Me ne vado un pò a riposare,perchè è stata sin qui una domenica da “voltastomaco”…….Vedere una quasi paginata del Quotidiano di Brindisi dedicata ai “rottamatori” Brindisini: Maurizio Bruno e Salvatore Brigante,ex nomenklatura comunista nonchè amici di Di Pietrangelo oggi in disgrazia e Brigante ex Vice Sindaco di Giovanni Antonino………………E da poco assistere alla trasmissione di Lucia Annunziata che tentava di intervistare un campione del “vuoto pneumatico”: il capo dei rottamatori che scrive pure libri su “Oltre la rottamazione” da quasi pentito perchè iniziativa inefficace e improduttiva………e poi il titolo ricorda un altro grande statista della destra: tale Tatarella con il suo “Oltre il Polo”…………Per il momento ne ho abbastanza! Se questi sono i rottamatori e quelli che vogliono voltare pagina, io mi sento un rivoluzionario cu lli sani sensi……………………..se non altro per aver pagato di persona per aver detto e fatto quello che questi personaggi presumono di dire per prendere per i fondelli militanti, dirigenti di partito con l’acqua alla gola e,soprattutto, elettori sprovveduti! A sbantamini……………………..e alcuni dirigenti abbiano almeno la dignità di dimettersi dalla carica per questi capolavori d’arte realizzati grazie alla loro insipienza!


Mario Filomeno

Un caro saluto e un benvenuto a Roma a tutte le donne e gli uomini che stamattina saranno a Roma ad animare la manifestazione nazionale convocata dalla Fiom. Il primo elemento di importanza di questa manifestazione è data proprio dalla partecipazione popolare, degli uomini e delle donne in carne ed ossa. L’Italia è infatti l’unico paese in Europa in cui a fronte di politiche antipopolari durissime, non abbiamo avuto una mobilitazione in risposta. Questa assenza di mobilitazioni sociali non è stato solo un fatto estetico ma ha avuto effetti rilevantissimi. In primo luogo i padroni del vapore hanno fatto letteralmente cosa volevano. In Italia l’attacco è andato più a fondo perché non ha avuto reazioni degne di nota. Questo però non è l’unico effetto dell’assenza di mobilitazione, perché vi sono stati effetti devastanti anche su chi subiva queste politiche. L’assenza di risposte collettive, l’assenza di una mobilitazione generale ha indotto ed aggravato il senso di impotenza tra la nostra gente. L’assenza di una mobilitazione collettiva ha permesso una profondissima atomizzazione sociale che ha trasformato la questione sociale in un dramma individuale. Il subire individualmente, in una dimensione privata la distruzione dei propri diritti e delle proprie aspettative ha fatto si che la paura, la disperazione, il senso di impotenza diventassero il vero senso comune del paese. Se in questi mesi abbiamo contato i suicidi, gli omicidi – e segnatamente i femminicidi – è perché questa disperazione sociale a cui non è stata costruita una forma collettiva di elaborazione e di risposta, ha prodotto un vero e proprio imbarbarimento del paese. In terzo luogo l’assenza di una mobilitazione ha impedito al popolo italiano di capire quello che sta succedendo. Ognuno chiuso nella propria casa ha scambiato giganteschi problemi sociali per problemi individuali e ha avuto campo libero la “colpevolizzazione della povertà” che costituisce uno degli effetti peggiori dell’offensiva neoliberista. “Se tuo figlio è disoccupato è colpa tua, che hai vissuto al di sopra dei tuoi mezzi”, “se sei un giovane precario è perché sei uno sfigato, incapace di emergere” questi sono stati i messaggi che sono passati nella comunicazione e che hanno colonizzato le menti della nostra gente in questi anni. Questo è potuto accadere proprio perché non vi è stato un movimento collettivo che abbia costruito una sapere alternativo, una narrazione alternativa a quella imposta dai mass media. La passività ha impedito alla nostra gente di capire l’elemento politico e classista di quella che chiamiamo crisi, che è invece stata presentato come un fenomeno naturale dai padroni del vapore. Da ultimo questa passività di massa ha determinato una radicale trasformazione della politica: la politica non è più il terreno in cui si costruiscono risposte alle lotte e alla domanda sociale ma il terreno separato della delega, dove moderni santoni si candidano a risolvere miracolisticamente i problemi e a tal fine chiedono una delega totale. “Votate me e vi risolverò i problemi”, questo è stato il leit motiv della devastazione della politica di questi anni. 

