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Raccolte punti, tessere di sconto, buoni e saldi extra: sono questi solo alcuni dei metodi adottati da supermercati e rivenditori per fidelizzare i propri acquirenti. Strategie commerciali atte a legare cliente e venditore in un rapporto di fiducia.

La sempre maggiore pervasività del marketing nel mondo odierno sembra non risparmiare neppure la politica ai suoi vari livelli. Se infatti appare del tutto normale un certo grado di fiducia tra amministratore ed elettore, non altrettanto può dirsi delle pratiche attraverso le quali tale sentimento nasce e matura. La fidelizzazione del proprio elettorato non avviene – come pure sarebbe logico e naturale – in base alle affinità ideologiche e politiche tra le parti chiamate in causa, né per via di un certo grado di apprezzamento dell’opera svolta dall’amministratore.

Oggi come ieri il marketing in politica assume gli inequivocabili tratti del clientelismo, pratica antica quanto la prostituzione, alla quale forse il clientelismo è legato da rapporti neppur troppo nascosti.

Non si vota la propria bandiera o il proprio credo, né il candidato più capace e probo. Si vota, invece, il tizio che ti fa fare carriera, quello che ti sistema (per le feste, il più delle volte), o ancora il supereroe che ti permette all’istante di avanzare in una qualche graduatoria o lista. Di liste ce ne son tante, da quelle elettorali a quelle della spesa, passando per quelle d’attesa. Il riferimento a queste ultime non è casuale, dal momento che pare passare proprio da qui il più grosso sciame di voti chiesti, promessi e poi concessi.

Accade un po’ dappertutto, ma da noi (noi che siamo abituati a chiedere il meglio) tale pratica sembra essere stata brevettata. Basta dare un’occhiata alla composizione delle amministrazioni pubbliche e a quella delle liste per la campagna elettorale, o anche ai nomi (sempre gli stessi e raramente supportati da esperienza e abilità) degli eletti ai più vari livelli di gestione della cosa pubblica.

Se è vero che le cose stanno così, se è vero che per vincere bisogna schierare dalla propria parte almeno un dipendente dell’ASL, proporrei allora di chiudere le sezioni di partito e di costituire tanti piccoli uffici di compravendita (non solo attraverso il denaro) del voto. Proporrei anche di modificare i criteri adottati nella composizione delle liste d’attesa, mettendo ai primi posti i buoni elettori e in coda quelli che “votano male”. Magari si potrebbe anche negare il diritto alla salute a chi non va a votare o renderlo ancor più precario per chi lascia scheda bianca.

A quel punto la politica sarebbe davvero limpida, non avrebbe più paura di nascondere le sue malefatte e i suoi oscuri giochi di potere.

Che dire poi del modo in cui spesso abbiamo visto amministrare questi campioni del marketing politico? Abbiamo denunciato concorsi truccati, assunzioni di intere famiglie (spesso clan) nei più vari ruoli lavorativi gestiti dalle stesse amministrazioni. Un  modo per evitare ciò ci sarebbe pure: va sotto il nome di concorso. Ma il trucco, si sa, serve a nascondere o confondere e la politica spesso non può proprio fare a meno di un tale strumento. Così, se a una donna capita di truccarsi per essere (o creder d’essere) più bella e accattivante, misteriosa e seducente, la politica invece agisce allo stesso modo per inculare la gente, fottendo d’un sol colpo meritocrazia e giustizia sociale.

Sarebbe ora di svelare il trucco, di disilludere quell’intera popolazione attiva che ancora crede e spera nella politica onesta, quella che ci fa innamorare di un’idea, di un progetto, del bene comune.

Sarebbe ora che i “grandi” indicassero ai più inesperti qual è l’unica via d’uscita (o di fuga): studiare ed emigrare, lasciando perdere passioni e voglia di far crescere la propria comunità. Si potrebbe anche consigliare la carriera di medico o infermiere, o ancora quella d’avvocato, ma non per seguire la propria indole o passione, bensì per poter un giorno comandare e decidere chi sta dentro e chi invece deve star fuori: dal lavoro, dal diritto ad essere curato, dalla possibilità di scegliere ed essere scelti senza ricatti.

Sarebbe ora che i nostri padri ci dicessero senza troppe reticenze come stanno davvero le cose.

Eppure so bene che un padre del genere non potrebbe insegnarmi neppure il modo esatto per pisciare all’interno di una tazza grande quanto tutto il male che questa politica ci propina.

