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“Siamo realisti. Esigiamo l’impossibile” era uno degli slogan in voga durante gli anni della grande contestazione giovanile.
Ora che il realismo ha assunto gli inequivocabili tratti del più cupo pessimismo, adesso che impossibile è ogni nostro desiderio, chiediamo che almeno vengano rispettate le promesse.
Le promesse elettorali – si sa – rappresentano la più sottile e sofisticata maniera di “inchiappettamento” dei cittadini. Le ascoltiamo in ogni campagna elettorale, in ogni comizio, in ogni propaganda. Dove non arriva uno scarso senso della realtà, corre in soccorso una enorme dose di fantasia, capace di garantire e presagire scenari meravigliosi, città splendide, cittadinanze soddisfatte e… pace nel mondo.
L’ultima campagna elettorale a Francavilla non ha purtroppo potuto dare il meglio di sé; le promesse ci son state, ma moderate e stanche, a causa di un assai difficilmente celabile e ormai provato e riprovato senso di impotenza.
Del resto sarebbe stato necessario un bel po’ di fegato in più per promettere normalità, legalità e tranquillità nella nostra città. Una buona dose di creme anestetizzanti avrebbe assicurato poi piena credibilità a quanto promesso.
Fortunatamente si è scelto un profilo basso che ha dato forma di discorso sul palco a varie e normali richieste: chiusura della discarica, completamento delle opere pubbliche mai terminate, risanamento della rete viaria, sviluppo del territorio.
Vedremo quante di queste richieste saranno soddisfatte, riusciremo forse a sapere se dette promesse erano davvero “normali” o addirittura sin troppo utopistiche.
A proposito di promesse e di letterine a Babbo Natale: prima del voto il nostro circolo di Rifondazione Comunista aveva proposto la creazione di una rete wireless gratuita su tutto il territorio comunale, richiesta capace di garantire un più democratico accesso alla conoscenza diffusa nel web e che, come tale, fu subito fatta propria da un esponente della parte politica opposta, attualmente designato Assessore al ramo in questione. Vedremo, dunque, se tale suo ruolo agevolerà la buona riuscita del progetto o se semplicemente (e come sempre) ciò sarà un ulteriore demerito per il soggetto in questione.
Una cosa, però, bisogna pur dirla: per una promessa non realizzata, c’è già un desiderio mai espresso eppure già soddisfatto.
Con l’insediarsi della nuova (nuovissima, direi) giunta, un primo segnale di novità si è infatti registrato. Una novità degna di nota ma che certamente non ci stupisce poi così tanto, abituati come siamo a stropicciarci gli increduli occhi davanti alle meraviglie che ci dona la nostra Francavilla.
Finalmente è nato un luogo di aggregazione giovanile.
Da oggi tutti potremo essere più tranquilli, penseremo di avere spalle larghe e ameremo le tartarughe.
Ci saluteremo romanamente, avremo stile da legionari e rutteremo liberamente in piazza brindando a Ezra.
Prima di andare a letto conteremo le pecore sul poster in camera da letto e ci sforzeremo di ricordare una sola parola che in campagna elettorale potesse presagire questa gran bella novità.

Sieg Heil!

 

Raffaele Emiliano

Ce l’avevano promesso?ultima modifica: 2009-07-23T14:50:00+02:00da casadelpopoloff
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18 Thoughts on “Ce l’avevano promesso?

  1. Franceschini: le coppie di fatto non sono una famiglia…….candidiamo Povia alla guida del PD!!!!!Dario Franceschini parla di famiglia, coppie di fatto e adozioni gay. “Sul riconoscimento delle coppie di fatto c’è una posizione che è stata portata in parlamento piu volte e che io condivido: è il riconoscimento delle coppie di fatto, che in base al nostro ordinamento costituzionale sono una cosa diversa dalla famiglia, ma devono avere diritti, riconoscimento e diritti. Le adozioni – continua il segretario del Pd – sono una cosa diversa, perché nelle adozioni c’è una terza persona, che è la più debole, che ha il diritto di avere in modo naturale un padre e una madre di sesso diverso. E l’adozione è un atto che deve essere riconosciuto dalla legge, penso che in questo caso si debba, la legge debba tutelare prima di tutto il diritto del meno protetto, che è il minore adottato”.”Condivido il riconoscimento dell’esistenza delle coppie di fatto» che però «sono una cosa diversa dalla famiglia». l’ha detto Dario Franceschini. «Diverso – aggiunge – è il caso delle adozioni. qui c’è una terza persona, il minore, che ha diritto di avere una tutela perchè è il meno protetto».Il segretario del partito, candidato per una riconferma al congresso del partito, si è definito “garante del bipolarismo”. «Non dobbiamo credere» che il bipolarismo «sia acquisito per sempre. Dobbiamo pensare che questo sistema vada salvaguardato», messo al sicuro dal ritorno a «uno schema in cui le maggioranza e i governi non sono più decisi dagli elettori ma sono variabili e mobili».Il segretario Pd mette in guardia dall’eventuale prevalenza di una linea diversa dalla sua: «Bipolarismo e alternanza non sono garantiti, come qualcuno pensa, da una legge elettorale. Il bipolarismo sopravvive a qualsiasi legge se ci sono due grandi partiti alternativi. Se invece scomponi questi grandi partiti e torni a un sistema centro-sinistra e centro-destra, con il famoso trattino, tutto torna in movimento; non ci sono più due grandi partiti avversari, ma prevale il vecchio schema con la sinistra da una parte e il centro del centrosinistra dall’altra».In un’intervista Franceschini dice: «Io prendo un impegno: garantire che questo schema sopravviva a Berlusconi». Di più: «Del dopo-Berlusconi dobbiamo cominciare ad occuparci. Nessun uomo di buonsenso può pensare che si ricandidi a fine legislatura; è una scadenza inevitabile. Ma ci sono tutti gli ingredienti per una fine traumatica anticipata».All’altro candidato Pier Luigi Bersani, che chiede maggiore attenzione alla sinistra del partito, Franceschini replica: «Io sarei cauto nell’uso delle parole. Sinistra è una parola e una storia nobilissima, cui io sono anche legato. Ma so pure che c’è una parte degli elettori e dei gruppi dirigenti del Pd che non si riconosce solo in quella parola. O il partito resta la casa di tutti, liberal, cattolici laici, ambientalisti – sottolinea – o diventa un’altra cosa». Franceschini, infine, aggiunge: «Io non escludo una futura alleanza con l’Udc. Ma voglio un Partito democratico che non rinuncia a competere direttamente con il Pdl, che non ha bisogno di appaltare a qualcuno la funzione di parlare con i mondi produttivi, di conquistare il voto mobile».

