Un operaio della FIOM diffonde ai colleghi la lettera di solidarietà dei lavoratori polacchi. La FIAT lo licenzia

Le rappresaglie antisindacali che la Fiat sta pianificando in questi giorni a Melfi come a Mirafiori, sono atti di autentico fascismo aziendale. Si perseguitano i delegati che organizzano gli scioperi contro i carichi di lavoro eccessivi e gli impiegati che informano i colleghi della solidarietà degli operai polacchi con quelli di Pomigliano. La libertà di sciopero, la libertà di informazione, la libertà di pensiero, le libertà in quanto tali sono oggi in discussione alla Fiat. All’origine di tutto questo c’è la strategia industrialmente debole, ma furba e arrogante di Sergio Marchionne. L’amministratore delegato della Fiat non è mai stato un industriale. E’ un banchiere svizzero chiamato a salvare la Fiat dal fallimento. Questa operazione è riuscita al prezzo di durissimi sacrifici dei lavoratori e, come sempre avviene nell’economia finanziaria, ha portato ingenti guadagni a Marchionne. L’amministratore delegato della Fiat è stato poi così chiamato a salvare la Chrysler, che la Mercedes aveva abbandonato. Lì, con l’aiuto di ingenti finanziamenti pubblici, è riuscito a piegare i sindacati. Che prima accusava di miopia e intransigenza e che invece oggi elogia con gli stessi toni con cui il generale Custer parlava degli indiani chiusi nelle riserve. Marchionne ha poi riportato in Italia quel successo e, usando una carta che da noi funziona sempre, si è presentato come il libero americano che mette a posto i fannulloni assistiti. Ha così ottenuto un consenso pressoché unanime nel Palazzo. Che non si è certo chiesto perché importanti dirigenti abbiano abbandonato la Fiat per dirigere altre aziende delle auto in Europa. Che non si è certo interrogato sulla credibilità di un piano industriale che si fonda su numeri presi dal libro dei sogni della vecchia Fiat – 6milioni di auto prodotte assieme alla Chrysler. Nessuno spirito critico in Italia verso le strategie della Fiat. Di questo Marchionne ha approfittato coprendo così debolezze e contraddizioni. La ripresa di Pomigliano, promessa tra 2 anni, serve a coprire la chiusura – oggi – di Termini Imerese. L’accordo separato, con Cisl e Uil e altri amici, serve a coprire il flop del plebiscito richiesto ai lavoratori. I licenziamenti di delegati e militanti sindacali servono a coprire i fallimenti di un’organizzazione del lavoro che vuole imporre ritmi e condizioni che consumano le persone e possono funzionare solo con la soppressione dei più elementari diritti. Infine l’autoritarismo e l’intimidazione servono solo a coprire il clima di ottuso ossequio con cui si distrugge ogni forma di partecipazione e creatività dei lavoratori. Sì alla Fiat c’è il fascismo, non solo perché si colpiscono le libertà e i diritti dei lavoratori. Ma perché così si coprono mancati investimenti, burocratismi, servilismi e clientele che prosperano e rendono inefficiente l’azienda più di prima. Marchionne è tanto piaciuto a Scalfari perché ha dichiarato di porsi dopo la nascita di Cristo. Sicuramente la sua cultura e la sua pratica sono però antecedenti alla Costituzione repubblicana ed eredi di quella pessima tradizione delle classi dirigenti italiane che coniugava inefficienza e propaganda, privilegio e autoritarismo. Lo svizzero americano Marchionne è un padrone italiano collocato tra gli anni 30 e gli anni 50.

Giorgio Cremaschi

LA RAPPRESAGLIAultima modifica: 2010-07-14T16:43:03+02:00da casadelpopoloff
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14 Thoughts on “LA RAPPRESAGLIA

  1. Sono arrivato a Torino nel 1969 ed ho assistito a tutto il cammino fatto dagli operai della Fiat la maggior parte oggi in pensione,io stesso operaio interinale assunto da una società che affitta il lavoro,per ben due anni e mezzo,e non più confermato,perchè sorpreso a partecipare ad una manifestazione sindacale di operai privilegiati perchè con contratto a tempo indeteterminato………illuso!….. credevo che il diritto di sciopero era un diritto vero degli operai…………Gli operai non saranno mai più operai ma schiavi,e non fanno niente per non farsi togliere i diritti sudati dai loro predecessori………………………..che pena….!