Avanti il prossimo!

 

Raffaele Emiliano

 

Marketing politico e politica da supermarket.ultima modifica: 2009-08-16T12:37:41+02:00da casadelpopoloff
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13 Thoughts on “Marketing politico e politica da supermarket.

  1. …… Bravo Raffaelesempre bravo…

  2. Caro compagno,non vorrei qui raccontarti la mia ultima storia elettorale che mi ha visto candidato per la prima volta,cercherò di sintetizzare:la mia candidatura nasce all’improvviso dopo un lungo periodo di riflessione e per amor di bandiera,altrimenti il partito sarebbe scomparso dal mio comune Sannicola di Lecce a quattro passi da Gallipoli,ho affrontato una campagna elettorale tutta da solo quei pochi compagni se così li posso chiamare sono spariti per poi farsi rivedere dopo i risultati(come dire:armiamoci è partite) solo un compagno storico ho visto al mio fianco un grande compagno ma anziano,è stata l’unica motivazione che mi ha spinto ad affrontare una campagna elettorale,l’altro aiuto l’ho ricevuto da mia figlia 15enne appena,che quando mi ha visto solo,mi ha detto:papà ti aiuto io!ed ha fatto tantissimo,dallo spicheraggio,al volantinaggio nell’intero colleggio,io e lei da soli.I risultati sono stati ottimi nonostante l’unico punto di riferimento è l’unico assessore che avevamo abbia cambiato bandiera.Ma come se non basta i problemi non finiscono qui,mi tocca racimolare 110,00euro tutti i mesi per pagare l’affitto,è non è impresa facile,il 50% dell’affitto lo pago io! e non sono un possedente ma un operaio,e neanche qui i compagni si fanno vedere,tranne un paio e anziani,ma non era di questo che vorrei parlare per rispondere al tuo post,ma questo ci aiuta a capire come siamo messi.Noi abbiamo bisogno di una classe dirigente che al momento non c’è,segretario nazionale compreso,le linee guida del partito sono in mani poco esperte per affrontare un tunnel molto lungo.Io credo che bisogna dare una sterzata a 180° e non a 360° altrimenti ci troviamo allo stesso punto di partenza,il partito deve scegliere con chi stare,con gli intellettuali che prendono doppi tripli stipendi,o con le masse che soffrono.Noi abbiamo uno storico difetto,abbiamo spesso è volentieri abbandonato le lotte storiche e ci siamo improvvisati Don Chisciotte,abbiamo lasciato alle destre gestire l’agricoltura della nostra terra e non solo,ci siamo dimenticati di cosa ha fatto Di Vittorio per l’agricoltura,e quando parlo di agricoltura non posso dimenticare José Bové l’attivista contadino francese,o meglio abbiamo dimenticato che oltre al martello c’è anche la falce nel nostro simbolo,proprio oggi con la crisi internazionle dovremmo dare una risposta a quel mondo della terra rossa(terra russa) com’è la nostra terra l colore della nostra bandiera,e ci sarebbe da dire e proporre tanto,incominciando a far capire che ci sono le multinazionali nostri nemici che ci soffocano insieme alle banche,e al WTO,credimi è stato così che ho preso i voti senza mai parlare di Berlusconi e delle sue malefatte.Poi dobbiamo incominciare a capire che la politica estera così come la proponiamo non funziona,quì vorrei che facessimo del revisionismo a ciò che abbiamo “proposto” inutilmente,se non sventolando qua e la qualche bandiera della pace,senza mai capire che rischio stiamo correndo con i conflitti che ci vede coinvolti in Iraq,Afghanistan,con il rischio che i talebani si impossessino degli armamenti nucleari del Pakistan.Quindi ci sarebbe da mettere molta carne sul fuoco,altrimenti dovremmo ricantare la celebre canzone dei Nomadi:Il paese delle favole.(Qui, Quo, Qua sono andati via vanno a rischio dell’autonomiae voi intellettuali ne avete già discussoa che serve poi menarla con la storia del riflusso.Don Chichotte non è contento ma lavora in un mulino a vento,Ali-Babà e i quaranta ladroni hanno già vinto l’elezioni,Hansel e Gretel hanno fondato una fabbrica di cioccolatoe Alice nelle bottiglie cerca le sue meraviglie. )Questo testo potrebbe aiutarci a riflettere.Mi piacerebbe scambiare qualche punto di vista con tutti voi.salutisinistriIvano Gioffreda

