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Il Partito della Rifondazione Comunista di Francavilla Fontana intende proporre alla città una nuova iniziativa dal forte valore sociale. Ci riferiamo alla costituzione di un GAP (Gruppo di Acquisto Popolare), volto a fronteggiare l’aumento dei prezzi dei generi di prima necessità e la progressiva diminuzione del potere di acquisto dei salari e delle pensioni.

L’iniziativa, che è partita da Roma, cerca di rompere il ricatto, per il quale se non arrivi a fine mese devi mangiare prodotti di bassa qualità. Associandosi come consumatori, infatti, si è riusciti sensibilmente a ridurre il prezzo del pane e di altri alimenti di prima necessità. Questo obiettivo si è raggiunto sostanzialmente perché il gruppo di acquisto contratta il prezzo direttamente dal produttore, saltando ogni tipo d’intermediazione.

Il GAP può essere riconosciuto come ente associativo o come informale gruppo di persone  che si mettono d’accordo per ordinare direttamente il prodotto al distributore. Quello che lo contraddistingue è il fatto che esso è un soggetto associativo senza scopo di lucro costituito al fine di svolgere attività di acquisto collettivo di beni e distribuzione dei medesimi con finalità etiche, di solidarietà sociale e di sostenibilità ambientale.

Costituiremo, dunque, un gruppo informale di consumatori che decidono di acquistare prodotti di prima necessità.

Non si dovrà in alcun modo ricaricare il prezzo sul prodotto, dal momento che esso dovrà essere lo stesso di quello che viene stabilito con il produttore. Logica conseguenza è la regola del “più si è, meglio è”, perché meglio si contratta il prezzo con il produttore.

E’opportuno inoltre lavorare per moltiplicare i gruppi di acquisto, in maniera tale da rendere il nostro intervento ancora più capillare. Infine i GAP devono essere in grado di articolare nel nostro territorio una campagna contro il caro vita che chieda alle istituzioni di intervenire per bloccare i prezzi.

Il gesto di fare la spesa può assumere una forte e chiara valenza sociale, economica e politica. Prendere consapevolezza di questo potere permette di elaborare una strategia di condizionamento della politica di approvvigionamento, produzione e distribuzione delle imprese.
In questa fase di grave crisi economico-finanziaria assume una valenza prioritaria il prezzo al dettaglio dei beni di prima necessità, sottoposti ad ingiustificati aumenti.

Essere un Gruppo d’acquisto popolare perciò vuole dire risparmiare, ma anche chiedersi che cosa c’è dietro a un determinato bene di consumo.

Utilizzando i criteri della filiera corta, della garanzia di acquisto di quantità importanti per il produttore, di riduzione al minimo di imballaggi e confezionamenti, di nessuna spesa per pubblicità e di trasporti ridotti al minimo attraverso la scelta di produttori locali, potremo abbattere decisamente i costi di determinati prodotti.

Parte specifica dell’attività del Gruppo d’acquisto popolare è una coscienza critica verso il consumo e i metodi  produttivi che attivano il mercato.

L’iniziativa partirà venerdì 13 febbraio. In tale occasione, verranno distribuite confezioni contenenti 1 kg di pane, 1 kg di riso, 2 kg di farina, 1 kg di ceci e 6 uova al prezzo di 5,30 euro, garantendo in tal modo un risparmio di almeno il 50 % rispetto al normale costo al dettaglio.

Il nostro intento è quello di realizzare un primo GAP, al quale potranno affiancarsene altri, costituiti (tanto per fare un esempio) anche da semplici condòmini che scelgano di affidarsi ad un singolo e di effettuare acquisti collettivi e di grossa mole, abbattendo massicciamente i costi unitari dei vari prodotti.

Per informazioni e adesioni all’iniziativa, chiunque potrà rivolgersi al locale circolo di Rifondazione Comunista.

