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Il territorio di Mesagne potrebbe essere scelto dal Governo per divenire deposito di scorie nucleari. La notizia è di quelle che fanno tremare la comunità locale, e non solo, poiché gettano una coltre di preoccupazione su di un territorio provato e devastato da centinaia di impianti fotovoltaici che hanno stravolto il panorama agrario. Il tutto all’indomani della dramma nucleare che si sta vivendo in Giappone.


La denuncia della possibilità che Mesagne diventi la pattumiera di scorie nucleari è giunta da Michele Rizzi, Coordinatore Regionale di Alternativa comunista, il quale ha lanciato l’allarme per mobilitare il mondo civile e politico. Una notizia che, pur risalendo al 23 settembre 2010, oggi ha colto di sorpresa anche il primo cittadino di Mesagne, il sindaco Franco Scoditti: “Ho appreso dalla nota di Rizzi di questa possibilità valutata dal Governo centrale – dice Scoditti – questa mattina invierò una nota al ministro dell’Ambiente, ai presidenti Vendola e Ferrarese per comprendere se la notizia è vera. E se sarà vera allora metteremo in atto tutto ciò che sarà in nostro potere per fermare questo progetto”. “L’individuazione di possibili siti da utilizzare quali depositi di scorie nucleari – spiega Rizzi – ad Otranto e a Casarano, oltre a quelli di Avetrana nel tarantino e a Mesagne nel brindisino, come riportato anche dalla documentazione dell’Agenzia Sogin, dimostra la volontà imperterrita di questo Governo nella scelta catastrofica del nucleare”. Per Rizzi non è bastata la catastrofe giapponese per imporre al Governo nazionale una scelta di totale abbandono dell’opzione nucleare. “Evidentemente – continua il coordinatore – il nucleare significa profitto per grandi aziende, appalti, smaltimento e gestione dei siti, ossia un ricco business che passa sulla testa dei lavoratori pugliesi e non solo. Già in Puglia si produce più del doppio dell’energia che serve, con un altro business che è quello legato alla cosiddetta “energia alternativa” che sta invadendo il Salento, a scapito di colture tradizionali e paesaggio, con la Giunta Vendola compiacente con il padronato “energetico” che colonizza il nostro territorio”. Una scelta politica che per Rizzi si è trasformata in un disastro paesaggistico ed ambientale che “Il centrosinistra pugliese – dice – avalla e stimola che vede quotidianamente in lotta contro lo scempio, comitati cittadini e associazioni ambientaliste che hanno capito fino in fondo in bluff vendoliano sull’energia “alternativa” non certo al profitto del padronato. Adesso si pone anche la questione nucleare con i depositi di scorie da “scaricare” nel Salento. Il tutto è condensato nella ricerca di energia, con guerre come la Libia appoggiate da centrodestra e centrosinistra, petrolio, nucleare, energia. Le nostre denunce politiche a riguardo sono sempre state chiare”. L’esponente di Alternativa comunista conclude: “Saremo in prima fila con i Comitati di lotta e le forze politiche sociali che si impegneranno in questo, per “fare come a Scanzano”, ossia bloccare la costruzione dei siti e lanciare uno sciopero generale per bloccare la catastrofe nucleare, così come siamo in prima fila contro il business del fotovoltaico che sta ugualmente distruggendo il paesaggio salentino. Con la gente salentina, Alternativa comunista da sempre per la difesa degli interessi dei lavoratori e contro le lobby energetiche”.

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Deposito di scorie nucleari a Mesagne.ultima modifica: 2011-03-26T16:22:38+01:00da casadelpopoloff
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2 Thoughts on “Deposito di scorie nucleari a Mesagne.