  3. Musulmana in piscina col «burkini»,Le mamme: «Spaventa i bambini» Sono indignata e incredula….. ma che cavolo di mamme ci sono a Verona?Spaventa i bambini? e i nudi al mare ma anche in città, i videogiochi violenti, la tv spazzatura, i cartoni animati, e sti bambini si spaventano per una tuta???????????????????? ma finiamolaaaaaMusulmana in piscina col «burkini»,Le mamme: «Spaventa i bambini»Verona, il direttore dello stabilimento non ha allontanato la donna. «Anche la Pellegrini si tuffa in acqua fasciata»VERONA – L’hanno battezzato «burkini» ma il costume da bagno indossato da una donna musulmana in una piscina di Verona non ha proprio nulla della sensualità del «due pezzi». È una tuta-abito composta infatti da pantalone fino alla caviglia, tunica lunga e cappuccio a coprire testa collo e spalle. La scena ha sollevato curiosità, perplessità e anche qualche protesta tanto da spingere il direttore dell’impianto a chiedere alla donna la composizione del tessuto del «burkini» per verificare se fosse a norma per poter essere usato in una piscina pubblica. «Certo, anche Federica Pellegrini si tuffa in vasca fasciata e pure gli istruttori di subacquea sono completamente avvolti dalla tuta – spiega Christian Panzarini, il responsabile dell’impianto – ma in questo caso alcune mamme si sono lamentate perchè i loro bambini si erano impauriti». La giovane musulmana non è stata allontanata ma il direttore le ha chiesto di fargli conoscere, anche via mail, le specifiche dell’etichetta: un gesto che a Parigi invece non hanno rivolto a una musulmana di 35 anni, che è stata fatta uscire dalla piscina.

  4. scusa, ma DAMIANO BALESTRA con chi era candidato?! voi non avevate avvocati in lista??!bohz.

  5. vorrei rispondere a Laura:queste notizie francamente Laura mi fanno star male,ma non per la notizia in quanto tale,ma per le risposte che ne date!noi abbiamo uno storico difetto,difendere a tutti i costi religioni altrui,mussulmani ebrei,ecc..e poi ci dimentichiamo che noi nei loro paesi dobbiamo sottostare alle loro tradizioni,be a tutto questo io dico NO! non mi faccio influenzare da rteligioni e tradizioni altrui,noi dobbiamo combattere ogni forma di religione,non possiamo opporci solo al crocefisso,per poi essere permissivi ad altre forme religiose,io voglio uno stato LAICO! sganciato da ogni forma religiosa.per questo devo dare atto alla francia che ha proibito ogni forma di manifestazione religiosa nei luoghi pubblici.su questo non transiggo,sono Stalinista.

  6. La sapete l’ultima? Renzo Bossi nominato membro dell'”Osservatorio sulle fiere lombarde” Diffondiamo il più possibile e chissà che anche qualche elettore leghista non cominci a rompersi i maroni… dell’Expo di Quello dell’Expo 2015 milanese sta diventando ormai un feuilleton così disperatamente complicato da poter essere tranquillamente definito “un suk”, come ha fatto Il Sole 24 Ore in questo articolo, così denso e intricato che evito di riassumerlo e mi limito a segnalarvelo.Una notizia emerge però tra tutte le altre: Renzo Bossi, figlio d’arte di Umberto, noto più che altro per la sua cronica incapacità di conseguire la maturità, è stato nominato nel consiglio di direzione dell’ “Osservatorio sulla trasparenza e l’efficacia del sistema fieristico lombardo”.Si tratta di un ente costituito in questi giorni su iniziativa della Lega Nord, con lo scopo di “costituire uno strumento esterno, indipendente, al servizio delle piccole e medie imprese, con il compito di raccogliere le valutazioni degli espositori e le eventuali segnalazioni di anomalie riscontrate nel sistema fieristico regionale”.In un paese come il nostro per presiedere un ente come questo, non è necessario avere un titolo di studio superiore alla terza media: basta essere figli di un politico di importante. Non che sia una novità: lo sappiamo tutti da tempo. Tuttavia è stupefacente constatare come la Lega Nord, che spesso si presenta come “anti-sistema”, non sfugga assolutamente a questa logica perversa e familista.Si è fatto un gran parlare in questi mesi della “fine della diversità” della sinistra per quanto riguarda la “questione morale”. Forse – non foss’altro che per onestà intellettuale – sarebbe il caso di cominciare ad aprire un dibattito del genere sulla Lega Nord.