  2. Benevento:Notte di ordinaria repressioneEra quasi finita “la serata stamattina”, erano all’incirca le due e finalmente dopo una settimana di lavori, di taglio di erba, di pulizie, di sistemazione del palco all’esterno della struttura, con tutti i fratelli e le sorelle ci godevamo la serata: un po’ di frescura e relax, il meritato riposo. All’improvviso vengo accecato da una luce abbagliante, un faro e al seguito cinquanta tra agenti di polizia, carabinieri e guardia di finanza che mi chiedono i documenti per un regolare e semplice controllo.Un semplice controllo in cinquanta agenti di pubblica sicurezza che avevano scambiato il centro sociale per il rifugio di sandokan! , con queste frasi di rito ormai in tutti i fine settimana, guarda caso dall’approvazione del piano sicurezza in prefettura vengono a trovarci all’interno della struttura e con fare provocatorio non fanno che alimentare la tensione.Preparo il documento e chiedo ad un agente di Polizia che non ha avuto nemmeno il buon gusto di presentarsi di allontanarci all’esterno della struttura per evitare inutili tensioni e per effettuare l’identificazione. Mi viene risposto La tensione cresce e per una seconda volta chiedo di evitare inutili polemiche e di allontanarci all’esterno della struttura poiché la musica era stata staccata e quindi non c’era alcun motivo di restare all’interno del centro.A quel punto la tensione esplode e l’agente di polizia, quello che non ama identificarsi, mi prende per le braccia e mi dice che mi portano in questura: .Spiego che non c’era alcun motivo di andare in questura poiché non mi stavo rifiutando di consegnare le mie generalità ma chiedevo semplicemente di uscire fuori per procedere all’identificazione.A quel punto gli agenti diventano due e cominciano ad accompagnarmi al cancello mentre un altro agente, anche lui venuto per effettuare un semplice e regolare controllo, mi toglie con veemenza il documento dalle mani.Ci dobbiamo abituare mi dicono e soprattutto che e adesso .Siamo in tanti vicino al cancello,attendiamo l’identificazione.L’agente che evita di presentarsi mi consegna il documento e mi dice che è stato un piacere.Disturbo della quiete pubblica, un disturbo “provocato” in seguito all’irruzione in salsa cilena all’interno del centro sociale.Salutiamo gli agenti, i tutori della legge, della legalità e mi chiedo la legalità di chi? Ci rivedremmo presto mi dicono e io rispondo sicuramente, con una differenza loro a guardia di un decreto che limita la libertà di movimento noi sempre in movimento…Chiudiamo i cancelli, i fratelli e le sorelle, i commenti increduli per quello che è accaduto: una notte di “ordinaria” repressione, è il pacchetto sicurezza.

  3. QUALCUNO ROSIKAA! HAHHAHAAHAAA! PORACCI!

  4. si sei proprio stronzo

  5. Il Ministro Brunetta ha dimenticato di adempiere ad un obbligo di legge, quello fissato dall’articolo 34 della Legge 69/2009, che ha modificato l’articolo 54 del Codice dell’Amministrazione Digitale (“Entro il 30 giugno 2009, le amministrazioni pubbliche che già dispongono di propri siti sono tenute a pubblicare nella pagina iniziale del loro sito un indirizzo di posta elettronica certificata a cui il cittadino possa rivolgersi per qualsiasi richiesta ai sensi del presente codice”).Come Associazione “Cittadini di Internet” ci è sembrato doveroso ricordarglielo: con tutte le disposizioni in materia di PEC il povero Brunetta si sarà perso.Non amiamo la PEC, la riteniamo un esperimento sbagliato da accantonare (su questo rimando all’ottimo video-articolo di Guido), purtuttavia siamo rispettosi della Legge perchè, come abbiamo scritto nella lettera, “viene da chiedersi per quale motivo i cittadini dovrebbero rispettare i precetti posti dal Legislatore se finanche il Governo della Repubblica sembra ignorarli”.Sempre nell’ottica di aiutare Brunetta a far rispettare alla P.A. le norme approvate dal Parlamento, abbiamo creato una pagina nel sito dell’Associazione in cui è possibile segnalare le Amministrazioni non in regola con l’obbligo di indicazione della PEC.