Ecco, l’elemento importantissimo di questa mobilitazione, a cui come Partito della Rifondazione Comunista abbiamo concorso con tutte le nostre forze, sta innanzitutto nella mobilitazione stessa, nell’uscire dalla passività e di mettere in gioco le persone, i corpi come le menti.

Ovviamente a questo primo dato occorre sottolineare i contenuti della manifestazione. La messa in discussione delle politiche di austerità, sia sul piano nazionale che europeo, è il punto fondamentale. Si tratta di un contributo importante in un momento in cui dopo il governo Monti che ha esaltato le virtù del rigore, ci troviamo di fronte ad un governo Letta/Alfano che nutre la propria comunicazione di pura demagogia, dicendo che le politiche di austerità sono il presupposto di politiche di sviluppo. La prima cosa che la Fiom ci dice in modo chiaro è che le politiche di austerità hanno unicamente effetti negativi e regressivi sul piano sociale. Legato a questo la Fiom ci dice che la difesa dei lavoratori e delle lavoratrici avviene sul terreno dei rapporti di lavoro ma anche sul terreno generale, del welfare, della sanità, dell’istruzione, del reddito sociale. Qui, nella piattaforma abbiamo un passo in avanti in cui la Fiom esce dai puri confini sindacali per porre il problema politico di una cambiamento complessivo delle politiche.

Questa piattaforma si salda con le modalità in cui avviene la manifestazione: gli interventi di Rodotà, di Gino Strada e di molti altri, ci parlano di una capacità della Fiom di riconnettere i diversi fili di un mondo dell’opposizione di sinistra e di parlare il linguaggio dell’alternativa.

Nell’augurare a tutti e tutte una buona manifestazione ci pare quindi chiaro che la domanda politica che da questa manifestazione scaturisce non si esaurisce nella giornata di oggi. Come comunisti impegnati nel rilancio del Partito della Rifondazione Comunista crediamo che tre siano in particolare i terreni su cui agire: In primo luogo la costruzione rapida di una campagna referendaria che riproponga i quesiti che ci sono stati scippati dal presidente Napolitano con il prematuro scioglimento delle camere nella scorsa legislatura: pensioni, articolo 18, articolo 8, non possono essere affrontati efficacemente se non per via referendaria e noi proponiamo alla Fiom e al complesso delle forze della sinistra di dar vita immediatamente ad una nuova campagna referendaria. In secondo luogo crediamo sia necessario costruire sul territorio comitati contro la crisi che mettano in relazione tutti i soggetti colpiti dalla crisi: nessuno deve restare solo e isolato in questa vera e propria guerra che il capitale ha dichiarato contro i lavoratori. In terzo luogo occorre arrivare alla costruzione di un polo politico della sinistra di alternativa. Su questo non spendo parole perché l’urgenza di questo processo unitario ma anche la necessità che sia un processo democratico, partecipato e non verticista e arruffato è sotto gli occhi di tutti. Voglio sperare che la Fiom possa dare un contributo a far si che i tanti interlocutori che oggi saranno alla manifestazione sappiano trovare percorsi unitari che vadano oltre lo spazio della manifestazione.

paolo ferrero


La lotta per la liberazione dal berlusconismo non è certo finita con la sciagurata scelta del gruppo dirigente del Pd di accodarsi al Caimano per dar vita a quello che sarà ricordato come il più disastroso governo dell’Italia repubblicana. Essa entra solo in una nuova decisiva fase nella quale anche ad orbi, ciechi e guerci di ogni genere è oramai evidente il vero carattere del Partito democratico, accozzaglia di gruppetti di potere subalterni ad ogni tipo e genere di poteri forti, compresi quelli radunati attorno a Mr. Bunga Bunga.

Né qualcuno osi dire che non si poteva fare diversamente dato che il Pdl aveva ottenuto molti voti alle ultime elezioni. Intanto non si è perseguita, da parte del Pd gonfio di estrogeni filoberlusconiani e comunque profondamente di destra, con la sufficiente tenacia, l’alternativa basata sull’accordo con il Movimento Cinque Stelle. Poi è più che mai valido quanto affermato da Manuel Castells su Internazionale di questa settimana a proposito della situazione in Islanda e in Italia: non è un programma radicale che porta alla sconfitta la sinistra, ma il mancato rispetto di tale programma.

