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Amava molto, tra i suoi tanti magnifici film, Amici Miei, le avventure di quel gruppetto di goliardi amici mai cresciuti, che il regista girò nel 1975.  Lo divertiva, ci si immedesimata. Lo ha detto più di una volta. Oggi il cinema italiano è molto, molto più povero.

Mario Monicelli si e’ ucciso lanciandosi dal quinto piano del reparto di urologia dell’ospedale San Giovanni di Roma, dove era ricoverato. Lo hanno comunicato fonti dell’ospedale San Giovanni. Sul posto e’ intervenuta una squadra del 118 che pero’, non ha potuto far altro che constatare il decesso del regista. La notizia della  morte del grande regista ha interrotto la trasmissione Vieni via con me. Fabio Fazio e Roberto Saviano hanno dato la notizia ai telespettatori con un lungo applauso. Mario Monicelli era ricoverato da qualche giorno al reparto di urologia 2 del San Giovanni per un tumore in fase terminale. Prima il giro per la terapia poi, una volta rimasto da solo nella stanza doppia occupata da lui soltanto, Mario Monicelli ha raggiunto la finestra e si e’ gettato nel vuoto. Questa a quanto si apprende, la dinamica del suicidio del grande cineasta romano. La tragedia si e’ consumata nella palazzina principale del San Giovanni e il corpo del regista e’ stato rinvenuto dagli operatori del nosocomio, a pochi metri dall’ingresso del pronto soccorso. Stando ad alcune testimonianze, il regista aveva mostrato stanchezza e insofferenza per la malattia che lo aveva colpito a 95 anni.

Nato a Viareggio il 16 maggio 1915, dei principali esponenti della commedia all’italiana insieme a Dino Risi e Luigi Comencini. Muove i suoi primi passi nel mondo del cinema assieme a Alberto Mondadori, con cui dirige nel 1934 il cortometraggio ‘Cuore rivelatore’, a cui fa seguito, sempre nello stesso anno, un mediometraggio muto, I ragazzi della via Paal, presentato e premiato alla Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia. Sotto lo pseudonimo di Michele Badiek, Monicelli dirige nel 1937 il suo primo lungometraggio, insieme ad alcuni amici, ‘Pioggia d’estate’, con l’attore Ermete Zacconi ripreso nella sua villa di Viareggio. Il suo esordio ufficiale in regia avviene in coppia con Steno, con una serie di film che i due registi realizzano su misura per Toto’, tra i quali spicca il celebre ‘Guardie e ladri’ (1951). Monicelli ha firmato alcuni capolavori del dopoguerra, collaborando con tutti i piu’ importanti attori italiani, da Alberto Sordi, Toto’, Aldo Fabrizi, Vittorio De Sica, Sophia Loren, Amedeo Nazzari, Marcello Mastroianni, Vittorio Gassman, Ugo Tognazzi, Adolfo Celi, a Walter Chiari, Elsa Martinelli, Anna Magnani, Nino Manfredi, Paolo Villaggio, Monica Vitti, Enrico Montesano, Gigi Proietti, Gastone Moschin, Giancarlo Giannini, Philippe Noiret, Giuliano Gemma, Stefania Sandrelli, Ornella Muti, Ivo Garrani e Gian Maria Volonte’. ‘I soliti ignoti’, film del 1958, e’ considerato quasi unanimemente il primo vero film del filone della commedia all’italiana. L’anno successivo, Monicelli gira il suo capolavoro, ‘La grande guerra’, Leone d’Oro alla Mostra del cinema di Venezia del 1959 e sua prima nomination all’Oscar. La seconda nomination all’Oscar arrivera’ nel 1963 con ‘I compagni’. Celebri anche ‘L’armata Brancaleone’ (1966) e ‘Brancaleone alle crociate’, da non dimenticare poi ‘Il Marchese del Grillo’, ‘La ragazza con la pistola’ (terza nomination all’Oscar, film del 1968), ‘Romanzo popolare’ (1974) e i primi due capitoli della trilogia di ‘Amici miei’ (1975, 1982), ‘Un borghese piccolo piccolo’ (1977), ‘Speriamo che sia femmina’ (1986) e ‘Parenti serpenti’ (1992).

