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Quella del 9 maggio deve essere, evidentemente, una data importante per i francavillesi.

I più giovani, forse, non ricordano; ma  i più anziani, legati ai saldi valori della patria e della famiglia, non possono non ricordare.

            Il 9 maggio, oltre all’anniversario della morte di uomini come Peppino Impastato o Aldo Moro, tocca ricordare l’anniversario della morte dei fratelli Francesco e Salvatore Chionna, e, proprio per venire in aiuto agli smemorati, puntualmente ogni anno vengono affissi manifesti alla memoria e viene celebrata una messa in suffragio dei fratelli-martiri.

            Avrò avuto forse 10 anni quando qualche parente anziano mi raccontò l’episodio. Nella memoria collettiva i fatti stanno più o meno così: la sera dell’8 maggio un gruppo di comunisti si reca presso l’abitazione dei Chionna, sita in via San Biagio, minaccia i fratelli e appicca il fuoco all’abitazione; i due, soffocati dal fumo, sono costretti ad uscire e il gruppo di facinorosi non dà loro il tempo di uscire dalla loro casa che subito li trascina fino all’adiacente piazza dove vengono bruciati vivi e una donna urina sui cadaveri, o, per riportare un passo della cronaca, “dal gruppo si stacca una megera, tale dal volto inconfondibile, che allarga le gambe sul mucchio carneo semicarbonizzato per depositarvi il fiele del suo odio di sterile che mai conobbe amore, distillato in torbida orina.”

            Ora, a me questa storia ha sempre provocato un po’ di ribrezzo. Pensavo: “Ma è possibile che possa essere accaduto in questi termini? Sì, siamo nel ’45, c’è il rischio della guerra civile, ci sono le ritorsioni dei partigiani contro gli squadristi e contro chi, in generale, aveva appoggiato il fascismo” ma tutto ciò, visto in un’ottica di instabilità politica e della guerra civile, lo giustifico; e questa storia dei Chionna non sono mai riuscito a spiegarmi.

            Questo stato di incertezza nei confronti di questi fatti è scomparso nel momento in cui ho letto alcuni documenti, articoli di cronaca risalenti a quel periodo e che trattano proprio questa vicenda.

            Oltre ad alcuni articoli miopi su vari giornali locali riguardo i fatti, sul settimanale la “Provincia di Lecce” del 3 giugno 1945 c’è un intervento di Cesare Teofilato intitolato “Contro le speculazioni politiche; Precisazione dei fatti di Francavilla Fontana”.

            Aver letto questo articolo è stato molto importante per me, diciamo che ho iniziato a capirci qualcosa.

            Innanzitutto c’è da dire che i primi segni della tensione risalgono al marzo 1945, precisamente al 26 marzo, data in cui il ministro Arangio Ruiz visita Francavilla. Questa è l’occasione dei primi tafferugli sfociati nella bastonatura di due giovani del Movimento Giovanile Comunista. Questi fatti scatenano la protesta energica delle sinistre contro il “tentativo di risorgere della reazione”. Un gruppo di dimostranti si dirige in via San Biagio, presso l’abitazione dello squadrista Francesco Chionna, responsabile dei fatti accaduti nella mattina. Quest’ultimo, aiutato dal fratello, non esita ad aprire il fuoco ferendo quattro dimostranti.

            Arrestato e, in seguito, assolto per legittima difesa, Francesco Chionna ritorna indisturbato a Francavilla. Allo stesso modo, altri squadristi, arrestati in quell’occasione, fanno tutti ritorno con aria spavalda e di sfida, quell’aria di impunità che permette di compiere qualsiasi delitto.

            Dai fatti del 26 marzo a quelli dell’8 e 9 maggio trascorre circa un mese e mezzo, forse il mese più importante per l’Italia, quello dell’aprile 1945 che segna la fine della guerra e la definitiva sconfitta del regime nazi-fascista (non del nazi-fascismo in sé, ahimè).

            In tutta Italia si festeggia con cortei e manifestazioni; anche a Francavilla si festeggia. Nel tardo pomeriggio dell’8 maggio un corteo sfila per le strade del paese. La dimostrazione procede con ordine; senonchè, attraversando via San Biagio, i dimostranti si accorgono che i fratelli Chionna sono sotto l’uscio della loro abitazione e assumono una posa beffarda e di sfida.

            Nonostante la provocazione, il corteo continua. In seguito, un gruppo di giovani, si reca all’abitazione dello squadrista chiedendo spiegazioni del suo atteggiamento provocatorio. Per tutta risposta sono accolti a colpi di pistola. Due di essi vengono gravemente feriti: Carrieri Cosimo e Pesce Cosimo. Il primo muore in ospedale, il secondo viene trascinato dai fratelli Chionna dentro l’abitazione. Tutto questo accade verso le 22.

            La popolazione, un po’ per indignazione, un po’ per curiosità, accorre in massa. Si recano sul posto i Carabinieri accompagnati da un gruppo dell’Arma benemerita per tentare la resa dei due squadristi e per sedare la folla che vorrebbe fare giustizia sommaria degli squadristi. Alla richiesta del ferito, ancora all’interno dell’abitazione, Francesco Chionna risponde che il ferito è morto e che avrebbe sparato a chiunque si fosse avvicinato.

            La mattina seguente la folla, sempre più assetata di giustizia per i due giovani uccisi, decide di appiccare il fuoco alla casa per costringere i Chionna a uscire. Per prima esce la madre degli squadristi, secondo ad uscire è Francesco che viene finito a colpi di pistola, ultimo è Salvatore, fratello di Francesco, che è ucciso a colpi di bastone. L’ira degli astanti è così forte che i cadaveri dei due fratelli vengono trascinati in Piazza e dati alle fiamme.

            Ora, la crudeltà dei fatti è evidente. Però c’è una differenza tra la versione tramandata dai nostri nonni e questa ricostruzione: dai fatti narrati a voce si rischia di trarre un giudizio distorto sui fatti. Dire che i fratelli Chionna sono stati arsi vivi senza motivo, per il solo gusto sadico di commettere violenze è antistorico.

Bisogna fare i conti con una situazione di estrema difficoltà: l’Italia non era più un Paese libero da circa vent’anni, la popolazione era allo stremo, automaticamente la reazione contro i sostenitori del fascismo, colpevole di aver portato l’Italia in guerra e aver ridotto ulteriormente la ricchezze del Paese, diventa violenta. Ma la violenza contro il fascismo è motivata dalla reazione alle efferatezze, ai saccheggi, alle uccisioni compiute dalle varie milizie militari e paramilitari sulla popolazione inerme.

L’enorme differenza tra la realtà dei fatti e ciò che di essa si sa e viene tramandato non è casuale. E’ il frutto della disinformazione, di quella disinformazione necessaria per il controllo delle masse. E questa disinformazione è il risultato di quel processo, ormai in atto da anni, di revisionismo storico, di raccontare mezze verità, di paragonare i partigiani ai repubblichini di Salò, quel processo pericoloso che rischia di far dimenticare le radici antifasciste della nostra Repubblica.

In questo momento più che mai è necessario resistere a queste manovre di lavaggio del cervello; allora propongo una contro-memoria: ai compagni Cosimo Carriere e Cosimo Pesce, morti per mano fascista. E con loro a tutte le vittime di quell’odio nero che non smette ancora di picchiare e di ammazzare.

In memoria anche di Nicola, ammazzato a Verona da balordi neofascisti privi di una dignità.

 

Enrico Saponaro

Vittime? Ma chi?ultima modifica: 2008-05-06T20:42:26+02:00da casadelpopoloff
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28 Thoughts on “Vittime? Ma chi?

  1. TorinoSabato pomeriggio a Torino se tutto va male andrà più o meno così. Antagonista: “Allora noi la facciamo qua in piazza Castello ‘sta cosa…”. Digos: “No dai ragazzi sarebbe meglio non proprio in centro… spostatevi in po’ più in là magari via Po…”Arrivati in via Po: “Allora qua va bene?”. “Fate voi…”.A questo punto due giovani incappucciati bruceranno il fantoccio di un militare americano o israeliano. Oppure butteranno per terra un po’ di succo di pomodoro per simboleggiare il sangue che macchia la bandiera dello stato ebraico. I fotografi si accalcheranno. Fine. E il giorno dopo sui giornali non si parlerà – come al solito – dell’assedio israeliano a Gaza, dei campi profughi, dei check point, dei coprifuoco…Per questa pagliacciata già accaduta sabato scorso, a Torino sta crescendo un clima che ricorda molto il G8 di Genova. La terminologia utilizzata da questore, tv e anche dai manifestanti è la stessa di sette anni fa: zona rossa, limite invalicabile, città blindata, sospensione della democrazia, corteo e controcorteo, e tutto il restante armamentario necessario a creare la tensione. Altro che “attenzione sui diritti di un popolo oppresso.”

  2. Caro Enrico, l’equilibrismo dell’articolo è estremamente pericoloso.

  3. Non è equilibrismo, è storia.ho riportato una versione differente da quelle che “si sanno” circa gli avvenimenti. non ho messo in discussione la crudeltà dei fatti. non ho sminuito le figure dei fratelli chionna (e avrei potuto tranquillamente farlo, dato che avevano appoggiato un regime a dir poco infame e col passare del tempo lo erano diventati anche loro).ho voluto ricordare anche gli altri due ragazzi che persero la vita (tra l’altro non per una fatalità, ma sparati dai due fratelli-fascisti) e il ragazzo di verona ucciso, anch’egli, da fascisti.ho voluto fare questo lavoro semplicemente perchè penso che la storia si debba raccontare a 360gradi riportando tutte le tetimonianze e i documenti, anche quelli che non si sanno o che si vuole che non si sappiano, ma queso è un altro conto.tra le fonti, ho trovato alcuni articoli che ho definito miopi semplicemente perchè, secondo le mie fonti (e ognuno è invitato a confutarle perchè la conoscenza storica va avanti in questo modo), non rispecchiavano la realtà. pensa che ho trovato un articolo tratto dal Quotidiano di Taranto (se non sbaglio) che definiva Francavilla una roccaforte rossa(!!!). Pensa tu…

  4. Caro Enrico,non metto in dubbio la tua buona fede, ma mi permetto solo di sottolineare come l’uso di certe ricostruzioni fatte con distinguo e con un atteggiamento teso quasi a giustificare certe crudeltà storiche, rischia di essere equivocato. Facciamo attenzione. Si tratta di una pagina drammatica della storia di Francavilla, su cui si può pure narrare una diversa rivisitazione dei fatti, senza però si lasci prendere la mano come purtroppo accade nel post. C’è ancora qui un atteggiamento teso a comprendere e ad essere benevoli rispetto a gesti che andrebbero trasversalmente condannati, senza se e senza ma. Non condivido e trovo ciò estremamente pericoloso.

  5. va bene condanniamo il gesto facciamo anche mea culpa ma una parola in memoria di Cosimo Carriere e Cosimo Pesce quando c…o la dici? stai sempre a difendere e a giustificare i facisti, nun se ne po’ piu’.’

  6. Ahhh! Finalmente uno che ha capito tutto di me! Io sono proprio amico dei “fascisti”. Mi piacciono un sacco. Bravo!

  7. Ah, ecco! Finalmente uno che ha capito tutto di me. Io sono proprio amico dei “fascisti”! Mi piacciono un sacco!!

  8. Io penso seriamente che in quell’occasione le vittime siano state Carriere e Pesce perchè sono stati sparati soltanto perchè avevano chiesto spiegazioni su delle provocazioni…poi la crudeltà dell’uccidere e bruciare è palese, solo che ci tengo a dire che è stata un’azione in risposta all’UCCISIONE di due persone, inoltre bisogna fare i conti, e l’ho scritto, con la situazione delicata in cui si trovava l’Italia. non dimentichiamo che c’è stato il rischio (e in alcuni casi l’attuazione) della guerra civile.poi ognuno può interpretare la storia come vuole, ci mancherebbe, solo che finora l’interpretazione era unanime e concorde con la versione opposta a quella da me presentata.sul web, per fare un esempio, i siti che riportano la vicenda sono siti di destra che interpretano i fatti in quella maniera, io ho voluto fornire un’alternativa.Nella storia i fatti sono oggettivi ma le interpretazioni, putrtoppo, son soggettive…

  9. Caro Enrico,anche il titolo del post si presta ad interpretazioni ambigue. Se si vuole effettuare una ricostruzione per intero di una vicenda, lo si fa raccontando tutta la storia e cercando di mantenere una imparzialità in mancanza della quale sfugge il senso del post.