Dalla crisi non si esce certo con le ricettucole di Letta, che sembra la caricatura di Monti. Tutt’al più si darà ossigeno a Berlusconi soddisfacendo le sue richieste in materia di Imu, con le quali il furbo individuo ha del resto colto un’esigenza diffusa, e allontanando in tutti i modi le minacce giudiziarie che giustamente si addensano sul suo capo.

Intanto la resistenza antiberlusconiana riparte da Brescia, con la manifestazione a sostegno della magistratura da parte dei centri sociali e da Roma, con la manifestazione a ricordo di Giorgiana Masi che ha avuto luogo ieri nonostante il divieto di Alemanno e della questura, contro la sfilata filoclericale che aveva luogo contemporaneamente.

Il berlusconismo è anche questo, una capacità davvero spregiudicata di combinare il libertinaggio e il clericalismo più sfacciati. Anche su questo piano del tutto inconsistente appare il Pd, oggi dominato fra l’altro da ex democristiani che in fatto di clericalismo non hanno nulla da imparare dalla destra.

Un fatto positivo in questo quadro è anche costituito dall’inizio dell’emancipazione del Movimento Cinque Stelle dal suo padre fondatore, che pure qualche merito lo ha avuto. Ed è positivo che tale emancipazione avvenga su di un terreno come quello della concessione della cittadinanza agli immigrati di seconda generazione. Chi, da Grillo a Grasso, si esprime contro questa norma, vuole confondere le acque e attingere alla peggiore demagogia di stampo razzista. In discussione infatti non è un astratto jus soli, ma il diritto di chi in Italia è nato e ha vissuto di accedere concretamente alla cittadinanza. Nei termini previsti dalla proposta di legge di iniziativa popolare che ho voluto mettere in appendice al mio ultimo libro su “Immigrazione, asilo e cittadinanza universale”.

Cittadinanza, diritti civili, crisi. Pare proprio che la lotta su tutti questi piani, che si intrecciano fra di loro, sarà lunga e complessa, e che per liberarci davvero di Berlusconi e tutto ciò che rappresenta dovremo liberarci di molte altre cose, primo fra tutti il Pd. Ma probabilmente anche Beppe Grillo, quantomeno nella sua veste di guru indiscusso. Come ricordava il candidato del Movimento Cinque Stelle alla presidenza dell’VII municipio romano, alla manifestazione convocata sabato dal Comitato NoPUP indignati, il vero cambiamento di paradigma è dato dallo spostamento del baricentro decisionale da una classe politica nella sua massima parte inadeguata e spesso indegna ai cittadini. Cittadini vecchi e nuovi, aggiungo io.

Appunto per questo è necessario ridare vita e linfa a una sinistra di cui si sconta drammaticamente oggi in Italia la mancanza. Che certo dovrà essere profondamente diversa da quella che finora abbiamo conosciuto e che giustamente è oramai pressoché defunta. Oltre alle manifestazioni indicate voglio ricordare l’iniziativa di Sel a Roma con la partecipazione di Rodotà e l’assemblea di Bologna per la costituzione di un nuovo polo anticapitalista, che ha assunto la suggestiva denominazione di Ross@. Nonché ovviamente, il necessario successo della Repubblica Romana , la coalizione di liste per Sandro Medici sindaco alle prossime elezioni del Comune di Roma, che già nel suo nome rievoca uno dei più importanti esperimenti costituzionali dell’Italia preunitaria sul piano della democrazia e della laicità.

