Alexis Grigoropoulos, 15enne ucciso (foto Indymedia)  (Foto Indymedia)          http://img528.imageshack.us/img528/8228/anarchyrossasfondonerook2.png    

 

Sabato sera, per le strade di Atene, Alexis Grigoropoulos, un ragazzo di soli 15 anni, è stato ucciso da un agente di polizia. L’omicidio volontario è avvenuto a sangue freddo.

In molte città della Grecia, da Atene a Salonicco, si è acceso il fuoco della protesta.

Manifestazioni politiche e studentesche, cortei e scontri contro una polizia per l’ennesima volta omicida, assalti a banche ed esercizi commerciali, continuano oggi per il terzo giorno consecutivo.

La protesta potrebbe saldarsi con lo sciopero generale indetto per mercoledì prossimo, sebbene i docenti universitari l’abbiano anticipato già da oggi. Scuole chiuse e celebrazioni per le festività natalizie annullate.

La morte del giovane compagno, vicino ad ambienti anarchici, è riuscita in Grecia a infiammare le coscienze dell’intera opposizione al governo di destra. Non solo la sinistra comunista di Syriza e Kke, ma anche il più moderato Pasok, sono in mobilitazione. E ancora: l’agente di polizia è stato arrestato, mentre il ministro agli Interni ha offerto, oltre alle proprie scuse, anche le dimissioni.

Che strano, però! Nella vicina Grecia, nonostante la tragedia e il disordine scaturito dall’omicidio, riesco a notare ancora un filo di rabbia, di voglia di lottare, di indignazione per la morte di un ragazzino che amava i propri ideali. Riesco a vedere la dignità di migliaia di persone, comunisti, anarchici, semplici elettori di sinistra, che scendono nelle piazze e agitano le coscienze nazionali e non solo.

L’eco di questi fatti arriva in Italia proprio quando sembra che l’Onda, l’Onda anomala (purtroppo sempre meno anomala, perché in fase di declino tipicamente italiano), stia pian piano morendo.

Questo clamore arriva, però, anche a distanza di sette anni dagli infami fatti del G8. Stesso copione: un ragazzo, un uomo in divisa, un’arma (la pistola, non l’estintore) e un corpo a terra privo di vita, quello del giovane Carlo, sparato, stirato e sfregiato.

In Italia, però, il rispetto delle Istituzioni è così forte che non ci si scusa mai, ci si dimette solo quando si è nel giusto. La lontana ipotesi di aprire una Commissione Parlamentare d’inchiesta sull’omicidio Giuliani, su Bolzaneto e sulla Diaz, è morta sotto i colpi di alcuni personaggi dello stesso centrosinistra (tra i tanti anche Di Pietro, che ora vuol fare l’incendiario, il rivoluzionario con le manette). E poi la promozione ai più alti gradi dei responsabili di quella mattanza, l’assoluzione dei tanti, la brutta verità sulle bottiglie molotov, e tanto, tanto altro ancora.

Ma non basta, a noi non basta questo. Chiediamo anche più sicurezza, più controlli, più severità.

Vogliamo i soldati nelle città. Cazzo, i soldati!

Insomma, è diverso il Paese, è diverso lo Stato, ma son diversi anche i cittadini.

Siamo diversi noi, un po’ più obbedienti e buoni, ma anche più servi e coglioni.

In memoria di Alexis Grigoropoulos, ragazzo.  