  2. FIAT: Chi continua a lottare deve essere eliminato, con ogni mezzo a disposizione.La scelta della Fiat di licenziare gli operai che osano protestare contro le disumane condizioni di lavoro che gli si vogliono imporre senza nemmeno la possibilità di aprire una trattativa, svela la natura profonda della morsa materiale e ideologica con la quale il capitalismo del 21° secolo tende a piegare l’intera società.Non solo in Italia, ma in tutta Europa, in tutto il mondo sempre più il lavoro diviene sinonimo di sfruttamento.Pertanto nessuna concertazione è possibile, ma solo cedimento e passivizzazione.Chi continua a lottare deve essere eliminato, con ogni mezzo a disposizione.Non si fanno prigionieri, perché potrebbero ribellarsi. Non potendo produrre merci e plusvalore solo con l’automazione, si cerca di rendere gli operai automi.Ma gli operai, come i fatti , hanno la testa dura e continuano a ribellarsi.Questa è la verità che i padroni non vogliono accettare e che li porta a comportamenti fascisti.Come da anni instancabilmente ci ricorda la compagna Braccitorsi è nel cuore nero del capitalismo che nascono i fascismi e le guerre. Per questo non bisogna mai abbassare la guardia. E capire realmente quello che succede.Da vent’anni acriticamente la sinistra ha subito la nozione di postfordismo e ha persino cercato di trovare elementi progressivi nella cosiddetta qualità totale.Eppure, molto seccamente e sinceramente, i teorici del toyotismo, chiarivano che l’obbiettivo finale è fermare la catena, non perché gli operai scioperano, ma perché il ritmo è talmente disumano(gli abbiamo messo talmente il fuoco al culo: questa è l’espressione letterale nei loro volgari testi sacri) che diventa insostenibile proseguire il lavoro.Recenti episodi che hanno meritato solamente qualche trafiletto nelle pagine della cronaca spiegano con drammatica evidenza le conseguenze pratiche di questa ideologia padronale.Dalla Francia dove in una grande azienda l’aumento dei suicidi ha reso difficile la sostituzione di personale altamente qualificato, a Formosa dove in una azienda multinazionale si faceva firmare agli operai l’impegno a non suicidarsi con la clausola che a pagare i danni dell’eventuale suicidio fossero le famiglie dei lavoratori con una modalità di vendetta trasversale di tipico stampo mafioso. Fino al nordest padano dove a suicidarsi sono i padroncini strozzati dalla crisi economica, dalle società finanziarie, e dalla mancanza di una politica industriale del governo leghista.Dalla Toscana dove in un call center che promuoveva prodotti fasulli i giovani lavoratori venivano fustigati se non riuscivano a truffare un numero significativo di clienti; al supermercato di Roma dove alle cassiere veniva impedito di sedersi come rappresaglia per l’aumento dei furti di cui venivano implicitamente ritenute responsabili.Oppure il caso di quei rappresentanti che per migliorare le proprie performance venivano indotti a camminare sui carboni ardenti in modo talmente letterale che sono finiti al pronto soccorso.Il fatto che nessuno abbia pensato a una perizia psichiatrica individuale dimostra come in realtà sia diffusa la consapevolezza della follia collettiva che il capitalismo produce, di come và il mondo.Và come quel macchinista dell’alta velocità che esce di casa con due bottigliette, una piena d’acqua per bere durante il viaggio, l’altra vuota per orinare visto che è rimasto solo a guidare il treno e per quattro ore non può andare nella toilette e siccome l’età media è alta per il blocco del turn over e la prostata non segue l’andamento dell’aumento dell’età media della vita, ma dopo i cinquanta comincia a dare problemi quella è l’unica soluzione razionale per non disturbare il manovratore e far arrivare il treno in orario.Questi sono i nostri tempi moderni. Peggiori di quelli descritti nel film di Chaplin perché sono usciti dalla fabbrica e plasmano l’intera società, a partire dall’immaginario, dalla scuola e dai servizi alle persone che per questo si vogliono privatizzare.Il turbo capitalismo produce iperfordismo, la frantumazione persino della coscienza, di ogni forma di cultura diversa o alternativa a quella dominante.Un buco nero che tutto assorbe e disintegra.Il problema principale non sono pertanto Marchionne, la Marcegaglia(o Berlusconi) contro i quali dobbiamo organizzare la lotta come stanno facendo gli operai e le operaie del gruppo fiat dopo il coraggioso esito del voto di Pomigliano.Il problema è costruire una alternativa credibile al capitalismo del 21° secolo che non ha più tempo ne voglia per raccontare le favole sul libero mercato e sul progresso, ma ha gettato la maschera e si manifesta per quello che è sempre stato: un tallone di ferro che schiaccia la vita e la dignità delle persone e dei popoli.Pazientemente ricominciamo a tessere la nostra tela unitaria, a serrare le fila, a valorizzare ogni momento di resistenza, ogni vittoria e risultato anche se parziale.Ogni lunga marcia comincia sempre con piccoli passi.A noi che siamo figli e nipoti della Resistenza non spaventerà certo andare con le scarpe rotte.E poi nell’universo non ci sono solo i buchi neri, ma anche i tramonti rossi.