  10. ricordo di quando era vivo antonio somma. in prossimità del 25 aprile gli chiedevamo sempre di raccontarci la storia dei chionna. è un ricordo piacevole questo, come di un nonno che ti prende sulle gambe e ti racconta sempre le stesse storie, senza mai annoiarti. ritengo un onore aver conosciuto il partigiano somma negli ultimi giorni della sua vita.lo stesso fatto raccontato da mia madre, che a quei tempi era una bambina, ricordando le parole di sua madre, aveva un sapore diverso, oscuro. mia nonna raccontò che, mentre andava verso il paese, una sua conoscente la bloccò, dicendole di tornare indietro, perchè in piazza stavano dando fuoco a delle persone.lo stesso fatto raccontato dai manifesti commemorativi assume un’altra prospettiva, sicuramente parziale, perchè ignora la vita di altre giovani vittime della barbarie della guerra.credo che sia difficile oggi parlare di un passato così scottante e così vicino. ma penso che enrico volesse solo rendere pubblica una versione dei fatti, un’altra prospettiva, un nuovo tassello agli sconcertanti fatti di cronaca degli anni bui della guerra. non credo sia il caso di fare il tifo per questa o per quella parte, quando questa o quella parte rappresentino, comunque, le più becere forme e manifestazini dell’orrore della guerra.ma arricchire la ricostruzione dei fatti, ricostruire passo dopo passo la nostra storia recente, collegare i fatti seguendo la logica causa/effetto, attraverso fonti storiche attendibili, dandogli un senso, rispondendo ai perchè, affinchè non si ripetano, credo sia l’unico modo per creare una coscienza unitaria da cui poter ripartire, sulle macerie della nostra povera patria; senza confondere, nè enfatizzare all’eccesso, le colpe degli uni e degli altri, senza giustificare mai il potere fascista che ha messo in ginocchio l’italia. solo per capire, per non dimenticare, per non rivivere la stessa barbarie.”le parole sono importanti. chi parla male, pensa male.”

  11. Sono d’accordo, Mario.

  12. Con quel titolo ho soltanto voluto esprimere la mia indecisione nello scegliere quali fossero le vittime e quali i carnefici. e con l’articolo ho voluto dare una motivazione a questa incertezza…per quanto riguarda l’imparzialità, ho già spiegato che le interpretazioni, in quanto soggettive (anche se di fatti oggettivi), sono l’esatto contrario dell’imparialità…senza fare dietrologie, senza avere un equilibrismo pericoloso, ho preferito squilibrarmi, prendere una posizione in seguito allo studio della vicenda…veramente vorrei mettere a disposizione le fonti che ho usato per farvi notare che quelle che accusavano in maniera diretta i comunisti e facevano dei fratelli-camerata delle vittime sono veramente ridicole…poi, comunque, ribadisco che questo articolo è il risultato di uno studio (ovviamente minimo) dei fatti e chi non è convinto da questa trattazione può fare affidamento a quella tramandata dai nostri nonni oppure – e sarebbe cosa più gradita – cercare altre fonti alternative e proporle.

  13. quantu si fessa! io stavo dicendo che, comunque, tu hai solo espresso un altro punto di vista, che la maggior parte dei francavillesi ignora. hai aggiunto dei dettagli, che poi sono gli stessi dei racconti di antonio somma. poi lassa sta nonnima. tirandola in ballo, volevo proprio evidenziare come quella vicenda si sia tramandata per lo più a mezzo voce, senza il supporto di una documentazione a 360°. per quello, dico, bisogna auspicare che tutta la documentazione sulla vicenda venga resa nota. per evitare che di quel fatto tragico si sappia solo una parte, quella relativa al passaparola delle nostre nonne, e per permettere alla storia di fare un quadro complessivo e scientifico di tutto quel periodo.amen

  14. Pensavo potessimo congedarci col commento precedente di Mario, invece questa precisazione di Enrico riporta in me i dubbi dell’intera impostazione del post.

  15. L’attualità di Peppino Impastatoe la sua antimafia socialeBrecht diceva: «Non è detto che ciò che non è mai stato non possa essere». Sono trascorsi, infatti, ormai trenta anni dal tremendo omicidio politico mafioso di Peppino Impastato e, alla fine, dopo anni di sofferenza, di lotta e di isolamento, la verità è stata fissata dalla magistratura e dalla relazione della Commissione antimafia che ho avuto l’onore di redigere: nel caso di Peppino Impastato lo Stato ha compiuto un vero e proprio depistaggio perché non si scoprisse, come era possibile, dal primo momento che si trattava di un delitto di mafia. Dobbiamo la verità all’impegno difficile e quotidiano di mamma Felicia, di Giovanni Impastato, dei compagni di Peppino, di Umberto Santino e di Anna Puglisi. Ho due immagini, fra le tante, nella mente.La prima così è descritta da Giovanni Impastato: «Sfilammo nel ’79, per le troppo silenziose strade di Cinisi, facendo tesoro delle scelte e del percorso di Peppino, considerato ancora allora dallo Stato un suicida o un terrorista saltato sulla bomba che stava innescando. nella prima manifestazione nazionale contro la mafia, organizzata da Radio Aut»

  16. Congresso di Rifondazione7 Maggio 2008Stamani, in commissione politica ho riproposto che il prossimo congresso di Rifondazione comunista si tenga sulla base di un documento unitario a tesi con l’impegno alla gestione unitaria del partito dopo il congresso. Questo permetterebbe di valorizzare tutto il patrimonio unitario di elaborazione che caratterizza il Prc isolando in modo trasparente le scelte politiche su cui siamo divisi e permettendo così a tutti i compagni e le compagne di decidere riducendo al minimo gli elementi di lacerazione. Continuo a non capire perché questa prospettiva venga rifiutata in nome di un congresso a mozioni che rischia unicamente di polarizzare il dibattito rendendolo ingessato. Continuo infatti a pensare che il rilancio del Prc e della sinistra passi attraverso una gestione unitaria delle differenze e attraverso la valorizzazione del protagonismo degli iscritti, non attraverso i referendum”.

  17. Mario, io ho pubblicato questo articolo proprio per permettere alla storia di fare un quadro complessivo e scientifico di tutto quel periodo.Tutto qui. il riferimento alle versioni tramandate dai nonni non c’entra con te, era generico, anche a me lo ha ripetuto più volte mia nonna.Proprio perchè, come dici tu, il mio punto di vista è ignorato dai più, ho voluto prendere anche una posizione in merito ai fatti. non era mia intenzione fare SOLO una ricostruzione, ma proporre uno spunto di riflessione perchè, secondo me, i fatti sono andati diversamente da come si pensa.è in questo senso che mi sono schierato, non a difesa degli uni piuttosto che degli altri, ho parlato di disinformazione in merito ai fatti, è contro questa disinformazione che mi sono schierato nell’articolo (poi nella mia testa posso pensare quello che voglio).

  18. Purtroppo sia da destra che da sinistra (mi riferisco alle fazione più estreme come Comuniscmo e Fascismo) abbiamo visto azioni che rimangono per sempre nella storia, per sempre nell’animo e nella memoria di chi le ha vissute queste situazioni poco piacevoli. Però uccidere per semplici ideali opposti deve farci riflettere: quel 9 maggio famoso per tante cose, tutte le azioni terroristiche delle B.R. sia i continui attacchi dei neo fascisti (che col fascismo hanno poco a che vedere, al massimo possiamo definirli neo nazisti ignoranti, perché fascismo e nazismo sono differenti)… non deve lasciarci allibiti la morte di vecchi fascisti uccisi da comunisti, se siamo comunisti; ne la morte di un comunista ucciso da fascista se si è fascisti. Nessuno è degno di decidere quando deve morire una persona, indipendentemente dalle idee e dalle ideologie politiche.

  19. @ enrico:infatti sì, credo ci sia stato un fraintendimento… come si dice, un QUI QUO QUA, insomma…@ andrea:dici bene, non bisogna rimaner allibiti(non credo che alcuno rimanga allibito) di fronte agli orrori della guerra. la guerra è guerra, c’è poco da fare. guerra civile, per giunta!per questo credo che sia “facile” dire oggi che “nessuno è degno di decidere quando deve morire una persona…”. su questo punto siamo tutti d’accordo oggi, che viviamo in una democrazia, con tutti i limiti che questo sistema possa avere… vallo a dire a chi in guerra ha perso i suoi cari e quant’altro, a chi aveva il sangue agli occhi.(per fare un esempio: io avevo un nonno fascista che fece la guerra in grecia; l’altro nonno che si diceva orgogliosamente “socialista di nenni”, praticamente filo-sovietico, che durante un bombardamento alla stazione – di non ricordo dove – presso cui prestava servizio, perse l’uso di una gamba; un suo fratello che venne abbattuto in volo, mai più tornato a casa; delle famiglie segnate, in definitiva.)per quello è giusto avere oggi un certo distacco e fare chiarezza sugli eventi del passato. un distacco che ci consente più che mai di indicare i colpevoli in benito mussolini e nell’assurdità del disegno fascista – per altro fallimentare sotto tutti i punti di vista (tranne per l’acquedotto sennò qualcuno si stizza!).poi su br e post-fascisti sarei più cauto nella ricostruzione. la guerra in quei tempi era fredda e quei tempi sono recentissimi. troppo recenti per dire “quello era rosso e quell’altro era nero”, così superficialmente, dando un colpo di spugna sui collegamenti, più o meno ignoti, col potere, con lo stato, con i servizi segreti esteri. “forse” conosciamo bene la storia dei burattini senza conoscere i nomi dei grandi manovratori, di chi muoveva i fili. su questa storia recente, storie di morti ammazzati e di stragi, speriamo che la fine del segreto di stato possa far venire a galla il lato oscuro del nostro passato recente… ma, sinceramente, ho dei forti dubbi in proposito.P.S: sulla questione “nessuno è degno di decidere quando uno deve morire…” segnalo un emozionante testo del cantautore anarchico francese, georges brassens: “mourir pour des idees”.lo trovate facilmente in rete e credo sia molto significativo e illuminante.

