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Ferrero-Diliberto, ecco l’accordo

 

su Il Manifesto del 01/03/2009Grassi (Prc): vanno bene le liste aperte, ma con i segretari ai primi posti

Le schermaglie dei giorni scorsi tra Ferrero e Diliberto sul concetto di «pari dignità» paiono ormai superate. La lista anticapitalista e comunista per le europee Prc-Pdci si farà. «Nessuna pausa, il percorso è tracciato e non c’è nessuna subordinata», dice senza ombra di dubbio Claudio Grassi, responsabile organizzazione rifondarolo. «Per noi questa alleanza anticapitalista non è in discussione – concorda un dirigente vicino a Ferrero come Giovanni Russo Spena – ma non sarà solo una lista di comunisti, è un’alleanza aperta a tutta la sinistra politica, sindacale e di movimento, inclusi Vendola e compagni».
Ora però si tratta di sedersi attorno a un tavolo. Perché non è che le spine non manchino. Ovvio che la cancellazione del rimborso spese per le liste che superano il 2% decisa in commissione alla camera rende l’esigenza della fusione Prc-Pdci ancora più forte. Soprattutto per Rifondazione, sicura di superare il 2% ma più a rischio sul 4. Forse è per questo, prima di aprire le trattative, che il Pdci ha voluto alzare i toni.
Comunque sia, lo scambio di sms inferociti nei giorni scorsi tra Ferrero e Diliberto è ormai alle spalle. «L’unità della sinistra sotto una sola falce e martello è molto sentita nella base dopo il disastro dell’Arcobaleno. Una Rifondazione allargata, aperta a sinistra, è un progetto politico che va al di là del risultato elettorale», spiega Russo Spena, ammettendo che superare l’asticella del 4% sarà dura perché non sempre 1+1 in politica fa 2. Per raggiungerla servono nomi. Per ora si sa che i Comunisti italiani seguiranno la tagliola statutaria dei due mandati, il che escluderebbe dalle liste l’eurodeputato Marco Rizzo. Si sa anche che il candidato più accreditato a piazza Augusto Imperatore è Gianni Pagliarini, buon presidente della commissione lavoro della camera con l’Unione. Ma senza i «big» fare il pieno potrebbe essere impresa ardua.
Grassi è esplicito: «Secondo me i segretari e le figure più rappresentative dei vari partiti devono essere candidati». Un’ipotesi che piace da tempo a Oliviero Diliberto ma che non convince Paolo Ferrero. Tuttavia, anche se poco tempo fa la candidatura del segretario del Pdci era vista come fumo negli occhi a via del Policlinico (prodromo all’unità dei comunisti tout court) oggi la situazione è più fluida e le barricate sono state abbassate. Viceversa, proprio perché il Pdci non vuole annessioni, la candidatura del segretario può essere una garanzia. Ultima grana il simbolo. Scontata la falce e martello e pregiudiziale, per Rifondazione, la scritta Prc- Sinistra europea tutto è possibile. Il Pdci vorrebbe qualcosa che lo distingua dal partito da cui si è scisso 11 anni fa ma a rigor di logica appaiono schermaglie non insormontabili.
Procede più o meno spedita intanto anche l’altra ipotesi di aggregazione. La Sinistra di Vendola, Fava, Verdi e socialisti qua e là è già una realtà a macchia di leopardo. Nel Lazio, per esempio, è già nata a tutti i livelli istituzionali, sia in provincia e che in regione. A questo proposito in casa rifondarola le critiche non mancano. Giovanni Russo Spena non è convinto da un’unità a tutti i costi: «Non è che per salvare la democrazia da Berlusconi poi a Strasburgo ti presenti con chi vota a favore della Bolkestein con il Pse o è per la stretta al diritto di sciopero come i radicali». «La verità è che il nostro progetto ha una forza intrinseca, chi vuole unire la sinistra almeno cominci con l’unire i comunisti», commentano ai piani alti del Pdci. Oltre la retorica delle primarie, insistono, è ovvio che gli eletti in un cartello elettorale post-arcobaleno saranno decisi dalle preferenze sottoscritte dagli apparati di partito rimasti.

                    Matteo Bartocci

Ferrero-Diliberto, ecco l’accordoultima modifica: 2009-03-03T09:26:07+01:00da
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