  3. In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «In verità io vi dico: difficilmente un ricco entrerà nel regno dei cieli. Ve lo ripeto: è più facile che un cammello passi per la cruna di un ago, che un ricco entri nel regno di Dio».Quelli con la tonaca non lo hanno mai letto il VANGELO, e se lo hanno letto hanno fatto finta di NON CAPIRLO!!!io invece, che sono un senza DIO, l’ho ben letto e l’ho pure capito!!! …Entrando nel tempio, si mise a cacciare quelli che vendevano e quelli che compravano, rovesciò i banchi dei cambiamonete e le sedie dei venditori di colombe, nè permetteva che si attraversasse il tempio portando dei carichi. E insegnava dicendo loro: “Non è forse scritto: La casa mia sarà chiamata casa di preghiera da tutte le genti? Voi ne avete fatto una caverna di briganti!” –

  4. L’ignoranza dilaga al nord (basta vedere chi viene votato), la leganord purtroppo dilaga al nord, spesso le due cose coincidono.Domandarsi cosa potrebbero fare di lavoro senza la politica i parlamentari leghisti no vero?La verità e che la lega più degli altri partiti è scesa in politica per fare soldi!http://www.repubblica.it/2006/a/sezioni/economia/banche35/fioraniaipm/fioraniaipm.htmlUn esempio su tutti:Umberto Bossi da Cassago Magnago, provincia di Varese. Una vita da film. Ha fatto tre feste di laurea senza essersi mai laureato. Alla prima moglie racconta di essere un dottore, si finge medico dell’ospedale Del Ponte di Varese. La storia va avanti per mesi. Quando lei scopre che è tutto inventato chiede il divorzio. Qualche anno dopo l’Umberto porta anche la madre all’università di Pavia per la consacrazione ma non la fa assistere alla cerimonia: è la solita balla, lui ormai c’è abituato. All’Università per qualche anno c’era stato. Pochi esami, parecchi guai ma anche l’incontro che aveva cambiato la sua vita: quello con la politica.La Lega lombarda, i primi assessori comunali eletti in Veneto e Lombardia.Bossi cavalca Mani pulite e l’insoddisfazione del profondo Nord. Non sarà laureato ma è scaltro l’Umberto. Lavora sull’immaginario collettivo, capisce prima di tutti che l’immigrazione sposta una marea di voti che la gente ha una paura fottuta. Poi c’è il folklore: Pontida, miss Padania, la Lega che ce l’ha duro, Roma ladrona, i comizi in canottiera. La Prima repubblica crolla, nel Paese regna la confusione, il momento è propizio. Bossi alza il tiro. Annuncia la secessione, crea il Parlamento del Nord, progetta di avanzare “città per città con le baionette”. L’Umberto corre spedito in bilico sul precipizio. La magistratura potrebbe muoversi da un momento all’altro. C’è chi accusa i leghisti di eversione, razzismo, banda armata, colpo di Stato: roba da ergastolo.BOSSI QUELLO CHE DIFENDE LA FAMIGLIA TRADIONALE ANDANDO A LETTO CON UNA SHOWGIRL Luisa Corna.

  5. Il finiano Fabio Granata risponde al Pdl che lo vuole deferire ai probiviri perché reo di sollevare la questione morale. E ricorda che Sciascia si pentì di aver usato questa definizione contro Borsellino.Questione morale? Hai, Hai!PdL e questione morale non s’incontrano mai!