  20. Mi dispiace per i compilatori del blog, anche perché dimenticano che proprio il Teofilato fu allora politicamente legato al branco comunista che inscenò il macabro rituale, sicché se è vero che per completezza è opportuno considerare anche quello scritto, non bisogna dimenticare che esso, nei termini in cui fu espresso, fu fortemente condizionato dalla necessità di schermire la propria parte politica di fronte ad un fatto di tale gravità che i francavillesi avevano già sensibilmente riprovato.La “colpa” dei due proletari fascisti dunque, secondo questa mistificatrice ricostruzione, sarebbe stata quella di non cedere alle pretese della forca di un presunto tribunale del popolo che interponendosi a quello ufficiale, avrebbe avuto diritto di comminar loro una imprecisata sanzione. Come si dice, la toppa è peggiore del buco.Io credo, francamente, che la retorica resistenzialista abbia fatto il suo tempo. E lo dico, questo, da acomunista, cioè da individuo che pensa alla politica non nella logica familistica del branco che si perpetua, che mette i ceri sulle tombe dei rispettivi martiri invocando vendetta, ma da individuo che “pensa”, da soggetto che analizza il pensiero politico, contestualizzandolo nella realtà sociale, sia nel macro che nel micro cosmo.Che la storia non sia quella che ci hanno propinato, e che gli Italiani abbiano diritto a conoscerla in maniera disincantata credo che sia ormai fuori di dubbio. Come fuor di dubbio è sapere che l’Italia ha vissuto per mano comunista una delle peggiori pulizie etniche, culminata col dramma delle foibe carsiche, e con l’esodo forzato giuliano dalmata, e che questo dramma fu per anni nascosto, minimizzato, mistificato, da una repubblichetta vigliacca ormai al soldo dell’americano ma che in parte strizzava l’occhio a Mosca, una repubblichetta ormai priva di qualunque sovranità effettiva perché mercé delle spartizioni di Jalta.Dare, “berlusconicamente” la colpa al comunismo male assoluto ? No, appunto. Questo fa parte degli errori del comunismo storico. Pensare per esempio che Modugno, che stimo come compaesano e onesto venditore di fiori, per la cronaca, sia convinto fautore di morte accecato mosso da ragioni ideologiche ? Ci mancherebbe altro.Ma l’errore opposto non può essere fatto per ragioni di mera speculazione politica, dall’altra parte. Certo, quando l’attività di analisi del pensiero e la esegesi storica vengono imposte ope constitutionis o ope legis, beh, è chiaro che si stabilisce il dogma della acritica equazione a aprioristica.Il Fascismo è una ideologia di morte ? Ma quando mai… Nessuno, forse, ha letto Sorel, Bombacci, Ricci o Gentile, passando per il protofascismo di Corridoni tanto per dirne alcuni. Nemmeno coloro i quali per ora – proprio per la acritica logica del branco che si perpetua – ritengono che l’eredità sia passata nelle file del PDL.Vedete, io in gioventù mi sono avvicinato ad uno dei partiti evocati ier sera da quel campione di mistificazione di Santoro. Non si facevano (e non si fanno) raid, non si praticavano le curve dello stadio (anche per la semplice evidenza che a Francavilla non esisteva lo stadio), si discuteva di stato organico, si parlava di economia partecipata, e lo si faceva, peraltro, con splendida e fruttuosa dialettica e confronto con i amici, compagni di banco, compaesani che militavano in forze politiche opposte alle mie. Ma proprio perché gli anni settanta erano finiti da un pezzo il nostro approccio alla politica (e mi riferisco indifferenziatamente a quelli della mia generazione) era problematico, era quello del Diogene che “cerca l’uomo” con il lanternino in mano, era quello Socratico del «sapere di non sapere» e che tentava appunto di accrescere se stesso col maieutico confronto reciproco.Quando parlo quindi del Santoro mistificatore, del Santoro mestatore, lo dico senza rossore di volto, perché egli ha saputo trasformare un fatto di mera cronaca criminale in un maglio contro forze politiche che non hanno nulla a che vedere con i fatti in questione. A dir questo non è certo un povero blogghista, peraltro ospite qui da voi, ma l’opera della Polizia di Stato che ha accertato che:1)i giovani in questione non appartenevano ad alcun gruppo politico;2)i giovani in questione sono coinvolti a vario titolo nel delitto non avevano estetica skinhead, ne’ facevano parte di gruppi skin (cosa irrilevante atteso che tale estetica è trasversale ed è presente anche nella sottocultura di sinistra es. gli sharp).3)la motivazione del delitto non è politica, anche se futile (una sigaretta negata, pare)4)uno di essi è risultato essere chierichetto5)due di essi hanno partecipato alle primarie del partito democratico6)solo uno di essi viene qualificato «di destra» perché è risultato frequentare la curva dello stadio.7)quattro dei cinque non erano di Verona, ma vivevano in paesi limitrofi e men che meno appartenevano alle famiglie bene.8)il pestaggio (e questa è cronaca di queste ore) all’esame autoptico è risultato ridimensionarsi in un esclusivo calcio in testa risultato fatale, sferrato da uno solo dei soggetti coinvolti (il che derubrica il delitto a preterintenzionale e lo qualifica come delitto d’impeto).Insomma la politica non c’entra per nulla. Eppure con un metodo che ricorda tanto le inquisizioni spagnole Santoro ha saputo imbastire una pseudonalisi sociologica, chiamando autorevolissime teste di legno (appunto la attempata donna Assunta Almirante, mai stata in politica) per farle fare la parte di improbabile contraddittore e mettersi a posto con la commissione di vigilanza, e addirittura valendosi dell’aiuto delle foto taroccate con photoshop dal Corriere e dal Messaggero, http://italia.etleboro.com/?read=8655 , tirando in ballo il sindaco Tosi ed una manifestazione della Fiamma Tricolore (in solidarietà ad un tesserato in coma perché accoltellato da un appartenente al locale centro sociale, ma questo poco importava ai loro fini N.d.R. ).Insomma un minestrone insulso. Con i dati che scientemente sono stati sottaciuto la serie di associazioni mentali deviante avrebbe condotto addirittura al risultato opposto, e che sarebbe la Chiesa o addirittura l’ideologia del Partito Democratico (perché no, anche per la presenza della fascinazione di numerosi camorristi che le procure campane ritengono fiancheggiatori o organici a quel partito) la ragione della brutale violenza, considerando la maggiore contiguità che quei giovani avevano con altri ambiti.Non parlerò qui del silenzio sulle sedi date alle fiamme, sulle aggressioni, sugli accoltellamenti, sulle prevaricazioni, e su mille altri episodi che hanno addirittura allertato numerose procure d’Italia (Forza Nuova ex plurimis è stata funestata da una bomba che ha devastato la sua sede romana e da una serie di attentati criminali alcuni sventati in fase di progettazione ad opera delle Nuove Brigate Rosse, alcuni elementi dei quali erano funzionari della CGIL, e attualmente essa è per questo parte civile nel processo penale contro le nuove BR) sui quali con molta più facilità e verosimiglianza si sarebbe potuto imbastire un teorema uguale e contrario per screditare Rifondazione e la CGIL.Io dico che non giova a noi, ma soprattutto a voi comunisti la mistificazione che si consuma in queti giorni in merito alle vicende veronesi.A parte il fatto che non è corretto, non è giusto, non è equilibrato utilizzare l’arma dell’infamia, questa operazione non giova anche tecnicamente, perché ricreare artificiosamente il clima da opposti estremismi da anni settanta alimenta la «paura» dell’elettorato rispetto a quelle forze che vengono considerate «estreme», un acritico desiderio di normalizzazione che rafforza il vivacchiamento consociativo della destra e la sinistra «per bene», quella delle banche, quella delle collusioni con i poteri forti.E gli altri, gli extraparlamentari, a beccarsi come i polli di Renzo. Come negli anni di piombo. Anzi, peggio.Quando si potrà, davvero, superare gli steccati e ragionare insieme, come una volta, come si faceva in maniera disincantata fra adolescenti ? Mah.F.to,un neofascista.

  21. non capisco il nesso tra l’anarco-sindacalismo di sorel e lo stato etico di gentile, a parte per la concezione della violenza, che per entrambi era necessaria (gentile più che di violenza parlava dell’uso della forza).sul resto non mi esprimo.

  22. Allora, cerco di rispondere al commento di F.to:Innanzi tutto Teofilato era sì di sinistra ma non comunista; è stato il primo a prendere i contatti col Partito d’Azione per innescare la resistenza in provincia di Brindisi e dalla critica letteraria (era un poeta) è definito libertino e anarchico (vedi G. Trisolino, Libertino e Libertario. La poesia dell’anarchico Cesare Teofilato).Secondo questa versione, la colpa degli squadristi-fascisti (il fatto che fossero proletari poco conta) è stata, prima di tutto, quella di aver “accolto” a colpi di pistola i dimostranti che erano stati provocati poche ore prima. Per quanto riguarda il tribunale del popolo, penso che la reazione sia motivata dalla “semplice e banale” uccisione dei due giovani. Così come oggi per qualcuno che uccide chiediamo delle pene, nel ’45, in assenza di istituzioni e di organi di controllo, le cose andavano in quella maniera (di sicuro violenta e crudele, ma questo non l’ho messo in discussione).Poi c’è un passaggio pericoloso sulla “retorica resistenzialista” che, mai come ora, è attuale.Che ci sia una offensiva contro la Resistenza lo abbiamo capito; viene condotta una campagna di stravolgimento della verità storica, tesa alla sistematica assoluzione del fascismo e alla denigrazione di chi lo ha realmente combattuto arrivando alla vergogna di mettere sullo stesso piano nazi-fascisti ed antifascisti, repubblichini e partigiani, combattenti per la libertà ed oppressori.Sinceramente rimango dell’idea che l’Italia è un Paese libero soprattutto grazie alla resistenza, grazie a quel movimento spontaneo che ha voluto staccare la spina alla dittatura fascista, quel movimento che coinvolse tutti, dai socialisti ai cattolici, dai liberali ai comunisti, dai grandi ai giovani alle donne. Poi andrebbe anche chiarita la questione dei “martiri” delle foibe. Una morte ingiusta, per quanto deprecabile, non può in alcun caso riabilitare una persona che operò in modo criminale in vita. Altrimenti ci troveremmo a dover considerare “martire” anche Mussolini, poiché la sua esposizione in piazzale Loreto non rappresenta certo una delle pagine migliori della Resistenza.Inoltre c’è da precisare che le motivazioni che hanno spinto Tito e le sue milizie a dare vita al fenomeno dell’infoibamento non risalgono a non precisati motivi razziali (l’unica colpa sarebbe quella di essere italiani) quello era Hitler; inoltre le fonti dimostrano che tra gli infoibati c’erano anche civili sloveni e croati (quindi è inutile farne un dramma nazionale). Siccome sono azioni collaterali ad una guerra, alla più funesta in particolare, penso che vadano contestualizzate all’aggressione dell’Italia fascista alla Jugoslavia. La storiografia “ufficiale” italiana tende ad ignorare le violenze e le distruzioni causate dalla politica colonial-imperialista dell’Italia in Jugoslavia. Per quanto riguarda l’esodo dalle città di Fiume e dell’Istria, bisogna ricordare che c’era stata la guerra, che l’Italia era sul banco degli imputati e che la gran parte dell’Istria e Fiume furono perdute non certo per colpa dei partigiani ma per le precise colpe del fascismo e della sua violenta opera snazionalizzatrice prima e per l’invasione della Jugoslavia poi.Con l’istituzione della “Giornata del Ricordo” del 10 febbraio, la campagna contro la resistenza ha avuto anche il suo appuntamento ufficiale in cui i cosiddetti “infoibati” vengono presentati come martiri “solo perché italiani”. Si tenta cinicamente di sfruttare il sentimento d’appartenenza nazionale per riproporre una visione nazionalista e sciovinista della storia e della realtà.Per quanto riguarda i raid che un po’ si fanno e un po’ non si fanno, la realtà è chiara, evidente, si può non accettare, ma è lì. Le indagini delle varie procure, ma soprattutto le immagini parlano chiaro. Parlano di bandiere con croci celtiche fotografate negli stadi, di saluti romani fatti da tifosi e da giocatori, di capi-ultras candidati per le elezioni amministrative nelle liste del partito La Destra, di sindaci che indossano collane con croci celtiche, di arresti di membri affiliati ad associazioni di estrema destra (per me un fascista non deve avere per forza la testa rasata, può anche avere i capelli lunghi e la barba, sempre fascista rimane).Ma soprattutto parlano con i fatti recenti di Verona. Secondo me non si tratta di una “mera cronaca criminale” e affermare ciò significa non aver capito la gravità della vicenda.Nella trasmissione di annozero, gli amici di Nicola Tommasoli che erano con lui e quindi sanno più cose di me, ma anche della polizia, hanno detto che si è trattata di un’aggressione fascista. Io aggiungo che, anche se un domani verrà riconosciuta un’estraneità di questi ragazzi rispetto a partiti o associazioni di estrema destra, per me è il gesto in sé che resta un gesto fascista (ovviamente secondo quello che intendo io per fascista, cioè violenza gratuta, lasciando stare i vari contorni filosofici che il fascismo ha voluto avere per darsi un tono), un gesto razzista fatto da gente senza dignità, che non può essere ricondotto a criminalità ordinaria. Non penso che quei 5 balordi abbiano avuto contemporaneamente un raptus di follia.Ora, per quanto riguarda gli attentati alle sedi di partito posso solo dire che noi forse abbiamo il record. Il fatto che mettano fuoco alla sezione di FN di Roma o alla sezione del PRC di Francavilla lo capisco le considero una forma (estrema e più o meno giustificabile, ovviamente) di lotta politica, così come la lotta armata degli anni ‘70. Ma togliere la vita a forza di botte ad un ragazzo perché non ti vuole dare una sigaretta o, e sarebbe ancora peggio, perché ha il codino, perché non è un fighetto è un atto fascista e basta.ps: mi dispiace per l’anonimato nel quale sei voluto rimanre, era una discussione interessante. però lo capisco, fa parte dello stile…come dire? neofascista…