 

 

 

Raffaele Emiliano

“Non mi uccise la morte, ma due guardie bigotte” (Faber)ultima modifica: 2008-12-08T18:18:00+01:00da casadelpopoloff
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20 Thoughts on ““Non mi uccise la morte, ma due guardie bigotte” (Faber)

  1. L’Italia è una storia diversa.I genitori di Carlo Giuliani hanno istituzionalizzato la protesta del figlio nel suo nome.La sinistra sinistra ha poco appeal agli occhi del proletariato e del ceto medio in crisi per la ragione (grande quanto una montagna) che è per il “pubblico” e per lo “stato” che in Italia significa parassitismo burocratico dei sindacati e dei ministeriali, corporativismo dei privilegiati e dirigismo delle imprese pubbliche comunali e statali. Insomma la sinistra sinistra è compagna delle categorie più odiate dagli italiani per cui è impossibile che essa possa essere destinataria dell’afflato del popolo in protesta.La sinistra sinistra non ha preso posizione chiara sull’attacco che sta subendo la magistratura da parte della politica. La prima sentenza favorevole del G8 contraria ai poliziotti violenti di circa due anni fa è stata tenuta nascosta mentre la sinistra sinistra ha votato a favore del “garantismo per gli impuniti” che non vogliono farsi indagare e controllare come nel caso di Massimo D’Alema.Ora spero proprio che facciate mea culpa e non ve la prendiate col popolo se non accetta di farsi prendere in giro.

  2. «Dolofonoi», Assassini: questo è il grido per le strade e le piazze in fiamme di Atene e della Grecia scritto a caratteri cubitali sulle mura del Politecnico assediato dai reparti antisommossa, dipinto sugli striscioni di cento manifestazioni, urlato dai giovani in rivolta che sfidano il governo delle destre e la criminalizzazione del movimento, dalla notte fra sabato e domenica scorsa. Da quando Alexandros Grigoropoulos, 15 anni, un volto ancora da fanciullo, casa borghese alle spalle, in giro con gli amici la sera di San Nicola, è stato ucciso da un proiettile nel cuore: un proiettile di Stato, sparato da un agente di pattuglia nel quartiere studentesco e autogestionario della capitale, Exarchia. Proprio davanti al Museo Archeologico Nazionale cioè alla vecchia sede del Politecnico, dove nel 1973 gli studenti sfidarono il regime dei colonnelli, repressi nel sangue. Exarchia: lo stesso quartiere dove nel 1985 un altro studente adolescente fu ucciso dal piombo della polizia.E’ una storia greca, certo. Ma la campana di Atene (e di Salonicco, Patrasso, Rodi, Creta…) suona per tutti. Perché quello di Alexandros è un assassinio di Stato maturato in una temperie che vede il governo Caramanlis impegnato nella ricerca del “potere della paura” come tanti altri in questo scorcio del primo decennio degli anni 2000. E perché il movimento giovanile che ne è stato colpito e che ora reagisce è uno dei protagonisti, come l’Onda in Italia, d’un serpeggiante movimento europeo insorto in coincidenza con un passaggio macroscopico: la crisi globale.

  3. Caro Antonio,credo che il tuo discorso esuli “alla grande” dal dibattito proposto nel post.Cosa c’entrano “parassitismo burocratico dei sindacati e dei ministeriali, corporativismo dei privilegiati e dirigismo delle imprese pubbliche comunali e statali” con quanto ho scritto?Cosa c’entra Carlo Giuliani con Massimo D’Alema?E soprattutto qual è quella che tu definisci “la prima sentenza favorevole del G8 contraria ai poliziotti violenti di circa due anni fa”?Mi son perso qualcosa, oppure dare qualche annetto e due euro di multa a un assassino è una grande e favorevole sentenza?E la prescrizione dei reati? E il reato di saccheggio rispolverato per i manifestanti dopo millenni, dalle invasioni barbariche? E la promozione a più alti incarichi istituzionali degli aguzzini?Qui la gente si fa prendere per il culo da sola, dalla televisione, dal perbenismo e dal conformismo del rispetto delle Istituzioni.Non c’è bisogno della sinistra sinistra (in una parola, caro Antonio, sinistra… non ci ni stannu assai!) per farsi prendere in giro.Quanto alla magistratura, se è vero (ed è vero) che sta subendo un attacco dalla politica, è vero pure che per tanti anni è andata a braccetto con la politica… Troppe volte è venuto a mancare il limite tra politica e giustizia, tra politica e magistratura. Ne abbiamo tracce anche in Parlamento, esempi non secondari.Ci sono problemi ben più concreti, che io pongo molto prima di questi attriti istituzionali.C’è la fame, caro Antonio, in Italia.E la cosa che mi rende triste è il fatto che spesso chi ha fame è incazzato. Qui non si incazza nessuno, è questo l’unico mea (nostra) culpa che mi sento di proporre.E’ su questo che vuole insistere il post.O forse, voleva insistere. Ma parliamo d’altro, va bene… tanto parliamo sempre e comunque di altro rispetto a ciò di cui parliamo.