  6. L’India sfida Gates: ecco l’IPad a 35 dollari- Assomiglia molto a un iPad, ma non nel costo: solo 35 dollari, appena un quattordicesimo del tablet di Apple. E’ il prototipo presentato dal governo dell’India per raccogliere la sfida dei computer a basso costo, destinati soprattutto a diffondere l’uso dell’informatica tra i giovani che vivono nella povertà. Tanto che è predisposto anche per ricaricare le batterie tramite l’energia solare, mentre in diverse aree del sub continente molte famiglie non hanno accesso all’elettricità. La ricarica con fotocellule richiede però un kit supplementare a pagamento. In ogni caso secondo i progetti di Nuova Dehli, illustrati dal ministro dello Sviluppo delle risorse umane Kapil Sibal, costa infinitamente meno del blasonato tablet di Apple, ma anche circa un terzo del computer low cost elaborato dall’americano Massachussets Institute of Technology per diffondere l’informatica tra i bambini poveri. “La risposta non può essere un computer da 100 dollari, costa troppo”, ha affermato Sibal all’Economic Times, presentando ieri il prototipo. Si punta a lanciare la produzione dal prossimo anno, il tablet avrà alcune funzioni di base di un computer: scrivere, navigare su internet e video chattare. Ora si tratta di trovare una industria manifatturiera in grado di produrlo. Qui potrebbe non essere tutto semplice perché per l’elaborazione del progetto il governo ha dovuto lanciare una iniziativa tra professori univesitari e studenti, dopo non esser riuscito coinvolgere alcuna impresa privata. Come un cellulare, l’apparecchio non è dotato di memoria su dico rigido, ma solo di Ram, il contenimento dei costi è stato ottenuto sfruttando le soluzioni più economiche possibili a livello di hardware, ma anche con software a libero uso: il prototipo di tablet indiano usa un sistema operativo basato su Linux. I costi peraltro sono quelli teorici, in base a un progetto fornito dalle autorità indiane. Un portavoce del ministero ha affermato che alcuni gruppi hanno manifestato interesse. Bisognerà vedere se il tutto inserito in un concreto piano industriale possa mantenere la promessa di 35 dollari al pezzo.

  7. Mio marito Bondi mi picchiava………Ho sempre pensato che fosse un tipo stano ma sinceramente credevo che preferisse essere sodomizzato piuttosto che riempire di botte la moglie.Le botte. I tradimenti in pubblico. Le inadempienze col figlio. E la brama di potere indifferente a qualsiasi ideologia. Sono le accuse dell’ex moglie, in un’intervista rilasciata a un settimanale rosa.———————Ho sempre pensato che fosse un tipo stano ma sinceramente credevo che preferisse essere sodomizzato piuttosto che riempire di botte la moglie.

  8. C’era una volta un’Italia bella che viveva all’ombra dell’egemonia culturale della sinistra. Poi arrivò la destra neoliberista e il popolo passò da Gramsci al gossip, e si abbruttì sotto l’egemonia sottoculturale del berlusconismo.NON FU L’UNICO PROBLEMAperchè non si spiega come mai l’operaio della Fiom voti Lega !Come mai le rivoluzioni socialiste hanno attecchito in Stati immensi come la Russia e la Cina e negli States no ?(Cuba esclusa – ndr.)basta notare la morfologìa e antropologìa russa e cinese e quella americana degli USA .La razza dominante , la razza “inferiore” !il problema è sempre stato quello!Il leghista oggi è il pioniere europeo che invade l’immenso territorio degli indiani e li addita come “selvaggi” . Uno slogan leghista è usato al contrario per scopi propangadistici sublimali.RICREARE IL FAR-WEST è il compito della Lega !onde evitare una eventuale repubblica socialistaitaliana , come evitarono negli USA !Un anno fa ero a cena con un gruppo di cubani, ed iniziai ad osservarli.Mi accorsi che erano tutti differenti l’uno dall’altro, nero, mulatto, olivastro, biondo!!!noi italiani …ancora non siamo così…ma manca un Che Guevara che ci conduca sulla sierra !!!c’è rimasto lo spastico di Pontida in rete inserito come “rivoluzionario” alla che guevara!Dalle parole di una quindicina d’anni fadel “NON INTELLETTUALE” ex operaio in pensione compianto mio padre.” vedo troppi immigrati che vengono in Italiaprevedo tempi duri in avvenire , stai attento figlio “mio padre era un comunista che votava PCI poi PDS poi PD …poi …si estinse come un dinosauro!! Non capì mai che cosa fosse la Lega !Intanto la sua profezia si è avverata !

  9. MOLTI AMICI COMMENTANO LO STATO DI SALUTE DI KOSSIGAE FANNO BENE.se schiatta, ci saranno funerali di stato.i media parleranno a lungo di lui.ma per il mio amico, morto da 6 giorni per un incidente sul lavoro, non ne parla nessuno..non stava in missione di pace/guerra..lascia moglie e figlie.E NESSUNO PAGA!!!DIOPATRIAE FAMIGLIAMA VAFFANCULO!!!chi conosce il dolore capisce..

