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di Giuseppe Lumia*

Immaginate cosa vuol dire meno insegnanti e meno personale negli istituti scolastici di quartieri a rischio come lo Zen di Palermo o Scampia di Napoli. Zone della città dove il degrado economico e la marginalità sociale si trasformano in brodo di coltura per le organizzazioni mafiose. Qui la scuola rappresenta una delle poche, se non l’unica, alternativa alla delinquenza. Un vaccino prezioso per impedire che i ragazzi siano contagiati dal virus della criminalità.
Sono diverse le esperienze formative ed educative dove le scuole, in rete tra loro e con il mondo delle associazioni, riescono ogni anno a strappare dalle grinfie della criminalità organizzata centinaia di ragazzi. Ciò è stato possibile grazie all’impegno e alle capacità di dirigenti, insegnanti, volontari. Tra questi ci sono anche i precari che il governo Berlusconi lascerà a casa dall’inizio del prossimo anno scolastico.
Il provvedimento che porta il nome del ministro della Pubblica istruzione non è per nulla una riforma. Esso, infatti, non sfiora i temi e i nodi formativi del nostro sistema scolastico. Si tratta di un mero atto di carattere finanziario, che risponde soltanto alle esigenze del bilancio statale. Unico caso in assoluto, peraltro. In tutti i Paesi del mondo civile, laddove all’educazione delle nuove generazioni viene riconosciuta la giusta importanza, i governi hanno aumentato le risorse, scommettendo su scuola e università per superare la crisi economica mondiale.
In Italia, invece, il governo ha deciso di abbattere la scure sulla scuola e in particolare sui precari. Senza di loro la qualità dell’istruzione si abbasserà drasticamente. Ci ritroveremo con classi superaffollate, formate da più di trenta studenti; salterà il tempo pieno; saranno ridotte le ore dedicate all’insegnamento delle regole e della Costituzione; non sono stati risparmiati neanche gli studenti che necessitano del sostegno.
“L’educazione alla legalità” diventa sempre più uno slogan in bocca proprio agli esponenti dell’esecutivo e della maggioranza che ogni 19 luglio non rinuciano alla passerella per la commemorazione di Paolo Borsellino, anche se ignorano il suo insegnamento: «La lotta alla mafia, il primo problema da risolvere nella nostra terra bellissima e disgraziata, non doveva essere soltanto una distaccata opera di repressione, ma un movimento culturale e morale che coinvolgesse tutti e specialmente le giovani generazioni, le più adatte a sentire subito la bellezza del fresco profumo di libertà che fa rifiutare il puzzo del compromesso morale, dell’indifferenza, della contiguità e quindi della complicità». Chi mantiene poi memoria storica ricorderà il sacrificio di don Pino Puglisi, il parroco di Brancaccio, quartiere ad alta densità mafiosa, che per l’educazione alla legalità diede in sacrificio la sua stessa vita.
Proprio a Bracaccio e in tutte le aree a rischio o di marginalità socio-economica e territoriale della Sicilia il Partito democratico è riuscito a far finanziare un piano di intervento per la realizzazione di attività extrascolastiche da svolgersi nelle ore pomeridiane. Una contromisura importante alla politica nazionale del governo, ma che purtroppo riuscirà solo a limitare i danni. Tagliare le risorse alla scuola italiana vuol dire tradire l’esempio di quanti hanno dato la vita per la giustizia, la legalità e lo sviluppo. Così si fa un regalo alla criminalità e si nega a migliaia di giovani la speranza di un futuro sano e positivo.
La lotta alla mafia e la promozione di una società giusta e libera passano anche e soprattutto da un forte investimento culturale ed educativo. Per questo è indispensabile che tutte le forze politiche e della società civile che hanno a cuore il bene delle nuove generazioni e del Paese si impegnino per impedire che la legge Gelmini vada a regime. Allo stesso tempo bisogna lavorare per ridare alla scuola pubblica italiana la centralità che merita. Essa ha un compito delicatissimo: formare i giovani affinché siano cittadini consapevoli, capaci di esercitare responsabilmente diritti e doveri, promuovere il bene comune, acquisire le competenze necessarie per uno sviluppo sociale ed economico a misura d’uomo.
*già Presidente della Commissione antimafia, oggi componente