 

La Segreteria di Rifondazione Comunista

Emanuele Modugno

Raffaele Emiliano   

Ivana Andriulo 

Nuova iniziativa del PRC francavillese: i Gruppi di Acquisto Popolareultima modifica: 2009-02-09T11:10:00+01:00da casadelpopoloff
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9 Thoughts on “Nuova iniziativa del PRC francavillese: i Gruppi di Acquisto Popolare

  1. Non è bello augurare a Belusconi e a Ratzinger di morire. Però si potrebbe augurare a entrambi di restare “vivi” per 17 anni in coma irreversibile.Eluana è morta: reazioniIl padre Beppino: “Ora voglio restare solo”.Avvenire: “Dio ora stringe la sua mano”.Gaetano Quagliariello (vicepresidente senatori PDL): “Non è morta, è stata ammazzata”.José Saraiva Martins (cardinale): “E’ stato un omicidio”Carlo Taormina (avvocato, preannunciando una querela): “Si è consumato un omicidio vero e proprio”.Maurizio Gasparri (presidente senatori PDL): “Quando si farà la storia di questa vicenda peseranno le firme messe e quelle non messe” – Gianfranco Fini (presidente della Camera): “Gasparri irresponsabile. Dovrebbe imparare a tacere perchè il rispetto per la massima autorità dello Stato dovrebbe animare chiunque, in particolar modo il presidente del gruppo di maggioranza numericamente più consistente”.Giorgio Napolitano (presidente della Repubblica): “Dinanzi all’epilogo di una lunga tragica vicenda, il silenzio che un naturale rispetto umano esige da tutti può lasciare spazio solo a un sentimento di profonda partecipazione al dolore dei familiari”.

  2. D’Alema :sulla preoccupazione espressa da Berlusconi inerente la situazione economica, Silvio ha pensato che fossero sufficienti delle barzellette per risollevare il paese’Il fatto che il presidente del Consiglio se ne sia accorto solo ieri e’ una delle ragioni della gravita’ della crisi’. Cosi’ D’Alema ha commentato la preoccupazione espressa dal premier.’Berlusconi – ha proseguito – ha pensato che fossero sufficienti delle barzellette. Invece era necessario agire per sostenere i redditi e le imprese. La crisi e’ grave: il dato tendenziale su base annua, -2,6, colloca l’Italia all’ultimo posto tra i paesi dell’area Euro’. “Il mondo delle imprese dovrebbe farsi un po’ piu’ sentire. C’e’ una singolare acquiescenza di Confindustria”, rispetto al Governo. “E’ impressionante”. Lo ha detto Massimo D’Alema in un incontro con il mondo dell’imprenditoria locale a Bologna.Massimo D’Alema, analizzando le risposte date dal governo alla crisi economica, non ha risparmiato critiche a Silvio Berlusconi: “Il governo – ha detto il presidente della fondazione Italianieuropei – non fa una politica verso le imprese italiane, pero’ il presidente del Consiglio riceve a casa sua investitori stranieri in compagnia di banchieri d’affari per lanciare un chiaro messaggio ‘se c’e’ bisogno comunque di intermediare e redistribuire…’. Curiosa idea privatistica”. “I fondi sovrani – ha spiegato D’Alema durante il suo intervento, a Bologna, al convegno del Pd – non arriveranno alle piccole-medie imprese ma qualche grande imprenditore pensa di potersene giovare. Quindi a che pro litigare con il governo se li’ ci sono i rubinetti e i favori? Se non c’e’ una capacita’ del mondo dell’impresa di difendere l’impresa e non gli interessi particolari, in questo momento l’impresa italiana rischia”. D’Alema ha infine rivolto un appello alla base delle imprese affinche’ faccia sentire “la sua voce, la sua pressione verso una capacita’ molto limitata di rappresentare gli interessi fondamentali dell’impresa”.