  10. I PUNTI NERI DEL CAVALIERENel crescendo delle polemiche, un altro fininano, Carmelo Briguglio, si è spinto a chiedere conto a Berlusconi di chiarire i ”punti oscuri” legati all’acquisto a prezzo di favore della villa di Arcore, ricordando velenosamente che lì aveva anche soggiornato il mafioso Vittorio Mangano e di spiegare se lui e la sua famiglia abbiano mai fatto ricorso per i loro affari a società offshore.Parole che il capogruppo del Pdl al Senato Maurizio Gasparri ha bollato come ”frasi da estremisti di sinistra”.^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^Questo personaggio politico viscido e bavoso, con questa sortita elaborata con l’unico neurone di cui dispone, è convinto di offendere chi si limita semplicemente a chiedere chiarezza e rispetto della legalità, bollandolo come “estremista di sinistra”.Se è così allora io orgogliosamente mi proclamo “ESTREMISTA DI SINISTRA”.E con questo anche oggi il servitor strisciante si è guadagnato il suo quotidiano VAFFANCULO…

  11. Gli attacchi, al limite dell’isteria, di esponenti della destra berlusconiana al Capo dello Stato sono un’ulteriore conferma della cancrena che consuma i rapporti politici nel nostro PaeseE’ vero: continuare a rimanere in questo pantano putrescente – fatto di corruzione dilagante, di uso di scandali veri o presunti ai fini di una lotta politica senza quartiere, del via libero dato al padronato di dare corso a una vera e propria “macelleria” sociale – può essere esiziale per la Repubblica. Ma come evitare a questa situazione uno sbocco autoritario per di più legittimato dal voto della maggioranza degli italiani? Bisogna comprendere qual è oggi l’effettiva posta in gioco. Ed è un segno di ritrovata saggezza il fatto che nelle opposizioni s’incominci a discutere, più che sull’alternativa tra cosiddetto “governo tecnico” e elezioni anticipate, su quale debba essere la coalizione capace di sbarrare la strada a Berlusconi. Il problema che è di fronte alla politica italiana non è quello di chi si candiderà alla successione di Berlusconi ma come sconfiggerne in campo aperto il disegno di sovversione dell’assetto costituzionale del Paese. L’ampiezza della coalizione alternativa deve essere adeguata a questo scopo. E anche eventuali elezioni, che vedo per la prossima primavera ineludibili, non possono essere affrontate non discutendo esplicitamente questo nodo. E se non ci potrà essere un governo di transizione, dovrà esserlo la nuova legislatura. Affrontare l’inevitabile scomposizione e ricomposizione dell’attuale sistema dei partiti e rifondarne la legittimazione, anche attraverso una nuova legge elettorale, su un terreno costituzionale introducendo una netta soluzione di continuità con le formazioni politiche a base populistico-plebiscitaria che hanno caratterizzato le esperienze degli ultimi quindici anni non è questione che si può affrontare e risolvere nell’arco di una campagna elettorale. Una simile impresa tuttavia richiede una convergenza di forze che superi, possibilmente, i confini delle attuali opposizioni per porre un argine allo stravolgimento della Costituzione e a quel secessionismo strisciante concesso alla Lega che va sotto il nome di federalismo fiscale. Comprendo la preoccupazione che Salvi ha espresso su questo giornale. E’ vero: una simile impresa può apparire all’opinione pubblica come una sorta di “congiura di palazzo”, una conferma dell’abisso che esiste tra politica e cittadini e, paradossalmente, un portare acqua a Berlusconi e all’”appello al popolo” che egli farà contro la politica democratica. Ma questo rischio lo si esorcizza affrontando le questioni, non eludendole. Bisogna aprire un confronto con quelle esperienze che – come quelle che si muovono attorno a Vendola, come quelle degli amministratori locali e delle imprese dell’“altra economia”, che si sono dati appuntamento in ottobre a Teano per i 150 anni dell’unità d’Italia – tentano a sinistra di ricostruire un circolo virtuoso tra politica e società civile. E’ necessario, poi, aprire un dialogo senza pregiudizi con quei settori di Confindustria che prendono le distanze dall’attuale compagine di governo, chiarendo tuttavia che non può essere assolutamente oggetto di scambio lo stravolgimento delle relazioni industriali, di cui l’offensiva di Marchionne costituisce la punta di diamante. Come anche bisognerebbe interrogarsi se di fronte alla crisi democratica in atto sia proprio inevitabile che importanti organizzazioni sindacali (penso alla Cisl, alla Uil e all’Ugl) rimangano praticamente collocate a fianco dell’attuale governo in ragione del conflitto sul futuro delle relazioni industriali che le vede opposte alla Cgil. Se si affrontano queste questioni l’alternativa democratica a Berlusconi diventa non la costruzione di uno schieramento di forze politiche ma la ricomposizione di un blocco politico e sociale a presidio della Repubblica. Che è quello di cui oggi avremmo esattamente bisogno. E’ una prospettiva difficile. Ma al suo successo può molto contribuire la sinistra. In questi mesi, di fronte alla crisi della destra, mi è capitato alcune volte di affermare che la sinistra italiana avrebbe avuto bisogno di un mutamento di prospettiva della stessa portata di quello che Togliatti nel 1944 impresse con il discorso di Salerno al suo ritorno in Italia. Il contesto storico è completamente diverso, ma la gravità dei problemi è altrettanto grande. Ci vorrebbe una pari audacia e lungimiranza.

