Augia e la scuola

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Si muove la scuola, l’università, la cultura.Si muove in forma organizzata e imprevedibile. La targa questi giovani non ce l’hanno. Sono di sinistra, di destra? Semplicemente non ci stanno a stare sotto. E salgono sopra. Sui tetti, sui campanili, le torri, i monumenti. I “cortei verso il cielo” organizzati nei social network, con gli sms e le mail, in chat e con twitter hanno lasciato inebetito un mondo adulto immobile nella palude putrescente di vent’anni vissuti al grido del rinnovamento e all’azione della restaurazione.Il potere sciocco e scioccato è incapace di rispondere, si confonde, s’aggroviglia, manda poliziotti a manganellare e a arrestare non si sa bene chi e che cosa.Poliziotti che manganellano stupidamente il nessun disordine, picchiatori per comando verso i loro figli, fratelli vicini di casa. Poliziotti che aggrediscono in metropolitana come teppisti qualunque che fanno male e fanno pena, costretti, per una manciata di monete, a sacramentare di botte ragazze e ragazzi che difendono lo Stato, la Costituzione, la Democrazia, il loro domani.Non ci sono più i terroristi, i “rivoluzionari con la p38”, il loro compito è finito, hanno collaborato insieme a menti raffinatissime a generare questa classe dirigente, orientati e manovrati da chi ha sulla coscienza stragi e assassinii impuniti. Adesso in piazza ci sono solo figli di lavoratori, di operai, di impiegati che vedono i loro genitori costretti a buttare sangue, a vivere lo spettro della disoccupazione e a sentirsi dire pure che sono fannulloni e scansafatiche.Ci sono i figli di poliziotti e carabinieri che raccontano di turni massacranti e scarsi mezzi a disposizione. Ci sono i figli del “popolo delle partite iva” illusi d’essere imprenditori e invece erano solo precari, indebitati fino al collo e con gli strozzini alle calcagna.Piaccia o non piaccia non tutti pensano che la vita sia fatta di tronisti e puttane, non tutti si immaginano alle corti di magnaccia che si raccontano talent scout. Ci sono artisti che suonano per strada, cantanti che fanno i matrimoni e poeti nascosti nelle pieghe del dolore e della solitudine.La rivoluzione è arrivata, ha i nomi di Saviano e di Vendola, di Granata e di Calasanzio, di Renzi e Don Antonio Sciortino, e tanti altri meno noti. Persone di storie e idealità diverse, anche molto diverse ma che non amano respirare i miasmi di un mondo in putrefazione. Tocca a loro e ai ragazzi  dalla mente nuova NON andarsene. Deviare il corso delle acque per lavare le stalle di Augia colme di sterco è improba fatica, ma se i due fiumi da destra e da sinistra vengono fatti convergere …E noi? Non possiamo fare molto, forse ricordare ai manganellatori che gli ordini vanno eseguiti ma non contro la Costituzione della Repubblica, altrimenti non si è subordinati ma complici e correi. E quando le acque scorreranno monderanno le scuderie di TUTTI gli escrementi.

La targa questi giovani non ce l’hanno. Sono di sinistra, di destra? Semplicemente non ci stanno a stare sotto. E salgono sopra.ultima modifica: 2010-11-26T10:24:22+01:00da casadelpopoloff
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8 Thoughts on “La targa questi giovani non ce l’hanno. Sono di sinistra, di destra? Semplicemente non ci stanno a stare sotto. E salgono sopra.

  1. Me ne frego dell’università.Se vuoi sapere il perchè leggi questo post sul mio blog:http://www.melaq.net/chi-se-ne-frega-delluniversita/

  2. Avete visto il sito nuovo della Moratti? si chiama Noi facciamo. Apriamo un concorso per completare la frase? le categorie in concorso: sostantivi e verbi

  3. WikiendDa Fini, Casini e Rutelli arriva la mozione comune di sfiducia. I finiani certificano: il governo non ha la maggioranza, Berlusconi si dimetta prima del 14. Nella confusione slitta la riforma Gelmini: al voto dopo il D-day. Premier nella bufera anche a causa degli affari con Putin: le opposizioni chiedono che riferisca in Aula. Ma da Wikileaks arrivano altre rivelazioni: le confidenze agli Usa di Letta e Cantoni (che però smentiscono) sullo stato di salute del Cavaliere «rovinato dai party». Se non è la fine…

  4. Gelmini, striscioni slogan e MERDA: la “naturale” reazione alla riforma La protesta degli studenti contro il ddl Gelmini, approvato in camera e prossimo alla approvazione in senato, conquista nuove forme di comunicazione: a Bergamo un gruppo di studenti ha scaricato una quantità di sterco di non ben precisata natura davanti al cancello dell’abitazione privata del ministro dell’Istruzione Mariastella Gelmini accompagnandolo da uno striscione No alla riforma Gelmini.Gli studenti spiegano con un comunicato: “Abbiamo violato questa roccaforte e scaricato davanti a casa Gelmini la ‘naturale’ reazione alla sua riforma”

  5. la merda vera si trova nelle lauree degli studenti italioti..pessimi al mondo abituati al 6 politico. spero la polizia spacchi molte teste do c…. di questi sinsitri compagni di nulla!!

