Enorme successo ha registrato l’avvio dei GAP (Gruppi di Acquisto Popolare). La campagna contro il caro-prezzi dei beni di prima necessità e contro il calo del potere d’acquisto di salari e pensioni, organizzata dal circolo cittadino di Rifondazione Comunista, si avvia adesso al secondo appuntamento, che già da ora registra il “pieno” nelle prenotazioni.

L’iniziativa che a Francavilla Fontana ha segnato una delle prime tappe nel nostro territorio, sul modello di quanto già avveniva a Roma, va nella direzione di un Partito Sociale, realmente vicino alla gente e alle mille nuove povertà partorite da vecchie e nuove crisi economiche. Acquistare in maniera critica, senza cedere alle logiche di profitto delle varie catene distributive, non solo rappresenta una fonte di risparmio economico, ma anche una forma di cittadinanza nuova, attiva e autonoma.

Ricordiamo, pertanto, che venerdì 27 febbraio, dalle ore 9:30, verrà distribuito all’interno del circolo PRC “Ernesto Che Guevara” un paniere composto da:

1 kg di farina, 1 kg di pane, 1 kg di pomodori pelati, 2 kg di patate, 1 tris di tonno Nostromo, 6 uova.

Il tutto al prezzo di € 5,50.

Per info e prenotazioni, rivolgersi al circolo PRC “Ernesto Che Guevara”

oppure e-mail: rifondazione.ff@alice.it

 

Nuovo appuntamento coi G.A.P.ultima modifica: 2009-02-25T17:32:00+01:00da casadelpopoloff
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13 Thoughts on “Nuovo appuntamento coi G.A.P.

  1. Sono natoin Italia,solo per caso…Caro direttore, uno dei migranti rinchiusi nel Cie di Torino ha chiesto a un giornalista perché il governo si accanisce contro di loro: «E’ una colpa nascere senza permesso di soggiorno?». Mi torna in mente una canzone degli anni Sessanta, “E’ solo un caso” di Phil Ochs: «Mostrami la prigione, mostrami il detenuto la cui vita è andata male e io ti mostrerò, ragazzo mio, mille ragioni per cui è solo un caso se al suo posto non ci siamo tu o io…». E’ solo un caso se io sono nato in Italia invece che in un Paese devastato dalla povertà o dalla guerra. E’ solo un caso se non ho bisogno di emigrare per cercare una speranza di vita. E’ solo un caso se non sono anch’io un clandestino imprigionato a Lampedusa o sfruttato nella raccolta delle arance. Per un fatto puramente casuale – essere nato in un luogo piuttosto che in un altro – in Italia oggi io sono tutelato dalle leggi, mentre altri si vedono privati dei diritti più elementari e sono vittime di leggi che li perseguitano anziché proteggerli. E’ forse merito mio se sono nato a Torino da una famiglia italiana? E’ colpa di Karima o di Kwame se sono nati in Tunisia o in Ghana? L’essere nato, per caso, in Italia non mi autorizza a considerare questo Paese una mia proprietà personale, come vorrebbe lo slogan “l’Italia agli italiani”. Non è accettabile che l’Italia si comporti come una democrazia solo con i propri cittadini, dimostrandosi tirannica e “cattiva” con chi, per caso, è nato altrove.

  2. E´un caso se sono nato in una famiglia povera ? Questo mi da il diritto di stabilirmi in casa di una piu´ricco di me ?