  6. “Papi” Berlusconi ha fatto il lavaggio del cervello all’ItaliaLa ragazza ed il potere Si muovono dietro le quinte del potere ed hanno assicurata la propria parte ma ad una condizione: attieniti al tuo ruolo. E questo fanno le ragazze italiane, sempre che gli accordi non vengano disattesi. Allora la vendetta sarà terribile. Come formiche operose si gettano sulle briciole intorno all’ambito piatto dell’uomo di potere. Naturalmente il primo premio è il matrimonio ma spesso questo, prima dell’entrata in scena delle Patrizie, delle Noemi e delle Barbare, è già stato assegnato. I nomi sono presi a caso dalle cronache degli ultimi due mesi che riguardano il premier Silvio Berlusconi e sono intercambiabili. Nel corso della vita di ogni uomo italiano che abbia una posizione ad un certo punto si presenta sempre una Patrizia, una Noemi o una Barbara. La strada percorsa con onesto sforzo, ed il paziente salire la scala sociale gradino dopo gradino, è in Italia è completamente bloccata, sia per gli uomini che per le donne. Esiste solo un sopra ed un sotto. Chi sta sopra ci resta volentieri, spesso così a lungo che l’aver superato ampiamente la data di scadenza inizia a sembrare un pregio. Coloro invece che si trovano in basso, in quanto valgono quanto un soldo di cacio, devono rischiare l’osso del collo per cambiare di casta nel paese dove tutto si realizza tramite connessioni e raccomandazioni e dove un quarantenne è ancora considerato un giovane. Non pensate che le Patrizie, le Noemi e le Barbare siano delle stupide. Finte bionde e finte rosse sì, e con qualche ritocco chirurgico ed anche il loro modo di parlare è modificato. Tutto al diminutivo; Berlusconi lo chiamano “Papi”, se stesse “Patsy” o “Nemi”, la ragazza del meteo “meteorina”, uno dei più fortemente ambiti lavoretti in tv. “Velina” è il massimo a cui aspirare: show-girl televisiva, strettamente in bikini e con la bocca obbligatoriamente sigillata, “aiutino” è un piccolo suggerimento e “regalino” è un piccolo dono come ad esempio, un collier di diamanti. Conturbanti come Betty Boop le ragazze devono saper colpire al momento giusto perchè, si sa, un uomo è un essere completamente diverso, prima e dopo. Le ambizioni devono però restare realistiche in quanto, chi si propone a cosce aperte, rischia poi di sbattere malamente il muso. Questo è quanto è successo a Patrizia, l’escort smaliziata che le scorse settimane, sulla scia della signora Berlusconi, ha assunto il ruolo di grande accusatrice del premier italiano. Patrizia ha voluto troppo e non le è rimasto nulla in mano perdendo così la posta la più alta. Berlusconi, si sa, non è proprio l’ultimo dei fessi. Quando gli viene chiesto un “aiutino” è in genere molto generoso. Lavoretti in tv o in politica – eventualmente intercambiabili – ognuno ottiene la sua parte. Patrizia invece, forse a causa della pressione dei suoi 42 anni, voleva fare subito il colpo grosso. Completare finalmente la costruzione del residence nell’agonizzante terreno di famiglia in Puglia, nel profondo sud d’Italia, e lasciarsi così alle spalle il dramma di famiglia. I debiti ed il suicidio del padre, insomma: questo era il momento di Patrizia. Una notte con Berlusconi ed il futuro della sua famiglia straziata avrebbe potuto prendere un nuovo corso. Qualunque cosa lei sperasse, non avrebbe mai dovuto infilare segretamente un registratore nella sua borsetta per registrare i discorsi da camera da letto tra lei ed il primo ministro. Neanche come souvenir. E poi quello che assolutamente non avrebbe dovuto fare è di raccontare al suo contatto di Bari, colui che l’aveva portata fin d’avanti al portone dell’harem italiano, di avere delle registrazioni contenenti importanti promesse, di tu sai di chi. Un paio di sere dopo, mentre Patrizia si trovava al lavoro nella camera da letto di qualcun’altro, la sua intera casa è stata messa sottosopra. Mentre la tv al plasma nuova di zecca e le costose apparecchiature audio-video sono rimaste al loro posto, sono stati rubati i completi intimi, i vestitini, le gonne, le magliette ed il laptop. Ovunque, ma proprio ovunque, hanno cercato le registrazioni che Patrizia naturalmente aveva nascosto altrove in una cassaforte perchè chi ha un piano ci pensa a queste cose. “Sono rimasta sconvolta” dice Patrizia, “soprattutto dal fatto che mi hanno rubato la biancheria intima”. Un po’ naief sorprendersi se sei così impertinente Patrizia, avrà pensato il procurature di Bari. Anche lui sa che non funzionano così le cose. Le ragazze esigenti vengono evitate. Qualcosa la ottieni, ma per sapere cosa, devi solo attendere. Agli uomini italiani non piace considerarsi dei puttanieri. Gli uomini italiani conquistano una donna e se questa si concede le fanno dei doni, “regalini”. Ti devi scordare di inviare la fattura IVA inclusa, perchè così rovini il gioco. Solo chi pazientemente raccoglie le briciole e tiene la bocca chiusa potrà poi formare una sua famiglia benestante e, chissà, diventare moglie di ‘tal de’ tali’. Come trent’anni fa Miriam Bartolini, oggi ancora per poco la signora Berlusconi. In quel caso si è trattato di una piccola opera d’arte da lei realizzata con il suo nome d’arte Veronica Lario. L’allora 42enne imprenditore Silvio Berlusconi ha lasciato per lei la moglie e due figli. Si è addirittura separato ufficialmente (prestazione olimpica per una amante in Italia). Con Veronica ha fondato una nuova famiglia e gli ha dato tre figli. Il vero potere in Italia lo ottieni solo come moglie e soprattutto come madre. Ma i soldi da soli non fanno la felicità, ha scoperto Veronica. Lei voleva rispetto e profondità. Per quest’ultima non è proprio il caso di rivolgersi a Berlusconi e nemmeno per il primo, ha pensato Veronica, che ha iniziato a prendere all’improvviso sul serio gli allegri e pubblici complimenti del marito rivolti ad attraenti show-girls (Signorina, se non fossi già sposato, saprei io cosa fare!). L’ora della vendetta era scoccata. Tutto è iniziato nel gennaio del 2007 con una lettera di Veronica a suo marito sulla prima pagina di La Repubblica, il più importante quotidiano di sinistra in Italia. In quel contesto esigeva le scuse per le sue avances pubbliche fuori luogo. Le ha ottenute, con una lettera aperta pubblicata sulla prima pagina de Il Corriere della Sera, l’NRC Handelsblad italiano. Un anno dopo Berlusconi si preparava a diventare premier per la terza volta. “No, io non voto per mio marito” ha dichiarato Veronica Lario in una intervista poco prima delle elezioni dell’aprile 2008. Per chi avrebbe votato non l’ha detto ma un chiaro indizio l’ha dato l’avversario di Berlusconi, Walter Veltroni, candidato premier per la sinistra. “Chiedo ufficialmente a Veronica Lario di candidarsi nelle liste del mio partito”, ha dichiarato Veltroni. Lei ha ringraziato pubblicamente dicendo di esserne “molto onorata”. In seguito c’è stata la visita di Silvio Berlusconi, nel frattempo di nuovo premier, alla starlet Noemi nell’aprile di quest’anno. Lui è andato ad impreziosire il suo compleanno e questo accade a poche diciottenni, nemmeno ai figli di Berlusconi, secondo Veronica Lario, almeno non quelli avuti con lei. Nuovamente Veronica ha lavato i panni sporchi sulle pagine de La Repubblica. Suo marito era “malato”, aveva “gravi problemi”, “vergini minorenni vengono offerte dalle loro madri come sacrificio al drago”, suo marito “si circonda di spazzatura”, eccetera eccetera. L’ultimo atto de “La vendetta di Veronica” deve essere ancora scritto ma nel frattempo ha chiesto il divorzio. Si, proprio lei! Come entrano in contatto tutte queste ragazze con gli uomini importanti? Molto semplice. Vengono scelte. In Italia sono sempre presenti ragazze sia nelle occasioni ufficiali che in quelle non ufficiali ed arriva un momento in cui gli viene consegnato un biglietto da visita dove a penna è stato aggiunto un “numero assolutamente segreto”. La segretaria, il portavoce o il braccio destro dell’uomo importante al telefono sa subito chi sei. Sa se sei una ragazza che ha abboccato o se invece deve stare attento se ad esempio sei una giornalista che veramente chiama solo per una intervista. Ti viene risposto con grande riguardo ed un secondo e mezzo più tardi vieni richiamata dal Grande Uomo in persona. “Ciao, come stai?”; con voce sonora e profonda chiaramente senza fare nomi, ne’ il suo ne’ il tuo. Lo fanno tutti. Politici di sinistra e di destra, scrittori, registi, cantanti, attori, calciatori, editori ed imprenditori. Secondo il regista ed intellettuale Nanni Moretti, punto fisso di riferimento per la stampa estera della parte civilizzata del mondo, tutto questo è colpa di Berlusconi. A causa dei suoi modi rozzi e come conseguenza del “lavaggio del cervello” che da 25 anni continua sui suoi canali televisivi commerciali, gli italiani sono diventati quello che sono ora. Non c’è più orgoglio, non ci sono più i valori che anche nei momenti più difficili (che in Italia sono durati molto a lungo) contavano. Non c’è più modestia, non esiste più il lavorare per guadagnarsi il pane. Tutto questo è stato sostituito da: prendi ciò che puoi , non importa come. Solo gli stupidi credono ancora nel sudore della fronte. La maggior parte degli italiani non la pensano come Moretti. Primo, perché il grande dramma morale a cui allude gli sfugge e secondo perchè non può essere tutta colpa di un solo uomo.La critica del potente editore Angelo Rizzoli, proprietario del quotidiano Il Corriere della Sera e della Rizzoli Editori, a Silvio Berlusconi è addirittura più blanda. “Per prima cosa io vorrei chiedere a Silvio nel futuro di stare più attento a chi invita a casa sua e soprattutto, in seconda battuta, che lui non ha bisogno di specificare di non aver mai dovuto pagare per una donna. Questo lo dò per scontato e con me gli italiani”. Pagare una donna? Che idea! Stampatevelo bene nelle vostre testoline bionde.Ragazze, ragazze, ragazze! Siete state di nuovo impertinenti. In camera da letto, e svelte!