  1. Manduria, tensione nella tendopoli Tre giovani tunisini presi a bastonate In azione le ronde civili e fasciste che pattugliano la zona TARANTO – Tre giovani tunisini, che erano fuggiti dalLa tendopoli di Manduria, sono stati aggrediti da un gruppo d’italiani rimasti sconosciuti. L’episodio su cui indaga la polizia è avvenuto in serata sulla Manduria-Francavilla Fontana in una stradina laterale distante circa un chilometro dal campo profughi dell’ex aeroporto militare al confine Oria. Uno di loro, il più grave, Maharan Bosalmi, di 25 anni, è stato portato in ospedale dall’ambulanza del 118 i cui medici gli hanno riscontrato dei traumi al torace e in varie parti del corpo. I tre che si esprimevano nella loro lingua, sono riusciti a far capire solo che erano stati presi a bastonati da italiani. S’ignora l’esatta dinamica della brutale aggressione che potrebbe essere riconducibile ad un’azione delle cosiddette ronde di civili che pattuglierebbero la zona in cerca di extracomunitari che lasciano il centro dove la situazione, anche ieri sera, non era per niente serena.Si è chiusa così la giornata per gli 827 nuovi arrivati ieri a Manduria le cui operazioni di accesso nel campo sono durate quattro ore. In tempo prima che sulla tendopoli, invasa dal fango, si scatenasse un furioso temporale di pioggia e grandine. A portarli in Puglia da Lampedusa è stata la nave passeggeri «Catania» della compagnia «Grimaldi». Otto pullman civili hanno fatto la spola dal porto militare di Taranto, all’ex base dell’aeronautica in disuso dove erano attesi gli ospiti. Man mano che i migranti scendevano dagli automezzi, il personale del Consorzio Connecting People consegnava loro un pacchetto di sigarette a testa mentre due agenti della polizia scientifica li filmava uno ad uno. Alle 14 tutti avevano preso posto nelle rispettive tende, tranne le sedici donne con i rispettivi mariti che sono stati sistemati al Cara di Bari. Con gli arrivi di ieri e quelli che restano del primo ingresso, l’attuale presenza di nordafricani, a Manduria, dovrebbe essere di circa 1.200 unità al saldo delle continue fughe. Ma c’è un’altra emergenza che sta alimentando polemiche nel personale dei vigili del fuoco i cui sindacati di categoria lamentano situazioni di lavoro al limite della sopportazione. «Colleghi intervenuti – si legge in un comunicato del sindacato autonomo di categoria, Conapo – hanno segnalato problemi e disservizi nel campo di Manduria sia per i servizi igienici che per le docce che per la logistica, problemi che si possono capire nei primi giorni di una calamità ma non qui». Nel comunicato firmato dal segretario Antonio Brizzi, inoltre, si apprende una notizia che smentirebbe le dichiarazioni del sottosegretario all’Interno, Alfredo Mantovano, secondo cui «il centro di Manduria dovrà contenere al massimo 1.500 profughi». Riferendo l’esito di un «incontro avuto con il capo dipartimento del Ministero in merito alla emergenza immigrazione – scrive Brizzi -, si è appreso che i centri di prima accoglienza per immigrati saranno», tra gli altri, «Manduria con 4.000 immigrati». Una conferma, questa, per coloro che ipotizzano che molti profughi oggi saranno portati da Lampedusa a Manduria, dove la capienza delle tende presenti può offrire ricovero a quasi quattromila ospiti.

  2. Lo stregone Ichino, sempre contro i diritti dei lavoratori……… qualche anno fa lo avrebbero azzoppatoSembra sia sfuggita ai più (ma non a noi) l’ennesima lezioncina che il professor Pietro Ichino – questa volta in compagnia di Luca Cordero di Montezemolo e Nicola Rossi – ci ha propinato dalle colonne del Corriere (venerdì 8 aprile) su come fare a risolvere il problema della precarietà del lavoro. Prima di tornare sulla geniale e “disinteressata” proposta del trio, converrà tuttavia dedicare qualche rigo ad una breve ma essenziale rappresentazione del devastante processo di decostruzione dei diritti del lavoro sviluppatosi a partire dalla sconfitta operaia consumatasi a cavallo degli anni Ottanta del secolo scorso.La progressiva erosione di tutele negoziali e legali ha portato ad un quadro normativo che possiamo così riassumere: leggi che derogano ai contratti e che consentono ai contratti di derogare alle leggi, lungo un circolo vizioso che si è via via avvitato su se stesso, rendendo lasca ed eludibile ogni regola, in un mercato del lavoro che si è nel frattempo voluto frantumare e balcanizzare come in nessun altro paese europeo. Per favorire la domanda di lavoro è stata aperta una prateria di opportunità, un supermercato delle braccia sui cui scaffali è reperibile ogni genere di prestazione flessibile. Quell’emporio è stato poi selvaggiamente saccheggiato dai padroni, i quali hanno ingordamente messo all’incasso tutto ciò che i governi di centrosinistra prima e di centrodestra poi, da Tiziano Treu fino a Maurizio Sacconi, hanno messo a loro disposizione. La flessibilità (vale a dire: l’aleatorietà dei diritti, del salario e di tutto ciò che incrocia con la prestazione di lavoro) è divenuta un mantra, un passe par tout ideologico, venduto come la condizione della competitività d’impresa, moderno dogma che ha soggiogato lo stesso sindacato “di mercato”. In venticinque anni il diritto del lavoro è stato ridotto ad un colabrodo e omologato al diritto commerciale che disciplina – come si sa – la transazione di cose, non le relazioni fra esseri umani. Ebbene, Pietro Ichino è stato fra i più instancabili maître à penser di questa restaurazione sotto le insegne del capitale. Egli ci ha spiegato con martellante insistenza come le conquiste sindacali, quelle che hanno (parzialmente) introdotto la Costituzione nei luoghi di lavoro, sarebbero responsabili di aver generato un mostruoso sistema duale: da una parte, la “cittadella fortificata del privilegio”, protetta dallo Statuto dei lavoratori, popolata dagli “insider”; e dall’altra, i “paria”, coloro che essendone esclusi sono costretti a dibattersi come anime perse nel girone infernale della precarietà, degli “outsider”. In realtà, è vero l’esatto contrario. Fino alla metà degli anni Ottanta, i rapporti di lavoro a tempo determinato (oltre quelli propriamente definiti “a termine” e come tali rigidamente normati dalla legge) erano soltanto i “contratti di formazione e lavoro” e, solo molto più tardi, quelli “interinali”. E’ in seguito alle riforme

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