FRANCAVILLA FONTANA Casadelpopolo (BR) Organo di contro-informazione

Il futuro ha bisogno di Rifondazione

La luna di miele del Governo Berlusconi è finita. La tracotanza del Presidente del Consiglio, che si è espressa senza freni per alcuni mesi dopo la disfatta delle forze del vecchio centrosinistra il 13 e 14 aprile, sta sfumando sotto i colpi di un variegato movimento che comincia a farsi sentire e di una pesantissima crisi economica.
Un primo segnale l’avevamo visto l’11 ottobre quando alla manifestazione promossa dalla sinistra di alternativa, con grandissimo impegno del nostro Partito, la partecipazione era stata ben più ampia di quella da noi stessi attesa. C’è stato poi il 17 ottobre, quando lo sciopero-manifestazione dei sindacati di base ha visto una presenza ben maggiore degli anni passati. Ma la vera svolta è stata determinata dal movimento che in poche settimane si è sviluppato nella scuola e nell’università contro le sciagurate iniziative del ministro Gelmini. Studenti, maestri, insegnanti, genitori, ricercatori e precari della scuola hanno costruito un’Onda che ha dato spontaneamente vita ad efficaci forme di lotta e a grandi manifestazioni contro i tagli e la privatizzazione della scuola, delle università e del sapere. Parallelamente a questo prima la Fiom, poi la Funzione Pubblica, infine tutta la Cgil, hanno proclamato lo sciopero generale nazionale per il 12 dicembre.
Il tutto avviene in un contesto di crisi economica di cui nessuno più nasconde la gravità. La goccia che ha fatto traboccare il vaso sono stati i mutui subprime, ma il bicchiere della crisi è stato riempito dalle politiche economiche di questi trent’anni che hanno trasferito immense risorse dal lavoro ai profitti e alla rendita finanziaria.Il problema è che i ricchi che hanno accumulato fortune inimmaginabili sono pochi e i lavoratori che si sono impoveriti e indebitati in tutto l’Occidente capitalistico sono centinaia di milioni. Il risultato pratico è che, mentre le merci che il capitalismo produce in quantità sempre maggiore rimangono invendute, i capitali non trovano modo di valorizzarsi. Per cercare di ritardare questa crisi hanno fatto guerre. Hanno devastato l’ambiente. Ma la bolla è infine scoppiata e la crisi – che è di sovrapproduzione – sta producendo una recessione mondiale e provoca chiusura di fabbriche con milioni di licenziamenti.
Non è quindi una provocazione il titolo che abbiamo dato al nostro manifesto per lanciare il tesseramento del 2009 : «il futuro ha bisogno di Comunismo». E’ una verità elementare che dobbiamo ribadire con forza e a testa alta poiché il fallimento del capitalismo è davanti a noi e dice che non c’è futuro per questo pianeta se non si cambia alla radice il sistema economico.
Al contrario di quanto politici ed economisti hanno teorizzato in questi anni, il libero mercato e la cosiddetta globalizzazione non hanno portato alcun miglioramento. Occorre al contrario programmazione, intervento pubblico, una produzione che parta dalle compatibilità ambientali e dalle esigenze collettive e non dalla ricerca del profitto. Insomma un po’ di Comunismo.
Così come non è una provocazione l’altra parola d’ordine che abbiamo lanciato: «il futuro ha bisogno di Rifondazione». Una Rifondazione Comunista che, dopo l’esperienza fallimentare del governo Prodi, faccia un bagno di umiltà, come è stato deciso al congresso di Chianciano. Torni tra la gente e cerchi di ricostruire dal basso una credibilità e una connessione con il proprio popolo. Una Rifondazione che metta al bando, in primo luogo nei comportamenti dei suoi dirigenti e dei suoi rappresentanti nelle istituzioni – come avevamo già detto a Carrara – il personalismo e l’arrivismo per tornare ad essere percepita come una forza coerente non solo nelle lotte che conduce, ma anche nel suo concreto modo di agire.
Ce lo dice l’esperienza di tutti questi anni. Tutti i tentativi fatti nell’ambito della sinistra di alternativa, di costruire – partendo dai limiti del Prc (che pure ci sono e sono tantissimi) – altre forze politiche, non solo non hanno funzionato, ma hanno prodotto l’esito opposto a quello auspicato: si è indebolita Rifondazione e si è indebolita tutta la sinistra. Dalla scissione dei Comunisti Unitari, passando per la costituzione dei Comunisti Italiani, alle scissioni di Ferrando e di Cannavò, per arrivare alla Sinistra Arcobaleno, questo è stato il risultato. Perché allora non lavorare per rilanciare Rifondazione Comunista? Perché non investire tutte le nostre energie per dare nuovamente forza e autorevolezza al Prc che, a sinistra del Pd, resta il soggetto politico più significativo?
Noi ci vogliamo provare. Questo è quanto è emerso con forza alla partecipatissima assemblea pubblica che abbiamo tenuto venerdì a Roma, in occasione della quale abbiamo lanciato il tesseramento al Partito per il 2009. Non ci nascondiamo le difficoltà, che sono molteplici e si intrecciano. Le risorse ridotte dalla mancanza di parlamentari, il pesante deficit di Liberazione , l’istituzionalizzazione in molti territori, un partito “bianco” e “maschile”. Ma, discutendo, abbiamo anche verificato una risposta positiva alle iniziative messe in campo in queste settimane: in particolare i banchetti contro il carovita e per la distribuzione del pane, e la campagna di volantinaggio davanti ai luoghi di lavoro.
«Finalmente siete tornati»: questa è la frase più ricorrente che ci viene detta. Allora, forti di questo primo riconoscimento, che vogliamo interpretare come una riapertura di credito, ricominciamo. Da oggi, in tutte le regioni, sono a disposizione le nuove tessere di Rifondazione Comunista. Impegniamoci subito tutti. Ai banchetti, nella preparazione dello sciopero generale: ogni occasione è buona per proporre l’adesione a Rifondazione Comunista. E iniziamo subito a contattare tutti i vecchi iscritti e quelli che negli anni passati, per mille motivi, non si sono ritesserati.
Ci siamo già dati una scadenza: concludiamo questa prima fase del tesseramento il 24 e il 25 gennaio mobilitando per quelle due giornate tutti i nostri circoli, con la presenza attiva di tutti i dirigenti nazionali, regionali e provinciali. L’obiettivo da raggiungere per questa prima scadenza è il 30 per cento degli iscritti del 2008. Ce la possiamo fare. Ce la dobbiamo fare.

                                                                                                                  Claudio Grassi

Il futuro ha bisogno di Rifondazioneultima modifica: 2008-12-07T10:08:02+01:00da
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