  7. Questa notte ero stanco e non ho visto stelle cadenti e pertanto non ho potuto esprimere nessun desiderio, per questo è così contento il cavaliere…..CHI VUOLE MORTO BERLUSCONI?IL primo a parlarcene è stato Giammario Battaglia del “Comitato della Libertà per la candidatura di Silvio Berlusconi al Premio Nobel per la Pace 2010”. Costui, inoltre, si è fatto premura d’indicarci i possibili istigatori. Sono i social network. E se non avessimo ben compreso il ruolo si è attardato a spiegarcelo: >. Ora il messaggio che si voleva dare ci sembra più chiaro: è stato individuato il “battitore libero” che riesce a sostituirsi in modo eccellente e più organizzato a “radio gavetta” e fa paura perché sfugge ad un controllo preventivo e può anche svelare verità che si intende tenere celate e a farlo con un messaggio che tutti possono elaborare e ricevere. Ci dicono, infatti, a comprova, parlando del movimento per la candidatura di Silvio Berlusconi al Premio Nobel per la Pace, che esso, a tre mesi dalla sua nascita, senza acquistare spazi pubblicitari, conta 6000 iscritti, vari comitati territoriali, un’organizzazione che, senza costi, elabora idee, progetti, da far invidia allo stesso PDL e PD”. Cosa significa? >. Tutto questo fa paura soprattutto per la vecchia e mai rigenerata gerarchia politica, o per meglio dire dei politicanti, poiché la loro informazione non ha più sudditi ben individuabili e controllabili ma persone che possono attingere notizie da più fonti e a trovare nuove forme di aggregazione e condivisione senza necessariamente frequentare le sedi partito o di associazioni. Ora cosa accadrà in nome di un supposto pericolo immanente sulla figura di un leader? Si arriverà di certo a condizionare la libertà d’informazione che viaggia su internet, a chiudere i siti e a limitare le e-mail. Questo rischio è tutt’altro che teorico poiché la paura non è quella della gente ma dei poteri forti adusi a fare il bello e il cattivo e mal tollerano chi non si adegua o non si assoggetta all’informazione di regime. Siamo tutti avvisati. Dobbiamo farci carico di quelle paure. Non sono le nostre. Per noi sono altre.

  8. Se non bevi ti licenzio. Il Ramadan incombe, con il divieto per i musulmani di mangiare, bere, fumare o avere rapporti sessuali dall’alba al tramonto. “Non bevi al Ramadan? Ti licenzio” A preoccupare associazioni agricoltori e sindacati di Mantova, però, è soprattutto il limite nel dissetarsi: come si fa a sopportare una giornata di lavoro nei campi, passata a raccogliere meloni, cocomeri e ortaggi, senza bere un po’ d’acqua? Tanto più se, come quest’anno, il Ramadan inizia il 21 agosto e il rischio di sentirsi male è alto.Ecco perché Confagricol-tura, Coldiretti e i tre sindacati di categoria di Cgil, Cisl e Uil – riuniti nel Comitato per la sicurezza in agricoltura di Mantova – hanno siglato un documento che sarà diffuso fra le imprese agricole della zona: si parte dai consigli ad «assumere acqua in abbondanza prima e durante l’attività lavorativa», quindi si passa al problema che potrebbe sorgere «coi lavoratori di religione musulmana» durante il Ramadan nei «casi di rifiuto ad assumere acqua durante l’orario di lavoro». Conclusione: «Chi lavora in giorni e orari particolarmente caldi e umidi è obbligato ad assumere acqua, pena la sospensione temporanea dell’attività lavorativa, oppure pena l’interruzione del rapporto in caso di recidiva, secondo le norme contrattuali e le leggi vigenti».Da parte della comunità islamica di Mantova, presente alla riunione, arriva uno stop: «Questo provvedimento non deve essere applicato fino in fondo, e la parola “obbligato” non va bene – spiega Ben Mansour –: nessuno può obbligare una persona a interrompere il digiuno, anche se la salute della persona viene prima di qualsiasi cosa, anche del digiuno del Ramadan. La valutazione del rischio però dev’essere lasciata al diretto interessato. Comunque non è mai successo che qualcuno si sia sentito male durante il Ramadan per questi motivi. Un anno fa è morto un uomo nei campi, ma era un indiano, non un musulmano che seguiva il Ramadan». La controparte però già trema al pensiero delle conseguenze di un’osservanza ortodossa del divieto di assumere bevande sotto la canicola padana: «La tutela della salute viene prima di ogni pratica religiosa», sentenzia il documento.Daniele Sfulcini, direttore di Confagricoltura Mantova, è uno dei firmatari: «L’Azienda Usl dice che la responsabilità della salute del lavoratore è del datore di lavoro, per questo abbiamo sollevato la questione: magari la prospettiva del licenziamento può suonare provocatoria, ma serve per spostare la responsabilità sulla persona che si rifiuta di bere. Se si sente male e finisce al pronto soccorso non vogliamo essere chiamati a risponderne noi». Intanto il periodo della raccolta si avvicina e la Bassa mantovana si prepara ad accogliere centinaia di stagionali stranieri previsti dal decreto-flussi, provenienti perlopiù dal Nordafrica. «Fra loro la percentuale di islamici è molto alta», spiega Sfulcini.Oltre alle conseguenze sulla salute, ci sono quelle sull’efficienza del lavoratore che si priva dell’acqua: «Credo che nei casi estremi, se si rifiutano di bere, si potrà arrivare alla sospensione dal lavoro, anche perché una persona in quelle condizioni non lavora bene – aggiunge il direttore di Confagricoltura -. Dopo due-tre ore al sole nei campi senza prendere un po’ d’acqua non si sta più in piedi, e la resa scende». Sfulcini ricorda che l’anno scorso, quando il Ramadan cadeva a settembre, qualche episodio di malore c’era stato e che, da rari che erano, questi casi potrebbero diventare più frequenti. Ma Ben Mansour insiste che l’obbligo di bere non può essere imposto, ricorda che nessun contratto di lavoro e nessuna legge lo prevedono, ma sembra anche sicuro che tensioni del genere si stempereranno da sole: «Ogni lavoratore può prendere accordi singoli con l’azienda, magari anticipando l’orario in modo da poter lavorare nelle ore meno calde».

