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di Francesco D’Agresta


Dibattito alla Festa di Essere comunisti a Castell’Arquato tra Claudio Grassi, Gianni Rinaldini e Nichi Vendola

E’ stata, forse, la serata più attesa. Senz’altro il pieno di presenze, cinquecento persone che hanno affollato lo spazio dibattiti, ha fatto da cornice ad un incontro politico non rituale e carico di significati per questa bollente estate di politica italiana. A Castell’Arquato, in provincia di Piacenza, alla nona festa nazionale di Essere Comunisti, venerdì sera si è consumato qualcosa di importante. Un dialogo a tre tra Gianni Rinaldini, da poche settimane ex segretario generale della Fiom («un grande segretario generale», come lo ha definito Alberto Burgio, padrone di casa e cerimoniere della serata, tra gli applausi convinti e riconoscenti del pubblico), Claudio Grassi, responsabile nazionale dell’Organizzazione di Rifondazione Comunista, e Nichi Vendola, presidente della Regione Puglia e leader di Sinistra Ecologia e Libertà.
Il titolo del dibattito (“La sinistra alla prova di una nuova unità”) ha indotto i relatori a muovere dall’analisi politica della fase. Come ha affermato Gianni Rinaldini, siamo ad un «passaggio d’epoca». Ne è prova l’atteggiamento industriale della Fiat che ha deciso, con Pomigliano e ora con la nuova sciagurata decisione di spostare parte della produzione in Serbia (in quella Zastava, come ha poi precisato nel corso della serata Claudio Grassi, che il nostro Paese ha bombardato non più tardi di dodici anni fa), di «superare tutti gli elementi di contrattazione collettiva, mettendo in discussione i fondamenti del sindacato e del movimento dei lavoratori» per come li avevamo conosciuti fino a pochi anni fa. Lo sfondo, dunque, è la «precarizzazione di massa, la disoccupazione galoppante e l’individualizzazione dei rapporti di lavoro». Usando le parole di Nichi Vendola, siamo entrati – senza che ce ne accorgessimo – in un dopoguerra in cui un conflitto trentennale ha lasciato solo macerie. Una guerra drammatica combattuta e vinta dai padroni contro i lavoratori. Claudio Grassi snocciola i dati, parla della Finanziaria, racconta di come nella crisi le grandi imprese si siano arricchite, moltiplicando i profitti sulla testa della povera gente. Non solo nel nostro Paese. Vendola allarga i confini, parla della Grecia «commissariata dall’Unione Europea», parla dell’Europa che «sta finendo e sta uscendo dalla sua secolare storia di diritti, inclusione e civiltà, innanzitutto del lavoro».
Ma ci sono segnali di speranza. Li elenca Rinaldini, li riprende Grassi, li valorizza Vendola. Il no di Pomigliano, le lotte della Fiat di queste settimane, il milione e mezzo di firme raccolte per il referendum contro la privatizzazione dell’acqua.
Sono tutti segnali di speranza che si traducono in domande precise per la sinistra politica e sociale.
Il sindacato sa svolgere il suo compito, come dimostra la convocazione da parte della Fiom di una grande mobilitazione nazionale per il lavoro da tenersi il prossimo 16 ottobre. La politica è ancora indietro, ingabbiata in una sconfitta culturale drammatica, alla ricerca di quel «punto di vista autonomo» progressivamente perduto in questi decenni.
Ma sulle prospettive di lotta comune Grassi e Vendola, sotto lo sguardo compiaciuto di Rinaldini, concordano. La sinistra sia unita, nel difendere ciò che va difeso (come la Costituzione, il lavoro, quel che rimane dello Stato sociale e dei diritti) e nel riconquistare ciò che ha perduto (il contratto collettivo nazionale, la tutela dei salari, la civiltà giuridica nei luoghi di lavoro).
Ma allora perché la sinistra non si unisce davvero? È la domanda che si pongono i tantissimi assiepati nello spazio dibattiti; ed è la domanda che Alberto Burgio pone, con intelligente insistenza, agli ospiti. Rinaldini ovviamente scarta ma rileva che sul piano sindacale si sente tutta l’urgenza di una sponda politica forte e che, soprattutto, non ripeta gli errori commessi (primo tra tutti «l’illusione» del governo Prodi). Vendola e Grassi danno risposte diverse. Vendola ha in testa un progetto, al contempo ambizioso e rischioso, alternativo a quello della Federazione della Sinistra. Per lui non bisogna rimettere insieme «i nostri piccoli recinti del passato» ma bisogna lanciare una sfida direttamente al Paese. Per questo serve una sinistra larga, popolare, unitaria, che prenda in carico direttamente il compito di «salvare» il Paese.
I compagni applaudono, perché sentono nella proposta forte l’anelito unitario, la consapevolezza dell’urgenza di dare un’alternativa al governo delle destre. Ma applaudono anche, con inequivocabile convinzione, quando Claudio Grassi, in conclusione, fa gli auguri a Nichi per la sua impresa ma rimarca, forte e chiaro: «non dobbiamo saltare i passaggi, facendoci prendere dall’ansia di sparigliare le carte. Il nostro progetto è quello della Federazione della Sinistra, progetto diverso da quello di SEL. Il primo passo che dobbiamo compiere è coordinare queste forze a sinistra del Partito democratico – con il quale le differenze sono tante, come dimostra la vicenda dell’acqua pubblica – nel vivo delle battaglie comuni, a partire dal prossimo 16 ottobre». Il dibattito di Castell’Arquato ci consegna la fotografia di una sinistra che vuole lottare e non si rassegna. Ora si tratta di capire come camminare insieme, coniugando identità e strategie ancora diverse.

