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L’Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali…”

LA PUGLIA È TERRA DI ACCOGLIENZA, NON DI GUERRA

Un’altra guerra è stata scatenata, questa volta contro la Libia, con il pretesto dei motivi umanitari.

Persino una parte della stampa guerrafondaia e della pseudopposizione parlamentare cominciano a dubitare delle vere motivazioni:è una guerra per il controllo del petrolio, in cui Sarkozy si pone l’obiettivo di sostituire Berlusconi nel ruolo di paese con i migliori rapporti con la Libia.

L’ ONU, sempre più subalterna agli interessi delle potenze occidentali e delle multinazionali, invece di giocare un ruolo di mediazione, ricorre nuovamente alle armi.


A pagarne le conseguenze sarà il popolo libico, come avvenuto per le popolazioni della ex Yugoslavia, dell’Irak, dell’Afghanistan.

Il Gioverno Italiano, dopo essersi compromesso e aver intrallazzato con il regime di Gheddafi, oggi rivendica un ruolo nelle operazioni militari contro la Libia.

La Puglia è investita in pieno da queste scelte scellerate, per la presenza di basi militari e installazioni NATO sul suo territorio: da Gioia del Colle partono ogni giorno i cacciabombardieri.

Questa situazione provoca, aggrava e fa precipitare il dramma dei migranti, che oggi sbarcano sulle nostre coste fuggendo dalla fame e dalla guerra.

Il Governo Berlusconi-Maroni pretende di gestire questa emergenza scaricandola sulle popolazioni locali e alimentando la guerra fra poveri e le pulsioni più razziste.


Anche in Puglia, l’apertura del lager di Manduria ne è l’ennesima riprova: un luogo di cui non è chiaro neppure lo status giuridico.


Rifondazione Comunista, con i pacifisti, le associazioni, gli uomini e le donne che non si considerano “arruolati” alla cultura della guerra e dei “respingimenti”, sostiene l’immediata cessazione dei bombardamenti e l’avvio di una seria azione diplomatica da parte della comunità internazionale, unica in grado favorire una transizione e risposte adeguate alle domande di democrazia e di liberazione dal regime che sorgono dal popolo libico.


Per questo saremo in tutte le piazze per manifestare:

  • contro i bombardamenti

  • per la chiusura delle basi NATO, a partire da quelle sul suolo pugliese

  • per la chiusura del lager di Manduria, dei CIE e di tutti i luoghi di detenzione dei migranti

  • per la concessione del permesso di soggiorno per motivi umanitari.


IL PRC pugliese manifesterà

  • il 2 aprile a Gioia del Colle davanti alla base militare e a Manduria contro i campi di detenzione e per una diversa politica dell’immigrazione;

  • in tutte le iniziative organizzate dal movimento pacifista, antimperialista e antirazzista .


 

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LA PUGLIA È TERRA DI ACCOGLIENZA, NON DI GUERRAultima modifica: 2011-04-01T09:02:00+02:00da casadelpopoloff
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3 Thoughts on “LA PUGLIA È TERRA DI ACCOGLIENZA, NON DI GUERRA