“Ci lascia l’ultimo grande maestro del cinema italiano.” E’ il commento di Flavio Arzarello, segretario nazionale della Fgci, l’organizzazione giovanile del Pdci – Fds, che prosegue: “Tutti abbiamo ancora negli occhi il suo invito a ribellarsi diretto alle giovani generazioni: aveva ben chiara la situazione drammatica dei giovani nel nostro Paese, tra precarieta’ e mancanza di prospettive. Domani” – conclude Arzarello riferendosi alle manifestazioni degli studenti – “saremo in piazza anche per lui e per le sue idee.”

 

Addio, amico nostroultima modifica: 2010-11-30T09:50:25+01:00da casadelpopoloff
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5 Thoughts on “Addio, amico nostro

  1. THE ENDMeglio di tutti, lo sa Albert Einstein. Che c’entra? Ecco qui: « La crisi può essere una grande benedizione per le persone e le nazioni, perché la crisi porta progressi. È nella crisi che sorge l’inventiva, le scoperte e le grandi strategie (…)». La citazione è più lunga e articolata e calza a pennello alla situazione politica italiana, tanto che il web magazine finiano FareFuturo la usa nella sua ultima trovata: un calendario che farà il countdown della crisi fino al 14 dicembre, il giorno in cui con tutta probabilità potrebbe cadere il governo. Se poi Einstein non convince, lo stesso concetto lo esprime John F. Kennedy: «Scritta in cinese la parola crisi è composta di due caratteri. Uno rappresenta il pericolo e l’altro rappresenta l’opportunità». E’ un modo come un altro per dare coraggio ai finiani moderati meno propensi ad affossare l’esecutivo Berlusconi. Ma ieri è stata giornata decisiva.E’ iniziata con un vertice di oltre tre ore tra Gianfranco Fini, Pier Ferdinando Casini, Francesco Rutelli, l’Mpa di Lombardo, si sono aggiunti i Liberali di Tanoni. Esito: l’annuncio di una mozione di sfiducia al governo. Italo Bocchino fa subito i conti: «Con Pd e Idv raggiungiamo quota 317», maggioranza alla Camera (mentre al Senato i numeri danno ragione a Berlusconi). C’è da dire però che solo i dipietristi si dicono pronti a votare la mozione terzopolista, il Pd per ora si limita a valutarla come «fatto positivo». Ad ogni modo, la mozione è stata solo annunciata, «non è stata ancora presentata», fa notare Beppe Pisanu, al termine di un pomeriggio pieno: un incontro con Fini alla Camera e, dopo, con lo stesso leader di Fli e con Casini, alla presentazione del libro di Aldo Cazzullo “Viva l’Italia”, sempre a Montecitorio. Non è un caso che Pisanu sottolinei quanto la mozione annunciata dai terzopolisti sia più una minaccia che un atto concreto, per il momento. Lo fa perchè lui in prima persona sta trattando per evitare le urne anticipate («Sono contrario», dice) e per varare un «altro governo di centrodestra, più solido». Ipotesi sulla quale convergono naturalmente Casini, Fini, Rutelli. A patto che «Berlusconi si dimetta, lo faccia prima del 14 dicembre», intima Casini, «e concorra ad aprire una fase nuova». Pure Pisanu, che al Senato comunque voterà la «fiducia», invita il premier a «valutare con attenzione» l’offerta del terzo polo. Nel frattempo, l’idea della mozione di sfiducia passa al vaglio dei deputati del Fli,riuniti da Fini dopo il vertice con Casini e Rutelli. La discussione è lunga, ma alla fine solo Giampiero Catone