  3. Il Cavaliere va per la sua strada senza voltarsi indietro, Fini segue la sua strada senza preoccuparsi troppo.Dategli pure del moderato, intanto entrerà nel Partito Popolar Europeo.E si accrediterà come migliore soluzione possibile per il dopo Berlusconi. Si discute di nuove regole per gli scioperi e da destra si ode uno squillo di tromba. Quella di Gianfranco Fini, che invita la sua maggioranza a riflettere su quanto dice in materia uno dei deputati dell’opposizione. Indovinate chi? Il giuslavorista Pietro Ichino, esponente del Partito democratico, con una dottrina di pensiero che nel microcosmo del diritto del lavoro è peraltro assimilabile al centro, centrodestra. Ricapitolando: Fini si pone alla sinistra della sua maggioranza, Ichino è alla destra dell’opposizione, il centro vince sempre. Il presidente della Camera ne ha fatta di strada: da Almirante a Berlusconi all’attuale dimensione liberal. E in questa sua veste, soprattutto contando di non aver alcun ruolo operativo nell’esecutivo del Cavaliere, Fini lavora da battitore libero. Se Berlusconi sulle intercettazioni e il progetto di legge in materia tira dritto, lui se ne frega di quello che si dice a palazzo Chigi e chiede di non blindare il provvedimento, di discuterne in Parlamento. In un paese normale questa sarebbe una procedura normale ma sua maestà Berlusconi, si sa, alla normalità è allergico. Così in tema di scioperi e nuove regole il governo pigia sull’acceleratore e rischia di precipitare in un burrone. Fini non ha alcuna voglia di cadere nel dirupo, di buttar al vento anni e anni di lento ma costante avvicinamento al partito popolare europeo per seguire Berlusconi e Bossi, così chiede moderazione e rispetto delle regole, così come si conviene alla terza carica istituzionale dello Stato. Questi i fatti, anche se la storia insegna che il Cavaliere e il suo naturale erede potrebbero sempre giocare al poliziotto buono e al poliziotto cattivo. Fini sembra quasi un parlamentare del Pd, e nemmeno eccessivamente di destra, lì ci sono i teodem binettiani e sulle questioni etiche, si sa, il presidente della Camera è di tutt’altro parere. Al tempo stesso il presidente del Consiglio più che un forzista sembra un leghista o un ex camerata nostalgico, sulle ronde ad esempio ha già dato il suo placet («ma non chiamatele ronde, si tratta di cittadini volenterosi a disposizione di prefetti e sindaci»), mentre sui desaparecidos argentini, dicendo un’enormità che ha portato alle ufficiali proteste dell’ambasciatore argentino, il magnate delle televisioni ha parlato di bagni fuori programma. In questo modo si è collocato più o meno alla destra di Mario Borghezio. Ma il padrone del Popolo delle libertà è lui e il padrone di questi tempi ha sempre ragione.Così parla Fini, il leader più moderato del centrodestra: «Dobbiamo avviare una riflessione sulla tenuta della vigente disciplina sugli scioperi nei servizi pubblici. Non si tratta di soffocare il diritto di sciopero ma di armonizzarlo con altri diritti di tutti i cittadini». Poi il presidente della Camera cita Ichino: bravo Ichino, bene Ichino, sono d’accordo con lui. Interviene anche Renato Brunetta, ministro della Repubblica italiana, che dice: «Lo sciopero è un diritto tutelato dalla Costituzione ma anche la mobilità, la vita, il lavoro sono valori tutelati dalla Costituzione. Quando ci sono due valori tutelati dalla Costituzione che entrano in conflitto, cosa che può succedere, serve la regola, la regolazione, la legge e la legge deve definire la priorità. In questo caso la priorità è la vita, la mobilità, l’economia dei cittadini». Chi è più a destra? Brunetta. L’interrogativo è retorico.Capitolo intercettazioni. Il disegno di legge andrà in aula tra 10-15 giorni, Fini ricorda che prima di chiedere la fiducia in Parlamento, il governo deve convocare il Consiglio dei ministri per l’autorizzazione. «Non mi risulta che questo sia accaduto. Il ddl è uscito dalla Commissione, è in corso un dibattito politico, si riunirà il gruppo del Pdl». Berlusconi sulle intercettazioni vorrebbe tirare dritto, è nel suo stile. Chi è più a destra? Berlusconi. L’interrogativo è retorico.Il quadro è questo. Il Cavaliere va per la sua strada senza voltarsi indietro, Fini segue la sua strada senza preoccuparsi troppo. Dategli pure del moderato, intanto entrerà nel Partito popolare europeo. E si accrediterà come migliore soluzione possibile per il dopo Berlusconi. CasaPuond? Cosa è CasaPound?

