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STASERA ANDIAMO IN PISTA

Siamo sempre qui nel nostro bar. Cominciano a cadere le prime foglie.Arriva l’autunno cari.Mentre il whisky comincia a sortire i desiderati effetti,lancio un’occhiata fuori dal bar per trovare qualcosa di divertente,qualcosa di interessante.Di fronte al bar perù c’è un parchetto.Qualche panchina,un campo di calcetto,due giostre sgangherate e tante giovani anime in pena.Per loro questa è “la pista”.La pista è ritrovo,è un momento di relax,è un’isola felice dove scaricare un pò di tensione,è unione,è rivalsa….stasera si va in pista.E’ gente navigata quella che balla in pista,ragazzi che hanno avuto e perso tanto dalla vita;queste panchine hanno tanto da raccontare,storie di giovani amori,campioni affermati e campioni mancati,grandi amicizie e piccoli problemi di cuore,pazze serate,fiumi di birra e qualche lacrima.Ora questi gionvincelli non sanno più cosa raccontare a le due vecchie panchine,hanno altro a cui pensare,troppi problemi,troppi pensieri che frullano per la testa.

C’è chi lavora tutto il giorno e non ha tempo nè per pensare nè per parlare,altri non sanno cosa cazzo dire perchè è tutto il giorno che cercano qualcosa da fare,qualcuno ride ancora, ci son quelli che si guardano intorno , quelli che non sanno che fare e si scassano il cervello.Tensione.La pista è pronta ad esplodere da un momento all’altro,i nervi sono tesi ,la testa è leggera.Non è più tempo per le puttanate ha detto qualcuno di loro.Come faccio a divertirmi se non ho un soldo?come faccio a fare una chiacchierata con il mio amico se lavoro tutto il giorno?come faccio a mettere la testa a posto con settecento euro al mese?

Adesso le panchine iniziano ad arruginirsi,cadono le porte del campo,le giostre sempre più sole.

Stasera andiamo in pista….anzi no …quasi quasi rimango a casa e vedo un film,va bene così…basta ballare in pista.

Faresti meglio a rallentare.

Non danzare così veloce.

Il tempo è breve.

La musica non durerà.

La vita non è una corsa.

Prendila piano.

Ascolta la musica.

Il mio whisky è finito,ciao ciao ragazzi….buona fortuna.

nicola modugno

ALIENATI E INCAZZATIultima modifica: 2009-10-03T12:49:03+02:00da casadelpopoloff
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15 Thoughts on “ALIENATI E INCAZZATI

  1. In Italia da 29 anni, a Roma ha moglie e figlio. Ed ora rischia il rimpatrio.ROMA – Quando gli azzurri di Bearzot vinsero i mondiali di calcio del 1982 in Spagna, Z. Jacob viveva in Italia già da due anni. Era arrivato all’età di 19 anni, nel 1980, dal Cameun. Negli ultimi tempi a Roma lavorava al locale Jogodo, in via di Torre spaccata 127. Tutto in nero perché non aveva il permesso di soggiorno. Gli era scaduto durante la lunga convalescenza seguita a un grave incidente stradale di cui porta ancora le cicatrici sul cranio. A Roma aveva anche un magazzino di strumenti musicali. Li affittava per serate e concerti per guadagnarsi la vita. E aveva addirittura una associazione culturale, registrata a nome della moglie, l’associazione “Black and White”. La moglie già. Perché dopo 29 anni in Italia uno ha tutta la vita nel nostro paese. Jacob oltre alla moglie ha un figlio. Un bambino di 10 anni, a cui ancora la madre non ha spiegato dove sia finito il papà da quando lo ha fermato la polizia, lo scorso 31 agosto, per un banale controllo dei documenti. Rinchiuso da 29 giorni al centro di identificazione e espulsione di Ponte Galeria, a Roma, Jacob adesso teme il rimpatrio. Soprattutto per la sorte della sua famiglia e del figlio.C’è un altro particolare tragicomico. Il 18 aprile del 2009, quattro mesi prima di essere fermato dalla polizia e portato al Cie per essere espulso, il signor Jacob aveva partecipato a Frascati a una giornata di studi sui diritti umani, intitolata “Dai prigionieri di guerra ai nuovi privati della libertà”. Mi mostra l’attestato di partecipazione. C’è scritto il suo nome. Indovinate chi organizzava l’evento? La Croce rossa italiana. Gli stessi che ora gestiscono la sua di privazione della libertà, all’interno del Centro di identificazione e espulsione di Ponte Galeria, dove ha già passato 33 giorni e da dove rischia di essere rimpatriato quanto prima.