  3. Walter NudoIl risultato delle elezioni sarde ha reso evidente il fallimento del progetto politico del Pd. Non l’errore di un leader, ma la crisi organica di un progetto politico che copre un arco temporale lungo. E’ la strategia nata dal progetto occhettiano di scioglimento del PCI e caratterizzata da un progressivo spostamento al centro che si mostra fallimentare. Con questo fallimento occorre fare i conti in modo non propagandistico. Anche perché il risultato sardo colpisce pesantemente un’esperienza di governo che nel bene e nel male non rappresenta certo uno dei frutti peggiori del Pd. Anzi. Il centrosinistra ha fallito non per imperizia di qualche dirigente ma proprio perché il suo progetto politico non è in grado di prefigurare una via di uscita dalla crisi. Così, anche le cose buone fatte da Soru – penso alla legge sulla tutela del territorio – si sono ritorte contro un centrosinistra che non è riuscito a dare uno sbocco positivo al drammatico problema della disoccupazione. Anche la speculazione edilizia può essere vista come un’ancora di salvezza in una condizione in cui manca il lavoro.La sconfitta sarda ci pone quindi il problema di fondo. Il centrosinistra è nato e cresciuto in simbiosi con la globalizzazione capitalistica. Di quella globalizzazione ha assunto le culture e i valori: dal liberismo temperato alla centralità dell’impresa. Di fronte alla crescente insicurezza sociale prodotta dal quel modello di sviluppo, insicurezza diventata vero e proprio terrore dentro la crisi economica, il centrosinistra non è stato in grado di dare alcuna risposta credibile. Al contrario la destra ha usato l’insicurezza sociale come un’arma per fomentare la guerra tra i poveri e costruire su queste basi il suo consenso. La destra, di fronte alla crisi ha detto: la coperta è corta, è bene che restino fuori i piedi degli altri, immigrati in primo luogo; se si deve sacrificare un po’ di libertà e democrazia, pazienza. Su questo ha vinto la destra.Di fronte alla crisi la destra propone uno sbocco barbarico. il Pd non ha proposto nulla. Nel suo ultimo piano contro la crisi non è nemmeno stato in grado di porre la questione della redistribuzione del reddito, che è con ogni evidenza il problema più grande che abbiamo dinnanzi.In questa situazione è bene, a sinistra, evitare illusioni che vedo pericolosamente affacciarsi.Da questa crisi non si esce con un cambio di leadership. Non è un problema di nomi, né è sufficiente, come al gioco dell’oca, tornare indietro di qualche casella, magari riscoprendo i Ds al posto del Pd. Il problema è che tutto il gruppo dirigente che ha operato per sciogliere il Pci si è identificato con la gestione della globalizzazione liberista ed è andato in crisi proprio nella crisi della globalizzazione.

  4. PANE E LAVORO -Fiat, contro la “quarta settimana” partono i gruppi di acquisto.Una borsa della spesa di 25 euro con prodotti alimentari di prima qualità. E’ l’iniziativa che la Fiom ha deciso di promuovere oggi danti ai cancelli della Fiat di Mirafiori, dando così il via al Gruppo di acquisto solidale delle Presse-Mirafiori. “Il paniere della quarta settimana” verrà distribuito, in base a una lista di prenotazione, dalle 13,20 alle 14,30, durante il cambio turno, alla porta 15 di Mirafiori, in corso Settembrini. La stessa iniziativa verrà replicata mercoledì 25 febbraio alla Viberti di Nichelino.«L’iniziativa, promossa dalla Fiom, è una prima risposta alle difficoltà dei lavoratori di arrivare alla “quarta settimana” – si legge in un comunicato – e vuole essere un modo per sollecitare la riscoperta della solidarietà negli acquisti». Gli aderenti, che in questa prima fase sono già un centinaio, hanno infatti la possibilità di acquistare, al prezzo di 25 euro, un paniere di beni acquistati direttamente da produttori locali, che comprende tre tipi di carne, latte, stracchino, parmigiano, gorgonzola, uova, mozzarelle.Giorgio Airaudo, segretario provinciale Fiom: «In un questa fase di crisi, con i redditi dei lavoratori falciati dalla cassa integrazione, è indispensabile costruire delle reti di solidarietà nella migliore tradizione del movimento operaio, sull’esempio delle società di mutuo soccorso. Presto questa iniziativa verrà estesa ad altre aziende e ad altri prodotti perché anche così non si lasciano soli i lavoratori».Nell’ambito della distribuzione del paniere, sempre alla porta 15, continua la raccolta firme per chiedere l’adeguamento dell’indennità di cassa integrazione all’80% dell’ultima retribuzione. La Fiat, intanto, ha comunicato ai sindacati di aver annullato la settimana di cassa integrazione prevista a Mirafiori per la Mito dal 23 al 27 febbraio e la seconda settimana di marzo per la Mito e la Multipla a Mirafiori. Inoltre è stata anche annullata la prima settimana di marzo di cig prevista a Termini Imerese e a Melfi.Sugli ammortizzatori sociali le polemiche, tuttavia, ancora non sono chiuse.«Non conosciamo ancora il contenuto esatto ma una cosa è evidente: la cifra stanziata è troppo bassa», ha detto ieri il segretario confederale della Cgil, Fulvio Fammoni, commentando il via libera al decreto per l’assegnazione alle Regioni e alle Province autonome delle risorse per finanziare gli ammortizzatori sociali in deroga. Un decreto che per Fammoni arriva «con molto ritardo e sulla base delle pressioni da noi esercitate e che stanzia una cifra troppo bassa, meno di un quarto delle risorse già disponibili». Ovvero, continua in una nota, «una media di 7 milioni a Regione che sarà esaurita rapidissimamente e che in alcune realtà potrebbe non essere neppure sufficiente per sanare i casi sospesi di gennaio e febbraio, scaricando tensioni sulle Regioni».