  4. Attenzione a dire che la fame viene prima “degli attriti istituzionali”, altrimenti cadiamo nello stesso errore di Veltroni e Berlusconi i quali liquidarono la mancata elezione del giudice della Corte Costituzionale come un fatto secondario perché la gente avrebbe altro a cui pensare.Avrebbe altro a cui pensare anche rispetto all’elezione del Presidente della Commissione di Vigilanza Rai e al funzionamento di quell’organo che controlla che il popolo sia informato correttamente.Si diceva la stessa cosa anche rispetto alla legge sul divorzio, tacciata negli anni 70 come un capriccio borghese o da radicalchic e oggi patrimonio dell’intero Paese, nemmeno solo della sinistra.Insomma, l’equilibrio tra i poteri, come il buon funzionamento della giustizia, come il riconoscimento dei diritti civili, sono tutto ciò che diversifica un Paese democratico da uno a regime totalitario o da uno Stato etico.

  5. La priorità dei fatti a cui pensare, l’ho voluta precisare giacchè il commento di Antonio esulava totalmente dal dibattito innescato dal post.Alle vicende greche, Antonio ha preferito la questione della magistratura. E allora io alla vicenda della magistratura preferisco quella dello stomaco vuoto.Tutto qua. Per il resto condivido ciò che hai scritto, Sergio.E’ solo che dovremmo imparare a separare le questioni e a parlarne distintamente, senza confusione. Sarebbe anche un buon modo di dare il giusto peso ad ogni problema.

  6. Preferisco non fare discorsi di priorità.Per il resto, nel merito sono d’accordo con te, compreso il giudizio su Di Pietro. L’uccisione di un manifestante è un fatto inquietante: la storia d’Italia ha alle spalle la gestione oscura di vicende che hanno rappresentato una vergogna per il nostro Paese. Tra queste sicuramente il G8 di Genova vi rientra a pieno titolo, così come l’uccisione della diciannovenne Giorgiana Masi in occasione di un sit-in nel 1977 assolutamente pacifico con modalità mai chiarite. Se vogliamo parlare di promozioni nei confronti di chi sbaglia o ha sbagliato, possiamo poi fare un giro per vedere per esempio, tra i magistrati, quale fine abbiano fatto coloro che condannarono Enzo Tortora: uno è divenuto membro del CSM, un altro Procuratore a Salerno e un altro dirige la sesta Sezione Penale della Corte di Cassazione. http://www.tortora.tv/recensioni/39.phpNiente male.