  9. A Gela, arsenico nel sangue. 32 mila persone avvelenate………..notizia nascosta !!!!!!!La notizia, scremata da inutili orpelli, è la seguente: l’OMS ha scoperto che nelle vene degli abitanti di Gela e dintorni (CL) scorre una altissima quantità di arsenico. Il 20% delle 262 persone monitorate per alcuni mesi hanno il sangue avvelenato. Questo vuol dire che su circa 160 mila abitanti (contando quelli dei due paesini vicini, Butera e Niscemi) 32 mila risultano avvelenati dall’ arsenico.La novità non sta nella notizia in sè, poiché è risaputo che il petrolchimico di Gela è, da 40 anni, il maggior responsabile di tumori, avvelenamenti, malformazioni dei feti in quell’area (tra le più inquinate al mondo). Ma quello che oggi fa notizia è il fatto che dopo 40 anni l’OMS si è preso la briga di monitorare la situazione, insieme al CNR, sotto il coordinamento di Fabrizio Bianchi, il quale parla chiaro: “L’impatto ambientale è indubitabile. In mare, nelle acque, sulla terra ci sono concentrazione di metalli superiori fino a un milione di volte i livelli accettabili. L’arsenico non era già presente in forme naturali, come dice qualcuno, ma è stato immesso dall’uomo. La ‘pistola fumante’? Diciamo che abbiamo trovato i proiettili, ora dobbiamo capire chi ha sparato”.Questa è la notizia. Le nostre considerazioni a riguardo non assolvono di certo quanti avrebbero potuto fare e non hanno fatto, in tutti questi anni. L’arsenico, oltre a provocare tumori anche alle vie respiratorie, può persino modificare il DNA. A questo, si aggiungono gli altri metalli pesanti presenti in quell’area, fra i quali il piombo e il mercurio.Ma 32 mila persone avvelenate, le morti per cancro, le malformazioni dei feti… sono il prezzo pagato per che cosa? Per l’industrializzazione e il conseguente benessere della Sicilia? Falso! Il petrolio raffinato a Gela va al già ricco Nord. Va a Milano.Se si contano i lavoratori di quel petrolchimico e del suo indotto, il numero è persino inferiore a 32 mila, non c’è neppure un’equazione! Neppure un pretesto per dire ‘tanto pari a tanto’. E anche se quei lavoratori fossero 32 mila, di certo, se andiamo a vedere, non navigano nel lusso e Gela non è diventata una città avanzata dal punto di vista dei servizi, anzi. E poi c’è anche da dire che non sono neppure i lavoratori dell’Enichem le maggiori vittime dell’avvelenamento, i casi riguardano anche altre categorie di persone, fra cui casalinghe e mamme. Ne è valsa davvero la pena costruire quel petrolchimico, senza alcuna tutela per l’ambiente e per l’Uomo?

  10. In Parlamento c’è la cocaina, non dirlo sarebbe negare la realtà”. Così ha detto il sottosegretario alla presidenza del Consiglio dei Ministri Carlo Giovanardi………..presentando oggi la relazione annuale sullo stato delle tossicodipendenze in Italia relativa al 2007. Sul tema, in ogni caso, per Giovanardi bisogna fare chiarezza, perchè “non è vero che ne fa uso la metà dei parlamentari”, e sull’uso di droga da parte dei deputati sono state diffuse “notizie false” e fatta propaganda.Giovanardi ha ammesso che in parlamento si fa uso di COCAINA, ma che non la usano il 50% dei parlamentari come documentato dalle IENE nel 2006 ( forse appena il 49%).Ecco perché le leggi che escono dal Parlamento sembrano scritte da DROGATI per la loro incomprensibilità e dannosità sociale.Quindi,il nostro Parlamento è un MISTO di DELINQUENTI CONDANNATI IN VIA DEFINITIVA, di quasi DELINQUENTI IN ATTESA DI GIUDIZIO, di MAFIOSI e di DROGATI (da GUINNES dei PRIMATI).Porca miseria cosa aspettiamo ad INSORGERE contro questa GENTAGLIA!!!!FUORI da un luogo che dovrebbe essere occupato dalle persone MIGLIORI del PAESE.

  11. I ladri vanno in galera ed i matti nelle case di cura. Cerchiamo almeno di mettere le cose nel suo ordine naturale e quindi Berlusconi in galera e Bossi in casa di cura. Poi iniziamo a sistemare tutti gli altri.

  12. I vescovi: «Ciechi come di fronte alla Shoah»Sull’ennesima tragedia del mare, la Chiesa non è disposta a chiudere gli occhi o ad abbassare la voce: di fronte alla tragedia dei 78 eritrei di cui solo cinque, dopo venti giorni alla deriva nelle acque del canale di Sicilia senza che nessuna nave li aiutasse, sono giunti stremati sulle coste di Lampedusa, i vescovi abbandonano per un giorno la prudenza che abitualmente informa la loro linea su un tema così delicato per i rapporti con il governo. A dare il “la”, in mattinata è Avvenire , il quotidiano della Conferenza Episcopale Italiana: con un editoriale di Marina Corradi arriva a paragonare l’indifferenza di chi “non ha visto” il barcone per quasi tre settimane alla cecità dell’Occidente di fronte alla Shoah. «Quando, oggi, leggiamo delle deportazioni degli ebrei sotto il nazismo – scrive il giornale dei vescovi – ci chiediamo: certo, le popolazioni non sapevano; ma quei convogli piombati, le voci, le grida, nelle stazioni di transito nessuno li vedeva e sentiva? Allora erano il totalitarismo e il terrore, a far chiudere gli occhi. Oggi no. Una quieta, rassegnata indifferenza, se non anche una infastidita avversione, sul Mediterraneo. L’Occidente a occhi chiusi».E per una volta, il paragone con la Shoah raccoglie il plauso anche della comunità ebraica, che appena qualche settimana fa era entrata in una dura polemica con papa Benedetto XVI che aveva equiparato il “nichilismo” contemporaneo all’Olocausto. «Al di la dei paragoni storici, il richiamo contro l’indifferenza è assolutamente condivisibile», afferma infatti il rabbino capo di Roma Riccardo Di Segni. Certo, precisa, «ogni situazione è difficile da paragonare, ma questo non significa che il richiamo dei vescovi contro l’indifferenza sia estremamente rilevante dal punto di vista morale», anche perché, aggiunge, c’è «un’urgenza di tipo politico» per «impedire che si creino certe situazioni». «Prima di tutto c’è l’emergenza umanitaria e questa – conclude – va affrontata decisamente».C’è, quindi, una nuova emergenza umanitaria dietro il barcone abbandonato per venti giorni nel Mediterraneo. Avvenire parla di «nuova legge del non vedere». Perché quel che più preoccupa la Chiesa – forse più ancora delle vite perdute – sono le avvisaglie della rottura di una solidarietà «più antica di quella codificata dai trattati»: quella «legge del mare» che prescrive che «in mare si soccorre. Poi, a terra, opereranno altre leggi: diritto d’asilo, accoglienza, respingimento. Poi. Ma le vite, si salvano». Segno che la costante, martellante propaganda sulla “sicurezza” sta rompendo legami ancestrali, un tempo considerati sacri: «Ci siamo allontanati e ci stiamo sempre più allontanando dal Vangelo ci stiamo trasformando in tanti sepolcri imbiancati ed uccidendo, con le nostre omissioni, nuovamente il Cristo», ammonisce da Agrigento – diocesi nel cui territorio rientra anche l’isola di Lampedusa – l’arcivescovo Francesco Montenegro, che ben conosce i problemi dell’immigrazione essendo stato per anni presidente della Caritas Italiana. Per lui, quanto accaduto lascia «aperta la domanda se la legislazione e il sistema vigente siano in grado di coniugare accoglienza, rispetto dei diritti umani e legalità».Il suo è un appello che vuole interpellare soprattutto i tanti politici che, nella maggioranza, si dicono cristiani e hanno approvati le leggi – dal reato di immigrazione clandestina alla politica dei respingimenti concordata con la Libia – ritenute responsabili di questa ultima deriva. «Questa ennesima tragedia – ricorda -, in cui dei deboli muoiono per l’indifferenza dei forti o a causa di leggi contrarie ai principi dell’umanità e della carità, devono farci riflettere, interrogare ma soprattutto farci sentire colpevoli». La morte degli oltre 70 immigrati, rincara monsignor Bruno Schettino, arcivescovo di Capua e responsabile Cei sui temi delle migrazioni, altro non è che «grave offesa all’umanità e al senso cristiano della vita». «Una morte assurda» nel quale l’arcivescovo rintraccia «il senso dell’uomo che decade» e che richiede l’impegno concreto dei cristiani «verso coloro che soffrono» perché «il problema è umano prima che politico».Nella giornata di ieri è stata la Cei, i vescovi italiani, a prendere la parola. In Vaticano, però, senza intervenire direttamente, un segnale piccolo – ma forse significativo – sceglieva di mandarlo l’Osservatore Romano , che metteva la nuda cronaca di quanto accaduto nel Canale di Sicilia sotto il secco titolo “Immigrati, il dovere del soccorso”.