Scuola, questi tagli sono un regalo alla mafiaultima modifica: 2010-08-31T11:04:38+02:00da casadelpopoloff
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10 Thoughts on “Scuola, questi tagli sono un regalo alla mafia

  1. Legalizzare le droghe e prostituzione, eliminare i traferimenti da bruxelles e concentrarsi sulla caccia dei patrimoni a San Marino, Citta del Vaticano, Svizzera etc. Alla mafia rimarrebbero solo usura e pizzo———-piu’ difficile da scardinare ma non sufficiente per sopravvivere nel tempo.Tutto il contrario di quello che i nostri politici intendono fare.

  2. LA PADANIA ESISTE ED è UN GIORNALE DI MMMERDA !!!Il personaggio o l’oggetto descritto in questa pagina è inesistente.Proprio come la fatina dei denti, il cervello dei truzzi, Babbo Natale, Pikachu, Dio e il piccolo drago Grisù. Sappiamo che questa sarà un’informazione sconvolgente per molti poveri bambini che credevano fermamente nell’esistenza di una cosa chiamata “Padania”, ma è così.

  3. Mi chiedo cosa ci fa un articolo di Lumia in questo blog?Ma non lo sapete degli inciuci che sta combinando in Sicilia?E lui a capo di una cordata che sta portando il Pd siciliano tra le braccia di Lombardo con il tacito accordo del figlioccio di Berlusconi Micciché! Compagni, un pò di attenzione, non guasterebbe. Scusate, ma è proprio così!

  4. “E’ LEGITTIMO PROSTITUIRSI SE SI’ VUOLE FARE CARRIERA”Nucara, annuncia immediatamente:“VENTI NUOVI DEPUTATI PER IL GOVERNO BERLUSCONI”.

  5. Notizia del TG1 di giovedi: due soldati italiani leggermente feriti in Afghanistan, notizia di ieri: uno è leggermente morto.Notizia di oggi: duecento militari dei corpi speciali sono impegnati attivamente nel conflittoe, vivaddio, tutti riconoscono che sanno farsi onore.E l’art. 11 della Costituzione?

  6. Gelmini :”Una tv in ogni aula per ricordare Mike Bongiorno”.E l’anno prossimo un celerino in ogni aula per ricordare Cossiga………. e quando sarà l’ora di andreotti? un picciotto lungo ogni corridoio? …quella di fede? una lingua su ogni banco? …quella di silvio ? un piersilvio per ogni studentessa ed un’escort per ogni studente? quella di bossi? taragna per tutti? … quella di borghezio? gran grigliata di tunisini all’intervallo? …quella di veltroni? veltroni chi?