Quella sinistra che vuole lottare e non si rassegnaultima modifica: 2010-07-25T09:47:59+02:00da casadelpopoloff
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11 Thoughts on “Quella sinistra che vuole lottare e non si rassegna

  1. Berlusconi, dopo aver subito una dura sequenza di colpi, prepara il divorzio da Fini e dice ai suoi: «Tenetevi pronti alle urne»L’umore di Berlusconi ieri era così nero che a Palazzo Chigi hanno pensato bene di diramare una smentita preventiva: è falso qualunque commento a Fini venga attribuito al premier. In realtà, chi è riuscito a parlare con lui ha sentito trattare il presidente della Camera come un avversario politico. Un’avversario considerato ormai irriducibile. Il Cavaliere vuole stanarlo, metterlo con le spalle al muro, costringerlo a scegliere: o restare nel Pdl alle sue condizioni o andare via. Per Berlusconi «avere l’opposizione in casa» è il fattore primo del suo logoramento. Perché produce un effetto moltiplicatore rispetto ai bombardamenti delle inchieste giudiziarie, al discredito presso l’opinione pubblica causato dalle varie cricche, agli affanni nell’azione ordinaria di governo.Ora Berlusconi, dopo aver subito una dura sequenza di colpi (Scajola, Brancher, Cosentino, la modifica del ddl intercettazioni), pretende almeno che la legge sugli ascolti venga approvata alla Camera prima delle vacanze estive. Si aspetta che Fini non ostacoli la «forzatura» della maggioranza. Ma non è disposto a considerare l’eventuale via libera come un segnale di disgelo. Appena conclusa la sessione parlamentare, ha detto ieri ai suoi, si dedicherà alla «riorganizzazione del partito». E lo farà, ha aggiunto, anche perché «bisogna tenersi pronti». La riorganizzazione contiene la resa dei conti con Fini e può portare alla rottura politica, aprendo così la porta ad «elezioni anticipate» nella prossima primavera.Forse il Cavaliere chiede di «tenersi pronti» anche per ragioni tattiche. Perché i finiani sappiano che lui è disposto ad andare fino in fondo. Che a tutti i costi vuole battere quella strategia di Fini che giudica degna di un «vietcong»: attaccare solo sul terreno della questione morale, della legalità, oppure sui simboli leghisti, e ritrarsi in difesa su ogni altro tema. Berlusconi intende portarlo sul terreno della lealtà al partito. Vuole organizzare un tribunale politico, un processo nel Pdl per colpirne la sua legittimazione. E che questo sia il clima è testimoniato anche dalla reiterata offensiva di La Russa sulle dimissioni da presidente della Camera e sul passaggio di Fini al governo.Ma la risposta di Fini e dei finiani ieri è stata la richiesta di dimissioni del triumviro Verdini, dopo la sua rinuncia alla presidenza del Credito cooperativo fiorentino. Berlusconi ha preso le parti di Verdini. Ha respinto come irricevibile l’ipotesi delle sue dimissioni. Con Scajola, Brancher e Cosentino ha dovuto alla fine cedere per salvaguardare il governo. Stavolta è in ballo un ruolo di partito (per quanto di vertice) e Berlusconi spiega che, se il Pdl dovesse cedere all’offensiva mediatico-giudiziaria, tradirebbe il suo spirito fondativo. Ma neppure Berlusconi è in grado di dire se e quanto durerà la resistenza di Verdini. E quella di Cosentino, coordinatore Pdl in Campania (anche lui ieri attaccato da Fini).E’ chiaro che in questo clima è assai improbabile che si svolga quell’incontro tra Berlusconi e Fini, a cui qualche mediatore ha continuato a lavorare sotto la tempesta. A spingere il Cavaliere a più miti consigli sono tra l’altro personaggi cruciali come Letta e Confalonieri, che immaginano altrove la frontiera più pericolosa. Ma Berlusconi non ne può più di subire sconfitte dal presidente della Camera, peraltro dopo aver negoziato tregue e intese parziali. Peraltro, secondo il Cavaliere, il redde rationem potrebbe anche ridimensionare le truppe di Fini fino a renderle non più essenziali: così la legislatura potrebbe procedere anche senza Fini in maggioranza. Tuttavia, la strategia pare un po’ incerta anche ai suoi. Può darsi che la riorganizzazione del Pdl porti al famoso coordinatore unico. Ed è sempre intenzione di Berlusconi rilanciare un’offerta all’Udc di Casini: ma se c’è un’offerta irricevibile per Casini è proprio quella di concepire l’allargamento della maggioranza come una sostituzione dei finiani.

  2. Ma l’ ipotesi di andare alle urne senza modificare la legge elettorale è come andare dritti dritti al suicidio come fanno quei graziosi animaletti ( i liming ) che ogni tanto pongono fine alla loro esistenza . Altro interrogativo , avete mai sentito parlare di un softwer americano già sperimentato in america che attribuisce le schede bianche all avversario inserendolo nel computer e che nessuno se ne accorgerebbe se non chi là ideato , e se il nano clown l’ avesse già sperimentato????