  23. Allora, cerco di rispondere al commento di F.to:Innanzi tutto Teofilato era sì di sinistra ma non comunista; è stato il primo a prendere i contatti col Partito d’Azione per innescare la resistenza in provincia di Brindisi e dalla critica letteraria (era un poeta) è definito libertino e anarchico (vedi G. Trisolino, Libertino e Libertario. La poesia dell’anarchico Cesare Teofilato).Secondo questa versione, la colpa degli squadristi-fascisti (il fatto che fossero proletari poco conta) è stata, prima di tutto, quella di aver “accolto” a colpi di pistola i dimostranti che erano stati provocati poche ore prima. Per quanto riguarda il tribunale del popolo, penso che la reazione sia motivata dalla “semplice e banale” uccisione dei due giovani. Così come oggi per qualcuno che uccide chiediamo delle pene, nel ’45, in assenza di istituzioni e di organi di controllo, le cose andavano in quella maniera (di sicuro violenta e crudele, ma questo non l’ho messo in discussione).Poi c’è un passaggio pericoloso sulla “retorica resistenzialista” che, mai come ora, è attuale.Che ci sia una offensiva contro la Resistenza lo abbiamo capito; viene condotta una campagna di stravolgimento della verità storica, tesa alla sistematica assoluzione del fascismo e alla denigrazione di chi lo ha realmente combattuto arrivando alla vergogna di mettere sullo stesso piano nazi-fascisti ed antifascisti, repubblichini e partigiani, combattenti per la libertà ed oppressori.Sinceramente rimango dell’idea che l’Italia è un Paese libero soprattutto grazie alla resistenza, grazie a quel movimento spontaneo che ha voluto staccare la spina alla dittatura fascista, quel movimento che coinvolse tutti, dai socialisti ai cattolici, dai liberali ai comunisti, dai grandi ai giovani alle donne. Poi andrebbe anche chiarita la questione dei “martiri” delle foibe. Una morte ingiusta, per quanto deprecabile, non può in alcun caso riabilitare una persona che operò in modo criminale in vita. Altrimenti ci troveremmo a dover considerare “martire” anche Mussolini, poiché la sua esposizione in piazzale Loreto non rappresenta certo una delle pagine migliori della Resistenza.Inoltre c’è da precisare che le motivazioni che hanno spinto Tito e le sue milizie a dare vita al fenomeno dell’infoibamento non risalgono a non precisati motivi razziali (l’unica colpa sarebbe quella di essere italiani) quello era Hitler; inoltre le fonti dimostrano che tra gli infoibati c’erano anche civili sloveni e croati (quindi è inutile farne un dramma nazionale). Siccome sono azioni collaterali ad una guerra, alla più funesta in particolare, penso che vadano contestualizzate all’aggressione dell’Italia fascista alla Jugoslavia. La storiografia “ufficiale” italiana tende ad ignorare le violenze e le distruzioni causate dalla politica colonial-imperialista dell’Italia in Jugoslavia. Per quanto riguarda l’esodo dalle città di Fiume e dell’Istria, bisogna ricordare che c’era stata la guerra, che l’Italia era sul banco degli imputati e che la gran parte dell’Istria e Fiume furono perdute non certo per colpa dei partigiani ma per le precise colpe del fascismo e della sua violenta opera snazionalizzatrice prima e per l’invasione della Jugoslavia poi.Con l’istituzione della “Giornata del Ricordo” del 10 febbraio, la campagna contro la resistenza ha avuto anche il suo appuntamento ufficiale in cui i cosiddetti “infoibati” vengono presentati come martiri “solo perché italiani”. Si tenta cinicamente di sfruttare il sentimento d’appartenenza nazionale per riproporre una visione nazionalista e sciovinista della storia e della realtà.Per quanto riguarda i raid che un po’ si fanno e un po’ non si fanno, la realtà è chiara, evidente, si può non accettare, ma è lì. Le indagini delle varie procure, ma soprattutto le immagini parlano chiaro. Parlano di bandiere con croci celtiche fotografate negli stadi, di saluti romani fatti da tifosi e da giocatori, di capi-ultras candidati per le elezioni amministrative nelle liste del partito La Destra, di sindaci che indossano collane con croci celtiche, di arresti di membri affiliati ad associazioni di estrema destra (per me un fascista non deve avere per forza la testa rasata, può anche avere i capelli lunghi e la barba, sempre fascista rimane).Ma soprattutto parlano con i fatti recenti di Verona. Secondo me non si tratta di una “mera cronaca criminale” e affermare ciò significa non aver capito la gravità della vicenda.Nella trasmissione di annozero, gli amici di Nicola Tommasoli che erano con lui e quindi sanno più cose di me, ma anche della polizia, hanno detto che si è trattata di un’aggressione fascista. Io aggiungo che, anche se un domani verrà riconosciuta un’estraneità di questi ragazzi rispetto a partiti o associazioni di estrema destra, per me è il gesto in sé che resta un gesto fascista (ovviamente secondo quello che intendo io per fascista, cioè violenza gratuta, lasciando stare i vari contorni filosofici che il fascismo ha voluto avere per darsi un tono), un gesto razzista fatto da gente senza dignità, che non può essere ricondotto a criminalità ordinaria. Non penso che quei 5 balordi abbiano avuto contemporaneamente un raptus di follia.Ora, per quanto riguarda gli attentati alle sedi di partito posso solo dire che noi forse abbiamo il record. Il fatto che mettano fuoco alla sezione di FN di Roma o alla sezione del PRC di Francavilla lo capisco le considero una forma (estrema e più o meno giustificabile, ovviamente) di lotta politica, così come la lotta armata degli anni ‘70. Ma togliere la vita a forza di botte ad un ragazzo perché non ti vuole dare una sigaretta o, e sarebbe ancora peggio, perché ha il codino, perché non è un fighetto è un atto fascista e basta.

  24. Il problema delle versioni – consentimi – si supera agevolmente considerando che i due eventi furono oggetto di accertamento da parte di una procura militare – prima – e di un procedimento giurisdizionale contro gli autori dell’eccidio culminato con una sentenza di Cassazione – dopo –.Un analista, un ricostruttore imparziale di quei fatti anziché sciorinare questo o quel ritaglio di giornale avrebbe dovuto come minimo fondarsi sulle risultanze di quegli accertamenti. E dagli accertamenti si inferisce che, nelle convulse giornate che si succedettero alla cosiddetta «liberazione» venne preordinata da parte dei gruppi di comunisti locali l’eliminazione fisica dei «nemici del popolo», attraverso appunto l’instaurazione di autoproclamatisi “tribunali del popolo” ad interporsi a quelli legittimi e vere e proprie milizie che avrebbero dovuto eseguire quelle pseudo deliberazioni. E ciò (ma qui i provvedimenti tacciono ovviamente) è sintomatico di un sentimento che non certo era aperto alle cianciate «libertà democratiche», quanto piuttosto alla vaticinata instaurazione di una dittatura sotto l’ombrello sovietico. Ho le foto, per esempio, (e valgano come reperti documentali) di piazza Umberto primo, in quei mesi, bardata di drappi sovietici ed in cui troneggiavano le insegne di Stalin.Ma ritorniamo alle carte. È dimostrato che qualche mese prima, si tentò di “far fuori” Francesco Chionna da parte di una di quelle bande, tant’è che egli ferì «un gruppo di comunisti che era penetrato con intenzioni ostili nella sua abitazione ed era stato messo in libertà provvisoria proprio il giorno precedente» (Cfr. Cass. Pen. Sez. I 19 luglio 1947).Secondo il tribunale, infatti, la reazione di Chionna costituì atto di legittima difesa, nel senso che secondo l’art. 52 del cp allora vigente, fu una reazione necessaria e proporzionata a tutela della propria incolumità fisica contro un pericolo ingiusto. In altre parole, la banda di comunisti che penetrò illecitamente nella sua abitazione (e noi sappiamo per quale delirante ragione) altrettanto illecitamente avrebbe tentato di ucciderlo.Questa voglia di revanscismo nei confronti della decisione dell’autorità legittima (contro cui appunto si frapponeva una sorta di autorità ombra da far valere con la prepotenza) portò al sostanziale rifiuto della decisione di quel tribunale. La sola «colpa» di Francesco Chionna, infatti, fu quella di esercitare il diritto di domicilio nella propria abitazione una volta rilasciato. Si legge nella suddetta sentenza che Francesco Chionna, al rilascio, si preoccupò «di non farsi vedere, mentre Salvatore Chionna rimase sulla porta dell’abitazione con atteggiamento indifferente e senza fare alcun gesto che potesse comunque essere interpretato come provocatorio».Io mi soffermerei su questo punto della sentenza della Cassazione, perché questo nodo è cruciale, e collide con la versione «giornalistica» (direi à la Santoro) di Cesare Teofilato, preoccupato appunto di mistificare la realtà dei fatti proprio per esigenze di parte, laddove si riporta “senonchè, attraversando via San Biagio, i dimostranti si accorgono che i fratelli Chionna sono sotto l’uscio della loro abitazione e assumono una posa beffarda e di sfida. Nonostante la provocazione, il corteo continua”. Un vero e proprio falso, appunto, e a dirlo non sono io ma le risultanze processuali di tre gradi di giudizio culminate con una sentenza della Cassazione. Ma continuiamo a leggere la sentenza.«Verso le ore 22, un gruppo di sette giovani comunisti organizzati ed incitati in precedenza da Giovanni Bandiera, riuscì con un espediente ad introdursi nell’abitazione del Chionna. Ne nacque un tafferuglio perché i comunisti, afferrato Francesco Chionna pretendevano con la forza di trascinarlo fuori