Autore: Fabio Marcelli


di NICOLA MODUGNO

“Questa mattina Peppino avrebbe dovuto tenere il comizio di chiusura della campagna elettorale. Non ci sarà nessun comizio, non ci saranno più trasmissioni. Peppino non c’è più, Peppino è morto, si è ucciso. Si, non sorprendetevi, è andata proprio così! I carabinieri lo dicono, lo dice il magistrato… hanno trovato un biglietto: voglio abbandonare la politica e la vita… questa sarebbe la prova del suicidio, la dimostrazione… e lui per abbandonare la politica che cosa fa? Va alla ferrovia, picchia la testa contro un sasso, macchia di sangue tutt’intorno, poi si avvolge nel tritolo e salta per aria sui binari… suicidio! Come l’anarchico Pinelli, che vola giù dalla finestra della questura di Milano, come l’editore Feltrinelli che salta su un traliccio dell’Enel… questo leggerete sui giornali, questo vedrete alla televisione… anzi non vedrete proprio niente… perché questa mattina giornali e televisione parleranno di un fatto molto più importante… del ritrovamento a Roma dell’onorevole Aldo Moro, ammazzato come un cane dalle brigate rosse. E questa è una notizia che fa impallidire tutto il resto, per cui: chi se ne frega del piccolo siciliano di provincia! Chi se ne fotte di questo Peppino Impastato! Adesso spegnetela questa radio, giratevi dall’altra parte. Tanto si sa come va a finire, si sa che niente può cambiare. Voi avete dalla vostra la forza del buonsenso… quella che non aveva Peppino… domani ci saranno i funerali… voi non andateci… lasciamolo solo! E diciamolo una volta per tutte che noi siciliani la mafia la vogliamo! Non perché fa paura ma perché ci da sicurezza, perché ci identifica, perché ci piace! Noi siamo la mafia! E tu Peppino non sei stato altro che un povero illuso, tu sei stato un ingenuo, nuddu miscato cu niente!”

Tra l’8 e il 9 maggio del 1978 fu ucciso Peppino Impastato. Un giornalista, un attivista politico, un trentenne che dalle frequenze della sua radio, “Radio aut”, denunciava le attività mafiose nella sua terra. Peppino era un uomo onesto,un uomo coraggioso che ha perso la sua vita per difendere un ideale.L’uccisione, avvenuta in piena notte, riuscì a passare la mattina seguente quasi inosservata poiché proprio in quelle ore veniva “restituito” il corpo senza vita del presidente della Dc Aldo Moro in via M. Caetani a Roma.

Peppino Impastato però non è passato innosservato,perchè un uomo muore ma le sue idee possono divenire eterne e vivere negli occhi di chi ,proprio come Peppino,crede ancora nella giustizia e in un mondo migliore. Tanti come Peppino sono stati uccisi perchè si sono ribellati ad un sistema,,perchè non accettavano di essere oppressi…perchè erano uomini liberi.

Un’ idea però non la puoi “ammazzare”,non puoi fermare un’idea. Contro un’idea salda e ben radicata nessuno può far niente….

Dovremmo prendere esempio da queste persone,dovremmo guardare a queste storie ed imparare a non avere paura del potere,qualsiasi tipo di potere.Semplicemente dovremmo rialzare la testa e ribellarci proprio come ha fatto Peppino Impastato…. 

“potranno tagliare tutti i fiori ma non fermeranno mai la primavera…”


 

Questo non è mio figlio.
Queste non sono le sue mani
questo non è il suo volto.
Questi brandelli di carne
non li ho fatti io.

Mio figlio era la voce
che gridava nella piazza
era il rasoio affilato
delle sue parole
era la rabbia
era l’amore
che voleva nascere
che voleva crescere.

Questo era mio figlio
quand’era vivo,
quando lottava contro tutti:
mafiosi, fascisti,
uomini di panza
che non valgono neppure un soldo
padri senza figli
lupi senza pietà.

Parlo con lui vivo
non so parlare
con i morti.
L’aspetto giorno e notte,
ora si apre la porta
entra, mi abbraccia,
lo chiamo, è nella sua stanza
a studiare, ora esce,
ora torna, il viso
buio come la notte,
ma se ride è il sole
che spunta per la prima volta,
il sole bambino.

Questo non è mio figlio.
Questa bara piena
di brandelli di carne
non è di Peppino.

Qui dentro ci sono 
tutti i figli
non nati
di un’altra Sicilia.

Maurizio Landini ha annunciato una manifestazione nazionale della Fiom a Roma il 18 maggio. «Vuole essere non solo una manifestazione dei metalmeccanici», ma anche «dei giovani, dei precari, di chi vuole cambiare lo stato delle cose», ha detto Landini. «Partiamo dai problemi dei metalmeccanici per chiedere un blocco dei licenziamenti, per chiedere un cambiamento delle politiche industriali, per chiedere la riconquista del contratto», ha aggiunto ancora Landini. «Proprio perchè c’è una crisi della rapprestanza e della democrazia io penso che non può essere che in questa fase quelli che utilizzano le piazze e fanno notizia sono proprio quelli che hanno messo in discussione la democrazia nel nostro Paese», ha concluso.