  3. All’operaio non far sapere dove il sindacalista sogna di sedereFausto Bertinotti:Nel 1964 entra nella CGIL, diventando il segretario della Federazione Italiana degli Operai Tessilifine carriera:Il 29/04/2006 Bertinotti è eletto Presidente della Camera dei Deputati della RepubblicaLuciano Lama:È stato uno dei più importanti segretari della CGIL in tutta la storia del sindacato.fine carriera:Nel 1987 fu eletto deputato come indipendente comunistaSergio Cofferati:segreteria nazionale della CGIL nel 1990. Nel 1994 diviene segretario nazionalefine carriera:Nel giugno 2004, Cofferati viene eletto sindaco di BolognaDal 23 maggio 2007 è uno dei 45 membri del Comitato nazionale per il Partito Democratico che riunisce i leader delle componenti del futuro PDFranco Marini:segretario nazionale della CISL nel 1985fine carriera:Eletto senatore alle elezioni politiche del 2006, è stato scelto come candidato alla presidenza del senatoOttaviano del turco:segretario aggiunto CGIL durante la segreteria di Luciano Lama (1970-1986).fine carriera:Nelle elezioni regionali del 3 e 4 aprile 2005 viene eletto presidente della Regione Abruzzo, per la coalizione dell’Unione con il 58,1% dei voti, e lascia l’incarico di Strasburgo.RENATA POLVERINI????Tralasciamo tutti gli altri come Giorgio Benvenuto ecc. si sono imboscati in varie commissioni nullafacenti;Penso che non ci sia da aggiungere altro…STRAPPATE TUTTE LE TESSERE SINDACALI E ANDATE CON I CO.BAS!Eliminati i Sindacati che sono parte del sistema che vi strozza, con i CO-BAS si dichiara SCIOPERO NAZIONALE AD OLTRANZA CONTRO IL PROCESSO BREVE O QUALSIASI ALTRA LEGGE “AD PERSONAM”.AVETE 3 POSSIBILITà PER CAMBIARE:1) LA PRESA DELLA BASTIGLIA2) L’INSERIMENTO DI PERSONE ONESTE NEGLI INGRANAGGI (PROCESSO LUNGHISSIMO E PRIVO DI GARANZIE)3) BLOCCARE OGNI AZIONE NEFASTA DI UN GOVERNO-MAFIOSO CON LO SCIOPERO GENERALE AD OLTRANZA; IMPOSSIBILE PERDERE!PENSATECI! IL TEMPO STRINGE

  4. Solo uno UGUALE potrebbe cacciare due impostori !Silvio berlusconi detto il nano…Dopo le prime saltuarie esperienze lavorative giovanili come cantante e intrattenitore sulle navi da crociera insieme all’amico Fedele Confalonieri e come venditore porta a porta di scope elettriche insieme all’amico Guido Possa…Umberto Bossi (detto Bossoli)Vanta una parentesi come cantante, con il nome d’arte di Donato, e nel 1961 partecipa, insieme al suo complesso, al Festival di Castrocaro: viene però bocciato, ed anche a causa di ciò decide di abbandonare il mondo della musica.Per alcuni anni si occupa di compravendita di prodotti ortofrutticoli all’ingrosso in Italia e alla loro rivendita in SvizzeraGiuseppe Grillo detto Beppedopo anni fuori dai media TV in qualità di comicodi varietà , torna alla ribalta come cantante blues .(?)>>>>>>>>>>qualche volta ho seri dubbi di essere su un “matrix” !!!speriamo bene!

  5. SPATUZZA: La mia verità sulla mafiaL’ex boss palermitano Gaspare Spatuzza torna a parlare e lo fa questa volta in esclusiva per l’Espresso.Un documento unico pieno di riferimenti alla società civile, ai giovani e alla religione.Un duro attacco ai boss e a chi fa affari con loro.Dalla cella in cui è detenuto scrive della voglia di ricerca della verità… : Spatuzzq dal 26 giugno 2008 collabora con lq giustizia accusandosi di oltre 40 omicidi ../L-ex sicqrio racconta i contatti degli stragisti Graviano con Dell-Utri e Berlusconi e della trattativa che ci sarebbe stata con lo Stato ../Per i pm Spatuzza è attendibile ma il sottosegretario Mantovano gli ha negato il programma di protezione.L’Espresso del 5 agosto 2010

  6. BERLUSCONI: 50mila gazebo sparsi su tutto il territorio nazionale………… perchè non fa come il dossier e li manda a casa direttamente: ne avrei giusto bisogno in giardinoSilvio Berlusconi è un uomo troppo furbo. Una volpe. In questo periodo il ducetto di Arcore ne sta studiando una delle sue. Anzi due delle sue, per essere più precisi. La doppia strategia di Silvio ormai è palese e consiste da un lato nel distruggere Fini sulla questione della casa di Montecarlo, dall’altro esaltare ancora di più la sua figura con una gigantesca campagna sul territorio tramite 50mila gazebo sparsi su tutto il territorio nazionale.Dunque, con questa duplice mossa (e con la collaborazione della ‘sua’ informazione), Berlusconi dovrebbe ritrovare la maggioranza alle Camere e riguadagnare un buon consenso nell’opinione pubblica. E, sembra un paradosso, potrebbe anche ‘accontentarsi’ delle elezioni anticipate visto che sarebbe comunque un ottimo inizio della campagna elettorale. Che furbo Silvio. Non ci avevate pensato eh?