  7. A volte la Bibbia è più chiara della politicaUn no secco al pacchetto sicurezza, convinto e motivato sia sul piano giuridico che su quello teologico. E’ questo il messaggio più forte lanciato dal Sinodo delle chiese valdesi e metodiste che si conclude oggi a Torre Pellice (To), nel cuore di quelle valli in cui questo antico movimento di riforma religiosa ha trovato rifugio nei secoli delle persecuzioni. Per questa piccola comunità che oggi conta trentamila persone e un centinaio di chiese da Trieste a Palermo, i recenti provvedimenti sull’immigrazione alimentano il pregiudizio e la xenofobia, negano principi costituzionali fondamentali, frenano i processi di integrazione e quindi di coesione sociale di una società sempre più palesemente multietnica, multiculturale e multireligiosa come quella italiana.Affermazioni che valdesi si ripetono da settimane, ottenendo ben scarso ascolto da parte del mondo della politica e della grande informazione. E forse per questa ragione ieri hanno voluto compiere un gesto irrituale indicendo un digiuno di protesta e di solidarietà. Protesta contro il “pacchetto”, solidarietà per le sue vittime designate e cioè quelle migliaia di immigrati che da qualche giorno vivono sul filo sottile della precarietà: chi è irregolare ha più paura e chi non lo è sa bene che può diventarlo da un giorno all’altro, entrando in un tunnel che lo allontana dai servizi sociali, dal lavoro, dalla possibilità di affittare una casa. Un digiuno vissuto nell’ascolto delle cronache degli ultimi anni: dall’assassinio di Jerry Masslo, forse la prima vittima di un’Italia che nel 1989 si credeva ancora un paese di emigrati, a quello di Abdul Guibre, ucciso per un pacco di biscotti. Razzismo, si dirà. Ma come definire gli oltre seimila morti di immigrazione nel Mediterrano? Ai valdesi non basta la ricostruzione tecnica di quello che è successo. Chiedono risposte sulle responsabilità politiche e impegnano la Tavola valdese – il loro organismo esecutivo – a richiedere la revisione delle norme adottate. Insomma la buttano in politica. Ma un attimo dopo, usciti in un corteo solenne e silenzioso dall’aula sinodale, entrano nel vicino tempio. Insieme italiani ed immigrati, giovani e anziani, pastori e laici. C’è anche un vescovo cattolico e non stupisce: l’impegno per gli immigrati costituisce la frontiera avanzata di un ecumenismo che su altri piani – bioetica, ora di religione, laicità dello Stato – si fa più difficile.E in chiesa risuonano le impegnative parole dell’Antico Testamento (“Avrete la stessa legge tanto per lo straniero quanto per il nativo del paese”) e delle scritture apostoliche (“Non c’è più né giudeo né greco né schiavo né libero…”). A volte la Bibbia parla con una chiarezza che la politica non riesce a trovare.

  8. Roberto Saviano: “In democrazia i governi danno risposte, non denunciano, Con le domande si costruisce la libertà””Nessun cittadino, sia esso conservatore, liberale, progressista, può considerare ingiuste delle domande. In tutto il mondo democratico i governi sono chiamati a dare risposte: è la garanzia che non nascondono ciò che fanno e ne rendono conto all’opinione pubblica. Spero che tutti gli elettori, anche coloro che hanno votato Berlusconi, abbiano il desidero e la voglia di pretendere che nessuna domanda possa essere inevasa o peggio tacitata con un’azione giudiziaria. E’ proprio attraverso le domande che si può arrivare a costruire una società in grado di dare risposte”