  25. (continua) (per fare la loro delirante «giustizia sommaria», non già per chiedere contezza di un atteggiamento di sfida che non ci fu), «ciò che provocò la reazione del fratello Salvatore, il quale, salito su una sedia, impugnò una rivoltella e fece fuoco due volte colpendo due giovani: Pesce Cosimo, che stramazzò al suolo cadavere e Carrieri Cosimo che si trascinò fuori ferito e che morì durante la notte in ospedale».Francesco e Salvatore Chionna erano dunque, dei predestinati alla morte. Non so se è chiaro l’equivoco di fondo. Abbiamo due ambiti di giurisdizione conflittuali in una realtà magmatica. L’uno legittimo, rappresentato dall’autorità governativa sotto Bonomi, l’altro illegittimo che pretende di imporsi con la prepotenza e con la forza, e la qualificazione che ciascun atto acquista varia a seconda del porsi psicologico nell’uno o nell’altro degli ambiti.In mezzo ci sono loro, appunto, i fratelli Chionna. Non valgono per loro le scriminanti, perché quel riconoscimento nell’autorità legittima diventa insubordinazione per l’autorità materiale illegittima (appunto quella che vagheggiava l’ombrello sovietico).Quel che è «legittima difesa» per un ambito diventa una forma di lesa maestà per l’altro ambito.E proprio la «giustizia sommaria» è il lugubre motivo che ricorre nella sentenza.Potrei continuare a riportare la trascrizione dell’illuminante ricostruzione dei giudici, ma per economia di lettura e di tempo mi limiterò solo a riportare che non fu “la popolazione” (come ancora una volta falsamente riportato nell’articolo in commento), ad affluire alla casa dei due ma «comunisti e simpatizzanti comunisti insieme con altre persone», che il Chionna «disse che non avrebbe permesso ad alcuna persona estranea alla forza pubblica di avvicinarsi altrimenti avrebbe sparato», che quella folla «bloccò tutte le strade con l’intenzione di fare giustizia sommaria», che la stessa folla «appiccò il fuoco, lanciandovi contro bombe a mano e razzi incendiari». In via Marrucci, ancora, sono visibili i segni di quella devastazione.Quindi chi erano i Pesce e Carrieri ? Banditi, per chi crede che il governo Bonomi, quello incensato dal mito della resistenza, fosse (come in effetti era) un governo legittimo. Plotone di esecuzione di una autorità rivoluzionaria per chi era galvanizzato dalla bandiera sovietica issata sul Reichstag.Dire che Pesce e Carrieri furono compagni caduti per mano fascista (come si legge in questo blog) significa che il re è nudo, e cioè dissimulare proprio il falso mito della «resistenza» ammettendo che lo scopo delle frange comuniste era tutt’altro che incline all’ossequio della democrazia e del potere costituito.Dunque molte chiacchiere sulla resistenza, a differenza di quanto affermi. Già la ricostruzione «pettinata» dei fatti di francavilla di cui si discorre è uno dei tanti esempi. Mi sovvengono ora in ordine sparso vere e proprie fantasie, al limite del grottesco come la tragedia di San Miniato, in Toscana (per anni attribuita ai nazisti, con tanto di targhe e pompose commemorazioni, trasposta e consacrata in una pellicola dei fratelli Taviani, poi si scoprirà per caso essere farina del sacco dei “liberatori” americani, con tanto di insabbiamenti e complicità dei partigiani), ed innumerevoli altri episodi di mistificazione storica.Ma non è questo il punto. Transeat.Apriamo una ulteriore parentesi per chiarire alcune mostruosità affermate sulle foibe. Veramente non si tratta di “una morte ingiusta” come scrivi, ma della pianificazione di un genocidio su base prevalentemente etnica che vide coinvolti dalle stime circa ottanta mila individui su duecentocinquanta siti censiti. Le stime tuttavia sono in difetto attese le resistenze dei paesi dell’ex federazione iugoslava di consentire ulteriori ricerche in questo senso su un territorio posto ora sotto la loro sovranità. Il fatto che le motivazioni di Tito non “risalgono a motivi razziali” in quanto “tra gli infoibati c’erano anche civili sloveni e croati” è argomento molto debole se si considera che anche tedeschi e austriaci vennero internati nei campi di concentramento tedeschi nella seconda guerra mondiale.C’è unanimità nella storiografia nell’affermare che l’obiettivo Tito era la slavizzazione dei territori storicamente italiani, non è un caso che l’esodo giuliano dalmata verso Roma fu mosso da necessità di autoconservazione fisica, e che in quelle zone – prima romane, poi italiane – il quadro etnico e culturale si è completamente ribaltato nel giro di pochi anni.Si rileva solo qualche voce «dissidente» che non varrebbe la pena di menzionare, come quella della Cernigoi, che non è una storica, ma una militante vicina al PdCI (ex dirigente di Rifondazione), pubblicista (lo stesso titolo di Giovanni di Noi della Gazzetta) che sostiene con pseudo argomenti che le foibe sono in realtà delle discariche di immondizie, tagliando di netto quindi anche il problema delle ragioni del genocidio.A parte questa voce il coro è unanime tanto che anche l’attuale Presidente della Repubblica, l’ex comunista Napolitano, ha dovuto ammettere che fu una pulizia etnica, con il rischio di incidente diplomatico.D’altronde anche nella stessa «slavizzanda» Trieste non si fece in tempo a finire il lavoro prima del trattato con cui la zona veniva dichiarata «territorio libero» sotto amministrazione ONU che furono diecimila gli italiani uccisi solo lì, di cui duemila infoibati a Bassovizza.Rilevo anche che quello che viene spacciato per “complottismo fascista”, (in relazione a quella che chiami l’“offensiva contro la Resistenza […] condotta una campagna di stravolgimento della verità storica”) in realtà è dibattito tutto interno alla sinistra. L’emersione della rilettura dei fatti, proprio perché poteva apparire in qualche misura scontata o strumentale se espressa per bocca degli eredi degli sconfitti, ha assunto un valore diverso proprio perché maturata criticamente in ambienti asettici di sinistra, e quindi veniva dal pulpito che in astratto aveva interesse opposto.Ad inaugurarla guarda caso, Renzo de Felice, storico iscritto al PCI, benedetto (almeno fino a quando non fece loro comodo) pure dagli ambienti ebraici cui apparteneva.Tornando a Verona e alla trasmissione di Santoro credo che eloquente sia la risposta (stranamente fatta passare sotto silenzio) affidata da parte dei familiari in un comunicato di ieri apparso su «l’Arena» leggibile come una risposta ai mestatori professionisti «annozeristi».«Troppe strumentalizzazioni»La famiglia di Nicola Tommasoli – i genitori Luca e Mariannunciata, il fratello Alessandro – hanno affidato a un comunicato la loro intenzione di celebrare in forma privata i funerali del figlio. Una decisione dettata dal desiderio di vivere lontano dai riflettori e dal rischio di strumentalizzazioni politiche un lutto così profondo e privato com’è la scomparsa di Nicola.I Tommasoli nel comunicato diffuso dall’avvocato Giorgio Alvino, legale della famiglia, vogliono «innanzitutto ringraziare pubblicamente tutti coloro che ci hanno dimostrato affetto e partecipano al nostro dolore» ed «esprimere un grazie particolare, davvero riconoscente, alle forze dell’ordine e agli inquirenti che hanno consentito l’immediata cattura dei responsabili e non ci hanno mai fatto mancare il loro sostegno umano». «Un grazie di cuore anche a tutte le Autorità che ci hanno voluto far sentire la loro personale partecipazione».«Putroppo», prosegue il comunicato, «anche la tragica vicenda di Nicola è oggetto di tentativi di strumentalizzazione a fini politici e spettacolarizzata dai media. Il lutto e l’immenso dolore per la perdita di Nicola sono un nostro fatto privato; esprimiamo il desiderio che tale rimanga. Per questa ragione, desideriamo che il funerale di Nicola si celebri in forma strettamente privata e chiediamo che il nostro desiderio venga rispettato».«Preghiamo tutti coloro che avrebbero legittimamente voluto partecipare alla cerimonia funebre», conclude il comunicato diffuso dalla famiglia Tommasoli, «di dedicare a Nicola un pensiero e di operarsi attivamente nella vita quotidiana per mantenere vivi quei valori di tolleranza e convivenza civile il cui smarrimento è stato la causa prima della Sua morte».Ecco. Oggi, come ieri, si continua ballare sui morti, si continua a violare le carni. Ripeto non una lettura (almeno distratta) delle carte, non quell’approccio «positivista», ma il voler tirare in ballo gruppi additando responsabilità di chi è totalmente estraneo, con delle associazioni mentali che ricordano quei siparietti in cui il Commissario Zuzurro giustificava con una serie di sillogismi stravaganti le deduzioni al partner Gaspare. Sarebbe comica la cosa se non fosse che i medesimi meccanismi mentali erano gli stessi del «dagli all’untore» o dei processi per stregoneria.Rispetto alle evidenze degli inquirenti mi sento rispondere che “i fatti parlano chiaro” e per fatti fai riferimento ai processi mediatici, ai meccanismi di persuasione descritti da Chomsky in «Media Control» e rappresentati nella pellicola «Mad City».Ho citato nel mio precedente intervento ciò che hanno rilevato gli inquirenti su cui “stranamente” non si sono affatto fondate le speculazioni santoriane, che avrebbero portato da tutt’altra parte e che sono state addirittura taciute. Il Gip, ripeto, come puoi leggere qui http://qn.quotidiano.net/cronaca/2008/05/09/87210-nessun_movente_politico.shtml ha escluso movente politico. (Nello stesso sito sono ancora impudentemente a bella posta le foto manipolate al photoshop con “l’orecchino”, giusto per dimensionare il fenomeno).Dunque non si vede cha attinenza vi sia fra – per esempio – una croce celtica appesa al collo del sindaco di Roma, con una lite fra ubriachi a Verona. Siamo a livelli di schizofrenia.E non si vede quale grave delitto costituisca portare un pendente con croce celtica appesa al collo.Vediamo quali interpretazioni abbia. In un’ANSA del 21 aprile è riportata una dichiarazione dell’ex Presidente della Repubblica Cossiga: « ”Anch’io – ha spiegato Cossiga in una nota – porto al collo la Croce celtica e quando, per motivi di salute, viene celebrata nella mia abitazione la Santa Messa, nell’altare provvisorio e’ posta una Santa Croce celtica, la stessa che svetta sui campanili ed e’ posta sopra gli altari di tutte le chiese d’Irlanda, sia della Chiesa Cattolica che della Chiesa d’Irlanda, chiesa episcopaliana che fa parte della Comunione Anglicana. E la croce celtica – ha concluso – e’ il distintivo che sulla divisa portano i cappellani militari, cattolici ed episcopaliani, delle Forze Armate della cristianissima Repubblica d’Irlanda!”»Oddio. Dovremmo spiegare a Santoro che Cossiga è un cripto violento e non lo sa. Portare la croce celtica al collo a Sassari potrebbe costituire (secondo la ferrea logica di Santoro) movente politico (implicito ed assorbente) per una scazzottata fra da ubriachi a Canicattì.Peraltro non sta a me difendere Alemanno (lo giudico un venduto e lo stimo poco) ma attenzione… Sai di chi era la croce che porta al collo ? Di Paolo di Nella, un amico di Alemanno, un ragazzo preso a sprangate mentre attaccava dei manifesti nei quali si annunciava l’esproprio di un immobile da destinare a pubblica utilità, e morto dopo qualche giorno di agonia il 9 febbraio 1983. Uno di quei delitti «politici», stavolta sì, dei quali si sa poco, perché allora chi moriva dall’altra parte rimaneva anonimo, tanto che quella croce al collo, anziché vergogna per chi quel sangue l’ha versato, diventa ora colpa per chi la porta.«La Destra» che candida ultras da stadio. L’informazione ripetuta pappagallescamente da Santoro è tratta da un articolo da «l’Espresso» il 2 aprile scorso a firma di di Gianluca Di Feo titolato « Il naziskin marcia su Roma » che si riferiva ad un candidato alle elezioni provinciali di Roma per il collegio di Frascati. È inutile dire che il di Feo è stato querelato dall’interessato e nei suoi confronti pende un procedimento penale per diffamazione a mezzo stampa, ma non è questo il punto. Il punto è che anche l’articolo di de Feo è di seconda mano, nel senso che è stato scopiazzato da un altro articolo de “La Repubblica” a firma Riccardo Luna, decontestualizzandone i contenuti, posto che appunto, nessuna “intervista” è stata mai rilasciata a l’espresso dall’interessato. Chi è Riccardo Luna? Il già fondatore e già direttore de “Il Romanista”, proprio l’evangelo degli Ultras della Roma. Come dire «il bue che dà (o meglio darebbe) cornuto all’asino».Dimentica o minimizza il fatto che le accuse di presunte resistenze (non «raid») che sarebbero state perpetrate dal candidato in questione (il quale per un certo periodo frequentava la domenica lo stadio romano, ne’ più ne’ meno di come fanno i vari Rutelli o d’Alema) sono tutte cadute nel vuoto atteso che egli è stato prosciolto ad ogni grado di giudizio con sentenza passata in giudicato, e che a suo carico non esiste condanna per alcunché. Ma agli incensatori dello Stato di diritto questo, ovviamente, non può interessare, prendendo una denuncia caduta da tempo nel vuoto e inventandosi perfino le accuse.Tuttavia mi consta da questi rilievi che Rifondazione appare quanto meno un po’ eclettica visto che laddove pullulano le curve “rosse” non si fa scrupolo di difendere chi commette illeciti (http://www.teramonews.com/news/citta/tev6ceypyw). Stendiamo anche un velo pietoso sui candidati ULTRAS presenti nelle file di Rifondazione, non ho il tempo ma con una ricerca certamente potrei fare una mappatura dettagliata. Al momento mi sovvengono a memoria i legami di Rifondazione con le Brigate Autonome Livornesi, sciolte, mi pare, per gli arresti che colpirono la maggior parte degli aderenti. Ma anche qui transeat.Ma mi sovviene anche il fatto che uno dei dirigenti locali del Partito Democratico è Paolo Arcivieri, leader degli IRRIDUCIBILI della Lazio, in un primo momento candidato al VI Municipio a Roma salvo poi rinunciare alla candidatura per conflittualità interne. Come è stato accertato, ripeto, due dei cinque veronesi hanno partecipato alle primarie del PD ed erano quindi maggiormente contigui a quell’ambiente di centro sinistra rispetto a quello di centro destra. Seguendo la stravagante logica santoriana avrebbe potuto essere la curva degli Irriducibili e non quella – che ne so – quella degli Opposta Fazione a fornire un maggiore ascendente.Insomma, come si dice a Francavilla, «quannu è pi llu monacu è ppi disgrazia».Ancora non ci è chiaro, però, che «c’azzecchi» una candidatura alla provincia nel collegio di Frascati con una scazzottata fra quindicenni a Verona in cui c’è scappato il morto.Ma ancora, il movente politico sarebbe da rinvenire, sempre secondo la tua (mutuata da Santoro) ricostruzione, da croci celtiche fotografate negli stadi, di saluti romani fatti da tifosi e da giocatori. Embé ?Forse non chiaro che ai sensi dell’art. 8 u.c. del codice penale «viene considerato delitto politico il delitto comune determinato in tutto o in parte da motivi politici». Ciò significa, secondo giurisprudenza consolidata, che il delitto deve essere compiuto in funzione della particolare concezione ideologica dell’agente in relazione alla struttura dei poteri dello Stato ed ai rapporti tra Stato e cittadino.Quanto agli attentati alle sedi di partito non mi trovo d’accordo con quanto scrivi. Intanto c’è una diversa proporzionalità fra un incendio e una serie di attentati dinamitardi preordinati alla cancellazione anche fisica degli appartenenti ad un gruppo. Le Nuove BR avevano anche schedato per zona gli appartenenti a FN e registrato i loro movimenti durante la giornata al fine di farli fuori. Nel computer di Michele Magon per esempio – arrestato nell’inchiesta milanese sul Partito Comunista politico-militare, occultato sotto il nome di ‘tesina storia contemporanea’, vi era un elenco di 44 nominativi di persone appartenenti alla sezione padovana di Forza Nuova. Correlativamente all’attacco incendiario del 17 novembre 2006 ai danni della segreteria regionale forzanovista di Padova sfuggirono, miracolosamente, alcuni di quei militanti.Ma non è – anche qui – il punto. Trovo pericolosissimo il tentativo strisciante di giustificare atti intimidatori di questo tipo. Non so se tu ne hai mai fatti, personalmente mi auguro di no.Per una serie di motivi. Alcuni di ordine etico, altri che ineriscono a ragioni di opportunità.Dal primo punto di vista io credo che, per quanto le frizioni ideologiche possano trovare motivi di contrapposizione, debbano esistere degli ambiti di reciproca inviolabilità, che sono posti a presidio della pace sociale, anche se sono circoscritte a soli danni alle cose.Tutto ciò assume una importanza maggiore in campagna elettorale. Impedire o assaltare un comizio (come è stato fatto per esempio a Bologna infruttuosamente, peraltro), o come a Roma, bruciare una sezione, e soprattutto il senso di impotenza e di impunità che tutto ciò comporta, fa saltare gli equilibri e crea una spirale che porta all’homo homini lupus in cui non esiste alcun vincente e alcun vincitore.E qui veniamo alla ragione di opportunità cui accennavo nel precedenti intervento. Qui prodest ? Pensate che le azioni violente o le artate costruzioni mistificatorie possano, in qualche modo, erodere un certo elettorato a vostro vantaggio o indebolire Berlusconi ?Oggi più di ieri siete fuori tempo massimo.Fino a qualche mese fa operazioni diffamatorie rivolte contro l’area della DR con i quali si voleva colpire indirettamente Berlusconi forse potevano portare qualche residuo frutto considerando che le coalizioni erano due.Oggi invece il quadro degli equilibri è mutato notevolmente. Se ne è accorta suo malgrado la Feltrinelli con operazioni boomerang che l’hanno trovata spiazzata.I partiti della cosiddetta «destra radicale» non sono e non saranno più nell’area del necocentrista PDL perché quest’ultimo ha interesse a mantenere il primato di partito nazionale che gli consenta di fare sempre la parte del leone nella coalizione. Difatti le leggi elettorali prevedono e prevedranno sempre una cifra elettorale di tipo nazionale, il che abbassa il quorum della metà per i partiti come Lega e MPA che rispettivamente si sono spartiti il territorio, l’uno consustanziale all’altro (basti vedere i flussi di finanziamenti nei bilanci di partito che dalla Lega passano a Lombardo). Chi vuol stare in coalizione col PDL, insomma, non potrà mai nemmeno in astratto, nemmeno in fieri, ottenere cifre elettorali maggiori del PDL. Questa è la regola.Colpire la DR utilizzando in maniera infame lo stereotipo resistenzialista del «fascista» cattivo, ha l’effetto solo di rafforzare proprio i padroni del vapore. Non è un caso che il PDL si sia schierato accesamente contro Santoro solo quando quest’ultimo ha “microforato” Grillo che ha sparato a zero contro Veronesi (gravitante in area PD), non già contro le autentiche mistificazioni di Verona, che appunto vanno a loro vantaggio.Si conti che l’elettorato della cosiddetta «destra radicale» è appunto assai meno incline alla mobilità, in quanto – in massima parte – si tratta di persone molto motivate e che fruisce di canali informativi diversi da quelli ufficiali e che quindi sa ben dividere la farina dalla crusca. Pericolosa è poi l’ultima affermazione che chiude il cerchio, secondo cui esisterebbero atti che si qualificherebbero intrinsecamente «fascisti», non già dunque per le ragioni o per i moventi funzionali alla affermazione (seppur discutibile nelle modalità) di una determinata visione dell’assetto istituzionale, ma «fascisti in re ipsa» appunto, indipendentemente dalla causalità psicologica dei singoli agenti. Come a dire: sì non c’è motivazione politica ma è fascista perché lo dico io.Direi che siamo al ricorso storico delirante dell’«ur-fascismo», motivo che spesso ricorre e a cui fa il paio la speculare reazione delle tentazioni «ur-comuniste» dell’altra parte.Ma – abbiate pietà – se si parte da questo assunto si arriva all’aberrazione di qualificare «fascista» persino la lotta di classe, persino atti di questo tipo su cui chiaramente, Santoro non si interrogherà sulle ragioni del «brodo culturale» che le avrebbe innescate. Quale tipo ? Presto detto da un illuminante articolo, la cronaca di un perstaggio che qualche ora prima di Verona avveniva a Padova…http://controcorrente.ilcannocchiale.it/Ne riporto il testo.Un occhio nero, un naso fratturato e un trauma cranico: niente politica, solo musica “punk oi”Scambiati per naziskin, sono stati inseguiti e pestati a sangue da un folto gruppo di “disobbedienti”. Ma questa volta i “pedrini” hanno sbagliato bersaglio. Colpa forse dei troppi spritz tracannati in piazza delle Erbe, l’altra sera non hanno riconosciuto i “compagni” romani, tre skin “buoni”, tre redskin, cioè skinheads di sinistra, antirazzisti, amanti della musica punk oi che si può tranquillamente ascoltare anche al Cso Pedro. Li hanno spediti tutti e tre all’ospedaleLa zuffa è avvenuta a metà di via Roma. Ed è scoppiato il pandemonio. Una decina gli aggressori. Sono piombati sui tre ragazzi come un ciclone, menando pugni e calci, senza lasciare loro il tempo di correre ai ripari. Il ventiquattrenne è finito al tappeto, riportando un taglia dietro l’orecchio. È stato tenuto in osservazione all’ospedale tutta la notte per trauma cranico commotivo. Il diciannovenne romano si è ritrovato con il naso fratturato: venti giorni di prognosi. È andata meglio al suo coetaneo di Falconara: un occhio pesto che guarirà in una settimana.Vittime del pestaggio sono un diciannovenne originario di Falconara Marittima, un suo coetaneo di Roma e un ventiquattrenne di Chieti. Teste rasate, giubbotti neri, anfibi, sono giunti a Padova per incontrare alcune amiche, anche loro appassionate di musica punk. Ma a tradirli è stato proprio il loro abbigliamento. In piazza delle Erbe sono incappati nel folto cenacolo anti globalizzazione. E lo screzio è cominciato proprio lì, tra spritz e bottiglie di birra. Accento romanesco, facce completamente nuove, qualche “disobbediente” li ha confusi per “nemici”. Forse le telecamere possono avere ripreso un accenno di parapiglia. Siccome non tirava aria buona, il trio ha deciso di lasciare la piazza e ha imboccato via Roma, ignaro che alle spalle si andava rapidamente formando la “spedizione punitiva”. Che non vi era un movente politico lo hanno appurato gli investigatori della Digos che hanno interrogato i tre ragazzi [in pratica, le vittime avrebbero giustificato gli assalitori? ndr]. Niente schieramento ideologico, solo amanti della musica, peraltro simpatizzanti di sinistra.Per cui attenzione. Ad una maggiore contrapposizione fra le aree definite dai padroni del vapore estreme corrisponde un correlativo rafforzamento di PD e PDL.La strategia della tensione, sappiamo, non la inventò né il PCI né il MSI. Ricordiamolo.Grazie ed arrivederci.