  4. 70.000 AL MESE! Non sono gli euro che guadagnerete. E’ il numero degli espulsi dal mercato del lavoro previsto per quest’anno. Una vera debacle, un’ecatombe che investirà ogni settore produttivoL’allarme occupazione per i lavoratori precari, rilanciato nei giorni scorsi anche dal governatore della banca d’Italia, inizia a prendere forma. Mediamente, nel corso dell’anno, perderanno il posto di lavoro tra i 40 e i 75 mila interinali. Rispediti a casa, senza nemmeno l’ombra di un sostegno o protezione.E’ quanto risulta dalle stime – dati certi, quando si tratta di lavoro precario, è difficile averne – dell’ente bilaterale nazionale per il lavoro temporaneo (Ebitemp), di cui fanno parte imprese (le agenzie interinali) e sindacati. «Un fenomeno senza precedenti», concordano nella valutazione questi ultimi: «E’ la prima volta da quando esiste il lavoro interinale (introdotto dall’ex ministro Treu nel ’97 ndr) che assistiamo a una caduta simile».La stima è stata effettuata sulla base della caduta del fatturato, pari al 30%, che da settembre scorso e con un apice tra dicembre e gennaio, ha terremotato le agenzie che somministrano lavoro all’industria ai ai servizi (più note come agenzie interinali). Considerando una platea interessata di almeno 600 mila persone che lavorano ogni anno, 300 mila delle quali in maniera continuativa, e proiettando i dati della crisi dell’ultimo semestre 2008 sul 2009, si stima che a perdere il posto ogni mese saranno tra le 40 e le 75 mila persone. «Una cifra impressionante – commenta Filomena Trizio, segretaria dei precari Cgil, il Nidil – considerando anche il fatto che l’interinale ha avuto sempre tassi di crescita a due cifre». Non è difficile capire il perchè: lavoro a tempo determinato (un giorno, sei mesi, un anno…) e dunque meno costoso, fornito alla bisogna da agenzie che nel frattempo si sono moltiplicate sul territorio sostituendo i vecchi centri per l’impiego.E al dramma si aggiunge dramma, se si considera che questi lavoratori sono completamente sprovvisti di una rete di protezione sociale, che possa attutire, sia pur minimamente, gli effetti della crisi. Il questa direzione va la proposta lanciata ieri dal neosegretario del Pd, Franceschini: un assegno mensile di disoccupazione per tutti coloro che perdono il lavoro. «Berlusconi porti il provvedimento in aula, se vuole presenti pure un decreto legge visto che ne ha già fatti tanti, e noi lo sosterremo».Non passa neppure un’ora che dal governo giunge la replica. Ci pensa Brunetta, il loquace ministro della pubblica amministrazione: «Probabilemnte Franceschini non sa, perchè non è un economista come lo sono io, che l’indennità di disoccupazione è un ammortizzatore sociale». Ammette, lo stesso ministro, che «tutto sommato, è uno strumento di limitato uso», ma se la cava ricordando che «il governo ha stanziato 8 miliardi di euro per la cassa integrazione in deroga», dei quali sono stati stanziati appena 150 milioni di euro finora: «Non c’è un solo lavoratore italiano che abbia problemi se perde il lavoro».Sono proprio quegli 8 miliardi ottenuti dallo stato dopo una lunga trattativa con le regioni, che il Pd chiede di utilizzare per fare, «oggi e non dopo la crisi, la riforma degli ammortizzatori sociali». Spiega Enrico Letta, responsabile welfare del partito: «Serve un assegno di disoccupazione universale che rappresenti un superamento dell’attuale asimmetria che, nel nostro sistema, dà garanzie piene a chi ha un contratto a tempo indeterminato e nulla ai tanti lavoratori parasubordinati».«Un primo passo ma non sufficiente», commenta la proposta il segretario del Prc, Ferrero, che chiede di «fare come Obama: togliere ai ricchi per dare ai poveri». E la proposta piace anche al segretaio della Cisl, impegnato in questi giorni a tentare di ricucire i rapporti con la Cgil: «Un’idea utile, il governo ne tenga conto».

  5. “«Un primo passo ma non sufficiente», commenta la proposta il segretario del Prc, Ferrero, che chiede di «fare come Obama: togliere ai ricchi per dare ai poveri»”C’è UN PICCOLO PARTICOLARE CHE FERRERO FA FINTA DI DIMENTICARE: NEGLI U.S.A. L’ALIQUOTA MASSIMA PREVEDE UNA TASSAZIONE DI CIRCA IL 30% IN ITALIA DEL 50%. SECONDO VOI è POSSIBILE UN ULTERIORE AUMENTO IN ITALIA A CHI LE TASSE GIà LE PAGA?

