Il simbolo del movimento operaioultima modifica: 2009-03-30T09:23:59+02:00da casadelpopoloff
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6 Thoughts on “Il simbolo del movimento operaio

  1. Il cantante mancato diventa homo politicusL’uomo che non doveva esserci e invece c’è, c’è eccome. L’Umberto -non da Giussano ma da Cassano Magnago – lui c’è. Sono gli altri chesono rotolati giù; l’uomo che non doveva esserci ne ha visti ormaitanti, di rotolati giù, nei suoi quasi vent’anni politici. Craxi,Occhetto, Zaccagnini, Forlani, D’Alema, De Mita, Rutelli, Casini,Mastella, Prodi, Veltroni e pure Bertinotti. Lui no, lui è lì, piùbello e più forte che pria. E dire che l’Umberto – non da Giussano mada Cassano Magnago, un paesotto della Bassa attaccato a Busto Arsizio,Varese, cuore e culla dei primi leghisti doc tipo Speroni e Maroni,che qui nacquero e crebbero e conquistarono in pochi anni i principalicomuni, già fortissimi feudo dc – voleva fare il cantante. A vent’anni- nei Sessanta, è nato nel ’41 – è un ragazzo niente male pieno dicapelli e con basette rockettare, si atteggia a cantautore con lachitarra in mano, ha nel curriculum due canzoni scritte di suo pugno,e un nome d’arte, Donato. Ma a Castrocaro lo rispediscono a casa senzaappello e allora volta pagina.Era scritto, forse. Non era un cantante, lui, era un politico, unhomo politicus. Quando appare sulla scena tuttistrabuzzano gli occhi, gli ridacchiano addosso, ma questo da dovepiove? L’establishment di destra e di sinistra lo guarda schifato, unrozzo fenomeno venuto dalla nebbia, un impresentabile che parla indialetto perchè l’italiano, lui, non lo conosce proprio, con quelridicolo diploma di ”specializzato in elettronica applicata allamedicina”.Mal gliene incolse, lor signori non avevano capito che “ce l’aveva duro”, eheh.Stare appresso alla biografia personale e politica di Umberto Bossi,ve lo dico, è un vero spasso; c’è di tutto, mancano solo le torte infaccia. Perché lui, il cantante mancato, l’homo politicus nato, ne hadetto e fatto più di Carlo in Francia. Sfoderando una tempistica e una“fantasia” assolutamente impensabili in un tipo specializzato inelettronica applicata alla medicina…Tutti a ridere quando, 1980, salta fuori dal nulla a creare, lì traCassano Magnago e Varese, una roba che lui chiama Unione NordOccidentale Lombarda per l’Autonomia, sic, e che nessuno degna diattenzione. Ma due anni dopo, sempre lì in zona Varesotto, insieme adue volti nuovi come lui – Roberto Maroni e Giuseppe Leoni – creaun’altra creatura stortignaccola, che lui chiama Lega AutonomistaLombarda e di cui è nominato segretario nazionale.Nessuno lo fila, ma alle elezioni politiche dell’83 lui ha il fegatodi presentarsi (circoscrizione Varese-Como-Sondrio) ed è un buconell’acqua: raccatta solo 157 preferenze. Col cavolo che si ritira,l’anno dopo fonda un’altra roba, che questa volta chiama Lega Lombarda(è la sua “fissa”) e toh, alle amministrative dell’anno dopo, 1985,appaiono sulla scena i primi leghisti, eletti a Varese e a Gallarate.L’Umberto non dorme, non dorme! E una bella mattina ha una granpensata: fare un solo fascio di tutte le “lighe” che ormai, dopo iprimi passi, sono nate in tutto il territorio lombardo-veneto (LegaLombarda, Liga Veneta, Arnassita Piemonteisa, Partito del PopoloTrentino-tirolese, Union Ligure, Lega Padana Emilia, AlleanzaToscana). Operazione riuscita: è nata La Lega Nord. Lo stranooutsider ce l’ha fatta e lui ne è diventato il Segretario federale(esse maiuscola), mica scherza. E’ indubbio, lui sa parlare alla“pancia” di un sacco di gente, lì al Nord.Per la verità, l’establishment continua a ridacchiargli addosso e igiornali si divertono come matti a raccontare del people leghista che,con alla testa tale Bossi Umberto, fa la sua prima adunata in quel diPontida presso Bergamo e lì dà avvio, con cerimonia che si vuolesolenne e carismatica, al primo “Giuramento”, in continuità -proclamano – col più celebre “Giuramento di Pontida”, quello avvenutoparecchi secoli prima, 7 aprile 1167, fra le venti città della LegaLombarda – quella storica – contro Federico Barbarossa. E’ unafiction, ma tantè, fa audience e immagine, e lui ci investe.Siamo alla fine degli anni 80, Tangentopoli è alle porte, eTangentpoli lo rafforza, il Bossi; lui che col Sistema non c’ha nientea che fare, lui che tuona contro l’Italia dei partiti forchettonisucchiatori di denaro pubblico, e incita alla rivolta in nome della“Patria Padana”. Alla Camera, dove hanno fatto ingresso i primi elettileghisti, l’indimenticabile deputato dal fazzoletto