  7. Poi dicono che in Italia non c’è la meritocrazia!

  8. Cavolo! Hai proprio ragione… 🙂

  9. Una sinistra come io la penso e la spero può fare a meno di Vladimir Luxuria e di Domenici sindaco autoincatenato e di Chiamparino sindaco di Torino e il Cacciari e il D’Alema e perfino del Grande Veltro.Una sinistra come io la penso e la spero e la fatico può fare a meno di tutti i dirigenti presenzialisti multimediatici che la bazzicano.Ci fu un tempo, nel triassico del Pci che, con la pratica del passaparola, ci si comunicava la comparsa di Palmiro Togliatti in tv: la qual cosa accadeva sì e no una volta all’anno perché noi comunisti eravamo discriminati dalla tv di stato e, sì, certo, su cotanto sopruso ci si ritrovava mezzi: mezzo infuribonditi per l’emarginazione e mezzo orgogliosi, orgogliosi poiché la discriminazione era per noi patente di alterità, di diversità, di opposizione al potere di lor signori; insomma, per più di un verso si leggeva e si interpretava quel nostro essere costretti fuori da ogni pollice monoscopico siccome giustezza del nostro essere altro e contro. Oggi, per dire da qualche tempo a questa parte, si corre più che disposti, anelanti spesso, per partecipare a qualsisia talk show, a qualsivoglia trasmissione, qualunque sia il palinsesto… anno zero, ballarò, maurizio costanzo show, quelli che, porta a porta, le invasioni barbariche, per dire dei più frequentati: in siffatta pratica, al più e al peggio, risolve il fare politica di gran parte dell’attuale sinistra. Essere in tv vuol dire essere. Non essere in tv vuol dire non essere. Ci fu chi un tempo disse la televisiün la g’ha paura de nissun. Ho memoria del fastidio, della stizza che provavo per l’eccessivo presenzialismo bertinottiano: elegante, arrotato, compiaciuto, ironico e io godevo alla grande allorché il nostro dialetticamente faceva strame del loro; ma il troppo stroppia e appiattisce e taglia tutte le punte sopra e sotto la banda di compressione: l’impressione, dico della mia, fu e ancora è quella di assistere a un gioco delle parti gestito da un animatore e vivacizzato da qualche comico di passo: cheppalle. Tutto questo sancisce la fine della politica intesa come rapporto vivo e vissuto tra persone fisicamente e mentalmente presenti: questa la vera invasione barbarica nella quale il mezzo la fa da padrone assoluto e stimola surrettiziamente la delega all’ascolto del teleutente poltronato.Rimpiango l’uscita doverosa di casa, i dopocena consacrati alla sezione di partito, ai circoli comunisti, il dovere di assolvere a un dovere in cui trovava senso e sostanza un fare politica che, in prima battuta, costruiva la conoscenza tra i compagni e con quella il sentirsi e il viversi parte del partito. Non so se e quanto sia ancora possibile ritrovare questo tipo di rapporto; so che alle dirigenze nazionali di qualsisia sinistra non potrebbe fregargliene di meno perché in questo nostro presente e temo in non so quanti futuri a venire, un dirigente è dirigente e come tale riconosciuto, nella misura in cui, detto in buon palmirese togliattiano, compare multimediaticamente come tale. Credo sia per questa ragione che, sempre più spesso, mi dico e dico che nel mio passato ho vissuto il meglio del mio futuro.

  10. La rivolta deve continuareVIA IL GOVERNO KARAMANLIS!APPELLO DELL’ORGANIZZAZIONE COMUNISTA DELLA GRECIA (K.O.E.)L’Organizzazione Comunista della Grecia (KOE) saluta le migliaia di giovani e di persone che continuano – per il terzo giorno consecutivo – le risolute e combattive manifestazioni contro il governo e i crimini della polizia.In questo momento migliaia di studenti delle scuole stanno dimostrando davanti al Quartiere Generale della Polizia ad Atene ma anche nei molti quartieri e città in tutta la Grecia.Oggi pomeriggio la Coalizione della Sinistra Radicale (SRYZA) ed altre organizzazioni della sinistra hanno chiamato ad una grande mobilitazione popolare nel centro di Atene. Anche il Partito Comunista di Grecia (KKE) che fino ad ora non ha preso parte alle manifestazioni e alle proteste, sotto pressione dei giovani e delle masse popolari ha chiamato ad una manifestazione ad Atene (per ora separata dall’altra manifestazione).Le manifestazioni in tutta la Grecia esprimono spontaneità e allo stesso tempo una domanda politica e popolare: la condanna del governo di Karamanlis. Le proteste e la rabbia delle masse sono pienamente giustificate. I poliziotti che uccidono non vengono puniti. Le scuse del governo mirano a indirizzare l’attenzione sulla distruzione delle proprietà pubbliche e private ma non possono coprire le sue responsabilità. Il governo è colpevole perché arma i poliziotti killer e non li punisce per i loro crimini. Il governo è colpevole perché ha trasformato la città di Atene in una camera a gas nel tentativo di fermare le manifestazioni, attaccando la gente con armi chimiche e torturando i dimostranti arrestati.Il governo porta tutto il peso di una piena responsabilità politica. Esso ha fallito in ogni campo: nell’economia, nell’educazione, nel lavoro e nei diritti democratici. Prima cadrà questo governo criminale meglio sarà per il popolo e la società. Le annunciate dimissioni del Ministro degli Interni e del Vice Ministro dell’Ordine Pubblico, non possono calmare la giusta rabbia della società. Se queste dimissioni non verranno accettate, questa sarà la prova della piena responsabilità del Primo Ministro e dell’intero governo.La rivolta non deve finire. E’ solo cominciata. Noi chiamiamo all’azione i giovani e il popolo: tutti in piazza nelle manifestazioni di oggi in tutta la Grecia! Va dichiarato lo sciopero in tutte le scuole e vanno occupate le università! Va trasformato lo sciopero generale dei lavoratori di giovedì prossimo in un vero e proprio processo contro il governo criminale, un processo popolare che condanni un governo corrotto e assassino. Chi ha responsabilità deve pagare per impedirgli di continuare con i suoi crimini.Tutti in piazza! Tutti nelle strade!Facciamola finita con questo governo che si è venduto la Grecia, che attacca le masse popolari e ammazza i giovani. La lotta popolare vincerà!