  6. A TE CHE STAI IN SILENZIO,SVEGLIATI! SOLO COSI’ POTRAI AVERE IL CORAGGIO DI GUARDARE IN FACCIA I TUOI FIGLI”Prima di tutto vennero a prendere gli zingarie fui contento, perché rubacchiavano.Poi vennero a prendere gli ebreie stetti zitto, perché mi stavano antipatici.Poi vennero a prendere gli omosessuali,e fui sollevato, perché mi erano fastidiosi.Poi vennero a prendere i comunisti,ed io non dissi niente, perché non ero comunista.Poi vennero a cacciare gli operai dalle fabbriche occupate,perché rivendicavano giusti salari per sfamare le loro famiglie,ma io ero un impiegato e la cosa non mi toccava..Poi vennero a cacciare di casa chi non poteva più pagare l’affitto o il mutuo perché aveva perso il proprio posto di lavoro,ma a me la casa l’avevano lasciata i miei genitori.Poi vennero e picchiarono chi protestava contro l’ordine costituito,ma io ero sul divano a guardare la tv nella mia casetta molto ordinata quindi non c’entravoPoi un giorno persi il lavoro,i miei risparmi depositati in banca sparirono e mi incazzai iniziai a gridare, allora vennero a prendere me,e non c’era rimasto nessuno a protestare.”

  7. vorrei dire c’è un’umanità dolente che non sa più a chi rivolgersi…………………………………………………………ieri pomeriggio mi trovavo in un patronato sindacale c’era una fila paurosa più di 50 persone,non ragazzi gente di 40/50/60 anni che chiedeva aiuto….padri di famiglia che sono senza lavoro…lavoratori non retribuiti da imprese che stanno fallendo o in fuga..tanto in galera per queste cose in Italia non si va,gente con lo sfratto o senza più soldi per pagare l’affitto.parlo con un volontario di questo patronato mi accoglie disperato mi dice che sono impotenti,soverchiati dalla mole di richieste alle quali sanno di non poter dare seguito,si limitano a fare sfogare i “disperati”…DOMANI VORREI POTER DIRE;che io semplice caminiosta dall’oggi al domani sono stato sbattuto in mezzo alla strada da una multinazionale con un bilancio paurosamente in attivo,e non ci dormo la notte perchè se per un giovane essere senza lavoro è dura per un 47enne come me è un dramma.DOMANI VORREI DIRE;non pensate che tanto a voi non tocca,perchè questa crisi può travolgere tutti,non lasciate solo chi ha perso il lavoro chi rischia lo sfratto,una società fondata sull’egoismo è una società destinata all’autodistruzione.DOMANI VORREI DIRE;che il presidente degli USA ha detto che aumenterà le tasse per i più ricchi perchè è giusto che chi ha di più aiuti chi non ha….In Italia nessun partito,nessun movimento ha il coraggio di fare questo,sottolineo nessuno!DOMANI VORREI DIRE;che l’evasore fiscale è il peggior delinquente perchè non ruba al singolo ma ruba a noi tutti sempre!e su tutto.vorrei che le strutture antimafia si occupassero anche della grande evasione e che la legge punisca severamente questi affamatori del popolo.DOMANI VORREI DIRE;che anche chi guadagna 900€ al mese deve poter avere una vita dignitosa,un abitazione decorosa,deve poter accedere al sapere e farvi accedere i suoi figli.DOMANI VORREI POTER DIREche tutto non è perduto e che abbiamo ancora un DOMANI