  6. Inghilterra. Assange in isolamento, ma con il pc. Eh, ma allora siete proprio cog….lioni!- Julian Assange è in cella a Londra, in isolamento per garantire la sua sicurezza. Presto avrà un computer, e aspetta solo questo strumento per iniziare a preparare la propria difesa contro le accuse di stupro e la richiesta di estradizione della Svezia. Lo dicono i suoi avvocati, i quali si stanno preparando anche a un’accusa di spionaggio da parte degli Usa, che già definiscono “incostituzionale”. Secondo il Guardian, che cita l’avvocato Mark Stephens, gli è “tornato il buon umore” alla notizia che “potrà avere in carcere un computer con accesso, seppur limitato, ad internet”.

  7. Dove si gioca la partita veraIl solido possesso dei fondamentali (leggi: la capacità di distinguere i fenomeni profondi, i mutamenti reali nei rapporti sociali dai sommovimenti di superficie) fa scorgere all’Elefantino del Foglio, al secolo Giuliano Ferrara, quello che lo strabismo politico imperante impedisce di cogliere alla maggior parte dei commentatori politici. Mi riferisco alla spasmodica attenzione con la quale si attende il responso del voto del Parlamento che deciderà la sorte del Governo e del suo padrone, rispetto al vago, distratto interesse suscitato dall’autentica rivoluzione che Marchionne sta provocando nei rapporti fra le classi in Italia. Beninteso: non c’è chi non veda come il nostro bistrattato Paese abbia solo da guadagnare dall’uscita di scena del caudillo, dalla crisi del bipolarismo, dalla fine di una stagione politica dominata dal potere cripto-dittatoriale, corrotto e corruttore, di un egoarca. Purché non si prendano lucciole per lanterne e si abbia ben chiaro che la partita di gran lunga decisiva, quella il cui esito condizionerà la politica di ogni governo futuro, si sta giocando sull’asse Detroit-Torino.Scriveva ieri Ferrara che «in politica si decide pochissimo delle questioni di potere, giusto la politica estera e in parte, ma solo in parte, la grande questione energetica e quella della sicurezza. Non è poco – aggiungeva – ma nel nostro quotidiano e nella produzione della ricchezza di cui alla fine ci nutriamo, noi viviamo legati a regole che ormai si stabiliscono in altro modo che non con voti legislativi e gestioni pubbliche. Il caso Marchionne insegna: un imprenditore, da capo della più forte e vecchia impresa manufatturiera italiana, diventa padrone dei due mondi, e in quanto tale decide come si organizzerà il lavoro secondo una logica che ci sfugge completamente, e che travolge Confindustria, sindacati confederali e concertazioni governative di vecchia scuola». Naturalmente, l’Elefantino saluta con entusiasmo l’avvento del potere assoluto e incondizionato del capitale sul lavoro, una volta reso quest’ultimo docile strumento della competitività d’impresa. Ma indiscutibile è la lucidità del ragionamento proposto, come lo sono le conclusioni cui egli perviene: «questa è politica, queste sono le rivoluzioni di cui abbiamo bisogno». E potete essere certi che quando il regimento di un futuro governo toccasse ad un Fini, piuttosto che ad un Casini, o ad un esecutivo di transizione/emergenziale/tecnico/o di solidarietà che dir si voglia, sarebbe la stella polare di corso Marconi a brillare su di esso. E su tutti noi.

  8. Napolitano firma la riforma Gelmini. Premiata la ricerca. Della penna.”Non siamo sorpresi – commentano le studentesse e gli studenti di LINK-Coordinamento Universitario – Il presidente Napolitano ci ha ricevuto e ascoltato con rispetto, ma non ci aspettavamo che fosse lui a dare battaglia al posto nostro. A bloccare la riforma Gelmini dovranno essere gli studenti, i dottorandi, i precari, i ricercatori, i tecnici-amministrativi, tutti coloro che vivono sulla propria pelle la schiavitù della precarietà e il furto di futuro operato da questa riforma”.Il piano della mobilitazione, ora, si sposta dal parlamento verso il governo, con l’attesa dei decreti attuativi, e verso gli atenei, con l’adeguamento degli statuti universitari alla nuova legge: “Chiediamo fin da subito a tutti i rettori di disobbedire, e su questo daremo battaglia. – annunciano gli studenti e le studentesse di LINK – Costruiremo proposte di statuti universitari in grado di bloccare la riforma e cambiare l’università dal basso. Daremo battaglia in tutti gli organi collegiali e in tutte le piazze, perché la privatizzazione dell’università, lo smantellamento del diritto allo studio e la precarizzazione della ricerca non passino nei nostri atenei. La comunità universitaria ha il diritto e il dovere di ribellarsi.” una delle criticità individuate da Napolitano riguarda l’emendamento della Lega Nord che riserva ai residenti in una regione una quota delle borse di studio: “Il presidente ha sottolineato come quella norma razzista sia completamente incoerente con una legge che dice di favorire il merito. Ora tocca al governo rispettare la Costituzione e cancellare la norma razzista nel decreti attuativi.”Continua anche il percorso della costruzione dell’alternativa: “La carovana dell’AltraRiforma, la proposta dal basso per cambiare l’università, citata anche dal presidente Napolitano durante l’incontro con gli studenti, non si ferma: continueremo a raccogliere idee e proposte e a sperimentarle tutti i giorni nei nostri atenei: vogliamo il diritto al referendum sulle materie che ci riguardano, vogliamo un nuovo welfare che ci permetta l’autonomia dalla famiglia, vogliamo una ricerca aperta ai giovani e non bloccata dalle baronie”.

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