  7. “I romani sono porci” In una nota diramata in serata l’ictus ha preso le distanze da Bossi.La sparata del leader leghista e ministro per le riforme “SPQR sta per: sono porci questi romani” non è l’ennesima folkloristica sbroccata a cui il Senatur e i suoi scudieri ci hanno abituati. Piuttosto, è la risposta perfettamente studiata da un mago del marketing – in questo, addirittura più bravo del suo socio in affari Berlusconi – all’accusa di Montezemolo e della sua associazione ItaliaFutura sulla Lega parolaia e nullafacente, “corresponsabile di 16 anni di non scelte che hanno portato il Paese a impoverirsi”.Ma Montezemolo ha mostrato semplicemente che il re è nudo. Perché, anche se molti se lo dimenticano, la Lega nord prospera dal 1994. E’ cresciuta elettoralmente ma soprattutto ha occupato tutto quello che era occupabile in termini di posti e poltrone. A casa sua, nella fantomatica Padania, dov’è una consolidata forza di maggioranza. E anche a Roma, dove ridendo e scherzando è in forze da 16 anni, di cui ben 10 al potere, in prevalenza con il centro destra ma non solo.Già, perché il ribaltone tanto villipeso dalla Lega di oggi è un’invenzione di Umberto Bossi, che abbandonò Berlusconi per D’Alema (via Dini) nel 1995. E a proposito di porci, chiedere al ministro Calderoli, quello che ha inventato la Legge porcata, quella che in due legislature ha prodotto lo sfarinamento di due maggioranze in due anni. Quanto a Roma ladrona, non si scherza nella Torino diventata leghista, dove alla Regione Piemonte è di scena una parentopoli che avrebbe fatto impallidire persino i forchettoni democristiani. Ed Edouard Ballaman, l’ex Presidente del Consiglio regionale del Friuli che usava l’auto blu per portare la moglie al mare, di che partito è?Nel frattempo, l’Italia ha perso terreno in tutte le classifiche della competitività: bassa crescita, bassa produttività, fisco esoso, Stato elefantiaco, riforme pochissime e malfatte. La coesione sociale che si sfarina, le classi medie che scivolano verso la povertà, il precariato per i giovani del Nord, mentre nel Sud l’irregolarità e il sommerso crescono come e più di prima. Federalismo zero, e quel poco è carta, destinata a sfaldarsi presto: l’autonomia finanziaria delle regioni e degli enti locali, cifre alla mano, è diminuita sensibilmente negli ultimi due anni.Questi sono i fatti. Mentre a Milano, a Roma e a Napoli ci sono italiani che producono e lavorano sodo, in Parlamento, nelle amministrazioni comunali e regionali, nelle municipalizzate e nelle Fondazioni bancarie restano le parole (e gli insulti) di chi ha fallito. Forse sgrammaticate, in dialetto mantovano o padovano, ma sempre e solo parole. Il re è nudo, caro Bossi. E non basta una stella delle Alpi stampata su un banco, o un latrato che puzza di muffa e di stantio lungo 16 anni più che di razzismo a rimettergli i vestiti. A Roma – città con tanti difetti, tra cui quello di un’inguaribile tolleranza anche per chi le manca ingiustamente di rispetto – direbbero: “Aoh Umbè, sei er mejo fico der bigoncio!”

  8. “Tutto di me finirà, tranne quell’ultimo centimetro di libertà per cui vale la pena di vivere”un centimetro è piccolo e fragile, ma è l’unica cosa al mondo che vale la pena di avere, non dobbiamo mai perderlo, svenderlo, non dobbiamo permettere che ce lo rubino.”Moore

  9. Questa Italia mi ricorda una canzone di Lucio Dalla: Attenti al lupoC’è una casetta piccola cosìcon tante finestrelle coloratee una donnina piccola cosìcon due occhi grandi per guardaree c’è un omino piccolo cosìche torna sempre tardi da lavoraree ha un cappello piccolo cosìcon dentro un sogno da realizzaree più ci pensa più non sa aspettareamore mio non devi stare in penaquesta vita è una catenaqualche volta fa un po’ maleguarda come son tranquilla ioanche se attraverso il boscocon l’aiuto del buon Diostando sempre attenta al lupoattenti al lupoattenti al lupolivin’ togetherlivin’ together