  7. Istruitevi perchè avremo bisogno di tutta la vostra intelligenza, mobilitatevi perchè avremo bisogno di tutto il vostro entusiasmo, organizzatevi perchè avremo bisogno di tutta la vostra forzadedicata ai giovani

  8. CHE COS’E’ LA POLITICA?Un bambino domanda al padre:”Papà, che cos’è la politica?”Il papà ci pensa un po’ su e poi gli dice “Guarda, te lo spiego con un esempio:Io porto i soldi a casa, per cui sono il Capitalismo,Tua madre gestisce il denaro, quindi è il Governo,Il nonno controlla che tutto sia regolare, per cui è il Sindacato,La nostra cameriera è la Classe operaia,Noi tutti ci preoccupiamo solo che tu stia bene. Perciò tu sei il Popolo.E il tuo fratellino, che porta ancora i pannolini, è il Futuro.Hai capito figlio mio?”Il piccolo ci pensa su e dice a suo padre che vuole dormirci sopra una notte.Nella notte il bambino viene svegliato dal fratellino che piange perchè ha sporcato il pannolino.Visto che non sa cosa fare, va nella camera dei suoi genitori dove c’è sua madre che dorme profondamente e lui non riesce a svegliarla.Così va in camera della cameriera, dove trova suo padre che se la spassa con lei, mentre il nonno sbircia dalla finestra..Tutti sono così occupati che non si accorgono della presenza del bambino perciò il piccolo decide di tornare a dormire.Il mattino dopo il padre gli chiede se ora sa spiegargli in poche parole che cos’è la politica.”Sì” risponde il figlio:”Il capitalismo approfitta della classe operaia,Il sindacato sta a guardare,Nel frattempo il governo dorme,Il popolo viene completamente ignorato …… e il futuro è nella m****”