  9. Il premier che non sopporta domande; LA VERITA’ E’ L’UNICO LUSSO CHE OGGI LO PSICONANO E I SUOI SERVI NON SI POSSONO PERMETTERE!!!!” U n governo senza media liberi e vitali non è possibile”. Così Barack Obama lo scorso 9 maggio esordisce alla cena dei corrispondenti esteri. Liberi. Di informare, di criticare le istituzioni, fare le pulci ai governi di turno, liberi di fare le domande. Se non è questo il ruolo di media e stampa quale altro? Il presidente Usa ha ben chiaro il valore dell’informazione nell’affermare che dei buoni media “aiutano il governo a funzionare meglio”. Quella del presidente del Consiglio italiano è una concezione piuttosto diversa. E’ chiaro fin dal noto editto bulgaro del 2002: gli basta affermare che due giornalisti (Biagi e Santoro) e un autore satirico (Luttazzi) fanno un “uso criminoso” della tv per farli magicamente sparire dallo schermo. E’ solo l’inizio. L’elenco delle intimidazioni di Berlusconi è talmente lungo da non essere riassumibile in un articolo. Si salvano solo i giornalisti sportivi (per adesso): poche settimane fa, al termine di una conferenza stampa per annunciare che Andrea Pirlo resta in rossonero Berlusconi si rivolge a loro affermando «Siete più bravi dei giornalisti politici che insistono sempre per fare domande». Le domande… Come quelle che Repubblica da mesi continua instancabilmente a porgli. Ma Berlusconi ai quesiti risponde con le denunce. Lo fa con il quotidiano diretto da Ezio Mauro. Lo ha fatto ieri con l’Unità querelandola per aver pubblicato alcuni articoli sulle sue vicende private. Attenzione però, perché al centro del mirino del premier non ci sono singoli direttori di testate o giornalisti. Ci sono i temi, gli argomenti trattati, i soggetti sociali. L’attacco non è contro il direttore dell’ Avvenire Boffo ma contro un giornale che critica la sua “doppia morale”. Il bersaglio non è il direttore di Raitre Ruffini ma una trasmissione come Report (e non solo) che si permette di accennare che in Italia c’è una questione sociale da affrontare. Perché distrarre gli italiani d’estate con notizie sugli operai che manifestano per non perdere il lavoro? Molto meglio dare un’immagine rassicurante, ad esempio quella di un Paese in cui si fa gioiosamente la fila per il jackpot milionario del Superenalotto. E senza domandarci se quella “gioiosa” fila non sia in realtà un campanello d’allarme di un’Italia che si vota al gioco per affrontare la crisi.In questo contesto la manifestazione nazionale per la libertà di informazione che si terrà il prossimo 19 settembre a Roma rappresenta non una semplice occasione di confronto, ma un dovere civico. Prima che i giornali liberi e vitali siano tempestati di querele solo per aver posto alcune domande “scomode”. Prima che dalla televisione spariscano definitivamente quei (pochi) spazi sopravvissuti di libertà. Prima che la Repubblica dei reality a reti unificate sia completata. Prima che sia troppo tardi.Direttore Articolo21

  10. I 12000 EURO MENSILI DATI AL FIGLIO DI BOSSI PER NON SI SA QUALI MERITI…E’ UNO SCHIAFFO IN FACCIA A TUTTI QUELLI CHE STANNO PERDENDO IL LAVORO E NON HANNO UN PADRE LEGHISTA.Una bella ridistribuzione delle ricchezze non sarebbe male!Il problema è convincere chi ha tutte queste ricchezze a ridistribuirle!Grillo non sbaglia dicendo che la nostra società è basata sull’avere piuttosto che sull’essere,ma un conto è dirlo e un conto è farlo.Ci vorrebbe una cultura differente,dove i valori umani superino quelli materiali.Essere paldino dell’ugualianza,con quei redditi, non è facile per Grillo,ogni giorno c’è qualcuno che glielo ricorda e ogni giorno probabilmente ci pensa lui stesso.Non penso che Beppe abbia fatto un discorso del genere non considerando la sua posizione,è che sicuramente certi discorsi vengono meglio con una buona tranquillità economica.Quando Vi rompo i coglioni con la Civic Company,penso proprio a come far girare milioni di euro nelle tasche di tutti.QUANDO PAGHEREMO IL GIUSTO BENI DI PRIMA NECESSITA’IL SUPERFLUO AVRA’ IL GIUSTO PESO!SI VA A LONDRA CON 30 EURO,MA NON CI SI FA LA SPESA PER MANGIARE!La gente in stato di necessità accetta di fare anche le cose sbagliate!!!Siamo schiavi di un sistema economico basato sulla mancanza di concorrenza,fanno tutto loro!FACCIAMOLE NOI TANTE COSE,E’ UN PUNTO DI PARTENZA!ANDIAMOCI A PRENDERE “NOI” QUELLO CHE “LORO” NON RIDISTRIBUIREBBERO MAI!!!CHIARO IL CONCETTO?Dopo si potrà essere un po’ più socialisti!Arrivederci e grazie.