non firma, annunciando che abbandonerà il gruppo.Indubbiamente, gli ultimi report di Wikileaks su Berlusconi hanno dato la stura alle indecisioni dei futuristi. Che sia sfiducia, quindi. Ma dal Kazhakistan, dove si trova in visita di stato, il premier parla di atto «da irresponsabili» e pensa che la mozione sia solo un bluff per indurlo alle dimissioni e a uscire di scena definitivamente, oscurato da un governo di transizione che faccia a meno di lui. Del resto, di nubi ce ne sono tante. Fini, parlando ai deputati del Fli, gli ricorda che «il voto anticipato è da escludere» e quand’anche si andasse alle elezioni «non vincerebbe Berlusconi». Dunque, ora «non si arrivi al 14 dicembre», il premier si decida. E sempre ieri alla Camera, per dire, si è svolto anche un incontro tra Fini e Luca Cordero di Montezemolo. Questo terzo polo insomma cresce, anche se «non chiamatelo terzo polo», avverte Casini, al quale piace di più la sua idea di «Partito della nazione», in risposta ai «sindacati corporativi territoriali», tipo Lega. Effettivamente, il grande ostacolo del progetto di Pisanu è il Carroccio.La presentazione di “Viva l’Italia”, ennesimo libro sull’Unità, è l’occasione giusta per criticare la Lega e chi le ha dato la possibilità di sovra-rappresentarsi, cioè sempre lui: Silvio. In effetti, la tavola rotonda assume a tratti i contorni di un processo in contumacia a Berlusconi. «Non si può proporre il federalismo come dono al nord e un “piano sud” come dono al Meridione – spiega Pisanu – Oggi serve una politica economica unitaria, più alta e rigorosa». Casini parla della nascita dei piccoli partiti di carattere localistico come di un «fenomeno pericoloso e tipicamente italiano, mentre in Germania la Merkel ha cercato di contenerli!». In Italia il Cavaliere ha fatto il contrario, assicurando il suo futuro a quello della Lega e di fatto aiutandola a crescere. Fini: «Invece che “leadership” in Italia c’è “followship”, perchè anzichè guidare, si seguono gli umori e i sondaggi..». Dunque, il Carroccio non sembrerebbe la forza più adatta su cui contare per un nuovo governo di centrodestra, tanto più che anche i lumbard bollano la mozione del terzo polo come «errore politico». Ma Pisanu non dispera: «La Lega è minoranza nel paese, va contenuta». Quanto ai voti per un nuovo governo: «Non credo che non li daranno…». Mai dire mai, infatti. Per esempio, Roberto Maroni è uno che riconosce: «Oggi in aula si è visto il quadro di una possibile nuova maggioranza», dice riferendosi all’agire comune dei terzopolisti. Inoltre, il ministro degli Interni ci tiene all’approvazione definitiva del suo dl sicurezza, licenziato ieri da Montecitorio. Data ultima: il 12 gennaio. Servirebbe un governo fino ad allora. Per non parlare del federalismo, i cui decreti appunto scadono a gennaio. Motivazioni che potrebbero indurre la Lega ad appoggiare un altro esecutivo. Pisanu in quel caso avrebbe ragione, nonostante tutte le differenze che lo distanziano dal Carroccio e anche dal Pdl. Si veda, per dire, quanto ha detto ieri sulle proteste studentesche. Parlava del Risorgimento e delle lotte degli «studenti sardi a favore dell’unità d’Italia». E ha aggiunto: «Gli studenti c’azzeccano sempre: bisognerebbe ascoltarli più di quanto non si faccia oggi…».