verde, LucaOrsenigo, fa penzolare sulla testa dell’emiciclo la famosa corda aforma di cappio, tremate i leghisti son qua.Beh, Mani Pulite ma non troppo; di lì a poco, 1994, la Lega – la Legagiustiziera in armi contro Roma Ladrona – viene trovata col sorcio inbocca, sottoforma di 200 milioni di finanziamento illecito ottenutodalla Montedison; e il Segretario, il Bossi, si becca una condanna a 8mesi. Ma che fa. Lui è in pista e nel Sistema ci si trova ormaiottimamente. Non dorme, non dorme! E’ eletto senatore (è ilSenatur per antonomasia), è eletto quattro voltedeputato (XI, XII, XIII, XIV) e altrettante deputato europeo, ilSistema gli va più che bene. E intanto è nata la stella Berlusconi.Gli va a fagiolo. Ci vuole un fisico bestiale e lui ce l’ha.Amore a prima vista. E’ il 1994 e nasce Forza Italia, e subito ilBossi, da quell’homo politicus che è, fiuta il vento e col Berluscafulmineamente mette su una coalizione elettorale detta Polo delleLibertà. Quella che, insieme ad An, vincerà le elezioni. Il Cav lotollera, lo teme, lo blandisce; decine di parlamentari leghistiaffollano gli emicicli, ed è lui a fortissimamente volere una ragazzadi 31 anni, la Irene Pivetti, sulla poltrona di presidente dellaCamera. Ma non è proprio un idillio. Il Cavaliere si crede unpadreterno e vuole essere il Capo? Piano, ecco l’Umberto che gli fapassare la voglia, previo ribaltone del 1994: quando, pochi mesi dopola vittoria, gli sfila il governo con destrezza, negandogli la fiduciae mandandolo a casa (del resto aveva già cominciato a dirlo in giro,«avere Berlusconi a capo del governo significherebbe avere unaffarista che si troverebbe tutti i giorni a fare i conti con i suoiinteressi»).Quel ruvidone che parla in padano. E’ scatenato, in preda a palesideliri di potenza dal momento che i suoi elettori lo hanno premiato,facendolo balzare al 10,8 per cento su base nazionale, ma con picchi“sconvolgenti” in Veneto (30%), in Lombardia (25) e in Piemonte (20).E’ il tempo in cui l’establishment non gli ride più tanto dietro e ipolitologi si interrogano sul fenomeno Lega. Ma va là, lui fa a tuttiil “gesto dell’ombrello” (uno dei suoi preferiti) e lancia laSecessione, sissignori dicesi Secessione, il Nord d’ora in poi faràrepubblica a sè («la Lombardia non sarà più una vacca da mungere»),addio terronia e palude romana, la Padania se ne va.E’ il tempo del Battesimo, del sacro Po percorso in pellegrinaggiodalla sorgente a Riva degli Schiavoni; giù la bandiera tricolore e suquella della Padania libera, che è «il Sole delle Alpi, costituito dasei petali disposti all’interno di un cerchio, di coloreceltico-venetico su fondo bianco». Con tanto di Inno nazionale (il “Vapensiero” di Verdi), di “Parlamento del Nord” e di “Primo Governodella Padania” votato sotto i gazebo da sei milioni di persone (cosìalmeno dicono loro). Mentre nascono La Padania,RadioPadania e TelePadania, è anche il tempo della lotta al Cav.Cadono qui alcune delle sue famose frasi “storiche”. «Berlusconi,sarai costretto a scappare dal Nord di notte con tua moglie e i tuoifigli e le valigie. Hanno capito che tu sei mafioso». «Ho 300milabergamaschi pronti a imbracciare il fucile. Bisogna che se lo mettanoin testa tutti, anche il Berlusconi-Berluskàz, che c’è gente che ne hapiene le tasche e che è pronta a fare il culo pure a lui». «Berlusconiè il più efficace riciclatore dei calcinacci del pentapartito». «Ilvero potere Gelli diceva che lo deteneva chi ha i mezzi diinformazione e Berlusconi era la tessera 1816 della P2 di cui Gelliera capo». Eccetera.Peccato che subito dopo, nel 2000 – pronubo Tremonti – arriva un altrotipico ribaltone bossiano: eccolo infatti già tornato a braccetto colBerluskàz, nella nuova coalizione forte, detta Casa delle Libertà (laSecessione può attendere e il dio Po pure). Il resto è storiacorrente, mai più senza Berlusconi, fino alla meritata (!) medaglia dioggi, l’Umberto da Cassano Magnago avvolto nel bandierone delfederalismo fiscale giunto alfin in dirittura d’arrivo. Non senza aversbattuto fuori l’ex pupilla Pivetti che ha osato contestarlo; superatoalla grande 306 giorni di malattia; insultato il tricolore con l’altrasua frase storica («mi ci pulisco il c..»); salutato l’Inno di Mamelicol dito medio alzato; infamato gli insegnanti terroni che glibocciano il figlio; invitato «Marina e Finanza a usare il cannone,perché o con le buone o con le cattive i clandestini devono esserecacciati». E decretato, va da sè, «niente case ai bingo-bongo».Buona l’ultima: «A volte in politica due più due non fa quattro, ma fazero», dedicata al Pd.