  5. A mezzanotte va la ronda del quartiereIl Paese delle ronde non è il Bel Paese. Non ha neppure il gusto del celebre formaggio, ma un sapore che dà la nausea, un odore che brucia le narici e, al tocco, ha molle, flaccido, sfuggevole, ormai privo di una forma di democrazia, prova ad adattarsi a qualcosa di nuovo che ancora bene non sa cosa sia.Il Paese delle ronde è quel Paese dove pare si faccia la corsa ad indossare una pettorina con scritte sopra le più diverse sigle: “City Angels”, “Volontari padani”, “Volontari della libertà”, eccetera, eccetera. Ma tutti, chi più e chi meno, provengono dal sentimento della paura, dalla voglia di sentirsi per qualche sera dei vigilantes con qualche specie di potere di polizia a metà tra i giustizieri della notte e i fantasmi di un castello cinquecentesco abbandonato.Su cosa vigilano queste pattuglie di ex carabinieri, ex poliziotti ed ex di altre ancora forze militari o non dello Stato? Vigilano non sulla sicurezza dei cittadini ma sugli spostamenti, sulla vita di altri: se vedono un albanese o un marocchino, un senegalese o un turco aggirarsi per le vie di una città o fermarsi a parlare con un connazionale davanti ad un negozio di kebab, ecco che mettono in azione la loro telecamerina e li riprendono. Potrebbero essere degli stupratori in potenza oppure scambiarsi qualche codice segreto per istruire magari dei kamikaze per attentati chissà dove e quando…I rondisti girano così per le vie, di notte e di giorno, e sono più che altro dei ficcanaso che dei tutori dell’ordine. Ordine, disciplina, rispetto, legalità, sicurezza. Se esistesse un tasso di inflazione delle parole, queste sarebbero nel gradino più alto della scala di conteggio. Con un poco di vergogna, persino il Cavaliere nero di Arcore ha ammesso che non c’era alcun bisogno di queste milizie para-poliziesche, benché ufficialmente non armate, e che mezzo milione di poliziotti e carabinieri era sufficiente al “pattugliamento” del territorio.Il governo aveva fatto sfoggia, a suo tempo, di migliaia di uomini dell’esercito in tutte le più grandi città della penisola: operazione sicurezza anche quella. Ma è servito ad evitare episodi di criminalità che, purtroppo, sono imprevedibili e che, comunque, rientrano drammaticamente nel conteggio quasi sistemico di un paniere dei delitti che ogni anno sfoggi cifre non in aumento ma in sostanziale “pareggio” col precedente anno.Nessuno infatti dice che, ad esempio, il numero degli stupri è diminuito nel 2008 rispetto al 2007 e che la maggior parte di questi sono atti di libidine violenta da parte di italiani contro donne straniere.Per allarmare nella giusta dose il centro mentale di sviluppo dell’ossessione collettiva contro il migrante serve altro, non certo questi dati che demoralizzerebbero anche le nuove truppe che si muovono in gruppo dal vespro in poi per garantire ai cittadini (tutti? O solo gli italiani’) un più alto grado di sicurezza.Dubbi il Quirinale non ne ha più. Se il Vaticano ne aveva, li ha fatti rientrare subito e ha benedetto la nuova iniziativa di restrizione della libertà varata dall’esecutivo all’unanimità. E a noi non resta che denunciare ancora una volta la perdita di consistenza dei valori costituzionali, il progressivo dimagrimento dei diritti e la denudazione di un apparato di garanzia che ha retto – con fortuna oggi, meno domani – la vita italiana per sessant’anni e che un gruppo di potentati del potere, impotenti sostenitori di una falsa libertà di popolo, proverà a divelgere magari dopo il voto europeo, quando saranno vicine le vacanze e quando la doratura del sole ci spaccherà il cervello e saremo beati sulle spiagge e sulle colline a rilassarci e ad evitare di pensare alle brutture che escono dai palazzi della politica.La migliore alleata di questo governo è proprio l’incoscienza, la non curanza di quanto avviene, di quel continuo logorio del movimento che ognuno di noi aveva nel suo limitrofo e che viene drasticamente ridotto di ora in ora, di giorno in giorno senza che nessuno se ne accorga.Non c’è una normativa che questo governo abbia varato che vada nella direzione della tutela dei diritti sociali e civili di chiunque. Sono sempre e solo divieti, restrizioni, limiti, barriere messi lì per lì come espressione di una nuova legalità volta alla tutela del cittadino, ma rappresentano e sono in realtà dei fili spinati oltre i quali non è possibile passare, che pungono le dita al solo sfiorarli e che impediscono a determinate categorie sociali di andare oltre. Non possiamo difendere la libertà solo quando è la nostra ad essere in pericolo. Dobbiamo saper riconoscere nel suo insieme il più alto valore della libertà stessa che risiede nel vivibilità piena e incondizionata della realtà sociale e civile in cui ci si trova. Una realtà che non è possibile compartimentizzare a seconda del colore della pelle, della lingua parlata o della provenienza da un qualche luogo dell’esterno mondo all’Italia.Ma ormai siamo consapevoli anche della nostra coglionaggine, del nostro imbarbarimento culturale, della rivoluzione involutiva del tubo catodico e anche del cavo usb che ci collega ad internet: tutti accettiamo un pezzetto di questo modo di essere, perché altrimenti ci sentiremmo molto soli a pensarla così diversamente dagli altri.La massa è una grande e potente forza motrice, ma può diventare anche un freno altrettanto potente quando va nel senso opposto all’evoluzione egualitaria, all’aspirazione solidale che la dovrebbe muovere contro le oligarchie governative, contro i poteri dominanti dell’economia e contro quelli oppiacei che sono direttamente ispirati dall’altra parte del Tevere.Le ronde non saranno altro che un fenomeno aggravante dell’isterismo teleguidato di chi ha bisogno del nemico quotidiano per poter vivere e avere sicurezza della propria identità nazionale o anche campanilisticamente definita dal leghismo xenofo.Le ronde saranno, in poche parole, un nuovo significativo elemento di destabilizzazione della democrazia repubblicana. Un’altra cosa, insomma, di cui proprio non si sentiva e non c’era alcun bisogno.