  2. Lettera di Berlusconi a Gesù Bambino Caro Gesù Bambino lo so che ho già moltoma qui ti chiedo qualcosa per Natalelo merito e so per certo che mi darai ascoltoperchè mi hai unto e quindi son speciale: Non voglio soldi nè donne nè poterevoglio che tutti mi guardino ammiratiche obbediscano felici al mio voleree che i decreti non mi vengan contestati. Non voglio troppo solo quel che è giustoche ‘l popolo al più bravo ormai s’inchinie che mi tolga dalle palle Fini ! Questo ti chiedo senz’altri affannia parte le manette leopardateche Fede mi regala tutti gli anni.!

  3. Il gabbiano vola basso e incespica anche un po’Integerrimi, incorruttibili quasi come Robespierre, ma senza nessuna pretesa di ammantarsi di riti, formule e pensieri giacobini. Praticamente i difensori della “dura lex sed lex”, con qualche dubbio a volte sul “dura” più che sul “sed”. Con il passare degli anni l’Italia dei Valori è divenuta un soggetto politico che, suo malgrado, ha abbandonato la statura di movimento per assurgere a quella di partito vero e proprio, con un congresso fatto dopo lustri dalla fondazione e con una cavalcata dell’onda di protesta al berlusconismo che le ha fatto guadagnare i lustrini di opposizione responsabile, di apparente sinistra italiana, di apparente un po’ tutto.Infatti, apparentemente parlando, l’IdV è dalla parte dei lavoratori salvo schierarsi in Europa per l’aumento dell’età pensionabile e per altre norme comprese negli standard di Maastricht e in tutti i protocolli di intesa comunitari licenziati dalle commissioni europee succedutesi nel tempo e, come sappiamo bene tutti, nessuna di queste è stata mai accusata di “bolscevismo”.Sempre apparentemente parlando, il partito dell’onorevole Di Pietro è per la giustizia, quella vera, quella con la “G” maiuscola, ma poi – anni or sono – vota contro la Commissione di inchiesta per i fatti del G8 di Genova. Insomma, va bene la giustizia, ma la verità può far male, soprattutto se riguarda lo Stato e, si sà, difficilmente lo Stato si processa da solo. E’ una prova di democrazia troppo feroce, troppo impetuosa, troppo dirompente per una fragile costruzione di libertà come quella in cui viviamo da decenni.Il partito del gabbiano iridato difende le Forze dell’Ordine, ma non ce ne sarebbe bisogno. Nessuno le ha mai accusate più del dovuto, più di quanto poi i giudici stessi abbiano confermato con le loro sentenze sulla Diaz e sui veri e propri massacri perpetrati ai danni dei manifestanti di quell’estate del 2001.L’Italia dei Valori, dunque, è o forse diviene anche ambientalista. Si scopre con una parte di cuore verde: peccato che sposi felicemente l’idea del Ponte sullo Stretto di Messina. In tempo di berlusconeide di tramontato modello, ora ci ripensano un po’ tutti: in fondo, dicono gli esperti, quel ponte reggerebbe male ad una arcata così ampia e con una corrente eolica fortissima nel tratto di mare tra Scilla e Cariddi.E allora Eolo spazza via anche questi dubbi e ridà verginità all’IdV. Un partito tutto d’un pezzo dunque, che sa difendersi dagli attacchi de Cavaliere nero di Arcore, che sa cantarle ogni giovedì ad Annozero dove sembra avere una poltrona di eccellenza oltre a quella già occupata da Marco Travaglio, scambiato da molti per un giornalista di sinistra, essendo semplicemente, in questa Italia a brandelli, un uomo coraggioso che dice la verità e che difende il ruolo dei magistrati.Salvo eccedere, alcune volte, anche con “Il Fatto Quotidiano” in tintinnii di manette ad ogni scoppiar di inchiesta. Giustizia o giustizialismo. Non ai posteri l’ardua sentenza! Ce la prendiamo tutta noi la responsabilità: il tipo di giustizia che sogna Di Pietro non è una giustizia sociale, ma una giustizia legalitaria che non concede nulla ai diritti se non attraverso nuove normative, che non contempla le occupazioni di case, scuole e università per protesta, ma che si schiera con gli studenti per dimostrare la sua lontananza da Berlusconi.Un Giano bifronte, una contraddizione: essere di destra liberale e stare nel centrosinistra per evidente anti-patia (proprio anti-phatos) politica col Cavaliere nero d’Arcore.Ma il volo del gabbiano non è sempre un volo alto. Noi liguri lo sappiamo bene: i “ciumbin” (così chiamati perché si “ciumbano” – ossia si “buttano” – nell’acqua alla pesca di prede ghiotte) volano alto quando piove. Così dicono i detti popolari. In questi giorni hanno volato molte volte in alto. Quando tornano verso le quote di umana altitudine, allora vuol dire che il tempo promette bene e che tornerà presto il sole. Eppure c’è un gabbiano che oggi vola basso, ma che non promette niente di buono: è quello dipietrista, che incespica anche un po’, che si perde gli amici per i banchi di Montecitorio e che li accusa ora di fellonia e tradimento.Un medico agopunturista, un uomo che dice di essere stato preso poco in considerazione dal suo partito, è pronto a votare la fiducia a Berlusconi e anche l’ex responsabile esteri del partito è non solo pronto a questo passo, ma ha già aderito a “Noi Sud”, una microcomponente filoberlusconiana del Gruppo Misto.Insomma, il gabbiano ha negli anni raccolto pesci in molti mari. Ora qualcuno di questi pesci comincia a puzzare, ma per fortuna non ancora dalla testa.