 

Rifondazione Comunista aderisce immediatamente: “Aderiamo e sosterremo attivamente con la partecipazione la manifestazione lanciata dalla Fiom per il prossimo 18 maggio. L’occupazione, il lavoro, sono la vera, prima, emergenza nazionale della quale il nuovo parlamento purtroppo non si sta occupando. Eppure la situazione drammatica é sotto gli occhi di tutti, come lo sono i suicidi delle persone che non ce la fanno più, come è accaduto ancora oggi a tre persone. Contro le politiche di austerità italiane ed europee, per ottenere risposte concrete a lavoratori, pensionati ed esodati, saremo in piazza con la Fiom”.

 

Il racconto dei giovani costretti a turni massacranti e sottopagati. 
La difesa dell’associazione albergatori di Rimini: “Ci sono casi, ma isolati”. 
Ma le associazioni rilanciano: “Il problema è così serio che non possiamo più combatterlo da soli”.
 
Sono giovani, con un’età che arriva nella maggior parte dei casi ai 40 anni. 
E sono sia italiani che stranieri, un esercito di lavoratori in nero (in toto o in parte) che, nel comparto del turismo sulla riviera romagnola, condividono situazioni analoghe, con paghe orarie che variano dai 3 ai 4 euro e turni che possono raggiungere le 15 ore al giorno (per tutti tra le 80 e le 90 ore a settimana).
 
Per Patrizia Rinaldis, presidente dell’Associazione italiana albergatori (Aia) di Rimini, sono “casi limite che non rispecchiano il nostro turismo”.
Per altri, invece, il “lavoro gravemente sfruttato è un fenomeno talmente epidemico che non possiamo segnalare un datore di lavoro piuttosto di un altro: lo fanno tutti”.
Ad affermarlo sono due realtà che da anni lavorano a fianco degli stagionali.
Sono il comitato Schiavi in Riviera e l’associazione Rumori Sinistri che nelle settimane scorse hanno collaborato con il consigliere riminese Fabio Pazzaglia della lista Fare Comune a un’interpellanza contro lo schiavismo nel turismo.
Scopo è quello di arrivare a settembre a un consiglio comunale tematico in cui trovino spazio le voci dei lavoratori, quelle che denunciano condizioni di mancato rispetto dei contratti nazionali di categoria e un uso “disinvolto” di strumenti ad hoc, come i contratti a chiamata.
 
“Parlare di questo argomento in riviera è difficile”, dice Pazzaglia. “Si pensi che a Rimini ci sono 40 vigili che devono controllare gli ambulanti abusivi e solo 2 che invece devono occuparsi delle condizioni dei lavoratori in alberghi, ristoranti o impianti balneari”.
Gli ispettori del lavoro che girano sono 23, “ma non sempre sono nelle condizioni di rilevare reali abusi da parte dei titolari degli esercizi”, spiega Marco, uno degli attivisti di Schiavi in Riviera.
Trentatreenne, conosce bene il settore dato che “ho cominciato a lavorare come stagionale a 15 anni e ancora oggi ho bisogno di arrotondare per arrivare a fine mese. Così la sera faccio il cameriere”.

Marco ha iniziato nel 2008 a “fare squadra” con altri colleghi – oggi il gruppo è composto da una decina di attivisti e da un centinaio di sostenitori – e spiega che per “aggirare i controlli, i lavoratori sono istruiti a dire che è il loro primo giorno, hanno preso servizio da un’ora o da due e che non conoscono nessuno degli altri”. Il meccanismo, secondo gli attivisti romagnoli, è quello dell’abuso del contratto a chiamata, conosciuto anche come contratto di lavoro intermittente. “Avvalendosi male di questo strumento”, prosegue il giovane romagnolo, “i versamenti contributivi sono quasi inesistenti, non si ha diritto a indennità di disoccupazione e si può essere licenziati facilmente”.
 