  6. “Chi controlla il passato controlla il futuro. Chi controlla il presente controlla il passato”.Ovviamente molti sapranno da dove è tratta questa frase.In quel libro il Grande Fratello controllava le persone attraverso la televisione.Oggi questa strategia è diventata realtà e se possibile è andata oltre.Lo sanno bene i potenti e i governanti, che dunque continuano a favorire questa strategia.Dopo il Governo Berlusconi, che a suo tempo finanziò l’acquisto dei decoder del digitale terrestre – andando peraltro incontro ad un’infrazione e quindi ad una multa della Comunità Europea – oggi è la volta del Sindaco di Roma Alemanno.Intervenendo alla conferenza nazionale sulla TV digitale terrestre di qualche giorno fa, il Sindaco ha infatti detto che “Il 10 per cento della popolazione di Roma avrà una sovvenzione per avere il decoder gratis, affinché le fasce più deboli siano protette e non escluse”.L’iniziativa dunque è promossa, stando ad Alemanno, per agevolare le fasce più deboli della popolazione.Non voglio fare il disfattista, quindi per quanto mi riguarda avanzerei una controproposta, precisando che non so ancora a quanto ammonteranno i fondi.Una buona proposta potrebbe essere quella di finanziare l’acquisto di libri per i ragazzi o gli adulti delle fasce più deboli. Oppure per rendere gratuito l’accesso ad alcuni musei o ancora per una riduzione sugli spettacoli teatrali.Pensare al digital divide, quando ancora non si sono risolti i divari culturali dovuti allo scarto di alfabetizzazione tra fasce povere e ricche della popolazione, assume tutti i caratteri di una follia.Una follia del resto già sperimentata ampiamente nel nostro Paese.La televisione infatti è stata utilizzata già nel dopoguerra come strumento per diffondere l’uso dell’italiano. Ma se in un certo senso ha diffuso l’uso della lingua corrente, ciò non ha in alcun modo favorito l’acculturazione di massa né, tanto meno, ha rappresentato un mezzo per ricucire il divario culturale. Infatti, come più di qualcuno ci ha insegnato, la lingua è prima di tutto cultura. Padroneggiare l’uso della lingua in tutte le sue forme, significa avere un bagaglio culturale maggiore. E la lingua e la cultura non sono cose che possono essere imparare e insegnate partendo dalla televisione. Soprattutto quando la televisione di cui parliamo è quella italiana con le sue mille e più macchiette, con il suo irrisorio bagaglio culturale fatto di vallette e reality, di improbabili giornalisti-showman.La proposta di Alemanno avrà quindi il solo merito di finanziare le solite lobby. La cultura invece rimarrà sempre a pannaggio di coloro che per estrazione culturale o per scatto personale, potranno o decideranno di spendere soldi per leggere un libro, un giornale, o per andare ad un museo, o ad un teatro.Gli altri rimarranno agonizzanti nella loro ignoranza davanti al tubo catodico o a dei cristalli liquidi, coltivando la loro ignoranza e i loro pregiudizi, frutti di una conoscenza ed esperienza del mondo vissuta per immagini, distorte.