  26. [continua](per fare la loro delirante «giustizia sommaria», non già per chiedere contezza di un atteggiamento di sfida che non ci fu), «ciò che provocò la reazione del fratello Salvatore, il quale, salito su una sedia, impugnò una rivoltella e fece fuoco due volte colpendo due giovani: Pesce Cosimo, che stramazzò al suolo cadavere e Carrieri Cosimo che si trascinò fuori ferito e che morì durante la notte in ospedale».Francesco e Salvatore Chionna erano dunque, dei predestinati alla morte. Non so se è chiaro l’equivoco di fondo. Abbiamo due ambiti di giurisdizione conflittuali in una realtà magmatica. L’uno legittimo, rappresentato dall’autorità governativa sotto Bonomi, l’altro illegittimo che pretende di imporsi con la prepotenza e con la forza, e la qualificazione che ciascun atto acquista varia a seconda del porsi psicologico nell’uno o nell’altro degli ambiti.In mezzo ci sono loro, appunto, i fratelli Chionna. Non valgono per loro le scriminanti, perché quel riconoscimento nell’autorità legittima diventa insubordinazione per l’autorità materiale illegittima (appunto quella che vagheggiava l’ombrello sovietico).Quel che è «legittima difesa» per un ambito diventa una forma di lesa maestà per l’altro ambito.E proprio la «giustizia sommaria» è il lugubre motivo che ricorre nella sentenza.Potrei continuare a riportare la trascrizione dell’illuminante ricostruzione dei giudici, ma per economia di lettura e di tempo mi limiterò solo a riportare che non fu “la popolazione” (come ancora una volta falsamente riportato nell’articolo in commento), ad affluire alla casa dei due ma «comunisti e simpatizzanti comunisti insieme con altre persone», che il Chionna «disse che non avrebbe permesso ad alcuna persona estranea alla forza pubblica di avvicinarsi altrimenti avrebbe sparato», che quella folla «bloccò tutte le strade con l’intenzione di fare giustizia sommaria», che la stessa folla «appiccò il fuoco, lanciandovi contro bombe a mano e razzi incendiari». In via Marrucci, ancora, sono visibili i segni di quella devastazione.Quindi chi erano i Pesce e Carrieri ? Banditi, per chi crede che il governo Bonomi, quello incensato dal mito della resistenza, fosse (come in effetti era) un governo legittimo. Plotone di esecuzione di una autorità rivoluzionaria per chi era galvanizzato dalla bandiera sovietica issata sul Reichstag.Dire che Pesce e Carrieri furono compagni caduti per mano fascista (come si legge in questo blog) significa che il re è nudo, e cioè dissimulare proprio il falso mito della «resistenza» ammettendo che lo scopo delle frange comuniste era tutt’altro che incline all’ossequio della democrazia e del potere costituito.Dunque molte chiacchiere sulla resistenza, a differenza di quanto affermi. Già la ricostruzione «pettinata» dei fatti di francavilla di cui si discorre è uno dei tanti esempi. Mi sovvengono ora in ordine sparso vere e proprie fantasie, al limite del grottesco come la tragedia di San Miniato, in Toscana (per anni attribuita ai nazisti, con tanto di targhe e pompose commemorazioni, trasposta e consacrata in una pellicola dei fratelli Taviani, poi si scoprirà per caso essere farina del sacco dei “liberatori” americani, con tanto di insabbiamenti e complicità dei partigiani), ed innumerevoli altri episodi di mistificazione storica.Ma non è questo il punto. Transeat.Apriamo una ulteriore parentesi per chiarire alcune mostruosità affermate sulle foibe. Veramente non si tratta di “una morte ingiusta” come scrivi, ma della pianificazione di un genocidio su base prevalentemente etnica che vide coinvolti dalle stime circa ottanta mila individui su duecentocinquanta siti censiti. Le stime tuttavia sono in difetto attese le resistenze dei paesi dell’ex federazione iugoslava di consentire ulteriori ricerche in questo senso su un territorio posto ora sotto la loro sovranità. Il fatto che le motivazioni di Tito non “risalgono a motivi razziali” in quanto “tra gli infoibati c’erano anche civili sloveni e croati” è argomento molto debole se si considera che anche tedeschi e austriaci vennero internati nei campi di concentramento tedeschi nella seconda guerra mondiale.C’è unanimità nella storiografia nell’affermare che l’obiettivo Tito era la slavizzazione dei territori storicamente italiani, non è un caso che l’esodo giuliano dalmata verso Roma fu mosso da necessità di autoconservazione fisica, e che in quelle zone – prima romane, poi italiane – il quadro etnico e culturale si è completamente ribaltato nel giro di pochi anni.Si rileva solo qualche voce «dissidente» che non varrebbe la pena di menzionare, come quella della Cernigoi, che non è una storica, ma una militante vicina al PdCI (ex dirigente di Rifondazione), pubblicista (lo stesso titolo di Giovanni di Noi della Gazzetta) che sostiene con pseudo argomenti che le foibe sono in realtà delle discariche di immondizie, tagliando di netto quindi anche il problema delle ragioni del genocidio.A parte questa voce il coro è unanime tanto che anche l’attuale Presidente della Repubblica, l’ex comunista Napolitano, ha dovuto ammettere che fu una pulizia etnica, con il rischio di incidente diplomatico.D’altronde anche nella stessa «slavizzanda» Trieste non si fece in tempo a finire il lavoro prima del trattato con cui la zona veniva dichiarata «territorio libero» sotto amministrazione ONU che furono diecimila gli italiani uccisi solo lì, di cui duemila infoibati a Bassovizza.Rilevo anche che quello che viene spacciato per “complottismo fascista”, (in relazione a quella che chiami l’“offensiva contro la Resistenza […] condotta una campagna di stravolgimento della verità storica”) in realtà è dibattito tutto interno alla sinistra. L’emersione della rilettura dei fatti, proprio perché poteva apparire in qualche misura scontata o strumentale se espressa per bocca degli eredi degli sconfitti, ha assunto un valore diverso proprio perché maturata criticamente in ambienti asettici di sinistra, e quindi veniva dal pulpito che in astratto aveva interesse opposto.Ad inaugurarla guarda caso, Renzo de Felice, storico iscritto al PCI, benedetto (almeno fino a quando non fece loro comodo) pure dagli ambienti ebraici cui apparteneva.Tornando a Verona e alla trasmissione di Santoro credo che eloquente sia la risposta (stranamente fatta passare sotto silenzio) affidata da parte dei familiari in un comunicato di ieri apparso su «l’Arena» leggibile come una risposta ai mestatori professionisti «annozeristi».«Troppe strumentalizzazioni»La famiglia di Nicola Tommasoli – i genitori Luca e Mariannunciata, il fratello Alessandro – hanno affidato a un comunicato la loro intenzione di celebrare in forma privata i funerali del figlio. Una decisione dettata dal desiderio di vivere lontano dai riflettori e dal rischio di strumentalizzazioni politiche un lutto così profondo e privato com’è la scomparsa di Nicola.I Tommasoli nel comunicato diffuso dall’avvocato Giorgio Alvino, legale della famiglia, vogliono «innanzitutto ringraziare pubblicamente tutti coloro che ci hanno dimostrato affetto e partecipano al nostro dolore» ed «esprimere un grazie particolare, davvero riconoscente, alle forze dell’ordine e agli inquirenti che hanno consentito l’immediata cattura dei responsabili e non ci hanno mai fatto mancare il loro sostegno umano». «Un grazie di cuore anche a tutte le Autorità che ci hanno voluto far sentire la loro personale partecipazione».«Putroppo», prosegue il comunicato, «anche la tragica vicenda di Nicola è oggetto di tentativi di strumentalizzazione a fini politici e spettacolarizzata dai media. Il lutto e l’immenso dolore per la perdita di Nicola sono un nostro fatto privato; esprimiamo il desiderio che tale rimanga. Per questa ragione, desideriamo che il funerale di Nicola si celebri in forma strettamente privata e chiediamo che il nostro desiderio venga rispettato».«Preghiamo tutti coloro che avrebbero legittimamente voluto partecipare alla cerimonia funebre», conclude il comunicato diffuso dalla famiglia Tommasoli, «di dedicare a Nicola un pensiero e di operarsi attivamente nella vita quotidiana per mantenere vivi quei valori di tolleranza e convivenza civile il cui smarrimento è stato la causa prima della Sua morte».Ecco. Oggi, come ieri, si continua ballare sui morti, si continua a violare le carni. Ripeto non una lettura (almeno distratta) delle carte, non quell’approccio «positivista», ma il voler tirare in ballo gruppi additando responsabilità di chi è totalmente estraneo, con delle associazioni mentali che ricordano quei siparietti in cui il Commissario Zuzurro giustificava con una serie di sillogismi stravaganti le deduzioni al partner Gaspare. Sarebbe comica la cosa se non fosse che i medesimi meccanismi mentali erano gli stessi del «dagli all’untore» o dei processi per stregoneria.Rispetto alle evidenze degli inquirenti mi sento rispondere che “i fatti parlano chiaro” e per fatti fai riferimento ai processi mediatici, ai meccanismi di persuasione descritti da Chomsky in «Media Control» e rappresentati nella pellicola «Mad City».Ho citato nel mio precedente intervento ciò che hanno rilevato gli inquirenti su cui “stranamente” non si sono affatto fondate le speculazioni santoriane, che avrebbero portato da tutt’altra parte e che sono state addirittura taciute. Il Gip, ripeto, come puoi leggere qui http://qn.quotidiano.net/cronaca/2008/05/09/87210-nessun_movente_politico.shtml ha escluso movente politico. (Nello stesso sito sono ancora impudentemente a bella posta le foto manipolate al photoshop con “l’orecchino”, giusto per dimensionare il fenomeno).Dunque non si vede cha attinenza vi sia fra – per esempio – una croce celtica appesa al collo del sindaco di Roma, con una lite fra ubriachi a Verona. Siamo a livelli di schizofrenia.E non si vede quale grave delitto costituisca portare un pendente con croce celtica appesa al collo.Vediamo quali interpretazioni abbia. In un’ANSA del 21 aprile è riportata una dichiarazione dell’ex Presidente della Repubblica Cossiga: « ”Anch’io – ha spiegato Cossiga in una nota – porto al collo la Croce celtica e quando, per motivi di salute, viene celebrata nella mia abitazione la Santa Messa, nell’altare provvisorio e’ posta una Santa Croce celtica, la stessa che svetta sui campanili ed e’ posta sopra gli altari di tutte le chiese d’Irlanda, sia della Chiesa Cattolica che della Chiesa d’Irlanda, chiesa episcopaliana che fa parte della Comunione Anglicana. E la croce celtica – ha concluso – e’ il distintivo che sulla divisa portano i cappellani militari, cattolici ed episcopaliani, delle Forze Armate della cristianissima Repubblica d’Irlanda!”»Oddio. Dovremmo spiegare a Santoro che Cossiga è un cripto violento e non lo sa. Portare la croce celtica al collo a Sassari potrebbe costituire (secondo la ferrea logica di Santoro) movente politico (implicito ed assorbente) per una scazzottata fra da ubriachi a Canicattì.Peraltro non sta a me difendere Alemanno (lo giudico un venduto e lo stimo poco) ma attenzione… Sai di chi era la croce che porta al collo ? Di Paolo di Nella, un amico di Alemanno, un ragazzo preso a sprangate mentre attaccava dei manifesti nei quali si annunciava l’esproprio di un immobile da destinare a pubblica utilità, e morto dopo qualche giorno di agonia il 9 febbraio 1983. Uno di quei delitti «politici», stavolta sì, dei quali si sa poco, perché allora chi moriva dall’altra parte rimaneva anonimo, tanto che quella croce al collo, anziché vergogna per chi quel sangue l’ha versato, diventa ora colpa per chi la porta.«La Destra» che candida ultras da stadio. L’informazione ripetuta pappagallescamente da Santoro è tratta da un articolo da «l’Espresso» il 2 aprile scorso a firma di di Gianluca Di Feo titolato « Il naziskin marcia su Roma » che si riferiva ad un candidato alle elezioni provinciali di Roma per il collegio di Frascati. È inutile dire che il di Feo è stato querelato dall’interessato e nei suoi confronti pende un procedimento penale per diffamazione a mezzo stampa, ma non è questo il punto. Il punto è che anche l’articolo di de Feo è di seconda mano, nel senso che è stato scopiazzato da un altro articolo de “La Repubblica” a firma Riccardo Luna, decontestualizzandone i contenuti, posto che appunto, nessuna “intervista” è stata mai rilasciata a l’espresso dall’interessato. Chi è Riccardo Luna? Il già fondatore e già direttore de “Il Romanista”, proprio l’evangelo degli Ultras della Roma. Come dire «il bue che dà (o meglio darebbe) cornuto all’asino».Dimentica o minimizza il fatto che le accuse di presunte resistenze (non «raid») che sarebbero state perpetrate dal candidato in questione (il quale per un certo periodo frequentava la domenica lo stadio romano, ne’ più ne’ meno di come fanno i vari Rutelli o d’Alema) sono tutte cadute nel vuoto atteso che egli è stato prosciolto ad ogni grado di giudizio con sentenza passata in giudicato, e che a suo carico non esiste condanna per alcunché. Ma agli incensatori dello Stato di diritto questo, ovviamente, non può interessare, prendendo una denuncia caduta da tempo nel vuoto e inventandosi perfino le accuse.Tuttavia mi consta da questi rilievi che Rifondazione appare quanto meno un po’ eclettica visto che laddove pullulano le curve “rosse” non si fa scrupolo di difendere chi commette illeciti (http://www.teramonews.com/news/citta/tev6ceypyw). Stendiamo anche un velo pietoso sui candidati ULTRAS presenti nelle file di Rifondazione, non ho il tempo ma con una ricerca certamente potrei fare una mappatura dettagliata. Al momento mi sovvengono a memoria i legami di Rifondazione con le Brigate Autonome Livornesi, sciolte, mi pare, per gli arresti che colpirono la maggior parte degli aderenti. Ma anche qui transeat.Ma mi sovviene anche il fatto che uno dei dirigenti locali del Partito Democratico è Paolo Arcivieri, leader degli IRRIDUCIBILI della Lazio, in un primo momento candidato al VI Municipio a Roma salvo poi rinunciare alla candidatura per conflittualità interne. Come è stato accertato, ripeto, due dei cinque veronesi hanno partecipato alle primarie del PD ed erano quindi maggiormente contigui a quell’ambiente di centro sinistra rispetto a quello di centro destra. Seguendo la stravagante logica santoriana avrebbe potuto essere la curva degli Irriducibili e non quella – che ne so – quella degli Opposta Fazione a fornire un maggiore ascendente.Insomma, come si dice a Francavilla, «quannu è pi llu monacu è ppi disgrazia».Ancora non ci è chiaro, però, che «c’azzecchi» una candidatura alla provincia nel collegio di Frascati con una scazzottata fra quindicenni a Verona in cui c’è scappato il morto.Ma ancora, il movente politico sarebbe da rinvenire, sempre secondo la tua (mutuata da Santoro) ricostruzione, da croci celtiche fotografate negli stadi, di saluti romani fatti da tifosi e da giocatori. Embé ?Forse non chiaro che ai sensi dell’art. 8 u.c. del codice penale «viene considerato delitto politico il delitto comune determinato in tutto o in parte da motivi politici». Ciò significa, secondo giurisprudenza consolidata, che il delitto deve essere compiuto in funzione della particolare concezione ideologica dell’agente in relazione alla struttura dei poteri dello Stato ed ai rapporti tra Stato e cittadino.Quanto agli attentati alle sedi di partito non mi trovo d’accordo con quanto scrivi. Intanto c’è una diversa proporzionalità fra un incendio e una serie di attentati dinamitardi preordinati alla cancellazione anche fisica degli appartenenti ad un gruppo. Le Nuove BR avevano anche schedato per zona gli appartenenti a FN e registrato i loro movimenti durante la giornata al fine di farli fuori. Nel computer di Michele Magon per esempio – arrestato nell’inchiesta milanese sul Partito Comunista politico-militare, occultato sotto il nome di ‘tesina storia contemporanea’, vi era un elenco di 44 nominativi di persone appartenenti alla sezione padovana di Forza Nuova. Correlativamente all’attacco incendiario del 17 novembre 2006 ai danni della segreteria regionale forzanovista di Padova sfuggirono, miracolosamente, alcuni di quei militanti.Ma non è – anche qui – il punto. Trovo pericolosissimo il tentativo strisciante di giustificare atti intimidatori di questo tipo. Non so se tu ne hai mai fatti, personalmente mi auguro di no.Per una serie di motivi. Alcuni di ordine etico, altri che ineriscono a ragioni di opportunità.Dal primo punto di vista io credo che, per quanto le frizioni ideologiche possano trovare motivi di contrapposizione, debbano esistere degli ambiti di reciproca inviolabilità, che sono posti a presidio della pace sociale, anche se sono circoscritte a soli danni alle cose.Tutto ciò assume una importanza maggiore in campagna elettorale. Impedire o assaltare un comizio (come è stato fatto per esempio a Bologna infruttuosamente, peraltro), o come a Roma, bruciare una sezione, e soprattutto il senso di impotenza e di impunità che tutto ciò comporta, fa saltare gli equilibri e crea una spirale che porta all’homo homini lupus in cui non esiste alcun vincente e alcun vincitore.E qui veniamo alla ragione di opportunità cui accennavo nel precedenti intervento. Qui prodest ? Pensate che le azioni violente o le artate costruzioni mistificatorie possano, in qualche modo, erodere un certo elettorato a vostro vantaggio o indebolire Berlusconi ?Oggi più di ieri siete fuori tempo massimo.Fino a qualche mese fa operazioni diffamatorie rivolte contro l’area della DR con i quali si voleva colpire indirettamente Berlusconi forse potevano portare qualche residuo frutto considerando che le coalizioni erano due.Oggi invece il quadro degli equilibri è mutato notevolmente. Se ne è accorta suo malgrado la Feltrinelli con operazioni boomerang che l’hanno trovata spiazzata.I partiti della cosiddetta «destra radicale» non sono e non saranno più nell’area del necocentrista PDL perché quest’ultimo ha interesse a mantenere il primato di partito nazionale che gli consenta di fare sempre la parte del leone nella coalizione. Difatti le leggi elettorali prevedono e prevedranno sempre una cifra elettorale di tipo nazionale, il che abbassa il quorum della metà per i partiti come Lega e MPA che rispettivamente si sono spartiti il territorio, l’uno consustanziale all’altro (basti vedere i flussi di finanziamenti nei bilanci di partito che dalla Lega passano a Lombardo). Chi vuol stare in coalizione col PDL, insomma, non potrà mai nemmeno in astratto, nemmeno in fieri, ottenere cifre elettorali maggiori del PDL. Questa è la regola.Colpire la DR utilizzando in maniera infame lo stereotipo resistenzialista del «fascista» cattivo, ha l’effetto solo di rafforzare proprio i padroni del vapore. Non è un caso che il PDL si sia schierato accesamente contro Santoro solo quando quest’ultimo ha “microforato” Grillo che ha sparato a zero contro Veronesi (gravitante in area PD), non già contro le autentiche mistificazioni di Verona, che appunto vanno a loro vantaggio.Si conti che l’elettorato della cosiddetta «destra radicale» è appunto assai meno incline alla mobilità, in quanto – in massima parte – si tratta di persone molto motivate e che fruisce di canali informativi diversi da quelli ufficiali e che quindi sa ben dividere la farina dalla crusca. Pericolosa è poi l’ultima affermazione che chiude il cerchio, secondo cui esisterebbero atti che si qualificherebbero intrinsecamente «fascisti», non già dunque per le ragioni o per i moventi funzionali alla affermazione (seppur discutibile nelle modalità) di una determinata visione dell’assetto istituzionale, ma «fascisti in re ipsa» appunto, indipendentemente dalla causalità psicologica dei singoli agenti. Come a dire: sì non c’è motivazione politica ma è fascista perché lo dico io.Direi che siamo al ricorso storico delirante dell’«ur-fascismo», motivo che spesso ricorre e a cui fa il paio la speculare reazione delle tentazioni «ur-comuniste» dell’altra parte.Ma – abbiate pietà – se si parte da questo assunto si arriva all’aberrazione di qualificare «fascista» persino la lotta di classe, persino atti di questo tipo su cui chiaramente, Santoro non si interrogherà sulle ragioni del «brodo culturale» che le avrebbe innescate. Quale tipo ? Presto detto da un illuminante articolo, la cronaca di un perstaggio che qualche ora prima di Verona avveniva a Padova…http://controcorrente.ilcannocchiale.it/Ne riporto il testo.Un occhio nero, un naso fratturato e un trauma cranico: niente politica, solo musica “punk oi”Scambiati per naziskin, sono stati inseguiti e pestati a sangue da un folto gruppo di “disobbedienti”. Ma questa volta i “pedrini” hanno sbagliato bersaglio. Colpa forse dei troppi spritz tracannati in piazza delle Erbe, l’altra sera non hanno riconosciuto i “compagni” romani, tre skin “buoni”, tre redskin, cioè skinheads di sinistra, antirazzisti, amanti della musica punk oi che si può tranquillamente ascoltare anche al Cso Pedro. Li hanno spediti tutti e tre all’ospedaleLa zuffa è avvenuta a metà di via Roma. Ed è scoppiato il pandemonio. Una decina gli aggressori. Sono piombati sui tre ragazzi come un ciclone, menando pugni e calci, senza lasciare loro il tempo di correre ai ripari. Il ventiquattrenne è finito al tappeto, riportando un taglia dietro l’orecchio. È stato tenuto in osservazione all’ospedale tutta la notte per trauma cranico commotivo. Il diciannovenne romano si è ritrovato con il naso fratturato: venti giorni di prognosi. È andata meglio al suo coetaneo di Falconara: un occhio pesto che guarirà in una settimana.Vittime del pestaggio sono un diciannovenne originario di Falconara Marittima, un suo coetaneo di Roma e un ventiquattrenne di Chieti. Teste rasate, giubbotti neri, anfibi, sono giunti a Padova per incontrare alcune amiche, anche loro appassionate di musica punk. Ma a tradirli è stato proprio il loro abbigliamento. In piazza delle Erbe sono incappati nel folto cenacolo anti globalizzazione. E lo screzio è cominciato proprio lì, tra spritz e bottiglie di birra. Accento romanesco, facce completamente nuove, qualche “disobbediente” li ha confusi per “nemici”. Forse le telecamere possono avere ripreso un accenno di parapiglia. Siccome non tirava aria buona, il trio ha deciso di lasciare la piazza e ha imboccato via Roma, ignaro che alle spalle si andava rapidamente formando la “spedizione punitiva”. Che non vi era un movente politico lo hanno appurato gli investigatori della Digos che hanno interrogato i tre ragazzi [in pratica, le vittime avrebbero giustificato gli assalitori? ndr]. Niente schieramento ideologico, solo amanti della musica, peraltro simpatizzanti di sinistra.Per cui attenzione. Ad una maggiore contrapposizione fra le aree definite dai padroni del vapore estreme corrisponde un correlativo rafforzamento di PD e PDL.La strategia della tensione, sappiamo, non la inventò né il PCI né il MSI. Ricordiamolo.Grazie ed arrivederci.