  2. DISOCCUPATI, FACITE AMMUINA!Sembra disonorevole per un Satiro, rispolverare e riciclare vecchie battute, ma l’ultima uscita del nostro Cavagliere dalla Testa Bitumata: “Disoccupati, datevi da fare. Non state con le mani in mano” mi impone di rimettere in circolazione un vecchio regolamento della marina napoletana del 1841. Qualcuno l’ha già letto nel web, altri lo hanno trovato in un libro di Gian Antonio Stella che lo ha rubacchiato da queste parti, insomma, prendetelo come ripasso, a riprova del fatto che le minchiate sono sempre le stesse, cambiano solo i nomi delle storie italiche.REGNO DELLE DUE SICILIECOLLEZIONE DEI REGOLAMENTIDELLA REAL MARINAANNO 1841N. 266(N. 6976) Regolamento da impiegarea bordo dei legni e dei bastimentidella Real MarinaNapoli 20 Settembre 1841Capitolo XIXArt. 2 7 – FACITE AMMUINAAll’ordine ‘facite Ammuina” tutti chilli che stanno a prora, vann ‘apoppa e chilli che stann’a poppa vann’a prora; chilli che stann’adritta vann’a sinistra e chilli che stanno a sinistra vann’a dritta; tuttichili che stanno abbascio vann’ncoppa e chilli che stanno n’coppavann’abbascio, passann’tutti p’o stesso pertuso; chi nun tiene nient’a ffa, s’aremeni a ‘cca e a’lla.TRADUZIONE« All’ordine Facite Ammuina, tutti coloro che stanno a prua vadano a poppae quelli a poppa vadano a prua;quelli a destra vadano a sinistrae quelli a sinistra vadano a destra;tutti quelli in sottocoperta salgano,e quelli sul ponte scendano,passando tutti per lo stesso boccaporto (buco);chi non ha niente da fare, si dia da fare qua e là.Ordine: “FACITE AMMUINA!”da usare in occasione di visite a bordo delle alte Autorità del Regno.IL MARESClALLO IN CAPODEI LEGNI E DEI BASTIMENTIDELLA REAL MARINA

  3. fermiamo Silvio prima che x scherzo tocchi il culo alla Regina Elisabetta!Attenti! in giro per il mondo viaggia un simpatico burlone che fa scherzi a nome di tutti gli Italiani! aderisci anche tu se non ti senti rappresentato da questo tipo di comicità!

  4. SI sa i clochard muoiono di freddo……ma non questa volta: un clochard di 58 anni è stato picchiato a morte da due agenti della Polizia ferroviariaAl tempo non aveva fatto notizia. A Milano, si sa, i clochard muoiono di freddo. Ma il 6 settembre nella stazione centrale milanese è successo qualcosa di peggio. E’ successo che un clochard di 58 anni è stato picchiato a morte da due agenti della Polizia ferroviaria. Sono dovuti passare più di 7 mesi per appurare che quella morte non aveva nulla a che vedere con il freddo e la povertà. Adesso – anzi, una settimana fa ma la notizia è stata resa pubblica ieri – i due hanno ricevuto un’ordinanza di custodia cautelare in carcere con l’accusa di omicidio volontario. Gli agenti avevano raccontato che intorno alle 20 di quella sera erano intervenuti per sedare una rissa alla stazione e di aver trovato lì il clochard a terra, in preda ai fumi dell’alcool. A quel punto Giuseppe Turrisi, questo il nome della vittima, sarebbe stato portato nelle stanze della PolFer, dove – sempre seguendo la versione degli accusati – avrebbe estratto un coltellino e sarebbe stato immobilizzato. Solo successivamente avrebbe accusato problemi al cuore e quindi la PolFer avrebbe chiamato un’ambulanza per l’ospedale dove, però, Turrisi arriverà morto. Dai filmati delle telecamere della stazione però si vede Turrisi entrare dentro la stazione con le sue gambe e uscirne in barella. Sarà l’autopsia a svelare l’arcano: deceduto per un’emorragia interna dovuta alla costola fratturata. Da calci e pugni.