  1. Rifiuti, gli inceneritori? Non servonoPer smaltire i rifiuti non è necessario bruciarli. E forse non è neppure conveniente. Di certo non lo è per la salute di chi vive accanto ai circa 50 termovalorizzatori d’Italia. Probabilmente questi forni perderebbero qualsiasi convenienza se venissero meno gli incentivi all’energia prodotta dagli inceneritori. E non dimentichiamo che il ricorso massiccio dell’Italia ai termovalorizzatori avviene a dispetto di diverse leggi europee e nazionali, che lo vietano espressamente.Margherita Bologna, una giornalista e ricercatrice scientifica indipendente, ha divulgato una proposta alternativa – rilanciata da http://www.rassegna.it – che punta proprio a lasciarsi alle spalle i “forni” ottemperando a quanto prescrive l’Europa. Bologna ha inviato la sua ricerca (titolo: “Qualche proposta per controllare gli illeciti connessi al ciclo dei rifiuti nella gestione dei materiali postutilizzo senza inceneritori”) alla Commissione Bicamerale per i rifiuti, con l’obiettivo di mostrare i vantaggi per l’ambiente e il risparmio energetico che deriva dal riuso-riciclo dei rifiuti stessi. “I materiali già utilizzati – argomenta Bologna in un articolo pubblicato su Micromega -, se trattati con tecnologie appropriate, sono una miniera da cui estrarre risorse preziose ed energia pulita. Gli impianti ci sono già. E sono tutti in Italia. Sono le moderne e diversificate tecnologie di trattamento meccanico-biologico (TMB) che fanno retrocedere gli inceneritori a quella funzione residuale di chiusura del ‘ciclo’ di gestione dei rifiuti stabilita dalla legge europea ed italiana”. Secondo la ricercatrice, per farlo “è sufficiente trattare ogni tipologia di rifiuto con la tecnologia più appropriata per ottenere nuova materia da riutilizzare, insieme alla produzione di energia pulita”. Bologna propone di sostituire al forno quattro diversi impianti di trattamento meccanico-biologico (Tmb) che selezionano i rifiuti a freddo, riducendo dell’80/90% quelli da incenerire. Con un mix di tecniche e modalità si possono trattare la frazione organica, i rifiuti secchi, la plastica, l’immondizia raccolta pulendo le strade dagli addetti alla nettezza urbana, archiviando o lasciando una funzione marginale ai termovalorizzatori. Gli impianti descritti sono già tutti operativi in Italia, assicura Bologna, e non devono essere inventati né acquistati.”Per il 10-20% dei materiali postconsumo destinati all’incenerimento – spiega – la strada maestra da seguire indicata dalla direttiva Quadro 2008/98/CE è la riprogettazione ecologica dei materiali”, così da “ridurre sia i rifiuti non riciclabili, sia la presenza di sostanze nocive (Ecodesign). Ma anche per questi limitati quantitativi ci sono nuove soluzioni impiantistiche che mandano completamente in soffitta gli inceneritori, come il mulino Thor”. La ricercatrice assicura che gli impianti proposti sono particolarmente necessari in quelle regioni d’Italia dove non è sviluppata la raccolta differenziata. Mentre, dove è praticata, sono il complemento che dà agli amministratori un’ulteriore garanzia di poter controllare tutto il ciclo dei rifiuti.Volere è potere. I nostri amministratori e decisori lo sanno?

  2. volere è potere:pretendiamo la raccolta differenziata!