  27. 1) Ho riportato nel testo i fatti da te narrati. Risalgono al 26 marzo, in occasione della visita del ministro Arangio Ruiz. Dai documenti mi risulta che ci fu un’irruzione di alcuni dimostranti nella sala in cui il ministro teneva il suo discorso e impose ai presenti di sgomberarla. Questo atto, preso singolarmente, potrebbe già essere motivo di critica. Tuttavia ritengo che contestualizzare le cose sia più proficuo (non per giustificare, sia chiaro, per capirci meglio): converrai sicuramente con me nel dire che l’Italia aveva perso la guerra, che il Paese era in ginocchio (l’autarchia tanto propugnata da mussolini non funzionò granchè), che la popolazione era stata costretta a subire una dittatura strisciante e infame che aveva mandato a morte o quasi la maggior parte degli intellettuali e degli oppositori politici. La colpa di questa situazione è di mussolini e del suo fascismo. La popolazione era stanca. Non c’era bisogno di ordini dall’alto per eliminare chi aveva appoggiato il fascismo, chi si era macchiato di delitti gratuiti, chi aveva usato la forza per imporre la propria linea. Pertanto, nel momento in cui si manifesta un tentativo di resurrezione della reazione, la popolazione reagisce con la forza, senza mezzi termini. Ritornando ai fatti di marzo, quindi, l’irruzione di dimostranti comunisti va inserita in quest’ottica. In seguito a questa dimostrazione, sempre dai miei documenti, iniziarono i primi scontri e Francesco Chionna fu tra i protagonisti che riuscirono a ferire 2 ragazzi del Movimento Giovanile Comunista. In serata un gruppo di dimostranti si reca presso l’abitazione del Chionna che li accoglie a colpi di pistola. Ora, è probabile anche che le intenzioni fossero quelle di uccidere Chionna però non penso che l’accoglienza migliore sia quella fatta con le pistole, no? Tant’è che, nonostante l’ipotizzabile differenza di numero, tra i comunisti furono ferite 4 persone. Ho dei forti dubbi in merito alla sentenza in sé, però contestualizzo la questione e mi rendo conto che, una legittima difesa ci può anche stare. Anche se mi sembra un discorso più “alla Bossi” che propose l’uso indiscriminato di pistole per fermare il fenomeno delle rapine.Converrai ancora con me che l’assoluzione per legittima difesa nonostante si abbia sparato tranquillamente sulla folla “fa montare un po’ la testa”.Ma questo è un altro punto e, come dici tu, transeat.Inoltre volevo dire che anch’io ho quella sentenza della corte di Cassazione. Non ho fatto nessun riferimento ad essa non tanto per faziosità, quanto per il fatto che (purtroppo non ho sotto mano la documentazione e potrei sbagliarmi) non dichiara colpevoli i presenti che diedero alla fiamme i corpi, già morti e non ancora vivi, dei fratelli Chionna.2) Sulla questione delle foibe. Quello che penso l’ho scritto.3) I fatti di Verona. Hai fatto bene a riportare il comunicato della famiglia Tommasoli. In particolar penso che sia significativa la parte finale: “valori di tolleranza e convivenza civile il cui smarrimento è stato la causa prima della Sua morte”. Io ho detto che il gesto è un gesto fascista in sé proprio per questo motivo: ora vienimi a dire che il fascismo non è stato violento e che è anch’esso portatore di valori di tolleranza e convivenza civile e allora siamo proprio alla fantapolitica, neanche al revisionismo. Non nego i crimini del comunismo, ma paragonare i crimini del comunismo in Italia con quelli del fascismo è a dir poco antistorico. Il comunismo in Italia non è mai esistito, lo vogliamo capire questo? Non penso che l’uccisione di qualche prete venduto alla dittatura o di qualche infame che ha sostenuto con i soldi e con le armi il fascismo possa essere paragonato con i venti anni di dittatura. Questo proprio no.A me non importa togliere voti all’elettorato di Berlusconi o di Veltroni o di chiunque altro, l’unica cosa che voglio è che in Italia, qualunque governo debba mantenere saldo l’antifascismo. E questo governo, da te tanto disprezzato, sulla resistenza o, come dici tu, sulla retorica resistnzialista, è molto più vicino alle tue idee (più vicine a quelle di dell’Utri, scusa l’offesa) che non alle mie che odio il fascismo e tutti i suoi sostenitori.

