La vicenda che ruota intorno all’Ilva sta assumendo i toni del dramma. Eppure tutto sembra lineare: un giudice ha emesso un provvedimento esecutivo e temporaneo sostanzialmente confermato da un altro giudice, e non è neppure l’unico provvedimento giudiziario fatto contro l’Ilva nel corso di questi anni. Già la magistratura penale ionica ebbe modo di censurare sia la politica di contenimento dell’inquinamento condannando i preposti della ILva Spa per getto pericolosi di cose(il riferimento è allo spargimento di polveri industriali); sia la politica di relazioni sindacali condannando per mobbing preposti ed altri per il caso della palazzina LAF. Nè si può dire che la magistratura del lavoro di Taranto sia stata nel frattempo con le mani in mano: il nesso eziologico tra le malattie professionali subite da operai ed impiegati del centro siderurgico e gli agenti chimici emessi dallo stesso è stato certificato da centinaia di sentenze di condanna supportate da un numero di perizie altrattento vasto. Tutto lineare dunque, ma perchè ora ci si meraviglia di cose note, e perchè tutto è rimasto fermo negli anni? Colpa dei sindacati, o della politica? La responsabilità è dei governi che si sono succeduti dal 1992 in poi, che hanno abbandonato il loro ruolo di dirigenza rispetto ad una politica industriale pubblica e nazionale per ragionare solo in termini di dismissioni pubbliche, liberazione dai “lacci e dai lacciuoli”(anche per il contenimento dell’inquinamento), privatizzazioni e flessibilità del lavoro. Hanno realizzato un cocktail devastante che ha ridotto a zero la propulsione innovatrice della industria italiana, lasciando ad operai e cittadini l’archeologia industriale e condizioni di lavoro ed esistenziali incivili. Ecco perchè l’annunciato ricorso di Monti e del suo governo di professori a soldo dei poteri forti avverso una presunta violazione di sfera di competenza rispetto alla politica industriale da parte della magistratura rischia di essere una inopportunità comica in un quadro dove semplici cittadini si giocano la vita o il salario(o tutti e due).
Come se ne esce? Serve la politica, quella buona. Perchè la politica non deve confondersi coi governi, spesso condizionati dal potere economico, la politica è fatta anche da persone che rischiando sulla propria pelle sono in grado di programmare un futuro proprio nei momenti più difficili come questi. Ritengo necessario costituire un tavolo politico sia a livello locale che nazionale dove possano partecipare la sinistra mai compromessa con la gestione di questo padrone e nemmeno con le trattative che il padrone ha sempre reso inutili, le parti ambientaliste che con forza negli ultimi tempi hanno posto il problema, l’unico sindacato che si batte per il lavoro l’ambiente e la sicurezza cioè la Fiom, l’unico partito che in parlamento dà battaglia contro lo strapotere dei poteri forti adesso al governo. Serve la politica che comprende che non è eterna la vita degli uomini ed ancora meno la vita di uno stabilimento industriale, che proprio per questo motivo fa propria(come punto di partenza) la tabella delle prescrizioni incluse nel provvedimento del Gip Todisco cui Riva dovrà adeguarsi se vorrà continuare a trarre profitto dal dorato(per lui) stabilimento tarantino. E’ un dovere verso quelle centinaia di persone che si radunano generosamente nelle piazze tarantine interrogandosi sul futuro, ma è anche una grande occasione per dimostrare che le nostre tesi, che la nostra unità sindacale e politica è utile per risolvere i problemi più grossi della gente perchè la costruzione di un futuro dove il lavoro non è più sporco è socialismo.
Luca Occhionero, Segretario provinciale Partito della Rifondazione

La vicenda che ruota intorno all’Ilva sta assumendo i toni del dramma.ultima modifica: 2012-08-16T11:37:00+02:00da casadelpopoloff
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One Thought on “La vicenda che ruota intorno all’Ilva sta assumendo i toni del dramma.

  1. carissimi, ho passato una vita ad arrabbiarmi, nel mio piccolo ambiente di lavoro, anche con i sindacati, per il giornalmente mancato rispetto delle minime norme di sicurezza, dopo 41 anni andata in pensione, mi sono sentita dire che avevo ragione e che le nuove norme di sicurezza dicevano esattamente quello che andavo predicando inascoltata………anche la 626 non ha fatto altro che ribadire e “migliorare” norme esistenti da sempre….questo nel mio piccolo ambiente riferito a laboratori ed altri ambienti universitari………ma in Italia la sicurezza è sempre stata ignorata ovunque ed in particolare tutte le istanze dei vari partiti più attenti a questi aspetti sono state liquidate come “bastoni fra le ruote di chi non vuole far sviluppare il paese”, adesso per colpa di questa ignobile trascuratezza persone e territorio sono al collasso………io vorrei tanto che dio, o chi per esso, stramaledicesse chi per avidità ed egoismo stà distruggendo l’Italia e comunque il nostro bel pianeta, i diritti e la serenità delle personescusate lo sfogo di un’anziana stanca e stufa, auguri

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