  13. Silvio Berlusconi andrà a l’Aquila tra i pellegrini della Perdonanza celestiniana e ci va con la ministra Mara Carfagna, avranno qualcosa da farsi perdonare?!OITBS-MANOVRA-DIPENDESilvio Berlusconi venerdì prossimo, 29 agosto, sarà a l’Aquila tra i pellegrini della Perdonanza celestiniana, il rito che da 800 anni garantisce l’indulgenza da ogni peccato ai fedeli «sinceramente pentiti e confessati». L’evento si svolge ormai da oltre sette secoli, quando fu incoronato papa Celestino V, il papa che Dante nella sua Divina Commedia considerò un vile a causa del «gran rifiuto» dopo solo 5 mesi di pontificato.L’Aquila sarà per Berlusconi la Canossa di Enrico IV? (L’imperatore, nel lontano 1077, si era umiliato davanti al papa Gregorio VII perché venisse ritirata la scomunica). Così sembrerebbe, visti i rapporti non proprio distesi tra Governo e Santa Sede.E venerdì sera, grazie al pressing di palazzo Chigi, Berlusconi si troverà accanto al segretario di Stato vaticano, Tarcisio Bertone, alla cena che tradizionalmente segue la cerimonia.Una partecipazione inattesa quella del presidente del Consiglio, che ha destato stupore nel comitato organizzatore della Perdonanza: «Gli altri anni al massimo si faceva vedere un sottosegretario abruzzese». E invece stavolta si materializzerà il presidente del Consiglio in persona.Una scommessa tutta in salita quella dell’ala “filovaticana” del governo, se è vero che lo stesso Cavaliere sarebbe ancora irritato, come riferiscono fonti vicine a Berlusconi, per «l’attacco gratuito» ricevuto da l’Avvenire a ferragosto, quando il quotidiano della Cei arrivò a stigmatizzare la «tracotante messa in mora di uno stile sobrio da parte del premier».Alla cena, oltre a Berlusconi, il cardinale Bertone, il vescovo dell’Aquila, Giuseppe Molinari, e tutti gli undici vescovi dell’Abruzzo e del Molise, parteciperanno anche il sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Gianni Letta, il ministro per l’Attuazione del Programma, Gianfranco Rotondi e quello delle Pari opportunità, Mara Carfagna.

  14. L’anticristo fra noiNon fu l’unghia bisulce del Diavolo, ma furono le poppe di Tinì Cansino ad annunciare la venuta dell’Anticristo nel Drive In dell’Italia gaudente e volgare degli anni Ottanta. Comunque si concluda questo ciclo lunghissimo della vita italiana, dovremo alla fine registrare il tentativo più massiccio e riuscito di scristianizzazione della società italiana mai avvenuto nella nostra storia.Ma qui non si sta parlando solo dello stile di vita del premier, delle sue «scostumatezze» e del «gaio libertinaggio» (in realtà triste e compulsivo) a cui si abbandona: ed è significativo che solo gli scandali sessuali abbiano risvegliato sconcerto in una parte della Chiesa, incapace di vedere quello che è dietro l’apparenza vistosa, il commercio di corpi, di intelligenze, di volontà, femminili e maschili, che è parte integrante di un sistema di disvalori che opera e prevale da trent’anni.Il fondo anticristiano del blocco sociale e culturale che domina l’Italia non può a lungo venire mascherato dall’ossequio untuoso e ipocrita, tipico di un clericalismo ateo, alla religione come fattore di ordine e stabilità, alle battaglie di contenimento e repressione che parte della Chiesa giudica «irrinunciabili» sul terreno della bioetica e dei diritti della persona.Ma emerge da tempo qualcosa che chiama in causa i fondamenti stessi di una civiltà, che non dipende da decisioni «storiche» della Chiesa in quanto istituzione (quante battaglie «irrinunciabili» della Chiesa dell’Ottocento sono finite giustamente nel dimenticatoio assieme al Sillabo?) ma investe il deposito primario e realmente inalienabile del messaggio cristiano.Su accoglienza ed emigrazione la maggioranza di governo ha espresso, nella sua cultura quotidiana ancor più che nelle leggi, quanto di più anticristiano fosse possibile e ipotizzabile. Le uscite estive della Lega hanno solo incrudelito qualcosa che era già diffuso e percepibile, ormai quasi consuetudinario in una società postcristiana ossessionata solo dai problemi delle tasse e della sicurezza.Per la Lega l’identità cristiana è una tradizione locale come la polenta taragna o la corsa nei sacchi, che serve, quando serve, solo a marcare lontananza ed estraneità con quello che è oltre il piccolo orizzonte che presidia. Gli sfugge qualunque elemento che richiami alla misericordia, alla carità e all’amore del prossimo che è ciò che rende riconoscibile e credibile la sostanza stessa del cristianesimo.È del tutto tipico che si tenti di risolvere il contrasto che sta aprendosi con contropartite di potere e vantaggi in favore del Vaticano, sul piano legislativo e normativo, un do ut des che fa della Chiesa un Mastella enormemente più grande da compensare e rabbonire. Non è detto che questo non possa funzionare nell’immediato: la polemica interna al mondo cattolico testimonia di uno scontro tra clericali e democratici ricorrente e abituale negli ultimi decenni. Dove i cattolici democratici si sono trovati in questi anni a difendere valori universali della democrazia italiana e della forma storica che essa ha assunto nell’esperienza repubblicana: mentre il grosso della sinistra tentava Bicamerali e Grandi Riforme, a uomini come Dossetti, Scoppola, Elia, Scalfaro è stata affidata la difesa della civiltà costituzionale italiana. Non da soli, ma in posizione predominante e con coraggiosa limpidezza.Ma la partita che si è aperta adesso non riguarda la Chiesa in quanto istituzione, e neppure il solo mondo cattolico nel suo complesso, ma l’intera società italiana e la sua identità più profonda, che esce snaturata e irriconoscibile da trent’anni di dominio culturale e da quindici anni di egemonia politica di questa destra.