  12. Dalle ulime tornate elettorali il risultato é stato che circa un 52% ha votato centro destra e un 48% ha votato centro sinistra.Ma il fatto più importante é che c’é stato un astensionismo di circa un 35%.Su 100 persone, aventi diritto al voto, quindi 35 non hanno votato.I risultati delle campagne elettorali si basano quindi sul voto del 65% delle persone che hanno diritto al voto.Tenendo conto di chi non ha votato, i risultati sono appunto:35% nessun partito.33,80% centro destra.31,20% centro sinistra.Vuol dire che la maggioranza degli italiani fa parte del partito del “non voto” e non si rappresenta né con il centrodestra né con il centro sinistra.Una legge, per essere approvata, dovrebbe avere più del 50% del consenso.Se si tenesse conto dei non votanti non passerebbe nessuna legge. Il “non voto” dovrebbe contare, eccome se dovrebbe contare.Solo che chi la pensa diversamente non può esprimersi. Con il 30% circa dei voti quindi uno schieramento si trova a governare, questa é la realtà.A mio avviso questo é antidemocratico. In parlamento dovrebbero esserci su 100 sedie: 34 al centro destra, 31 al centro sinistra e 35 vuote.Se il “non voto” fosse considerato voto a tutti gli effetti nessuna legge passerebbe.Il vantaggio sarebbe, però, quello di dare voce a tante persone che hanno tante idee che invece in questo momento non hanno nessuna possibiltà di dire la loro.O mangi sta minestra o salti dalla finestra….

  13. Preferisci che un ROM ti rubi il portafoglio con dentro 100 euro una volta nella vita o essere derubato costantemente da una classe dirigente che attraverso le tasse ti fa pagare le sue ruberie ???Eh, bella domanda.Gli ho risposto.Non so, per il momento nessun ROM mi ha mai rubato dal portafoglio ma è da anni che pago le tasse e che tra cricca, P2, P3, furbetti del quartierino, mafiosi, pdl, mi stanno svuotando il conto in banca.Allora non sei leghista, mi dice lui.Perché, gli faccio io.Come perché. Perché il leghista ha paura dei ROM e preferisce votare un partito che insieme al PDL sta mandando in bancarotta il paese e che ha un capo che si fa leggi per non pagare le tasse ) oltre che quelle per non finire in galera ….ndr ) che inevitabilmente qualcun’ altro dovrà pagare e che difende i delinquenti al governo.