  2. Massaggiatrici da spiaggia e madri di famiglia detenute in nome della sicurezza degli italiani. H. è una di loro. ROMA – Su un piazzale di cemento sono piantate le sbarre di ferro alte quattro metri che delimitano i moduli della sezione femminile del Centro di identificazione e espulsione di Ponte Galeria, a Roma. I posti a disposizione sono 172, sei per ogni camerata. Di notte i cancelli di ogni modulo si chiudono. Nella prima sezione ci sono le ragazze nigeriane, molte sono vittime del racket della prostituzione. Più avanti si trova la sezione delle cinesi. Massaggiatrici da spiaggia e madri di famiglia detenute in nome della sicurezza degli italiani. H. è una di loro. È dentro da 45 giorni. Ma nella sua stanza ci sono quattro donne che sono qui da più di 60 giorni e chiedono che cosa sarà di loro con questa nuova legge. “Dopo tle mesi fai come passo” dice nel poco italiano che conosce. Accanto a lei, si alza dal letto, dove era seduta sulle lenzuola di carta stropicciate, Sunchi. Lei vive a Roma da sei anni. È una dottoressa di medicina tradizionale cinese. A Roma si guadagnava da vivere con l’agopuntura e i massaggi, in un appartamento a Piazza Vittorio. Ha 53 anni. La polizia l’ha fermata due mesi fa a Fregene, sulla spiaggia, mentre faceva massaggi ai bagnanti. In Cina ha un figlio di 25 anni, che si sta per laureare a Pechino. Tra sette giorni scadono i primi due mesi del trattenimento. Ancora non ha ricevuto la notifica della proroga del trattenimento, che potrebbe durare fino a sei mesi secondo le nuove disposizioni. Tuttavia è quasi sicura che non sarà rimpatriata. E come lei le altre donne. Un ispettore di polizia del Cie conferma. L’ambasciata cinese non collabora con le identificazioni. Insomma, sei mesi di detenzione e poi tutto ricomincia come prima. Sunchi lo sa. E per questo – tramite amici che ha fuori – sta continuando a pagare l’affitto del suo posto letto in un appartamento sulla Casilina.C. segue la nostra conversazione. Non vuole che scriva il suo nome, ma ci tiene a far sapere la sua storia. Perché è una di quelle storie che non possono essere taciute. Questa donna di 42 anni vive in Italia dal 1999. E non è da sola. A Forlì la aspettano il marito e i due figli, di 18 e 19 anni. Il suo permesso di soggiorno è scaduto tre anni fa, perché non aveva un contratto di lavoro al momento del rinnovo. Ha provato anche a metterci un avvocato, ma sono stati soldi sprecati. L’hanno fermata a Forlì durante un banale controllo dei documenti, lo scorso 13 agosto. Da allora sente i suoi figli soltanto al telefono. Soltanto tra quattro mesi potrà riabbracciarli e tornare al lavoro, nella fabbrica dove era impiegata in nero.

  3. IO ,CITTADINA ITALIANA,DENUNCIO IL MINISTRUMBERTO BOSSI, PER MINACCE DI RITORSIONE ARMATASE , COME DICE LUI… SI FERMA IL FEDERALISMO.ma c’è in questo Blog,un avvocato che mi dica se si può DENUNCIAREuna minaccia di questo tipo?E PER DI PIù FATTA DA UNA ALTA CARICA DELLO STAO!!!UN MINISTRO.ma , insomma,come si può dire queste cosee non pagarne le conseguenze!!!!Ma questi qui, possono dire tutto e fare tuttoe non pagano mai?Domani cosa dirà…. che scherzava?Denunciamolo..