  4. Classifica delle democrazie: Norvegia in testa, l’Italia è 26ma È la Norvegia a guidare la classifica delle democrazie mondiali, in base al rapporto dell’organizzazione austriaca “Democracy Ranking”. Nella classifica stilata dall’associazione secondo una serie di indicatori di qualità relativi al biennio 2008-2009, l’Italia si piazza al 26mo posto, subito dopo la Lituania e la Repubblica Ceca, perdendo due posizioni rispetto al 2005-2006. Nella Top ten podio tutto scandinavo con Svezia e Finlandia al secondo e terzo posto, poi nell’ordine Svizzera, Danimarca, Nuova Zelanda, Paesi Bassi, Irlanda, Germania e Gran Bretagna. Gli Usa di Barack Obama recuperano solo una posizione e si attestano al 15mo posto. Gli indicatori utilizzati sono la situazione politica ed economica, le disparità di genere, l’accesso all’istruzione e ai servizi sanitari, fino alla protezione dell’ambiente. Fra i 100 Paaesi esaminati, chiudono la classifica Nigeria, Repubblica Centroafricana ed Etiopia. Russia e Cina occupano rispettivamente l’87ma e la 97ma posizione.

  5. Ancora una volta Berlusconi ce l’ha fatta. Addosso.Fini perde la sua battaglia contro Berlusconi. Questa è la buona notizia.A un certo punto la situazione di Berlusconi sembrava disperata. Poi i commercialisti hanno raggiunto l’accordo.Berlusconi ottiene la fiducia. Anche grazie alla bassa inflazione.I parlamentari votano la fiducia a Berlusconi. Potranno rivedere le loro famiglie.Berlusconi ottiene la fiducia. Ecco un regalo peggiore dei soliti calzini.Berlusconi vince contro tutti: Fini, Rutelli, Casini, Bersani, Di Pietro e il buon senso.Berlusconi ottiene la fiducia. Ha un credito residuo di 2 deputati. Pensate a quanto poco credito possono avere gli altri.Berlusconi confermato al Governo. Senza neanche aspettare il sì dell’uomo del Monte.Berlusconi vince. Fini perde. Bersani pareggia.Berlusconi può ora tornare ad occuparsi del programma di governo: la libertà. La propria.Berlusconi ottiene la fiducia grazie a numerose assenze: un’opposizione, una legge sul conflitto di interesse, un giudice che lo condanni.Nel momento cruciale FLI si è spaccato. Capita, con le merde secche.Nella serata di ieri Ghedini è stato contestato in strada: “Vergogna, dimissioni!”, ha urlato il deputato spiazzando i suoi contestatori.Offerte! Urla! Insulti! Compravendite! Poi Berlusconi si è alzato dal letto.La maggioranza c’è ancora. E continua a volerlo morto.Berlusconi: “Fini e Casini sono Grazia, Graziella e grazie al caxxo”. Oh, s’è ricordato anche di Rutelli.Ha funzionato l’accorato appello di Berlusconi ai moderati: “Dell’Utri sa dove abitate”.Decisiva la spaccatura in FLI. Ecco in cosa consiste il post-fascismo: dal passo dell’oca al salto della quaglia.Berlusconi va avanti e per il Pd è l’ennesimo bacio della morte. Senza considerare i baffi di D’Alema. Arrivati a questo punto l’ultimo modo rimasto al Pd per sconfiggere Berlusconi è allearsi con Berlusconi.

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