Il popolo viola ha ricostruito una sequenza fotografica in cui appaiono esponenti delle forze dell’ordine che,  travestiti da manifestanti e armati di bastone, fronteggiano altre forze dell’ordine nel corso delle manifestazioni di oggi a Roma. Vogliamo spiegazioni. Chiediamo alle forze politiche di fare chiarezza su questa sequenza inquietante finalizzata a demonizzare l’insieme del movimento studentesco cui va la solidarietà del movimento. Vogliamo sapere chi sono questi esponenti delle forze dell’ordine, con quale mandato agiscono e soprattutto su mandato di chi. Questi atti ci ricordano i tempi più bui della storia della Repubblica.

 

 

 

 

 

 

 

Roma: “Finanzieri infiltrati tra i dimostranti, si faccia chiarezza”ultima modifica: 2010-12-15T10:31:13+01:00da casadelpopoloff
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9 Thoughts on “Roma: “Finanzieri infiltrati tra i dimostranti, si faccia chiarezza”

  1. Il ministro degli interni Maroni esprime massima solidarietà alle forze dell’ordine infiltrate.

  2. REPETITA IUVANT! Altrimenti non si va mai a fondo su nulla. Qualche giornalista, TIPO BELPIETRO, può riportare queste dichiarazini a Bossi e farsi dare una risposta? Altrimenti, giornalisti vari, siete dei codardi, eccome se siete dei codardi. Scrivete solo quello che vi fa comodo.Caro Beppe, per non dimenticare, A PROPOSITO DI DESTRA,riporto alcune frasi pronunciate dal Signor Umberto Bossi (Fonte Ansa).“Chi vota per Berlusconi e Fini deve sapere che vota per la mafia” (6 marzo 1996).“Non c’è il minimo dubbio: la Fininvest è controllata dalla mafia, Berlusconi è nel giro della mafia e le televisioni non sono sue, lui è il fiduciario” (4 dicembre 1996).Berlusconi è il “camorrista mafioso di Arcore” e “la Fininvest ha qualcosa come 38 holding, di cui 16 occulte. Furono fatte nascere da una banca di Palermo a Milano, la banca Rasini, la banca di Cosa Nostra a Milano. E hanno preso un meneghino per rappresentare i loro interessi” (25 ottobre 1998).Il Cavaliere “non merita risposte dignitose”, tuona Bossi in un comizio a Udine, e rincara: “io non parlo dei mafiosi, di chi ha fatto i soldi con la mafia”. E ancora: “ricordo che molti ragazzi del Nord sono sotto terra, morti di droga. Morti cioè con i soldi che poi sono arrivati a lui per le sue televisioni” (13 novembre 1998).Insomma, “fino a quando non s’è fatta chiarezza su che cosa è Forza Italia e su che cosa è la Fininvest, sulle finanziarie e su come pigliavano i quattrini, non ci potrà essere alcun dialogo con il Polo” (5 ottobre 1998).Etc, etc.

  3. Fra il ’25 e il ’26 del secolo scorso, il fascismo, varava le “leggi fascistissime”, che nel forsennato attacco liberticida annientavano la libertà di stampa chiudendo i giornali non allineati al potere dittatoriale, Tremonti fa la stessa cosa nel 2011Fra il ’25 e il ’26 del secolo scorso, il fascismo, divenuto regime, varava le “leggi fascistissime”, che nel forsennato attacco liberticida annientavano la libertà di stampa chiudendo i giornali non allineati al potere dittatoriale. Oggi, sotto il tallone di Berlusconi, non si usa il fuoco e – formalmente – neppure la censura: basta chiudere il rubinetto dei modesti finanziamenti pubblici che consentono ai giornali di partito, di idee e cooperativi, cui non arriva il becco di un quattrino dalla pubblicità, di sopravvivere. E lo si fa nel modo più ipocrita e vigliacco. Dopo aver approvato una finanziaria che, sostanzialmente, confermava la dimensione dei finanziamenti sino ad oggi accreditati all’editoria, con un colpo di mano, solo qualche giorno dopo, attraverso il decreto “milleproroghe”, quelle risorse vengono sequestrate. Dicono: per dirottarle verso il cinque per mille, il cui fondo era stato improvvidamente taglieggiato dalla legge di bilancio. Come se le due voci di spesa fossero inesorabilmente legate; come se il mantenimento dell’una comportasse – automaticamente – il sacrificio dell’altra; come se avesse senso mettere in competizione la meritoria attività di tante Onlus e dei loro operatori sociali con il pluralismo dell’informazione. Perché questo si sta facendo, per dare una falsa patina di nobiltà alla proditoria intenzione di cancellare un pezzo rilevante della stampa libera e indipendente, quella non omologata e critica verso i palazzi del potere, quella che si è dimostrata più capace di connettersi alle lotte, ai movimenti, ai fermenti sociali, ai temi spesso oscurati o rimossi dalla grande stampa.Attore protagonista di questo violento – sì, violento! – attacco all’informazione non gradita, di questo ulteriore scacco alla democrazia è il ministro Giulio Tremonti, colui che soltanto un anno fa spiegò che mai avrebbe permesso che giornali che affondano le proprie radici nella storia e nella cultura politica del Paese potessero essere spenti ad opera del governo. Ma è stato proprio il superministro dell’economia, ospitato qualche settimana fa con singolare rilievo dal Fatto Quotidiano, a fare mostra di pelosa indignazione per il taglio del cinque per mille, a manifestare l’intenzione di porre riparo a quell’ingiustizia e ad indicare anche – con infallibile mira ed ostentata enfasi – dove si dovessero reperire le risorse necessarie, compatibilmente con il vincolo dell’invarianza di bilancio. Fine del gioco delle tre carte.Il fatto è che la libertà di stampa, in Italia, vale meno del costo di uno solo dei 131 cacciabombardieri Eurofightiers destinati ad ammodernare il nostro arsenale militare. Quando si dice le priorità. Per inciso, nello stesso decreto “milleproroghe” è previsto il rifinanziamento della missione militare in Arghanistan: 750 milioni per il primo semestre dell’anno a venire.Ora è necessario reagire e farlo in fretta. Se non fosse ancora del tutto chiaro, è bene prendere coscienza che il colpo di scure che ci viene assestato equivale ad un requiem per gran parte delle testate che, una volta private di queste insostituibili risorse, sarebbero costrette a chiudere, essendo ben poche, fra di esse, quelle che possono attingere ad altri forzieri.Solo una sollevazione democratica, forte e corale, qui ed ora, può impedire che questo sopruso si compia. Domani sarebbe troppo tardi.