  9. Dite a tutto il mondo che ho paura di morire.Ma come fanno a prepararsi a mirare al mio viso e alle mie mani, a lanciarmi delle pietre? Perché? Sono Sakineh Mohammadi-Ashtiani. Dite a tutto il mondo che ho paura di morire. Dalla prigione di Tabriz ringrazio quelli che pensano a me”. Sono le ultime parole credibili con le quali la donna iraniana di 43 anni, madre di due figli, chiede aiuto. Condannata per adulterio e per complicità nell’omicidio del marito, dopo quelle frasi uscite tramite un’organizzazione umanitaria dal carcere, Sakineh è stata costretta a una finta confessione in tv e il suo avvocato, Mohammed Mostafei, è dovuto fuggire in Norvegia.Ma da quando Mostafei ha fatto conoscere al mondo la vicenda di Sakineh, si sono moltiplicati gli appelli e le richieste anche ufficiali al governo di Teheran perché la donna non venga uccisa. L’ultima iniziativa, che da oggi si può firmare su Repubblica. it, è una lettera di intellettuali francesi che chiedono a Teheran di “mettere fine a questo genere di metodi come a questo castigo iniquo e barbaro”, invocando anche “il rispetto della dignità e della libertà di tutte le iraniane oppresse o minacciate”. Fra i firmatari, il sociologo Edgar Morin, gli storici Elisabeth Roudinesco e Max Gallo, lo scrittore Marek Halter, i filosofi Daniel Schiffer e Michel Serres.A seguito della mobilitazione internazionale delle ultime settimane contro la sua esecuzione della, l’Ambasciata iraniana a Londra ha rilasciato una dichiarazione l’8 luglio 2010, affermando che la condanna di Sakineh Mohammadi Ashtiani non sarebbe stata eseguita tramite lapidazione. Tuttavia, la sua posizione legale non è chiara, dal momento che il suo avvocato non ha ricevuto alcuna comunicazione ufficiale sulla commutazione della sua condanna a morte.Durante il processo, Sakineh Mohammadi Ashtiani ha ritrattato una “confessione” rilasciata sotto minaccia durante l’interrogatorio e ha negato l’accusa di adulterio. Due dei cinque giudici hanno ritenuto la donna non colpevole, facendo presente che era già stata sottoposta a fustigazione e aggiungendo di non aver trovato le necessarie prove di adulterio a suo carico. Tuttavia, i restanti tre giudici, tra cui il presidente del tribunale, l’hanno ritenuta colpevole sulla base della “conoscenza del giudice”, una disposizione della legge iraniana che consente ai giudici di esprimere il loro giudizio soggettivo e verosimilmente arbitrario di colpevolezza anche in assenza di prove certe e decisive. Giudicata colpevole dalla maggioranza dei cinque giudici, Sakineh Ashtiani Mohammadi è stata condannata alla lapidazione. Come morirebbe Sakineh, condannata