  7. Nell’ultima gaffe internazionale di Berlusconi ci vedo qualcosa di mistico: come Dio ad Abramo, anche lui ha dato a Sarkozy la compagna. Forse anche ringalluzzitto dalla richiesta di archiviazione dei pm romani sulle telefonate a Saccà. Macche corruzione: è solo malcostume (dalla persona che si preoccupava della gravidanza di Eluana Englaro):E poi Saccà non è un incaricato di pubblico servizio (al servizio pubblico radiotelevisivo non crede più nessuno). E soprattutto i due piccioncini hanno un rapporto talmente «stretto e asimmetrico» che «Berlusconi non ha alcuna necessità di garantire indebite utilità per avere favori da Saccà». Cioè: Berlusconi è il padrone dell’Italia, dunque della Rai, dunque di Saccà, dunque non può pagare tangenti: è lui stesso una tangente

  8. “L’assegno di disoccupazione non è sostenibile. Ci costerebbe 1,5 punti di PIL, abbiamo un debito pubblico troppo alto”. Silvio Berlusconi liquida così inappellabilmente con 2 parole la sensata proposta avanzata 24 ore prima da Dario Franceschini ——————————– ……………………………………………………. segretario del Partito Democratico, per far fronte con urgenza alla gravità della situazione in cui versano decine di migliaia di famiglie senza lavoro (in pratica si tratterebbe di un assegno mensile di disoccupazione per chi perde il lavoro).Ma il premier Berlusconi che, com’è noto, delle povera gente se ne strafotte da sempre, non si è scomposto neppure un secondo e con il solito ipocrita candore della serie:vorrei ma non posso…ha risposto seccamente: niet…non si può! Stasera il segretario del Pd, ospite del programma di Fabio Fazio Che tempo che fa, ha rilanciato la sua idea suggerendo di prelevare i fondi necessari anche dalla lotta all’evasione fiscale che, con il ritorno di tremonti e l’abrogazione di molte norme anti evasione varate dal precedente governo Prodi, ha subito un netto arretramento a favore di imprenditori e professionisti disonesti. Insomma, ancora una volta è questione di soldi, solo di soldi…che mancano sempre, tranne che per alcuni!Miliardi alle bancheMiliardi all’AlitaliaMiliardi alla FiatMa ai disoccupati neppure un euro…che crepino di fame!Altro che Robin Hood!

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