E come se non bastasse, nel pieno della stagione, si viene “chiamati” tutti i giorni. Mauro, 19 anni, vive a San Mauro Mare e da quando ne aveva 14 d’estate fa il barista nei bar sulla spiaggia o in birrerie la sera. “Succede che possa lavorare ben oltre i giorni pattuiti e vengo avvertito all’ultimo momento. Ma può succedere anche il contrario: se c’è maltempo mi dicono via sms che me ne posso stare a casa. Il messaggio può arrivare alle 7 del mattino, dopo che ho lavorato fino alle 2 e che mi sono già svegliato per riprendere. Quest’anno ho fatto un colloquio in un pub: volevano che lavorassi tutte le notti senza contratto per una paga di 3 euro all’ora. Ho rifiutato”.
 
Claudio di anni ne ha 24, è di origine campana ma vive da tempo a Rimini e fa il cameriere in una pizzeria. “Il contratto a chiamata per me vale sempre, prendo un migliaio di euro al mese e in una settimana posso fare fino a 90 ore”.
L’unica storia, tra quelle raccolte, con un esito positivo è quella di Tommaso, 26 anni, un ragazzo riminese che lavora nel salvataggio. “Prima ero in un officina meccanica”, dice, “e quando sono rimasto disoccupato ho pensato di fare la stagione. Mi hanno preso ufficialmente per 6 ore e 20 minuti al giorno. Invece ne facevo almeno 8 e quando ho avuto un lutto in famiglia i miei datori di lavoro stentavano a lasciarmi i giorni per il funerale e per stare con i parenti. Allora ho iniziato a informarmi sui miei diritti e ho minacciato una vertenza. A quel punto mi hanno regolarizzato e regolare lo sono ancora oggi. Ma non tutti nel mio impianto lo sono”.
 
Laura, 40 anni, oggi fa la guida turistica, ha un contratto come si deve, ma del suo precedente lavoro in un hotel di Rimini non ha mai visto neanche un soldo. “Ero regolarizzata per il 30% di quello che in realtà lavoravo, il restante stipendio mi veniva dato in nero. All’inizio ho accettato perché avevo bisogno di denaro, ma poi passa il primo mese e non mi pagano, passa il secondo e la situazione è la stessa. A quel punto mi sono rivolta a chi poteva assistermi nell’avere quello che mi spettava. Durante una manifestazione davanti all’albergo, però, sono stata aggredita a parole e non solo”.
 
Quello del passare dall’abuso contrattuale all’aggressività verbale e fisica è un nodo che segnala anche Manila Ricci dell’associazione Rumori Sinistri. “Il problema è nel complesso così grave che non possiamo più gestirlo come gruppo di volontari. Sta dunque partendo una campagna che prevede anche l’attivazione di una linea telefonica perché i lavoratori para-schiavizzati vanno oltre la stagione estiva e c’è un bisogno costante di supporto specialistico. Occorre rompere il meccanismo di omertà e il sistema del lavoro schiavistico del turismo”.
 
Un sistema che, se per gli italiani è drammatico, lo è ancora di più per gli stranieri, soprattutto donne comunitarie che arrivano dalla Romania.
I migranti sono sotto ricatto anche per il posto letto compreso nel “pacchetto” lavorativo (se protestano, l’alloggio rischia di saltare) e nel 2011 l’associazione Rumori Sinistri ha ricevuto 198 persone allo sportello antisfruttamento.
Di queste 174 erano romene e 142 hanno pagato agenzie di intermediazione italiane con uffici nei Paesi d’origine. Il prezzo per lavorare a condizioni estreme in Italia si aggira sui 600 euro per i cittadini comunitari, ma può arrivare a 1700 per chi viene da nazioni extra Unione europea.
Quattro di queste lavoratrici, tutte romene, hanno però reagito e attraverso l’associazione hanno ottenuto il supporto di un avvocato romagnolo, Raffaele Pacifico, che in tarda primavera ha presentato una denuncia alla procura della Repubblica di Rimini per riduzione in schiavitù e mobbing. “Ho raccolto i loro racconti in lingua originale e poi li ho fatti tradurre”, spiega il legale. “Sono racconti crudi che parlano di avanzi di cibo da mangiare con gli animali domestici dei titolari degli alberghi, di giorni di riposo mai concessi e di assenze per malattia negate. Avendo pagato per venire in Italia a lavorare, queste lavoratrici non potevano tornare nel loro Paese prima della fine della stagione. Ora i magistrati sono in fase istruttoria e stanno valutando tutta la documentazione che ho allegato alla denuncia, certificati medici compresi”.
 