alla lapidazione, se la pressionedell’ opinione pubblica internazionale non riuscisse a bloccare la manoai suoi carnefici (è attesa per oggi la sentenza sul riesame del caso)?Avvolta in un sudario bianco, verrebbe sepolta fino al petto e uccisa daparenti e astanti a colpi di pietre, le cui dimensioni dovrebberoessere tali da non consentirle una morte troppo rapida. Dimedia grandezza, le pietre dovrebbero garantire la durata media dell’esecuzione: circa trenta minuti. Che l’orrore senza pari suscitato daquesta esecuzione sia dovuto alla sua barbarie è ovvio: ma forse adaccrescerlo gioca anche un’altra considerazione, che come spesso accade èlegata alla storia. La lapidazione non è mai entrata a far parte dellanostra cultura giuridica. Nel mondo classico, nel quale affondano leradici del nostro diritto, «il chitone di pietre» (come lo chiamaEttore, nell’Iliade) era una forma di giustizia popolare al di fuori diogni controllo istituzionale, che non fu accolto nel «giardino deisupplizi» né greco né romano. La morte con la pietra era un’esplosionedi rabbia popolare, veniva inflitta da gruppi spontanei, senzaaccertamenti preliminari della colpevolezza. Non era un’istituzionegiuridica: a «fare giustizia» non erano dei terzi estranei. Lapartecipazione delle parti offese all’esecuzione era in insanabilecontrasto con l’esigenza dello Stato nascente di superare la fase dellavendetta e di entrare in quella del diritto. Anche per questo ilpensiero della lapidazione ci colpisce in modo particolare. Perché cirimanda a una preistoria del diritto che ci illudevamo di aver persempre superato. Secondo il comitato internazionale contro lalapidazione dal 1979 sono state effettuate 150 lapidazioni.

  10. “robe come la 626 (la legge sulla sicurezza sul lavoro) sono un lusso che non possiamo permetterci”. Tremonti, 25 agosto 2010.le dico io signor ministro cosa non ci possiamo permettere: il suo lussuoso stipendio e la sua lussuosa scorta, senza la quale la verrei a cercare di persona per asportarle a morsi la giugulare.

  11. QUESTO DICHIARA IL BOCCHINO FINIANO ;”Spetta ai tecnici di Berlusconi farci delle proposte. La nostra posizione politica è chiara: siamo favorevoli a uno scudo per evitare la gogna giudiziaria del premier, ma non a far cadere 3 o 400mila processi”I BOCCHI-FINIANI sono favorevoli ad uno scudo per evitare la gogna giudiziaria di B.,complimenti a quelli che fanno della legalità un valore imprescindibile…e Granata che dice?e i debbosciati piddini che facevano occhiolino ai BOCCHI-FINIANI che dicono.io dico che i finiani sono delle belle MERDE.

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