  8. E allora, scomunicateci tutti! Non è facile scrivere se la mano trema: ci sono voluti due giorni per fermarla, dopo la notizia della bimba brasiliana che ha abortito e della ferocia del vescovo di Recife che si è abbattuta su di lei, come se le violenze subite non fossero bastate. Perdipiù, con l’orrore aggiunto che nessuna parola di condanna sia stata spesa dalla curia brasiliana nei confronti del patrigno che l’aveva messa incinta! Leggo anche sulle tue colonne che ritorna con forza l’idea che la Chiesa cattolica a questo punto debba, almeno per coerenza, scomunicarci tutti, ma proprio tutti. Gliene diamo motivo ogni giorno con la nostra reale difesa della vita umana contro la loro cultura di morte. Continueremo in ogni modo la nostra battaglia non violenta contro questi violenti, affinché non ci possano mai nemmeno lontanamente annoverare tra i loro complici. Personalmente lo dico da tre anni ormai, anche su “Liberazione”, e in tanti stiamo avanzando pubblicamente la nostra richiesta di scomunica attraverso tutti i canali possibili, dai giornali a internet (su Facebook, in pochi giorni, il gruppo “Scomunicateci” ha già raggiunto mille adesioni: http://www.facebook.com/group.php?gid=64106479277). Perché la scomunica ci pare un atto dovuto da parte di chi chiama peccati ed eresie ciò che noi chiamiamo diritti umani e diritti civili.