  4. “Io speriamo che me ne scappo” Da Messina al Vesuvio tra cemento abusivo e urbanizzazione selvaggiaIn Campania c’è un mostro che dorme. Da oltre sessantaanni. Un sonno quello del Vesuvio che non puo’ durare in eterno.E che preoccupa i cittadini vesuviani. Secondo gli esperti della Protezione Civile, “a’ montagna” come lo chiamano i napoletani, si trova in uno stato di quiescenza. Un stato che fa paura. Basta andare sul sito della protezione civile per leggere testualmente “alla luce del comportamento passato si prevede che, qualora l’attività dovesse riprendere entro qualche decennio, la prossima eruzione sarebbe di tipo sub-pliniano, simile a quella del 1631 o del 472. Lo scenario dei fenomeni attesi prevede in tal caso la formazione di una colonna eruttiva sostenuta alta diversi chilometri, la caduta di bombe vulcaniche e blocchi nell’ immediato intorno del cratere e di particelle di dimensioni minori (ceneri e lapilli) anche a diverse decine di chilometri di distanza, nonché la formazione di flussi piroclastici che scorrerebbero lungo le pendici del vulcano per alcuni chilometri.E che metterebbe a rischio una popolazione di 600 mila abitanti che vivono nei 18 comuni costruiti intorno alla zona rossa. Una scenario apocalittico. Dove piu’ che ad un piano di evacuazione si dovrebbe ricorrere a un miracolo di San Gennaro.”Io speriamo che me ne scappo” verrebbe da dire. Visto che si parla di una dell’aree piu’ urbanizzate al mondo. Dove sono oltre 50mila le case abusive, costruite alle pendici del vulcano. Oltre 100mila le domande di condono ancora da esaminare. Un magma di cemento esploso parallelamente al silenzio del vulcano. Cemento che ha invaso le strade potenzialmente tutte vie di fuga in caso di eruzione. Vie di fuga che di fatto sono come tante caselle di un potenziale monopoli. E che ti fa pensare e chiedere cosa potrebbe succedere quando il Vesuvio si svegliasse. E dove il piano di evacuazione previsto dalla Protezione Civile,aggiornato pochi mesi fa, prevede l’allontanamento dei cittadini entro un massimo di sette giorni ad un minimo di 72 ore. Con l”utilizzo del solo trasporto su gomma, privato e pubblico.Prima messa in sicurezza al di fuori della zona a rischio esuccessivo spostamento verso le regioni gemellate. Un piano lineare sulla carta. Ma che si scontra con la realtà urbanistica, sociale ed ambientale dell’area vesuviana. Dove la pianificazione urbanistica è figlia di una cecità che inquesti decenni ha colpito come un virus tutti,indistintamente, istituzioni locali e centrali,amministratori incapaci di abbattere, cittadini che hanno rimosso il rischio. E la longa manus della criminalità organizzata. Ad ammonire sui rischi, soprattutto nel Vesuviano, ultimamente anche Ugo Ricciardi, sostituto procuratore generale a Napoli e coordinatore del settore anti-abusivismo per conto del Pg Vincenzo Galgano. In un’ intervista all’agenzia Il Velino, il giudice antiabusivismo parla del pericolo Vesuvio. Nella vasta area intorno al vulcano «numerose famiglie vivono in abitazioni abusive che non possono essere sanate perché site nella cosiddetta zonarossa. Quelle case andrebbero abbattute subito, proprio per evitare nuove tragedie». E punta il dito sugli amministratori locali .«A volte non conoscono neanche il loro territorio. Molti non sanno neanche quante e quali casea busive esistono. E questo, di fatto, rallenta se non bloccal’iter. Credo che sia necessario avere un maggiore coordinamento tra le realtà locali, la Regione e la stessa magistratura, affinché non si perpetrino scempi e tragedie». Un coordinamento che sembra essere lettera morta. E non solo sul fronte della lotta all’abusivismo. Oggi i cittadinivesuviani poco o nulla sanno su cosa fare e dove andare incaso di allarme eruzione. E ancora piu’ sconosciute sono le regioni gemellate che dovrebbe accogliere i cittadini vesuviani all’indomani dell’evacuazione. “Adda passa’ ‘anuttata”, direbbe il vecchio Eduardo. Con l’aggiunta di un misto di superstizione e fatalismo. Ma con un occhio sempre vigile verso “a’ montagna”. Con la speranza che il suo sonno continui in eterno.

  5. Il Giornale confessa il ricatto contro Napolitano, tanto il lettore medio della testata è abituato a non ragionareE’ assurdo. Folle. Illogico. Paradossale. Pazzesco. L’articolo di Vittorio Feltri, su Il Giornale di ieri, intitolato: “Storia di un patto calpestato. LO ZAMPINO DEL QUIRINALE SUL LODO. Il testo fu concordato dal governo con funzionari di Napolitano, che ne garantì l’approvazione – In cambio della collaborazione, l’esecutivo ritirò l’emendamento (blocca processi) al decreto sicurezza”In sostanza, il direttore del giornale di famiglia sta confessando che il Presidente del Consiglio ha ricattato il Presidente della Repubblica minacciando l’approvazione tramite Parlamento – sempre più chiaramente svuotato delle sue funzioni e ridotto a servitù di un unico uomo – una legge (la blocca processi) ancora più vergognosa di quella che Napolitano firmò nel giugno del 2008.Sono parole di una gravità pesantissima. Si aprono due possibili scenari. Entrambi da voltastomaco: * Ciò che dice Il Giornale è vero. In questo caso abbiamo la conferma del ricatto e della tragica situazione in cui si trova la nostra democrazia. Istituzioni ricattate e al soldo di un solo vecchio e malato – secondo la moglie – uomo. Il Presidente Napolitano si confermerebbe uno dei peggiori Presidenti della Repubblica, che scende a patti e compromessi incostituzionali invece di combattere e denunciare lo schifo antidemocratico di questo governo. * Ciò che dice il Giornale è falso. In questo caso stiamo assistendo ad un attacco senza precedente contro la prima carica della nazione. Se così fosse, mi chiedo dove sono quelli che gridavano allo scandalo per parole, spacciate come offese, come “Morfeo” o “Dormiente”. Chissà se ora la loro indignazione è proporzionale per questo che sembra essere l’attacco più grave della storia delle Repubblica.In tutto ciò emerge un fatto chiaro e sicuro. Una testata nazionale, di proprietà del Presidente del Consiglio, può scrivere, senza alcun indugio e senza esporre la minima prova, gravissime affermazioni contro il Presidente della Repubblica sapendo che tanto il loro lettore medio è un addormentato che difficilmente userà la propria testa per comprendere l’autogol clamoroso che Vittorio Feltri ha appena segnato ai danni di Berlusconi.