  15. Sesso, bugie e videotape. Quando la notizia non è un’opinioneSe uno trucca un appalto, è una notizia.Se uno condanna pubblicamente gli appalti truccati e un giorno viene scoperto a truccare appalti è una doppia notizia. (C’è una “doppia notizia” nel film “Il moralista”, non a caso un grande successo, in cui Alberto Sordi interpreta un tenace e cattolicissimo censore della pornografia che sfrutta spogliarelliste nei night club).Se poi l’autore di uno di questi comportamenti è un personaggio pubblico, più o meno noto, allora siamo in presenza di una tripla notizia.Avvertenza: dicesi personaggio pubblico non soltanto un cittadino eletto a una carica pubblica, ma anche un magnate dell’economia, un magistrato, un cantante, uno scrittore, un prelato. O un direttore di giornale.E allora, piaccia o non piaccia, se c’è una sentenza passata in giudicato (anche se conseguenza di un patteggiamento) che condanna per molestie sessuali quel personaggio pubblico, la notizia di quella sentenza va pubblicata. Punto e basta. Quanto meno per il principio di uguaglianza: se infatti la stessa sentenza riguardasse una persona qualunque non solo verrebbe pubblicata, ma nessuno fiaterebbe, né si parlerebbe di “attacco” eccetera. Poi, si può discutere di tutto. Anche della stessa sentenza definitiva, che non è la parola di Dio, ma, appunto, una sentenza di un giudice.Nel caso specifico di Dino Boffo, direttore del quotidiano della Conferenza episcopale italiana “Avvenire”, la notizia, purtroppo, vale quattro volte una notizia “semplice”. E il quarto motivo, da aggiungere ai tre già detti, è che Boffo sarebbe omosessuale.Nulla da eccepire per chi, come me, si onora di avere amici gay e auspica per loro pari diritti.Ma è o no una “notizia” se il molestatore della compagna del proprio fidanzato (secondo ciò che è scritto nella sentenza del giudice) è un signore che, oltre a dirigere un giornale ufficiale della Chiesa cattolica romana e a essere un uomo molto potente all’interno dei palazzi vaticani, condanna l’omosessualità (oltre al divorzio, all’aborto, alla pillola, alla fecondazione assistita) come un peccato?Il presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, è un uomo pubblico e in una democrazia appena decente ha il dovere di rispondere alle domande che gli vengono rivolte circa i suoi comportamenti pubblici. Ovviamente, anche di fronte alla legge egli non è e non deve essere “più uguale” degli altri. Ma quanto ai suoi comportamenti privati (voglio essere greve per essere chiaro: andare con le puttane), come ho già avuto modo di osservare, fino a quando questi comportamenti non consistano nella commissione di reati egli può (deve) essere giudicato soltanto sul piano politico e sulla base dei convincimenti morali di ciascuno.Questo principio però – non dimentichiamolo, altrimenti si finisce in un doppiopesismo che prima o poi diventa un boomerang – non vale soltanto per Berlusconi. Vale anche per qualunque personaggio pubblico. Del mondo dell’economia, dello sport, della politica, della religione, della magistratura. Vale per te e vale per me.Per esempio, un prelato pedofilo o un alto magistrato che fa fare carriera alla collega che va a letto con lui commettono reati. Ma se quel prelato o quel magistrato hanno relazioni sessuali con adulti consenzienti (omo o etero non ha importanza), be’, questi sono fatti loro. Ovviamente, farà “notizia”, poiché di grande interesse pubblico, il prelato che fa voto di castità e di celibato e ha l’amante; il magistrato o il politico divorziato che partecipa al Family day, e così via. Nessuna condanna morale, né penale, ma non si dica che per casi del genere non scatti il dovere dei giornalisti a informare e il diritto dei cittadini a essere informati.Il fatto poi che qualche alto esponente della gerarchia cattolica romana alzi la voce e il dito ammonitore per avvertire che “la Chiesa perdona, ma non dimentica”; e che “in Italia i governi che si mettono contro la Chiesa non durano”, non spiega né aiuta a capire le cose, ma le aggrava. Ci ricorda, qualora ce ne fosse bisogno, la peculiarità italiana: uno Stato a sovranità limitata (grazie anche allo sciagurato articolo 7 della Costituzione), in cui l’autorità della Chiesa cattolica è direttamente proporzionale alla decrescente autorevolezza dello Stato italiano (e il Vaticano, quando gli si fa contro, mena: lo fece persino con un “suo” presidente del Consiglio, Alcide De Gasperi, uno dei pochissimi veri statisti italiani).Più di uno sostiene che “il Giornale” abbia sollevato il caso del direttore di “Avvenire” per ragioni che con la libertà di stampa hanno poco a che fare.Secondo alcuni, per eseguire una vendetta ordinata da Berlusconi per le critiche rivoltegli da Boffo.Secondo altri, per silurare una corrente vaticana (Ruini-Boffo) e favorirne un’altra (Bertone-Ratzinger).Può darsi. D’altra parte, non sarebbe la prima volta che un’alta carica dello Stato si “vendichi” attraverso un giornale o una tv. Così come è incontestabile che in duemila anni siano stati contati più complotti al di là del Tevere che comete nel cielo.Ma il punto in discussione non è questo. Di fronte a un fatto, com’è la sentenza Boffo, vale poco eccepire sulla “paternità” del fatto medesimo. Altrimenti, così come si “squalifica” un fatto vero perché proveniente dallo schieramento “nemico”, si potrà “accreditare” un fatto falso soltanto perché proveniente da fonte “amica”. Con quali sconquassi è facile immaginare.Il problema vero, invece, è se dobbiamo far finta che la libertà di stampa e di espressione possano continuare a essere considerate a senso unico. Insomma, vogliamo chiederci o no, una buona volta, se la “semilibertà” della informazione italiana è colpa del solo Berlusconi e del suo impero mediatico, oppure se anche tutti gli altri non facciano la propria parte, fornendo così a Berlusconi, ma anche a se stessi, il migliore degli alibi?