  11. Caso Noemi, caso D’Addario, caso Boffo… Ma i bravi cattolici, quelli che vanno a messa la domenica e in teoria avrebbero le carte in regola per scandalizzarsi dei comportamenti e metodi del premier e relativo entourage, cosa dicono?Si calcola che i cattolici davvero devoti, quelli che di messa non ne saltano una, siano circa il 25% della popolazione italiana. E che a loro si aggiunga un altro 15% non altrettanto ligio ma pur sempre presente in chiesa un paio di domeniche al mese. In totale un 40% di popolazione che può rientrare nella definizione di “cattolici praticanti”. E che non lesina simpatie alla destra. Secondo l’istituto Itanes (Italian National Election Studies) alle politiche del 2008 il 63% dei praticanti “ligi” ha votato a destra, in particolare il 43% per il Pdl e il 10% per l’Udc (l’unica forza politica composta per metà da cattolici) mentre il 35% ha diretto la sua scelta verso sinistra. Proporzioni simili tra i praticanti “saltuari”, salvo un consenso minore per l’Udc (che in questo caso si ferma sotto il 5%) e netta per la Lega (al 10%). Equilibrio capovolto, invece, tra i non credenti e/o non praticanti: tra loro il 61% ha votato a sinistra, il 35 a destra.Il tema dell’immigrazione, quello che nell’ultimo mese ha visto la sfida tra Avvenire e il governo (col famoso titolo sui respingimenti paragonati alla Shoah), è senz’altro importante: più di un quarto dei cattolici praticanti elettori della destra secondo Itanes la vedeva come una minaccia, mentre più della metà di quelli che hanno votato Pdl era contrario alla costruzione di moschee.Ma ora? Dopo i fatti imbarazzanti che hanno coinvolto il presidente del Consiglio, i raccapriccianti risultati della sua politica in materia di migranti, i suoi attacchi alla stampa che osa criticarlo? C’è una presa di distanza da Berlusconi da parte di questa fetta dell’elettorato? La risposta è sì, ma molto contenuta. Così risulta, almeno, dall’ultimo sondaggio di Renato Mannheimer per il Corriere della sera . Secondo lo studio la popolarità del presidente del Consiglio è passata dal 55% di aprile al 50% di oggi: una circoscritta flessione del 5%, mentre cresce nella stessa fetta di opinione pubblica la fiducia nella Chiesa. Soprassalto di coscienza, insomma, ma davvero flebile. Tanto più che, avvertiva Mannheimer, esperienze precedenti dicono che «anche di fronte ad episodi eclatanti», i mutamenti nella fiducia verso il capo del governo non si traducono affatto in mutamenti analoghi delle intenzioni di voto.

  12. Se si dimette Boffo dovrebbe farlo anche il cavaliere per il suo giuro di donnine: tra l’altro a differenza del direttore de l’Avvenire è il capo dell’esecutivo :)Le differenze tra Dino Boffo e Silvio Berlusconi

  13. Tarantini, la coca scorreva a chili: “Ma dal premier andiamo puliti”Alessandro Mannarini, amico dell´imprenditore, interrogato sulla dotazione di droga e sul consumoMannarini ha poi ricostruito le ragazze che frequentavano abitualmente casa Tarantini:Francesca Lana era ospite fisse (soltanto a lei Mannarini ha ammesso di aver ceduto qualche volta, gratuitamente, la coca),mentre più volte sono passate anche Vittoria Petroff,……. Raffaella Zardo (Mannarini ha raccontato la rabbia di Emilio Fede per la frequentazione di quest´ultima con Tarantini),..ahahahahahahahahah…..Jennifer Rodriguez e altre signorine.Nell´interrogatorio ha spiegato poi ilriferimento alla parola “malloppo” utilizzata in una conversazione con Tarantini. «Eravamo a fine stagione – ha detto, in sintesi – e c´era da pagare tutti i conti, a partire dal Billionaire dove avevamo il tavolo fisso.Gianpaolo non sarebbe tornato più perché Berlusconi aveva annullato una cena, se non sbaglio perché era scoppiata una guerra. Da lì la mia preoccupazione su chi pagasse il conto finale».

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