  14. Marijuana made in Italy……..Quest’anno, per colpa del maltempo, la raccolta sarà un po’ in ritardoPiantagioni nei boschi, Sui terrazzi, nelle serre. Così dilaga la coltivazione di droga leggera made in Italy. Tra antiproibizionismo e interessi dei clanQuest’anno, per colpa del maltempo, la raccolta sarà un po’ in ritardo. Ma per metà settembre tonnellate di piante di canapa indiana saranno mietute. E l’odore dolce e pungente della marijuana invaderà la penisola. In Italia, come in altri paesi europei, si sta compiendo una singolare riconversione agricola che interessa ettari di territorio, al Sud, dove le condizioni climatiche sono più favorevoli, ma anche al Centro e nel Settentrione, dove le coltivazioni intensive avvengono in serra. Nel 2009 le forze dell’ordine hanno sequestrato e distrutto 119 mila piante di cannabis e denunciato 1600 persone, mentre, al 20 agosto 2010, le piante scoperte sono già 40 mila. Gli esperti del ministero dell’Interno però prevedono di riuscire ad individuare e smantellare “soltanto il venti per cento delle coltivazioni esistenti”.Fatti due calcoli, nel prossimo inverno si fumerà la marijuana prodotta da quasi cinquecento tonnellate di cannabis made in Italy. Certo, il mercato nazionale è ancora lontano dall’autosufficienza e la percentuale di principio attivo, il Thc, della specie autoctona arriva al massimo al 4 per cento (contro il 16 per cento di alcune varietà olandesi) ma il fenomeno è in costante aumento. Dal vaso sul terrazzo alla piccola serra in giardino fino alle estese piantagioni controllate dalla criminalità organizzata, le coltivazioni si allargano a macchia d’olio. E se la produzione di hashish, pure ricavato dalla pianta, richiede procedimenti elaborati, ottenere artigianalmente dell’ottima marijuana è ormai alla portata di chiunque. Non c’è giorno che le forze dell’ordine non scoprano piccole o vaste colture di “erba”.Tossicodipendenti, pusher, ma anche pensionati, impiegati, professionisti che arrotondano lo stipendio e tanti minorenni col pollice verde che vogliono procurarsi da soli la propria dose di sballo “a chilometro zero” senza dover correre il rischio di rimediare un “pacco” per strada.Coltivare la “maria” in casa è diventata una moda soprattutto tra i giovani, che pubblicano su Facebook le foto dei loro successi botanici e invitano gli amici a casa per sfoggiare il proprio “albero di Natale”. Le previsioni del Prevo.Lab, l’osservatorio della Regione Lombardia, sostengono che i consumatori da oggi al 2012 aumenteranno del 20 per cento e per allora saranno oltre 5 milioni gli italiani di età compresa tra i 15 e i 54 anni a fumarsi una canna. I ragazzi non considerano l’hashish e la marijuana come una droga: su Facebook, per esempio, ne discutono 1108 gruppi e 91 pagine e nel 75 per cento dei casi il giudizio è positivo. E anche grazie al Web chiunque, oggi, può trasformarsi in un coltivatore diretto, in poche mosse e con un modesto investimento. Ci sono migliaia di siti che insegnano, passo dopo passo, come fare. Cominciando dall’acquisto on line dei semi e del kit completo del piccolo agricoltore, con lampade termiche, strumenti per l’irrigazione e l’essiccamento delle foglie. Altrettanti sono i manuali, da quello per l’esperto botanico che voglia selezionare una qualità particolare di pianta, fino alle istruzioni per il neofita. Una volta appresi i primi rudimenti del mestiere, basta ordinare la merce, attendere una settimana per la consegna e tentare nell’impresa. Che quasi sempre va a buon fine. La tentazione di passare dall’uso personale alla vendita è forte. Basti pensare che, al dettaglio, un grammo di marijuana, in genere, viene venduto a 10 euro. E che ogni pianta, se riesce a crescere fino a tre metri, può produrre tre etti di infiorescenza, fruttando 3.000 euro.L’allarme è alto, soprattutto per la facilità con cui i minori si avvicinano a questo business illecito. La Direzione centrale per i servizi antidroga, che coordina le attività di polizia, carabinieri e finanza, a settembre inaugurerà una task force contro la vendita su Internet, reato per gli investigatori accomunabile a quello di istigazione all’uso e al commercio di stupefacenti. Ma già adesso – come svela il maggiore Federico Quatrini, della sezione analisi della Dcsa – agenti in borghese vengono impiegati nel monitoraggio dei negozi di smart drugs che hanno sul bancone prodotti ricavati dalla canapa ma non inseriti nelle tabelle ufficiali delle sostanze proibite. Gli investigatori identificano gli aspiranti coltivatori di “maria” tramite le targhe, le carte di credito e persino i pedinamenti. Spiega il maggiore Quatrini: “I nomi di centinaia di clienti vengono annotati e messi da parte perché la legge italiana non vieta di vendere o acquistare semi di canapa indiana. Ma dopo circa tre mesi – tanto impiega una pianta a fiorire – andiamo a fargli visita. E se scopriamo che invece di usarli come cibo per uccelli ne hanno ricavato cannabis, scatta la denuncia penale o l’arresto, a seconda della quantità rinvenuta”. Spesso indagini di questo tipo portano a scoprire modesti giri di spaccio o di cessione di droga tra amici. Ma capita di incappare in vere e proprie società specializzate nel business della cosiddetta “ganja”. Una telefonata al 117 di un padre preoccupato per il figlio diciassettenne che ogni giorno, dopo la scuola, si fermava in uno smart drug shop, ha innescato un’indagine della Finanza di Ferrara che, partendo proprio da un distributore