  16. C’era una volta…la democraziaSi racconta che tanti anni orsono, nel lontano 2008, avvenne un misteriosa magia oscura.Non si venne mai a sapere cosa accadde di preciso, ma in un battibaleno, dopo le elezioni nel lontano 14 Aprile 2008, la Democrazia piano piano, quatta quatta, sparì improvvisamente come nel bel tempo che fu, il tempo di dire trullallà, come, quando e DiPiù, si portava la camicia tinta unita e non era tutta blù?Non si venne mai a sapere dove fosse finita. Fu un Misterioso segreto sconosciuto ai più!Però, fu un vero sgomento per tutte le genti del paese del cucù.Forse rapita ed imprigionata in qualche foresta oscura senza poter più vedere il cielo blù?O magara forse finita dentro al buio tubo catodico di qualche celebre tivvù?O magara l’aveva rapita Barbablù, insieme al Grande Stregone Sette Più che fa rima con tivvù?Nel paese del cucù si racconta che…anzi e diciamolo.Non si venne mai a sapere cosa accadde, perchè la Democrazia sparì in un lampo come nel bel tempo che fu, ed improvvisamente tutti la cercarono anche nel quartiere delle fate tutte blù.La disperazione avvolse il Bel Paese, ma non certamente il Cavalier Cortese!Cerca cuà, cerca là , ma la Democrazia chissà dove mai sarà?E cerca, cerca, cerca…Finalmente il mago delle fiabe la trovò.Era diventata piccina piccina, infreddolita e stremata, ed era nascosta in un file supersegreto sconosciuto ai più, era finita in Rete, nel Web, dentro all’amico picci che l’aveva ospitata cusì.Il mago delle fiabe supergiulivo e meravigliato cliccò, la vide e domandò…Belandi cara Democrazia, ti ho tanto cercata, non ti trovavo più, nemmeno alla tivvù.E lei rispose sussurrando sottovoce…Sono scappata caro mago delle fiabe!Mi trattavano tutti malamente e non ne potevo di più di tutta quella gente.Mi avevano già trattata cusì nel bel tempo che fu, che credevo non ritornasse mai più.Però quel tempo sembra ritornato, la buona memoria mi ha ricordato ed allora…Ho trovato un rifugio nella Rete e di cuì non mi muoverò mai più, bididibodidibù!La Rete, ospitò per sempre la Democrazia che fu così felice e non se ne andò mai più.E tutte le genti, di ogni contrada, paese e città , andavano a trovarla di nascosto ed esclamavano ullallà , perchè nel paese del cucù, non ci si poteva più esprimere liberamente come era già successo nel bel tempo che fu, quando si doveva stare attenti anche a dire Belin o Barbablù!Mille attacchi, mille oscuri sortilegi, per catturare la Democrazia nella sua nuova dimora, mille tentativi per rapirla, ma la Democrazia venne difesa dai maghi della Rete. Gli indicibili Eroi del Web!I Temutissimi e coraggiosi Naviganti della Grande Madre Rete!I Patrioti Internauti del Terzo Millennio che con le bacchette magiche, i loro prodogiosi topolini, fecero mille incantesimi e marchingegni a più non posso e non mollarono mai l’osso, con mille petizioni, mille post per difenderla anche dal Grande Stregone Sette Più che dirigeva tutte le tivvù!E clicca cuà, clicca là, la Democrazia si salvò grazie alla Rete ed ai suoi valorosi Cittadini.Cosa avvenne di preciso non si venne mai a sapere. Fu un Gran Segreto sconosciuto ai più!Si racconta però come in tutte le fiabe, che un bel giorno la Democrazia ritornò in ogni dove, paese, contrada e città , e tutte le genti, vissero felici e contenti esclamando ullallà !Ma nell’aria c’era anche una dolce melodia, un immenso coro che faceva proprio cusì…Fratelli d’Italia, l’Italia s’è desta, dell’elmo di Scipio s’è cinta la testa…E grazie alla tecnologia ed alla Rete, quella dolce melodia è ancora cuì, a difendere il paese del cucù e tutte le genti continuarono a vivere felici e contenti, in ogni dove paese, contrada e città, però ascoltando quella melodia. Quella melodia che “sbucava fuori di cuà “ facendo un click e recitando una frase magica sconosciuta ai più.La fiaba è finita ed anche se non è bella, la morale qual’è? ChissaChiLoSà si rispondeva tanto tempo fa. Scrivetela Voi, Patrioti della Rete, mettendoci il Cuore. Il Vostro imperdibile Cuore!Quel Cuore, che ogni giorno muove il Mondo in un grande girotondo di Click, al grido giocondo ed anche un pò vagabondo, che fa mille magie e che in tutte le lingue del mondo esclama cusì…Evviva la Libertà !

  17. Silvio anche tua moglie si è rotta i c–oglioni di te, figurati noi.Veline all’europee nel Pdl? “Ciarpame senza pudore”. Il vaso si è colmato di nuovo e Veronica Lario esplode come già fece alla fine di gennaio di due anni fa con la famosa lettera a Repubblica. Questa volta, la moglie del premier attacca sull’uso delle candidature delle donne che a suo avviso si sta facendo per le elezioni europee.Questa volta, Veronica Lario ha deciso di mettere per iscritto in una mail – in risposta ad alcune domande poste dall’Ansa sul dibattito aperto dall’articolo pubblicato ieri dalla Fondazione Farefuturo – il suo stato d’animo di fronte a ciò che hanno scritto oggi i giornali sulle possibili candidate del Pdl alle europee. “Voglio che sia chiaro – spiega – che io e i miei figli siamo vittime e non complici di questa situazione. Dobbiamo subirla e ci fa soffrire”.Alla domanda su cosa pensa del ruolo delle donne in politica, alla luce delle polemiche di queste ore, Veronica Lario risponde: “Per fortuna da tempo c’è un futuro al femminile sia nell’imprenditoria che nella politica e questa è una realtà globale. C’è stata la Thatcher e oggi abbiamo la Merkel, giusto per citare alcune donne, per potere dire che esiste una carriera politica al femminile”.”In Italia – aggiunge la moglie del presidente del Consiglio – la storia va da Nilde Jotti e prosegue con la Prestigiacomo. Le donne oggi sono e possono essere più belle; e che ci siano belle donne anche nella politica non è un merito nè un demerito. Ma quello che emerge oggi attraverso il paravento delle curve e della bellezza femminile, e che è ancora più grave, è la sfrontatezza e la mancanza di ritegno del potere che offende la credibilità di tutte e questo va contro le donne in genere e soprattutto contro quelle che sono state sempre in prima linea e che ancora lo sono a tutela dei loro diritti”.”Qualcuno – osserva Veronica Lario – ha scritto che tutto questo è a sostegno del divertimento dell’imperatore. Condivido: quello che emerge dai giornali è un ciarpame senza pudore, tutto in nome del potere”.La signora Berlusconi prende anche l’iniziativa di parlare della notizia, pubblicata oggi da la Repubblica, secondo cui il premier sarebbe stato domenica notte in una discoteca di Napoli a una festa di compleanno d’una ragazza di 18 anni: “Che cosa ne penso? La cosa mi ha sorpreso molto, anche perchè non è mai venuto a nessun diciottesimo dei suoi figli pur essendo stato invitato”.Berlusconi: “Candidature inventate”. E proprio poche ore prima, lo stesso premier era intervenuto da Varsavia sul tema sollevato da “Fare Futuro”. Berlusconi definisce “deludenti” le polemiche sulle “soubrette” nelle liste del Pdl: “Le candidature che ho letto sui giornali sono quasi tutte inventate. E’ veramente assurdo – continua – che se una persona ha una o due lauree e conosce due o tre lingue, per il solo motivo che sia stato in tv o abbia fatto cose nell’informazione o nello spettacolo sia da considerarsi preclusa per quanto riguarda la politica”.Il premier si lamenta delle critiche: “Si dice sempre che si vuole il 50 per cento di donne. Poi quando vai a prendere candidate, che non ho scelto io, e che vengono a fare un corso, per il semplice motivo che hanno un aspetto gradevole si polemizza. È Una delusione totale. Escludo comunque che ci sia qualche candidata che non sia stata attiva in An o in Forza Italia”. Berlusconi ‘sponsorizza’ però uno dei nomi usciti sulla stampa. “Sono supporter di Lara Comi, è bravissima”.Non sapeva ancora che Veronica Lario era pronta a lanciare il suo secondo grande attacco.

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