  5. BERLUSCONI NON è UN CORRUTTORE MA è UN DIVERSAMENTE ONESTO!!!!!!!!!!!Ma no che non è un corruttore.Nel 1979 il maggiore della Finanza Massimo Maria Berruti gli ispeziona i cantieri di Milano 2, lui gli racconta di essere un semplice progettista poi lo assume come avvocato della Fininvest. Ma lui non è un corruttore.Nel 1984 Craxi gli fa due decreti per annullare le ordinanze di tre pretori che pretendono di far rispettare la legge dalle reti Fininvest, poi si sdebita con l’amico Bettino organizzando una finta cordata per bloccare la vendita della Sme alla Buitoni di De Benedetti. Ma lui non è un corruttore.Nel 1990 Craxi gli fa su misura la legge Mammì, un antitrust che è un pro trust, poi si ritrova 23 miliardi targati Fininvest su un conto svizzero. Ma lui non è un corruttore.Sempre nel 1990 il giudice Vittorio Metta ribalta il Lodo Mondadori e sfila il primo gruppo editoriale italiano a De Benedetti per regalarlo a Berlusconi in cambio di 400 milioni di provenienza Fininvest pagati dagli avvocati Previti e Pacifico. Ma lui non è un corruttore.Nel 1992-’94 i suoi manager tre società Fininvest pagano tangenti di 100 milioni a botta ai finanzieri per ammorbidire verifiche fiscali. Ma lui non è un corruttore.Suo fratello Paolo paga mazzette con l’Edilnord per la discarica di Cerro, poi patteggia 1 anno e mezzo e risarcisce 90 miliardi di lire sull’unghia. Ma lui non è un corruttore.Da 15 anni, per la Consulta, Rete4 è abusiva e deve andare su satellite, e dal’99 è priva di concessione, però tutti i governi di destra e di sinistra hanno continuato ad autorizzarla in proroga ai danni di Europa7. Ma lui non è un corruttore.“Regala” 600000 euro a Mills? Ma lui non è un corruttore.Facciamo diversamente onesto?

  6. Berlusconi: “Sono antropologicamente diverso” Oggi il presidente del Consiglio ha detto una cosa più grave del solito. Lo so che ormai siamo tutti cloroformizzati e non ci facciamo più caso, ma stavolta vale la pena di fermarsi a dedicargli un post.Ha detto che per quanto riguarda le indagini sulle responsabilità circa le case crollate in Abruzzo, lui è “antropologicamente diverso”: a lui interessa di rifare le case al più presto, non di stare a vedere di chi è la responsabilità per cui quelle case sono crollate (e hanno ucciso 300 persone, ndAdF). Poi ha chiosato con una delle sua belle barzellette, citando suo padre (ossia il responsabile della Banca Rasini di Palermo, che un giorno gli fece avere nel conto corrente 20 miliardi di lire degli anni Sessanta, ndAdF). La barzelletta ve la salto, ma di certo la potrete leggere o vedere altrove. Era contro la Magistratura.Quindi, vorrei rivolgermi ai sopravvissuti del terremoto d’Abruzzo.Cari compatrioti abruzzesi,avete per caso perso un figlio, una figlia, la mamma, il papà, l’amore, il nipote, la zia, lo zio, l’amico del cuore, nel crollo di casa vostra? Coraggio: quello che ora interessa il premier è ridarvi velocemente una casa. Sì, può darsi che ve la ricostruisca la stessa ditta che aveva costruito male la casa che vi ha ammazzato parenti e amici. Può darsi che ne certifichi la sicurezza lo stesso architetto. Ma questo non ci deve e non vi deve interessare. Pazienza per scoprire chi è stato l’assassino che ha consentito la costruzione di case friabili. Pazienza per chi non ha controllato che la casa dello Studente, che aveva crepe sin da ottobre 2008, doveva essere evacuata. Qui c’è da far girare l’economia, non stare a identificare i responsabili, gli assassini colposi. Queste sono cose che non interessano chi è “antropologicamente diverso”, chi crede che i PM e i giudici in generale siano persone “che amano far del male”.Meno male che Silvio c’è.

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