  10. Berlusconi provoca, e non credo a caso; Belpietro subisce un attentato quanto meno “strano”; la polizia carica a Torino un corteo pacifico. Riparte la strategia della tensione?Io non sono mai stato tenero né con il governo fallimentare di destra di Berlusconi e né con i giornali a lui vicino – Libero e Il Giornale – ma quanto accaduto ieri a Milano, nell’androne del palazzo in cui si trova l’abitazione del direttore di Libero Bbelpietro, è assolutamente inaccettabile. Non è questo il giusto modo di fare politica, anzi è il peggiore in assoluto. Ora io non so dire, e ancora non la sa nessuno, se l’attentato sia di natura politica o per rancori e insofferenze personali, ma il cercare di chiudere la bocca ad un qualsiasi essere umano è un modo condannabile di far valere le proprie ragioni.Ma la cosa che maggiormente mi preoccupa è che l’attentato di ieri sera non sia in realtà il “la” per dare vita ad una nuova strategia della tensione … cosa che sarebbe deleteria per il nostro Paese e per tutti noi cittadini. Chi ha qualche anno ha ancora negli occhi i numerosi fatti di sangue, delle vere e proprie esecuzioni, generate dal terrorismo di casa nostra: Moro, Bachelet, Tobagi, tanto per citare alcune vittime, e sono tante le persone perbene trucidate dalle organizzazioni terroristiche, negli anni 70/80, in nome del rinnovamento radicale del Paese, ma il terrorismo, l’omicidio gratuito, non può e non deve essere la chiave per spianare la strada al rinnovamento / cambiamento. La politica deve affidarsi sempre e solamente al dialogo, al confronto tra tesi e antitesi, tra idee diverse, tra gli esponenti dei diversi soggetti politici …. mai affidare alla violenza, cinica e ingiusta, il prevalere e l’accettazione delle proprie idee, delle proprie ideologie e delle proprie ragioni . Tornando all’attentato a Belpietro … personalmente mi auguro che la politica non c’entri nulla e che le cause scatenanti siano ben altre, perchè se fossero politiche dovremmo davvero allarmarci. Già Al Qaeda ha in animo degli attentati a Roma – agli splendidi monumenti che il mondo intero ci invidia – intenzioni svelate dall’intelligence USA – e la cosa è molto allarmante, ma se a questa minaccia ci aggiungiamo quella di un eventuale risorgimento del terrorismo di casa nostra … beh, dovremmo davvero preoccuparci tutti e attivarci affinché queste pericolose frange restino isolate. Il direttore Belpietro ha ammesso di aver già ricevuto diverse minacce e alcune lettere minatorie, ma, come da sua stessa ammissione, non mi aspettavo che passassero a vie di fatto così radicali. Ecco cosa ha dichiarato a caldo il direttore Belpietro: ”Minacce ne ho ricevute in passato, ma questa era molto più che una minaccia. Provo una certa inquietudine. Non capisco di cosa sia accusato”,. Già nel gennaio scorso un uomo aveva tentato di fare irruzione nella redazione di Libero. Per fortuna venne neutralizzato dalla sicurezza.Cari amici e nemici … manteniamo alta l’attenzione e non permettiamo il ripetersi di una devastante stagione di morte: nessuno al mondo può arrogarsi il potere, che è solo di Dio, di decidere a suo piacimento chi merita di vivere e chi di morire … il terrorismo è il chiavistello più sbagliato, e inaccettabile, per aprire le strade al rinnovamento – uomini, strutture, azioni politiche, welfare, lavoro etc. – del nostro Stato e degli equilibri all’interno della nostra società … che vanta di certo situazioni aberranti e pericolose, oltre che frustranti per il popolo, almeno per la parte più debole di esso. Storture e ingiustizie , abusi contrapposti a incredibili privilegi (provate a fare il paragone tra un Precario, che guadagna 700 euro la mese, e un Politico che ne incassa ben 25.000 … veramente troppi e il dislivello è vergognoso!!!!!), ma tutto ciò non giustifica l’uso della violenza o, peggio ancora, della libera esecuzione. La morte di un politico, un giornalista, un magistrato, non risolverà certo i nostri numerosi ed endemici problemi, ma servirà solo a dare un pretesto ai potenti di oggi, i governanti per intenderci, per dare vita ad una campagna demagogica, e bugiarda, per rafforzare e giustificare, dinanzi all’opinione pubblica, le loro ragioni, le loro idee e le loro infami soluzioni politiche!Se davvero vogliamo uscire dall’impasse gravissimo in cui versa il nostro Paese, e la nostra serena convivenza civile, dobbiamo riappropriarci della politica, creare dei movimenti di opinione capaci di influenzare le scelte della politica, dell’economia, dei sindacati, della finanza, dell’impresa … proprio come avviene in paesi molto più avanzati, socialmente e politicamente, del nostro … vedi USA, Germania, Inghilterra, Francia … paesi in cui l’opinione della gente può arrivare a far cadere i governi, mentre invece noi italiani siamo diventati dei mollaccioni – creduloni e crediamo a chiunque ci faccia delle promesse stellari … e se poi queste promesse non vengono attuate , subiamo in silenzio la presa in giro e, come pecoroni, non siamo capaci di reagire per far sentire, altissima, la nostra voce per manifestare il nostro scontento e la nostra rabbiosa delusione … nei Paesi sopra citati invece lo fanno e lo fanno molto bene!

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