  28. 1) Ho riportato nel testo i fatti da te narrati. Risalgono al 26 marzo, in occasione della visita del ministro Arangio Ruiz. Dai documenti mi risulta che ci fu un’irruzione di alcuni dimostranti nella sala in cui il ministro teneva il suo discorso e impose ai presenti di sgomberarla. Questo atto, preso singolarmente, potrebbe già essere motivo di critica. Tuttavia ritengo che contestualizzare le cose sia più proficuo (non per giustificare, sia chiaro, per capirci meglio): converrai sicuramente con me nel dire che l’Italia aveva perso la guerra, che il Paese era in ginocchio (l’autarchia tanto propugnata da mussolini non funzionò granchè), che la popolazione era stata costretta a subire una dittatura strisciante e infame che aveva mandato a morte o quasi la maggior parte degli intellettuali e degli oppositori politici. La colpa di questa situazione è di mussolini e del suo fascismo. La popolazione era stanca. Non c’era bisogno di ordini dall’alto per eliminare chi aveva appoggiato il fascismo, chi si era macchiato di delitti gratuiti, chi aveva usato la forza per imporre la propria linea. Pertanto, nel momento in cui si manifesta un tentativo di resurrezione della reazione, la popolazione reagisce con la forza, senza mezzi termini. Ritornando ai fatti di marzo, quindi, l’irruzione di dimostranti comunisti va inserita in quest’ottica. In seguito a questa dimostrazione, sempre dai miei documenti, iniziarono i primi scontri e Francesco Chionna fu tra i protagonisti che riuscirono a ferire 2 ragazzi del Movimento Giovanile Comunista. In serata un gruppo di dimostranti si reca presso l’abitazione del Chionna che li accoglie a colpi di pistola. Ora, è probabile anche che le intenzioni fossero quelle di uccidere Chionna però non penso che l’accoglienza migliore sia quella fatta con le pistole, no? Tant’è che, nonostante l’ipotizzabile differenza di numero, tra i comunisti furono ferite 4 persone. Ho dei forti dubbi in merito alla sentenza in sé, però contestualizzo la questione e mi rendo conto che, una legittima difesa ci può anche stare. Anche se mi sembra un discorso più “alla Bossi” che propose l’uso indiscriminato di pistole per fermare il fenomeno delle rapine.Converrai ancora con me che l’assoluzione per legittima difesa nonostante si abbia sparato tranquillamente sulla folla “fa montare un po’ la testa”.Ma questo è un altro punto e, come dici tu, transeat.Inoltre volevo dire che anch’io ho quella sentenza della corte di Cassazione. Non ho fatto nessun riferimento ad essa non tanto per faziosità, quanto per il fatto che (purtroppo non ho sotto mano la documentazione e potrei sbagliarmi) non dichiara colpevoli i presenti che diedero alla fiamme i corpi, già morti e non ancora vivi, dei fratelli Chionna.2) Sulla questione delle foibe. Quello che penso l’ho scritto.3) I fatti di Verona. Hai fatto bene a riportare il comunicato della famiglia Tommasoli. In particolar penso che sia significativa la parte finale: “valori di tolleranza e convivenza civile il cui smarrimento è stato la causa prima della Sua morte”. Io ho detto che il gesto è un gesto fascista in sé proprio per questo motivo: ora vienimi a dire che il fascismo non è stato violento e che è anch’esso portatore di valori di tolleranza e convivenza civile e allora siamo proprio alla fantapolitica, neanche al revisionismo. Non nego i crimini del comunismo, ma paragonare i crimini del comunismo in Italia con quelli del fascismo è a dir poco antistorico. Il comunismo in Italia non è mai esistito, lo vogliamo capire questo? Non penso che l’uccisione di qualche prete venduto alla dittatura o di qualche infame che ha sostenuto con i soldi e con le armi il fascismo possa essere paragonato con i venti anni di dittatura. Questo proprio no.A me non importa togliere voti all’elettorato di Berlusconi o di Veltroni o di chiunque altro, l’unica cosa che voglio è che in Italia, qualunque governo debba mantenere saldo l’antifascismo. E questo governo, da te tanto disprezzato, sulla resistenza o, come dici tu, sulla retorica resistnzialista, è molto più vicino alle tue idee (più vicine a quelle di dell’Utri, scusa l’offesa) che non alle mie che odio il fascismo e tutti i suoi sostenitori.

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