  6. MafiaMafia è pedinare il giudice MesianoMafia è mostrarne , volto , abitudini , postiMafia è mettere in televisione un avviso per ilgiudice e per la mafiaMafia è dare del pedofilo , và con le bambine achi grida che Berlusconi è anticostituzionaleMafia è andare con le adolescenti , andare aputtane , fare orgeMafia è rallentare i contratti di Anno ZeroMafia è non dare il contratto a TRavaglioMafia è togliere l’assistenza legale a ReportMafia è insozzare la corte costituzionaleMafia è definire MANGANO UN EROEMafia è denigrare Roberto SavaianoMafia è lo scudo fiscaleMafia è negare al meetup di Sanremo unabiciclettata per la paceMafia è negare a Grillo gite , piazze e luoghisceltiMafia è insultare mediaticamente tutti gliavversari politici e nonMafia è incontrare con i bafffi la MafiaMafia è negare che esistaMafia è ascoltare il TG5 mattutinoMafia è impadronirsi dello stato sulla base difalse elezioni , andando contro la volontàpopolareMafia è il controllo dei mediaMafia è il cartello delle grandi opere inutiliMafia è distruggere istituzioni , economia elavoroMafia è distruggere l’ambiente , la scuola , lasanità.Mafia è ridicolizzare il papello o negarne laveridicitàMafia sono le leggi ad personam , lodo schifanied AlfanoMafia è non onorare i caduti e boicottare iprocessi sull’uccisione di Falcone eBorsellinoNoi siamo tutti santi laici : VIVI.

  7. Mediaset si è ridotta a una tv di mera propaganda. Penosi e demenziali i commentatori di quel servizioIl giudice Mesiano spiato dalle telecamere Mediaset. In tv va in onda il doppiopesismo, la ritorsione verso i nemici e le minacce.

  8. Hanno spiato Berlusconi dal buco della serratura, hanno fotografato e registrato la sua vita privata fin quasi nel cesso, e hanno pubblicato foto e registrazioni sui loro luridi fogli nazionali ed internazionali, dandole in pasto alle parrucchiere. Ma il Giudice Mesiano, quello del Lodo Mondadori no, non si può riprendere neppure quando cammina per strada. E’ lesa maestà.

  9. Certo che lo si può riprendere a patto che la cosa abbia un interesse diverso da quello di voler insinuare dubbi demenziali (ha un comportamento strano…..calzini azzurri) banalità tendenti solo a screditare e indurre a pensare che il giudice non sia a posto di testa.Così come insinuare che l’avventa promozione è frutto dello sgarbo a Berlusconi, quando la stessa era già stata deliberata oltre un mese fa.Vorrei ricordare che questi metodi erano non erano usati nemmeno dalla Pravda di sovietica memoria ma solamente dal KGB, che evidentemente fa ancora scuola.

  10. Sparano Caxxate, per Ora…. Perché si continua a far studiare ai nostri figli la leggenda risorgimentale? Perché non si dice la verità sul fascismo? Perché non si dice la verità sui crimini e le stragi dei Savoia nel Sud del Belpaese, nei Balcani, in Grecia e in Africa? Oggi ci ritroviamo al potere sindaci imbecilli che ricordano quegli assassini intitolando loro strade e piazze, rimangiandosi ciò che la Costituzione antifascista e repubblicana aborrisce.A Palmanova, il sindaco Alcide Muradore di Alleanza Nazionale, il partito di Fini, ha fatto restaurare sulla facciata delle scuole elementari la scritta >.Il sindaco di AN di Muggia Lorenzo Gasperini ha annotato di suo pugno, ai bordi di un documento la scritta.Il nuovo sindaco di Trieste, Roberto Di Piazza, sempre di AN, ha fatto collocare nella galleria comunale il ritratto del podestà fascista Cesare Pagnini, deportatore di ebrei.All’Aquila il sindaco di centro-destra Biagio Tempesta ha dedicato la nuova piscina comunale ad Adelchi Serena, ex podestà e segretario del Partito fascista.A Bari, il sindaco Simeone Di Cagno Abbrescia e l’attuale vicepresidente del Consiglio dei ministri Gianfranco Fini hanno inaugurato il busto di Araldo di Crollalanza, podestà di Bari e commissario della Camera durante Salò.In Sicilia il sindaco di Tremestieri Etneo, Guido Costa ha dedicato una strada a Benito Mussolini. Un altro campione, servo delle ideologie nordiste, cioè il sindaco di Ragusa, Domenico Arezzo, di AN vuole erigere un monumento a Filippo Pennavaria, fascista locale, ritenuto liberatore di Ragusa, che negli anni ’20 era a stragrande maggioranza di sinistra;dice l’Unità del 27 ottobre del 2001 che “ tra i fatti salienti della sua vita, c’è l’uccisione di una sessantina di antifascisti”.Sparano Cazzate, per Ora….