automatico di semi di cannabis, ha portato all’arresto di dieci persone, alla denuncia di altre 75 e al sequestro di tredici laboratori per la coltivazione e la lavorazione di canapa indiana oltre a migliaia di manuali, anche su videocassette. Svelando che dietro a quel negozio si celava un’organizzazione di punti vendita in franchising che riconduceva ad uno dei maggiori siti Internet che predicano l’antiproibizionismo. Perché dietro una presunta motivazione culturale spesso si nasconde la voglia di fare soldi. Poco prima di Ferragosto i carabinieri di Sanremo, dopo un anno di indagini, hanno finalmente scoperto chi riforniva la zona di “erba”. Nella città dei fiori qualcuno aveva pensato che la “maria” rendesse più delle rose e aveva riadattato due grandi serre di 2500 metri quadrati, dotandole di uno specifico impianto di irrigazione, di teli per proteggere le piantine dal sole, con tanto di camera climatizzata per l’essiccazione e la raccolta delle resine che servono per l’hashish. Attrezzature da professionisti che garantivano fino a sei raccolti l’anno. In carcere sono finiti due attempati agricoltori sorpresi mentre innaffiavano le piantagioni che li avrebbero resi ricchi. Sempre in Liguria il titolare di un campeggio estivo di Sestri Levante, più modestamente, aveva pensato di far fronte al calo di presenze seminando cannabis vicino alle roulotte. I carabinieri di Valdobbiadene invece hanno scoperto il secondo lavoro di una parrucchiera trentenne che aveva trasformato il terrazzo di casa in una minipiantagione sufficiente per lei e i suoi amici. A Valeggio, sul Mincio hanno arrestato il titolare di un agriturismo che, oltre alle primizie dell’orto, tirava su marijuana di prima qualità: i ragazzi uscivano dalla sua piccola serra con sacchetti pieni di carote e insalata bio che servivano a nascondere la pregiata “skunk” . Mentre avrebbe fruttato almeno 60 mila euro la cannabis che un pregiudicato aveva seminato lungo gli argini quasi inaccessibili del Tanaro, su un terreno demaniale, dove i finanzieri di Alessandria lo hanno sorpreso ad irrigare i filari ben nascosti dalla vegetazione. Ma a Marino, alle porte di Roma, c’erano narcos fai da te anche ai confini delle vigne un tempo celebrate negli stornelli. E se nelle campagne il controllo dei carabinieri sul territorio porta a scoprire coltivazioni di medie o grandi proporzioni, non si contano gli interventi della Polizia nei centri urbani, dove studenti, spacciatori o insospettabili professionisti arrivano ad installare nell’armadio di casa una minuscola serra: dall’esterno sembra un porta abiti, invece racchiude la pianta, il terriccio e la lampada termica. E c’è persino chi trasforma la vasca da bagno in un piccolo campo con il profumo della Giamaica di Bob Marley.Altra storia quella che si vede in Campania, dove una vera e propria guerra al narcotraffico è invece quella che sta conducendo, sui monti Lattari, il colonnello Andrea Paris, comandante del Gruppo carabinieri di Torre Annunziata. Roba da Colombia: a bordo di un elicottero il giorno di Ferragosto ha sorvolato i boschi sopra a Castellammare di Stabia, riuscendo ad individuare cinque piantagioni nascoste nell’intreccio di alberi: da terra era impossibile notarle. Come se fosse un raid nella foresta amazzonica, il giorno dopo le sue squadre e quelle del Decimo Battaglione Campania, guidate dagli esperti del Club alpino italiano, hanno marciato per chilometri, facendosi largo a colpi di machete, fino a quelle piazzole, segnalate dall’elicottero sospeso in hovering. Quindi hanno iniziato un’opera di disboscamento che è durata ore, per poi tornare a valle, con oltre duecento arbusti alti tre metri sulle spalle. Castellammare, Gragnano, Casola di Napoli e Lettere. È questo il “quadrilatero della droga”, dove negli ultimi mesi le forze dell’ordine hanno sequestrato venti tonnellate di canapa indiana. “Il nostro territorio si presta molto bene alla coltivazione intensiva di cannabis sia per il clima che per la difficoltà di raggiungere le zone più impervie”, spiega il colonnello Paris. Con una beffa: “Le colture avvengono su terreni del demanio, perché non sia possibile risalire ai proprietari. Ed è raro che si riesca a sorprendere chi ci lavora: si tratta certamente di contadini o pastori della zona, che conoscono bene i sentieri. Tutte le piantagioni sono poi disseminate di rudimentali sistemi di allarme, come fili rasoterra a cui vengono attaccati dei campanelli, o altri trucchi per rivelare il passaggio di estranei. La nostra convinzione è che, come con i cocaleros colombiani, chi coltiva nei territori controllati dai clan, sia al loro servizio o perlomeno agisca con l’autorizzazione delle famiglie camorriste che esigono, in cambio, una percentuale della droga o dei ricavi dello spaccio”.Certamente più diretto il coinvolgimento delle cosche nelle coltivazioni siciliane e calabresi, produttrici della migliore erba italiana, ormai quasi indistinguibile da quella albanese. Nell’isola tre anni fa vennero sequestrate un milione e 400 mila piante: un record da narcostato. Sulla qualità invece l’erba tricolore deve ancora fare strada: il percorso è lungo e gli estimatori lo sanno bene, ma forse tra non molto anche l’Italia potrà partecipare alla Cannabis cup di Amsterdam, una sorta di competizione-degustazione mondiale tra le foglie più pregiate del pianeta. In Olanda la marijuana è legale; da noi no, anche se spunta ovunque.

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