  3. Certamente la provocazione di un democratico come Asor Rosa è stata forte. Dire che oggi per difendere i capisaldi irrinunciabili del sistema repubblicano sarebbe necessario l’intervento di carabinieri e polizia può sembrare una bestemmia, anche se chi ha proposto una simile idea è un intellettuale indipendente e isolato, che non ha nulla a che fare con carabinieri e polizia e altri “poteri forti”, che alle spalle non ha partiti, lobby o televisioni, e che scrive di tanto in tanto su un piccolo se pur glorioso giornale.Eppure oggi simili provocazioni appaiono salutari. In certi momenti gli scandali sono opportuni. Perché tutti sanno benissimo che iniziative di carabinieri e polizia sono per fortuna impossibili. Ma tutti i democratici vedono il succedersi di attacchi forsennati, diretti e indiretti, alla Costituzione repubblicana; la marginalizzazione crescente di quello che dovrebbe essere il fondamento della Repubblica, il lavoro, della sua dignità, dei suoi diritti; un parlamento ridotto, grazie alla subalternità senza incrinature della maggioranza ai voleri e agli interessi del presidente del consiglio (che, grazie alla legge elettorale “porcata”, ha scelto i parlamentari e sceglierà i prossimi), a una sede dove non si discute più ma si praticano prepotenze e risse; la demonizzazione e l’impoverimento della scuola pubblica e gli attacchi a ogni tipo di cultura; i guasti di un conflitto di interessi che non ha eguali al mondo; i disegni, accompagnati da ingiurie di ogni genere, per ridurre l’autonomia e il ruolo degli organismi di garanzia, dalla magistratura alla Corte costituzionale, fino allo stesso presidente della repubblica. Solo ieri Giorgio Napolitano è stato costretto a difendere pubblicamente una magistratura che vuole fare i processi che riguardano l’on. Silvio Berlusconi, da questi definita un’associazione a delinquere con finalità eversive, e a condannare i manifesti sui muri di Milano, opera di un esponente del Pdl, con le scritte «toghe rosse ingiustizia per tutti» e «via le Br dalle procure».Questa è una democrazia? Da molti anni, in pratica dall’esplosione del “craxismo” negli anni ottanta, si parla nel nostro paese di una democrazia “senza qualità”; ma mai come oggi la definizione appare appropriata. La concezione che sembra ormai passata nella coscienza collettiva è che la democrazia è assicurata dal fatto che ogni cinque anni si vota (dato ovviamente essenziale) e che chi vince può fare tutto, a cominciare da leggi che tutelino i suoi interessi, anche personali. La legittimazione elettorale è l’unico dato che conta. Legalità, partecipazione, indisponibilità di principi fondamentali, rispetto degli equilibri istituzionali passano in secondo piano. Al di là di tutto quanto si va compiendo per salvare Silvio Berlusconi dai suoi processi – dal lodo Schifani al lodo Alfano, dalla prescrizione “brevissima” alle altre “leggi vergogna”, fino all’incredibile attestazione di verità di 315 parlamentari circa la convinzione del presidente del consiglio di avere a che fare, la notte della telefonata alla Questura di Milano, con la nipote di un capo di Stato estero – ad allarmare è soprattutto il disvelarsi sempre più nitido di un disegno complessivo di ristrutturazione dei rapporti sociali e dell’intero sistema istituzionale, corrispondente a una concezione formalistica ed elitaria della democrazia, nell’ambito del quale si è posto all’ordine del giorno il tema di una forte centralizzazione del potere ed è stata posta anche la questione dei limiti della libertà di stampa specialmente con riferimento ai fatti di criminalità politico-amministrativa (si pensi all’originario disegno di legge sulle intercettazioni telefoniche), con la contemporanea occupazione della Rai.A fronte di tutto ciò l’opposizione di sinistra appare oggettivamente debole. Da un lato quella tradizionale, che per la sua strategia è stata definita da qualcuno “sinistra delle compatibilità”, ormai riunita nel Pd, non sembrava in grado di contrapporre una politica alternativa a quella delle destre; dall’altro in occasione delle elezioni politiche del 2008 nessuna delle componenti di quella che veniva definita “sinistra antagonista” è riuscita ad avere una rappresentanza in parlamento, e fino a tutto il 2010 non è riuscita a trovare una qualche aggregazione.Allora, che Giuliano Ferrara se la prenda con uno stuolo di “puritani” allarmati per i rischi che corre la democrazia e per il declino del paese, e in particolare, per la sua proposta/provocazione, con «un italianista che sbaglia congiuntivo e indicativo», i cui innumerevoli scritti sono peraltro nelle librerie di migliaia di italiani, non meraviglia più di tanto (rimane peraltro la curiosità di vedere cosa dirà del messaggio di ieri del Presidente della Repubblica). Quello che sconcerta sono invece gli appelli bipartisan contro “l’antidemocrazia anticostituzionale” di Asor Rosa. Chissà se i sottoscrittori dell’appello riusciranno un giorno a firmarne tutti insieme un altro, contro i programmi per il futuro spavaldamente esposti dal Presidente del Consiglio, contro il degrado della democrazia repubblicana e il declino, anche etico, del paese, che sono sotto gli occhi di tutti.

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