  11. Quella manifestazione che fa tremare SilvioProveranno ancora ad attaccare Facebook da qui al 5 dicembre. E forse tenteranno altre strade se è vero, come tanti segnali più o meno chiari lasciano pensare, che il vero obiettivo di Berlusconi e dei suoi dipendenti è quello di impedire o depotenziare il “No Berlusconi Day”, la “rivoluzione viola” nata per iniziativa di un gruppo di blogger democratici proprio su Facebook. Insomma, la manifestazione del 5 dicembre non s’ha da fare. Ripercorriamo con ordine la cronologia degli eventi. All’indomani della sentenza della Consulta sull’ex Lodo Alfano, ossia il 9 ottobre, nasce su Facebook il gruppo che convoca la manifestazione nazionale per chiedere le dimissioni di Berlusconi: migliaia di iscritti in poche ore. In men che non si dica il Tg4 di Emilio Fede parte all’attacco di Facebook proponendo un sondaggio (a pagamento) tra i propri telespettatori: “Secondo voi Facebook andrebbe chiuso?”. Ma che domande: il 78% dei sondaggiati paganti risponde di sì, andrebbe chiuso. E perché? Semplice, secondo Fede, Facebook istigherebbe al suicidio. E come si spiegherebbe sennò, sempre secondo Fede, la tragedia del 15enne di Napoli, Carlo D’Unzo, che si è tolto la vita dopo aver annunciato il suicidio tre giorni prima su Facebook? Qualche giorno dopo, il 14 orrobre, “Il Giornale” di Berlusconi tira fuori la storia di un iscritto al Pd di Modena, il 22enne Matteo Mezzadri, che sul suo status di Facebook si interroga su come sia possibile “che nessuno sia in grado di ficcare una pallottola in testa a Berlusconi”. Un’espressione infelice che dà il via alla campagna di Feltri sugli “aspiranti killer” del web”, paginate di allarmismi che tendono ad affermare una tesi: Berlusconi è in pericolo, troppa gente lo vuole morto. Per esempio, le “Brigate combattenti” che fanno pervenire una lettera (il 16 ottobre) alla redazione del Riformista, in cui si minaccia ancora una volta Berlusconi: “La sentenza sarà inevitabile”. Ovviamente una lettera tarocca, “inattendibile” secondo gli investigatori, il “delirio di un matto” secondo Fini anch’esso minacciato dalle inesistenti “Brigate Combattenti”. Nel frattempo, il gruppo Facebook che chiede le dimissioni di Berlusconi tocca i 50.000 iscritti. A quel punto interviene Alemanno sguainando la spada di un’ordinanza che limita fortemente il diritto a manifestare per le strade della Capitale. Passano due giorni e a rivitalizzare l’allarme sicurezza per il Premier ci pensa ancora una volta “Il Giornale” che scopre su Facebook un covo di “aspiranti killer”, ben 11.000, che si riunisce nel gruppo “Uccidiamo Berlusconi”: una pagina nata nell’ottobre del 2008 e che diventa, improvvisamente, la suprema minaccia all’incolumità di Berlusconi. Intervegnono ben tre ministri. Angelino Alfano: “Chi inneggia all’odio commette un reato penale”. Roberto Maroni: “Stopo alla pagina antiBerlusconi. Non esiste un paese al mondo dove qualcuno può scrivere su un sito uccidiamo il premier”. Franco Frattini: “Sono costernato, sembra un ritorno agli anni di piombo”. Sono costernati al punto che, mentre la Procura apre un’indagine, i ministri scrivono a Palo Alto per chiedere l’immediata chiusura della pagina. Immediata la reazione del Pd che per bocca del suo segretario, Dario Franceschini, rivendica la par condicio del delirio: “Anche noi siamo stati minacciati su Facebook” mica solo Berlusconi. In realtà, la lista dei minacciati su Facebook e lunga e va da Marco Travaglio a Federico Moccia, da Virgola a Chuck Norris. Resta il fatto che, nel frattempo, il gruppo che chiede le dimissioni di Berlusconi tocca quota 90.000 iscritti, fonda comitati locali in ogni parte d’Italia e del mondo, richiama le attenzioni della stampa internazionale. Insomma, è pericoloso. Per questo c’è da aspettarsi nuove offensive. Quali? Lo scopriremo solo vivendo. C’è da augurarsi soltanto che non si ispirano a pratiche di un cupo passato che sono esattamente quelle che la “Rivoluzione Viola” si propone di superare per dare finalmente vita ad un Paese migliore e più moderno, un’Italia deberlusconizzata.Ci vediamo tutti sabato 5 dicembre, ore 14 in Piazza della Repubblica (Roma)

  12. SE EVA GOVERNA DA SEMPRE IL PISTOLINO DI ADAMO…PUO’ BEN GOVERNARE IL PISTOLINO DEL PAESELe donne capiscono, meglio degli uomini, le diversità sessuali.. perchè nel loro DNA è configurata una mappa più ampia di geni predisposti al desiderio erotico e perchè hanno più familiarità con la diversità..Ma non è questo il punto. Il punto è capire che quando si ricopre un incarico istituzionale non si possono mischiare i livelli del privato e del politico..Clinton è andato a casa per lo scandalo con una stagista che riceveva per rapporti intimi alla Casa Bianca..Il premier non si è dimesso per le escort a palazzo Grazioli.. Marrazzo si è autosospeso dopo due giorni di menzogne..Il primo ministro usava la casa di Stato, Marrazzo usava la macchina di servizio…Per le scelte private si agisce con riserbo..certo non si sommano vita pubblica e vita privata in una girandola scomposta.. Non c’è moralismo nel nostro giudizio..pensiamo soltanto che il nostro paese non abbia bisogno di ricatti, menzogne, odori malsani che danneggiano in modo irreversibile la democrazia..Pensiamo anche che le donne non agirebbero nello stesso modo se avessero il potere nelle loro mani..perchè essere portatrici, per natura, di vita, porta a rispettare quella degli altri, dei tanti cittadini oggi schifati e sconcertati dai comportamenti dei loro rappresentanti nelle istituzioni..Chiediamo tregua, per tutti, per poter vivere con consapevolezza la giornata quotidiana, alle prese con i prezzi in salita, con gli asili che non ci sono per i nostri figli, con le scuole che non funzionano in modo adeguato.. E vogliamo contare di più, certe che faremmo non solo i nostri interessi ma quelli di tutta l’intera società di uomini, donne, bambini, anziani, diversi di ogni colore, razza e tendenza sessuale..