  9. Il precedente commento, a firma di Paolo Izzo, è ripreso da Liberazione del 10 marzo, pag. 18.

  10. Poveri ricchi, aiutiamoli. Nel paese più ingiusto d’Europa secondo l’Ocse il distacco tra chi ha troppo e chi ha troppo poco è cresciuto del 33% a partire dalla metà degli anni Ottanta.I figli dei ricchi faranno strada,quelli dei poveri resteranno al paloLa proposta di Dario Franceschini non ha alcuna possibilità di passare in parlamento. A ben vedere, nessuna proposta di Franceschini, dati i numeri esistenti alla camera e al senato, tra opposizioni e maggioranze, può diventare legge; ma, finalmente, in quell’area dell’ulivo un po’rinsecchito, c’è qualcuno che dice qualcosa di sinistra, come chiedeva Nanni Moretti, tanti anni fa, al tempo dei girotondi. La questione attuale è quella relativa ai 500 milioni di euro che dovrebbero essere presi ai cittadini più ricchi e restituiti a quelli più poveri. In un quindicennio la forbice tra ricchi e poveri, in Italia, si è molto allargata. I governi di Silvio Berlusconi hanno interpretato molto bene la tendenza prevalente nell’economia, sono stati in modo preciso i governi della ricchezza; e quelli del centro sinistra non hanno potuto e in una certa misura non hanno voluto mettervi rimedio. Così Franceschini si propone di mettere le cose a posto, o meglio di avviare un percorso, ma non va a rotta di collo, anzi innesta subito il freno a mano, in questo caso l’una tantum, cioè una volta soltanto. Altrimenti cosa diranno Merloni e Colaninno e Calearo. E solo attraverso l’aumento dal 43 al 45% dell’imponibile per i redditi superiori a 120mila euro.Quando la maggior parte di coloro che cercano un lavoro, comunque retribuito, lo trovano, il distacco tra ricchi e poveri è meno sentito. Ma quando si entra in una fase di tale crisi che tutti gli esperti dall’alto della loro ben pagata saggezza assicurano sarà lunga e imprevedibile, è allora che si fanno i conti. Se dalle difficoltà, riflettono i poveri, non c’è modo di uscire presto, allora bisogna dividere diversamente, tra tutti, quel poco che è rimasto. La Confindustria ha un’idea opposta. Per esempio un suo alto esponente (Guidalberto Guidi) dice che «se il sistema resiste lo dobbiamo a quelle categorie che possono permettersi di spendere». Dunque se togliamo loro reddito spendibile per disperderlo come una qualsiasi «Caritas», tra i poveri, andiamo in direzione sbagliata.E’ una fase lunga questa del trasferimento di ricchezza dai poveri ai ricchi, nel nostro paese. A partire dalla metà degli anni Ottanta questo effetto si registra in tutti i trenta paesi che fanno parte dell’Ocse, l’organizzazione con base a Parigi che riunisce i paesi più sviluppati del capitalismo. Thatcher e Reagan all’inizio del periodo considerato, non sono stati con le mani in mano. Da allora, l’aumento medio del distacco tra ricchi e poveri per quanto riguarda redditi da lavoro, capitale e risparmi è stato del 12% nella media dei trenta paesi. Uno spostamento considerevole, uno vero e proprio snaturamento dei rapporti economici e politici precedenti, una sconfitta generale delle classi subalterne. Ma che dire dell’Italia, primatista assoluta, dove il distacco tra ricchi e poveri è cresciuto del 33%! I guasti maggiori, spiega sempre l’Ocse (ottobre 2008, «Growing Unequal», si sono in parte ridotti con l’aumento di tassazione sulle famiglie e le maggiori prestazioni sociali per le persone povere. Stando all’Ocse vi sono stati progressi quanto al tasso di povertà, «disceso tra la metà degli anni Novanta e il 2005».Resta comunque il fatto che «il reddito medio del 10% degli italiani più poveri è di circa 5.000 dollari (tenuto conto della parità del potere d’acquisto)», quindi ben al di sotto della media Ocse che è di 7.000 dollari. «Il reddito medio del 10% più ricco è di circa 55.000 dollari, sopra la media Ocse». In altre parole, mantenendo il confronto in Italia, il decile dei più ricchi ha circa 11 volte di più di quello dei più poveri. Sono disparità sociali che anche per il prudentissimo Ocse determinano immobilità sociale. Se uno nasce ricco, ricco rimane. Se invece sceglie una carta sbagliata e nasce povero, lì arriva e lì si ferma. «Figli di famiglie povere hanno una più bassa probabilità di diventare ricchi rispetto ai figli di famiglie ricche». Che il famoso La Palisse abbia tenuto una lezione di aggiornamento all’Ocse?Anche la ricchezza è distribuita in un modo che potrebbe essere vivamente apprezzato dalla Confindustria, sempre alla ricerca della perfezione: il decile più ricco dispone del 42% della ricchezza nazionale(valore netto totale). La Banca d’Italia registra dati simili. In più avverte che metà della cittadinanza, i meno abbienti, dispone del 10% della ricchezza totale. Non verrebbe voglia di mischiare un po’ le parti, di ridistribuire le carte, tanto per vedere se dopo la partita non sia più divertente, non riesca meglio: meglio per tutti?Uno dei lasciti di Vincenzo Visco viceministro delle Finanze di Romano Prodi, è stato il tabulato di tutti i contribuenti italiani, messo a disposizione di tutti gli stessi italiani. La pubblicazione viene subito proibita, sembra che l’onore nazionale sia in gioco, oppure che i segreti più gelosi siano esposti al pubblico ludibrio. Un giornale, Italia Oggi, va avanti imperterrito e pubblica nel corso di una settimana di maggio, in inserti speciali, i nomi e i soldi dei diecimila più ricchi, stando alla dichiarazione dei redditi del 2006, relativa alle entrate del 2005. Ne esce un quadro confortante. Il numero uno ha guadagnato, occasionalmente, 100 e passa milioni. Tra i guadagni registrati non ci sono dividendi e interessi su titoli di società, perché le imposte relative si pagano a parte, su base fissa. Non c’è l’evasione, i conti esteri e tutto il resto della ricchezza. Meglio: ci sono ma non registrati nelle tabelle di Visco. C’è però quanto basta per farsi un’idea. Ci sono i redditi da lavoro, dipendente e autonomo e quelli da impresa, principalmente; poi i redditi da fabbricati. Ci sono, nella rete, decine di calciatori, attori, allenatori, veline, presentatori, giornalisti principi, gente della politica. Grandi medici, grandi avvocati. Il più povero dei ricchi, decimillesimo, ha un reddito lordo, nel 2005, di 445 mila euro. Un noto sportivo, al 21° posto è l’ultimo sopra i 10 milioni, mentre bisogna scendere al 1877° posto per arrivare all’ultimo che ha guadagnato nell’anno un milione. Un milione che sembra uno scherzo, ma sono due miliardi di lire di sette o otto anni fa. Se quel posa piano di Franceschini osserva: i soldi li si trova, là dove ci sono, non ha tutti i torti.