  4. Lo specchio del BERLUSCASi specchia ogni giorno nello specchioe vede una faccia di tegame.Domanda, non ostante sia vecchio:«Son io il più bello del reame ?».Una vocina gli punge l’orecchio:«Togliti dalle scatole, rottame !».Questa risposta con uno sputecchiogli torna dopo attento esame !Il Cavaliere, molto infuriato,attacca quello specchio dirimpetto,grida : «Ecco un altro magistrato !Giudizio comunista ! Lo rigetto !».Entra Cicchitto e gli dice : «Sire,ordina quello che vuoi sentire !»

  5. Auguri a tutti i compagni di viaggio, a tutte le mie amiche e amici che in anni passati qui, ho visto scomparire nel nulla, mi mancano. Un saluto a chi mi snobba, a chi se ne fotte e a tutti i visitatori del mio piccolo mondo.Vorrei dire che il mio piccolo blog non tratta di politica , ma parla spesso di politica. Il mio piccolo blog era nato nella categoria ”di tutto un pò” e parlavo di tutto un pò, adesso che sto vedendo morire la democrazia, l’opinione pubblica, l’indignazione, il senso del pudore non riesco a parlare che di politica, premetto che tutti sono uguali, e che tutti concorrono al bene proprio e non a quello comune. Cercherò, perchè penso sia monotono, di abbracciare anche altro, anche se non sono tranquillo. C’è poco da scherzare adesso.

  6. Quell’eversivo di Marchionne«La preclusione unilaterale di non ammettere a far parte di organismi rappresentativi dei dipendenti i rappresentanti delle organizzazioni sindacali che non hanno firmato l’accordo non è legittima». A parlare così della spinosa vicenda della Fiat, ovvero i due accordi separati a Pomigliano e a Mirafiori, è Nicola Mancino, ex vice-presidente del Consiglio superiore della magistratura. Un linguaggio giuridico che non nasconde la sostanza del problema: la Fiat ha assunto un comportamento antisindacale nei confronti della Fiom e incostituzionale verso i lavoratori. Il castello di carte costruito dall’amministratore delegato della Fiat Sergio Marchionne, con la complicità di Fim, Uilm, Ugl e Fiscmic.

  7. Il Giornale pubblica le migliori barzellette di Berlusconi. Nel tentativo di recuperare i lettori piu’ intellettuali.

  8. Il Giornale pubblica le migliori barzellette di Berlusconi.Prima della gazzetta ufficiale.

  9. Casini, nel 2008: “Cuffaro verrà assolto, saranno in tanti in fila a chiedergli scusa”. Dove inizia la coda? “Sono certo che tra qualche mese, quando Cuffaro sarà assolto da tutte le accuse, tanti sciacalli di queste ore saranno in prima fila a chiedergli scusa”Così Pierferdinando Casini il 26 gennaio 2008 riferendosi alla condanna, in primo grado di giudizio, di Totò Cuffaro per favoreggiamento nei confronti di Cosa Nostra.Oggi, che la Corte di Cassazione ha confermato in via definitiva la sentenza, chi è che dovrebbe chiedere scusa?

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