  13. Che sarebbe la politica senza sesso e giustizia ?Sono tanti i problemi di questo paese, molti vecchi e incancreniti, altri più giovani ma non meno gravi a causa di una crisi economica mondiale fra le più gravi mai vissute dalla societrà capitalistica. Aziende che chiudono e licenziano o nella migliore delle ipotesi mettono i cassa integrazione i propri dipendenti. Milioni di cittadini che hanno visto dilapidare i propri risparmi della crisi della finanza e del risparmio. Centinaia di persone che continuano a morire sul luoghi di lavoro a causa delle inadempiemze in materia di sicurezza dei luoghi di lavoro. Disastri naturali causati dall’incuria dell’uomo nella gestione del territorio. Disastri ambientalio causati dalla natura ma una natura che ha visto modificato e violentato l’ambiente. Sarebbero sufficienti questi cinque problemi per tenere impegnata la nostra classe politica, sia la maggioranza che ci governa che l’opposizione che dovrebbe svolgere una funzione di controllo e verifica, giorno e notte senza possibilità di distrazione per portare il paese fuori si da una crisi senza precedenti ma anche per trasformare un paese dominato dalla malavita e dagli interessi privati, in un vero paese moderno e dinamico che abbia a cuore il benessere dei propri cittaddini. E invece ci troviamo da diversi mesi a questa parte a parlare di tutt’altro in ogni dibattito poltico ed in ogni trasmissione televisiva. Ma d’altra parte come è possibile parlare d’altro ? Come è possibile parlare seriamente dei problemi del paese con un presidente del consiglio che promette incarichi politici e carriera nel mondo dello spettacolo in cambio di favori sessuali ? Come è possibile parlare dei problemi reali dei cittadini con una maggioranza guidata da un presidente del consiglio che è stato ricnosciuto indirettamente, come corruttore, considerato che colui che si è fatto corrompere è stato condannato in un processo ? Come è possibile ancora parlare con una maggioranza che si trova sotto scacco continuo del nuovo partito fascista del terzo millennio, la Lega. Come è possibile affrontare i problemi seri di questa martoriata Italia con chi ritiene di essere unto dal popolo e quindi immune da qualsiasi critica solo per aver ricevuto la maggioranza dei voti alle ultime elezioni politiche ? Come è possibile un confronto serio con chi tratta la nazione come cosa propria e gestisce la politica non secondo la costituzione e nell’ambito delle istituzioni che rappresenta, ma solo e comunque sul canale dell’amicizia ? Come è possibile confrontarsi serenamente con chi vuole evitare un parallelo fra gli scandali a sfondo sessuale che hanno colpito figure di spicco dei due schieramenti, il cui comportamento è stato esattamente l’opposto. Uno continua imperterrito nella sua opera mentre l’altro, molto correttamente, si è dimesso e ritirato dalla vita politica.Insomma a tutti farebbe piacere parlare proprio d’altro, e sarebbe molto semplice anche in presenza di scandali del tipo di quelli a cui si è assistito: una volta scoperti con le mani nel barattolo della marmellata sarebbe sufficiente abbandonare la vita politica.

