprio tragitto. Si pensa alla creazione di un Social Forum, una grande assemblea partecipativa di massa in cui possano trovar spazio le voci non solo dei militanti e dei dirigenti dei vari partiti, ma anche quelle di chiunque voglia dare un proprio contributo propositivo alla creazione del nuovo soggetto, la base dunque:giovani, studenti, lavoratori, etc.
E’, tuttavia, difficile non notare la diversità degli accenti, soprattutto tra chi il 20 ottobre a Roma in piazza c’era e chi invece non ha aderito, tra chi ha voluto dare ai propri elettori un segnale deciso di appoggio alle lotte sociali e chi degli impegni presi ha dato l’impressione di essersene dimenticato.
Eppure in questo frangente, in cui altri due grossi partiti di maggioranza, vale a dire i post-post-e poi ancora post-comunisti dei DS e i poi non tanto post-democristiani della Margherita hanno dato vita al grosso (lo sperano) Partito democratico, versione aggiornata della vecchia Democrazia Cristiana, si sente fortissima la necessità di restare compatti a Sinistra. Assistiamo alle più varie minacce all’interno del governo, minacce infami da parte di quei moderati, da Mastella a Di Pietro a Dini, che col peso di un pugno di senatori minacciano la caduta del governo in cambio della mancata soddisfazione delle loro richieste. Dall’altra parte, da destra, invece, c’è chi accusa il governo di essere sotto scacco delle richieste di Rifondazione.
Ma ve ne rendete conto? La chiamano massimalista questa maggioranza!!!
Credo che a questo punto, se le critiche dobbiamo subirle, sarebbe l’ora di subirle per una giusta causa, sarebbe l’ora di portare avanti davvero le nostre rivendicazioni, la lotta alla precarietà del lavoro innanzitutto, e poi le pensioni, la minore pressione fiscale ai ceti deboli, minori concessioni a Confindustria (che paradossalmente si è più arricchita con questo governo che con il precedente).
E poi c’è un’altra questione che riguarda la nostra nascente “Cosa Rossa”: il simbolo.
Quale simbolo?
Io alla FALCE E MARTELLO non ci rinuncio, e come me non ci rinunceranno tanti altri. Non c’è altro simbolo, altro logo; non c’è arcobaleno della pace, o stella stilizzata (si veda il non tanto felice logo di Sinistra Europea) che tenga, che possa tenere il confronto col nostro simbolo, un simbolo storico, che ha campeggiato in tutte le piazze in cui ci sia stata una lotta, la cui bandiera è sventolata nei giorni che hanno segnato le tappe fondamentali della nostra democrazia, dalla cacciata dei fascisti dal nostro Paese alle lotte operaie nelle fabbriche, dai giorni caldi della contestazione studentesca alle nuove e sempre più necessarie istanze portate avanti dai vari movimenti no-global.
Lo so, forse non tutti saranno disposti ad accettare il nostro simbolo. Noi però non possiamo rinunciarci. Sarebbe, oltre che una sconfitta per i nostri ideali raffigurati in quella sola possibile bandiera, anche un grosso rischio, il rischio di abbandonare gran parte del nostro elettorato, un elettorato affezionato giustamente anche ai simboli, all’astensione.
Non ce lo possiamo permettere.
Se non sarà possibile unificare sotto un unico simbolo le nostre forze, sarebbe giusto e forse la migliore scelta dare vita ad una confederazione in cui ogni singolo partito mantenga la propria identità fatta anche di una propria bandiera. A noi la nostra, la vecchia Falce e Martello.
Il contrario sarebbe pericoloso, si potrebbe rischiare prima di deporre una bandiera e poi di dimenticarsene pure.
E’ successo: c’è chi dal PCI è passato ai DS ed ora al PD; e domani? AN?
Noi al nostro simbolo non ci rinunciamo.
Sulla Falce e Martello non si tratta.
Raffaele Emiliano