  11. Repetita iuvant- SONO RAZZISTASCENA 1:SENATO DELLA REPUBBLICADopo la caduta del governo Prodi maiali stappano bottiglie di spumante e ingurgitano mortadella (vedi Nino Strano)SCENA 2:SENATO DELLA REPUBBLICAEluana muore, i maiali nella porcilaia denominata “Senato” ricoprono di grugniti ,frizzi e lazzi la sua dipartitaSCENA 3:SENATO DELLA REPUBBLICAIl senatore fascista Ciarrapico entra nella porcilaia, interrompe volgarmente la seduta per lamentarsi in modo scomposto di alcuni manifestanti che gli hanno reso difficile l’ingresso ,urlando nel suo sguaiato romanesco da osteria “non siamo mica nel 45!”Io voglio fare “coming out”.Sono razzista.Ho un pregiudizio etnico nei confronti dei senatori,voglio la soluzione finale.Sogno kamikaze martiri, pieni di tritolo che si fanno esplodere nella porciliaia.Sogno treni piombati, carichi di senatori , diretti a Dachau.Sogno camere a gas, forni crematori, pieni di senatori della repubblica inceneriti.Sogno esperimenti di eugenetica sui senatori siamesi, trapianti di cervello (??) senza anestesia, esecuzioni di massa,espianti di organi .Sogno la cancellazione totale dei senatori della repubblica italiana dalla faccia della terra..

  12. Silvio Berlusconi a teatro: «Il mio lavoro mi fa schifo, sono disperato»…………”Presidente anche noi siamo disperati e ci fa pure schifo”Silvio Berlusconi si concede una pausa di svago, dopo una giornata di lavoro, al teatro Quirino dove va in scena il musical Masaniello di Tato Russo, la Napoli del Seicento come metafora dell’Italia d’oggi. «Sono otto settimane che non faccio un giorno di riposo», scherza nel foier il premier con il pubblico tra il primo e il secondo atto.«Ma lei si diverte», chiede una elegante signora. «No, a me non piace quello che faccio – scherza lui – lo faccio solo per senso di responsabilità». «Mi fa schifo quello che faccio – continua a dire sorridendo -. Sono disperato…».«Ma io sono abituato a lavorare – riprende il Cavaliere – pensi che per 21 giorni non ho mai dormito due notti consecutive nello stesso letto». «È stata una tournee», ribatte un signore. «No – risponde il Cavaliere – perché in tourneè si recita sempre la stessa parte. Io ogni giorno devo invece cambiarla».

  13. In Italia la crisi minaccia la libertà di stampa.Il Governo manovra per piazzare uomini di fiducia a capo dei giornali di maggior prestigioIl cataclisma finanziario, la crisi pubblicitaria, l’adattamento all’universo digitale e i licenziamenti dei giornalisti sono temi comuni a tutti i giornali del mondo.Molti esperti, e non pochi lettori, temono che tale situazione incida sulla qualità della stampa. In Italia, forse il paese europeo insieme alla Russia in cui il controllo politico dei media è meno discutibile, l’inquietudine è doppia.Al duopolio televisivo, o più semplicemente monopolio assoluto, formato da Mediaset e RAI, potrebbe aggiungersi molto presto una sorta di rivoluzione della stampa.Dietro a questo movimento tellurico in elaborazione risuona il solito nome: Silvio Berlusconi, magnate dei media e primo ministro, il cui nuovo obiettivo sono le due testate giornalistiche milanesi di maggior prestigio, Corriere della Sera, il più importante quotidiano italiano, e Il Sole 24 Ore, il principale giornale economico nazionale.“Questa volta Berlusconi non farà prigionieri, vuole controllare tutto e lo farà”, dice Giancarlo Santalmassi, giornalista RAI dal 1962 al 1999 e direttore di Radio24 fino a quando, l’autunno scorso, fu allontanato dopo essere stato dichiarato nemico ufficiale del Governo del Cavaliere nel 2006.Enzo Marzo, storico giornalista del Corriere, è pienamente d’accordo con Santalmassi; giovedì scorso, nel corso di un dibattito sulla libertà di stampa che si è svolto presso la sede della Commissione Europea a Roma, ha affermato che la battaglia per la direzione del giornale è già iniziata.Il nucleo dirigente del gruppo RCS (editore di Unedisa in Spagna) e proprietario del Corriere, spiega Marzo, ha ritirato la fiducia al direttore del quotidiano, Paolo Mieli, e sta valutando due sostituti: il primo, Carlo Rossella, sponsorizzato da Berlusconi e il secondo, Roberto Napoletano, diretto

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