  14. Pornocrazia: Berlusconi Boffo Marrazzo, chi sara’ il prossimo?Oramai la cronaca incalza e il polverone mediatico rischia di appannare il tema di fondo, che sottende gli eventi: Berlusconi, Boffo, Marrazzo…chi sarà il prossimo? Ogni caso fa a sé, ma il filo che li lega, al di là di personalità e di sensibilità individuali così diverse, è quello tra sessualità e politica in generale, e tra sessualità maschile e politica più specificamente. Bisogna fare molta attenzione però a non cadere in un certo sensazionalismo, che tutto confonde, e non cedere alla tentazione che vede in questo defilé di “scandali” la premessa di una resa dei conti sul teatro immaginario del conflitto fra i sessi. Tutto ciò che sta avvenendo ha ben poca relazione con quanto guadagnò la scena negli anni settanta-ottanta e l’agonismo sessuale che fece da volano di una crisi profonda del cosiddetto patriarcato è da tempo alle nostre spalle. C’è anzi un’agonia dell’agonismo sessuale: la cronaca ci chiarisce la portata distruttrice (e attuale) di un classico logion lacaniano: non c’è rapporto sessuale. Fra uomini e donne, verrebbe da dire, la parola è al portafoglio o alle armi, la borsa e/o la vita, e quindi non c’è nessuna relazione. Le pratiche di cancellazione, a partire da quella letterale della violenza e della morte inferta con sempre maggiore frequenza ha incrinato oramai lo specchio immaginario della differenze, di sesso o di genere importa poco. Non c’è più ordinante specularità , l’Altro si rifrange su un prisma che ha mandato all’aria le identificazioni ammesse. Se il patriarcato è incrinato in profondità, è sempre il Fallo, il fallo disincarnato dai Nomi-del-padre, la sua logica, a distribuire le carte coperte sul tavolo da gioco. Situazione pericolosa come poche. Lo sanno, in primis, le donne, così come lo sanno gli omosessuali, le lesbiche, le transessuali.Tutto ciò si dipana chiarendosi alla nostra comprensione se cogliamo il senso esatto del trilemma, denaro/sesso/potere, su cui ha meritoriamente insistito Ida Dominijanni in questi mesi. Ora di questo trilemma, o di questo annodamento, il meno che si possa dire è che non va da sé. Ha una sua storia, e degli antecedenti, che riprendo a modo mio da un vecchio ma attuale lavoro di Jean-Claude Milner.L’assiomatica moderna (e maschile, con poche eccezioni) in materia di sessualità stabilisce un sistema di equivalenze interno a una transazione mercantile, che ha nel matrimonio il suo punto di addensamento istituito. Questo segmento sesso/denaro non ri-conosce l’alterità, la sua qualità, se non nella forma del valore d’uso. Le qualità di un corpo, di un soggetto sono essenziali, ma solo in quanto entrano in un sistema onnilaterale di relazioni di scambio. Levi-Strauss ha studiato la pre-istoria di questo sistema di scambio-circolazione (delle donne) in regime chiuso, che solo nel capitalismo conosce il suo pieno, “libero”, matrimoniale dispiegamento. D’altra parte lo stesso Marx nel Capitale analizza questa particolarità delle merci che contano sì per le loro “qualità”, ma solo entrando in circolazione attraverso un sistema di equivalenze, che per così dire pareggiano le differenze. La nascita e la storia stessa della democrazia moderna è largamente tracciata dallo stesso problema.E non di altro ci parla Lacan, nel Seminario del 1968, che di quel “plusgodimento”, assolutamente omo-logico con il plusvalore marxiano, e che è il cuore mistico del sistema delle equivalenze. E di passata bisognerà riconoscere in questo cuore mistico non tanto il “simbolico maschile”, quanto i tratti della gestione maschile (e della sussunzione capitalistica) del simbolico, che sono ben leggibili nella filigrana degli scandali di questi mesi. E’ il valore aggiunto e mortifero del godimento –il plusgodimento- il vero risvolto dell’assenza di rapporto sessuale.Ma l’assiomatica della modernità in materia di sessualità non è esaurita dal paradigma sesso/denaro. Ad esso se ne affianca un altro, che trattiene l’Altro, come figura indispensabile al piacere. Quell’altro che la transazione mercantile-matrimoniale disperde inevitabilmente. E’ il paradigma sadiano dell’uso del corpo. La pura esperienza dell’altro come pura differenza fra corpi diversi che si incontrano. L’oppressione, minuziosa e maniacale, di un corpo sull’altro ne è lo strumento. Tuttavia se si legge quel capitolo de La filosofia del boudoir, che ha per titolo Francesi, ancora uno sforzo per essere repubblicani, si capisce che lì sotto si agitava qualcosa di più vasto che non una singolare propensione perversa. Per Sade è profittevole godere in modo libero, e privo di freni, del corpo di una donna solo se lei è sollevata dalla repressione parentale e dal sistema matrimoniale. In caso diverso non potrebbe occupare il posto dell’Altro. Di qui la “proposta” di abolire il matrimonio. Ora questo paradigma, che ricopre l’altro segmento del trilemma, quello del rapporto fra sesso e potere, ha avuto un suo seguito. Se intorno a Sade, autore piuttosto noioso, si è stratificato un lavoro critico di portata straordinaria, si può supporre che non sia per caso. Se poi si pensa che di nient’altro ci hanno parlato Baudelaire e Mallarmè nell’ottocento, Bataille e Lacan e Pasolini nel novecento, percepiamo la portata simbolica di questo secondo e separato segmento del discorso sessuale. Ma se, tanto per non farsi mancare nulla, si registrasse che anche autrici di un certo femminismo a torto qui da noi considerato laterale (De Lauretis, Sedgwick, Preciado) si inseriscono in questo filone, per ri-significarlo, il quadro diventerebbe anche più completo.Ora ciò a cui stiamo assistendo è la chiusura di questa forbice, di questo sistema a due segmenti in favore di un unico annodamento, che si enuncia appunto: denaro/sesso/potere. Ne va misurata la portata, sapendo che non si tornerà indietro –non si torna mai indietro.Quello che meno convince nella discussione di questi mesi è che si ritiene il problema di natura esclusivamente maschile. Non è così. L’annodamento è potuto avvenire perché il paradigma dell’ “uso del corpo”, sfumate o ridotte a gioco erotico le sue risonanze estreme, si è “democratizzato” e ha visto l’assunzione di un ruolo attivo anche da parte di molte donne. Lo scambio fra sesso e potere avviene anche a partire da un uso del corpo (proprio) da parte delle donne. E’ quanto a suo tempo ci hanno spiegato e rispiegato, poco ascoltate per la verità, Michi Staderini e Roberta Tatafiore. Le donne –è vero- restano in questo sistema in una sorta di “esclusione interna”. Contrattano al suo interno, ma pur sempre in un regime di dipendenza. L’arretramento antropologico e anche una certa torsione delle relazioni hanno investito la società nel suo complesso. Siamo oramai di fronte all’esercizio diffuso di un sesso “senza sessualità”, oltre che senza amore. Una società non è fatta di parti a tenuta stagna, sicché dire che la questione è maschile, e insomma che siamo oramai vicine al momento in cui, nudo il re, si approssima l’ Arc de Triomphe della differenza femminile, significa mancare la cosa e il nodo decisivi.C’è da dire che il pensiero della differenza sessuale sembra oramai inclinare verso un’ideologia della differenza sessuale. Registrare il regime delle differenze dopo il tramonto del patriarcato esigerebbe una plasticità di pensiero che la prassi della ripetizione preclude. Come si vede dalle cose – un pò sessiste- dette da Dominijanni all’Infedele a proposito di quelle transessuali, che ha trovato congruo definire “uomini mascherati da donne”. Mentre gli uomini che se ne sentono attratti sarebbero i risibili “omosessuali inconsci” di una diffusa e giornalistica psicoanalisi all’amatriciana. Anche al netto della tara che ogni discorso televisivo impone, si tratta di affermazioni che hanno un livello scientifico degno di un sovrappensiero di Nonna Abelarda, una caratura etica paragonabile alle incursioni della Santanché, un tenore politico degno del miglior Gasparri. C’è di che riflettere.Le transessuali che si prostituiscono non hanno un problema molto diverso da quello delle varie Patrizie e Noemi. Problemi che ci coinvolgono per quello che veicolano. Solo, le donne transessuali che vivono ogni giorno la propria condizione, che sempre più fanno (o cercano di fare) un lavoro di tipo diverso, e che vogliono essere rispettate come persone, si sentono una pistola carica puntata addosso. Spiace dover prendere atto che un po’ di munizioni sia disposta a fornirle una femminista storica.Un passaggio è oramai avvenuto, destinato ad avere conseguenze rispetto a quando l’esclusione femminile era “esterna” e di marca patriarcale. La sessualità come connettore della disgiunzione sessuata sembra oramai sotto la spada di damocle della sentenza lacaniana.Bisogna pensarla di nuovo. E smettere di fare l’imitazione di “un’enorme autorevolezza femminile” che è lontana dall’essere conquistata, e che, mancando, ci vede tutte in pericolo.