Mentre il consigliere Pazzaglia e le associazioni di lavoratori chiedono che si arrivi a un “certificato di qualità” che attesti il rispetto degli operatori del settore per contratti e condizioni di lavoro, l’Aia respinge le accuse e dice che non si tratta di una situazione generalizzata. “Casi ce ne sono”, spiega ancora la presidente De Rinaldis. “Il figlio di una mia collaboratrice, per fare il bagnino, ha preso 50 euro per dieci giorni, è una vergogna, prenderei chi lo ha trattato così a calci nel sedere”. La rappresentante degli albergatori è in realtà ancora più esplicita quando parla di questo episodio, ma aggiunge riferendosi al comparto: “Vorrei andare io dai sindacati a dire che c’è personale in eccesso che non fa niente e che rifiuta di spostarsi per esempio dalle cucine ai piani se in cucina non c’è nulla da fare e invece serve una mano altrove”.
 
E insiste a parlare di “situazioni limite, da non difendere, certo, ma comunque marginali”. Ma limite o meno che siano queste situazioni, i lavoratori sfruttati potrebbero bussare alla porta dell’Aia trovando un interlocutore che intervenga per sanare ciò che sano non è? “Non è questo il nostro lavoro”, risponde Patrizia De Rinaldis. “Ci sono delle regole che devono essere rispettate, ma sono altri gli organi che lo devono fare. Personalmente faccio convegni e corsi per ribadire quali sono queste regole. Le verità è che noi per primi subiamo la concorrenza sleale di chi sfrutta i lavoratori usando forme di flessibilità estreme che mettono a rischio a 80 mila posti di lavoro nel settore”.
 
 


Oggi , ai funerali di Agnese Borsellino, la famiglia è stata costretta alla presenza di alfano. Dopo il nauseabondo cordoglio di napolitano, questo ulteriore scempio subito con dignità ed educazione…Il mio abbraccio più caloroso a tutta la famiglia Borsellino, per la quale le corone di stato continuano a puzzare di quello che sono:marcio. 
Sig.ra Agnese, che la terra le sia lieve, come non lo è stata la condanna che lo stato corrotto e marcio le ha inflitto per 7595 giorni dal 19 luglio 1992. R.I.P.

 

 