  15. Liberarsi di Berlusconi per Salvare la democrazia “Berlusconi considera la democrazia, in quanto tale, un impaccio, una perdita di tempo, quando non un vero e proprio ostacolo alla sua «politica del fare”Ricordate la pirotecnica esternazione di Berlusconi sull’inutilità del Parlamento? E ricordate la sua proposta – guai a non prendere sul serio il caudillo – di fare del voto nelle aule di Montecitorio e di Palazzo Madama la prerogativa esclusiva dei capigruppo? In quell’occasione non molti diedero credito a quella che dovette apparire come una grossolana boutade . Nell’area della maggioranza non si udì un solo sussulto, foss’anche soltanto di dignità. Con l’eccezione di Fini che, come presidente della Camera, non poteva apporre il proprio marchio a questa intenzione di manifesta impronta eversiva. Poco dopo, toccò ancora alla terza carica dello Stato disporre la chiusura del Parlamento per ben nove giorni, in ragione della mancanza di materia su cui discutere e votare (considerato il carattere ormai ordinario della decretazione d’urgenza), oltre che a causa della impossibilità tecnica di varare provvedimenti privi di copertura finanziaria. Insomma, una vera e propria sospensione del lavoro parlamentare e il ricorso ad una sorta di cassa integrazione per i rappresentanti del popolo, con la variante che la messa in libertà di deputati e senatori non comporta decurtazione alcuna dei loro non proprio modesti emolumenti. Ora la Repubblica ci rivela che, in realtà, fra il 1° maggio e il 31 ottobre di quest’anno i senatori hanno lavorato, al netto delle ferie, per 8,6 ore la settimana, e i deputati per 18. In questo periodo, le leggi approvate sono state 47, 36 delle quali preconfezionate dal Consiglio dei ministri, mentre per ben 25 volte, negli ultimi diciotto mesi, il governo ha posto la fiducia malgrado la straripante maggioranza di cui dispone in entrambi i rami del Parlamento. La qual cosa è la più lampante dimostrazione che neppure la trasformazione della maggioranza in un’accolita di solerti “signorsì” è ritenuta dal presidente del Consiglio una garanzia sufficiente e che il più piccolo scarto, la più elementare ed innocua dialettica politica è considerata un attentato al regime autocratico che egli personalmente incarna. Del resto, non è stato Federico Confalonieri, in una illuminante intervista a La Stampa di qualche giorno fa, ha rivelarci, candidamente, che Berlusconi considera la democrazia, in quanto tale, un impaccio, una perdita di tempo, quando non un vero e proprio ostacolo alla sua «politica del fare»?

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