 
Le assemblee per la discussione del programma e la definizione delle liste elettorali di “Cambiare si può”, che si erano tenute in varie località del Salento, avevano visto una buona partecipazione numerica e alimentato un’ampia discussione politica, a testimonianza del diffuso interesse per la ricostruzione di un soggetto unitario della sinistra. Poi le cose sono andate come sappiamo. La trasformazione di “Cambiare si può” in Lista Ingroia, e la logica verticistica con cui i partiti che l’hanno sostenuta hanno proceduto alla definizione delle liste elettorali, hanno riproposto antichi difetti, dalla personalizzazione leaderistica alla frustrazione della volontà di partecipazione da parte della base, contribuendo a provocare un esito elettorale che sarebbe eufemistico definire deludente. La rabbia popolare contro il governo Monti e le sue “riforme” a senso unico (a favore degli interessi della grande finanza e contro gli interessi delle classi subordinate) si è riversata nel massiccio sostegno al Movimento5Stelle, il quale ha saputo riproporre e semplificare molte delle parole d’ordine lanciate negli ultimi anni dai movimenti sociali (dalla NoTav ai Comitati per l’acqua). Infine abbiamo assistito all’indegna pantomima inscenata dal PD: dal rifiuto della candidatura di Stefano Rodotà a presidente della Repubblica, all’inciucio con PDL e Centristi che ha portato alla rielezione di “re” Giorgio II, una sorta di “golpe bianco” che, oltre a rovesciare lo spirito se non la lettera del dettato costituzionale, ha spianato la strada al varo di una grande coalizione centrista con l’esplicito mandato di proseguire – in nome della tecnocrazia europea – sulla strada dell’austerità e di un ulteriore attacco ai redditi e alla qualità della vita delle masse popolari del nostro Paese. In questo contesto SEL, venduta l’anima in cambio della garanzia di un congruo numero di senatori e deputati, cerca ora di riacquistare credibilità riproponendosi nell’improbabile ruolo di forza di opposizione. Nel frattempo proliferano i progetti per la costruzione di un nuovo soggetto politico di sinistra. L’associazione ALBA (http://www.soggettopoliticonuovo.it/), dopo l’assemblea tenutasi a Firenze lo scorso 13 aprile, si prepara a indire una assise nazionale per metà giugno a Bari.. Un nutrito comitato di militanti della sinistra sindacale e di intellettuali lancia il manifesto “Per un movimento politico anticapitalista e libertario” (http://www.controlacrisi.org/notizia/Politica/2013/4/15/32746-dichiarazione-comune-per-un-movimento-politico/ ) e indice un’assemblea per l’11 maggio a Bologna. Sempre l’11 maggio e sempre a Bologna è prevista l’assemblea nazionale dei collettivi studenteschi autonomi. Rifondazione Comunista(http://www.rifondazione.it/primapagina/), ammettendo di non poter essere il solo protagonista di un processo di riaggregazione a sinistra si rende disponibile a un confronto aperto con le altre componenti Infine il 18 maggio laFiom indice una manifestazione nazionale a Roma (http://www.fiom.cgil.it/eventi/2013/13_05_18-manifestazione/materiali/13_04_23-volantino-18-maggio.pdf ) per il diritto al lavoro, all’istruzione, al reddito, alla cittadinanza, per la giustizia sociale e la democrazia. Queste e altre iniziative di mobilitazione e di lotta, assieme ai progetti di riaggregazione politica citati in precedenza, alimentano la speranza che sia possibile organizzare un’opposizione degna di questo nome al governo dell’inciucio che si è appena insediato. A condizione che i vari spezzoni di sinistra che dicono di voler contribuire al processo di unificazione la smettano di contemplare il propri ombelichi e accarezzare velleitari sogni di egemonia per avviare un serio percorso di confronto reciproco a partire dagli obiettivi comuni e ripudiando settarismi e preclusioni ideologiche. Perché ciò possa avvenire, tuttavia, tocca alla base auto organizzarsi, senza aspettare che piovano soluzioni dall’alto.
 Discutiamone sabato 4 maggio (ore 19.00 – Sala Civica di Via Verdi – Casa dei Popoli di Copertino) 
 
prof Carlo Formenti
1° maggio dedicato alla costruzione di una forte opposizione sociale
 
1° maggio dedicato alla costruzione di una forte opposizione sociale

Questo primo maggio 2013 lo dedichiamo alla costruzione di una forte opposizione sociale. I precedenti governi  hanno tolto la speranza ai giovani, colpito  i diritti, abbandonati i temi etici, determinato una massa incredibile  di  precari, disoccupati, lavoratori e pensionati disagiati, colpito la giustizia sociale ma non la corruzione, sono stati i  governi delle privatizzazioni,  dello scempio ambientale e sociale dei nostri territori (vedi Ilva ed Enel).

Questo   governo  nasce  già vecchio perché   uguale al precedente,  come l’altro è di stampo liberista  e si avvia verso  lo stesso programma liberista che sta distruggendo le conquiste sociali in ogni paese europeo, senza migliorare di un briciolo la condizione della economia.

La prima cosa detta da Letta per legittimare il nuovo governo è che ci sono  più giovani rispetto agli altri governi e ci sono tante donne (appena sette su 21), l’ha ripetuto mille  volte, ad ogni intervista  e in  ogni rete televisiva per rendere presentabile “l’inciucio Pd – Pdl” perché il marchio donna  e il marchio  giovane vende bene,  sono  l’illusione  del cambiamento  e della modernizzazione al di là del progetto politico, della competenza  e dei  reali interessi  che rappresentano queste persone. 

E  invece questo  è un governo vecchissimo  di stampo democristiano e sicuramente non di sinistra che non mette al centro del dibattito il lavoro,  è  un patto di ferro  tra interessi della BCE e interessi  personali di Berlusconi e che accentua la  crisi della  rappresentanza politica e della democrazia.
  
Dopo l’ evidente disgregazione della sinistra,  a difendere i lavoratori  e i diritti, oggi sembra  sia rimasta  la sola FIOM con Landini  che   ha annunciato una manifestazione nazionale a Roma il 18 maggio.

Noi  ci andremo perché c’è la necessità di una opposizione frontale. L’appello è alle lotte a partire dal 1 maggio e per  ricostruire una sinistra degna di questo nome.

Partito della Rifondazione – Brindisi