  11. interessante e carino…complimenti per il blog…a presto e vienimi a trovare…se ami lo sportRiccardo

  12. “Qui in Italia, noi facciamo così. Il nostro governo dovrebbe favorire i molti invece dei pochi, ma stì cazzi. Un cittadino italiano (meglio se basso e proprietario di tv) non trascura i pubblici affari, quando questi possono essere utili alle sue proprietà. Ma in nessun caso si avvale delle pubbliche cariche per risolvere le sue questioni private, ci pensano Alfano e Ghedini. Qui in Italia, noi facciamo così. Ci è sempre stato insegnato a cazziare i magistrati che ci condannano e a benedire quelli che ci assolvono; delle leggi non scritte dell’etica e della morale… ma che cazzo vuol dire morale?! La nostra città è aperta ad ogni fottuto extracomunitario che vuole essere pestato a sangue e non cacciamo mai uno straniero, se non dopo averlo malmenato ed insultato per bene. Qui in Italia, noi facciamo così”.

  13. Guardate un pò questo video… la storia si ripete.http://it.youtube.com/watch?eurl=&v=3g1VdrYBECs

  14. Ma secondo Voi, può un palazzinaro arricchito e donnaiolo, mettersi a competere con: De Nicola (Presidente della Repubblica e liberale), De Gasperi (Presidente del Consiglio e cattolico), Terracini (Presidente della Costituente e marxista)? Ossia tutte quelle forze politiche che il fascismo aveva escluso per vent’anni dalla vita pubblica e che, seppur molto diverse fra loro, si riconoscevano in un comune progetto democratico: nella Costituzione si ritrova l’Italia liberata, repubblicana e anti-fascista. Si può dire che lo spirito della Costituzione è stato, per unità e condivisione, uno dei miracoli della storia italiana. Anche per questo, a tutt’oggi, la Costituzione italiana del ’48 viene considerata una delle più moderne ed avanzate del mondo.Al tavolo della costituente lavorarono, per 18 mesi, 556 parlamentari e giuristi democraticamente eletti e rappresentanti di tutte le culture.Per non parlare della riforma della giustizia. Parliamo di storia, parliamo dei grandi che hanno fatto storia e non di un palazzinaro con tre televisioni che fanno programmi per deficienti.Mandiamoli a casa, TUTTI.Ciao e buona domenica.

  15. Ma secondo Voi, può un palazzinaro arricchito e donnaiolo, mettersi a competere con: De Nicola (Presidente della Repubblica e liberale), De Gasperi (Presidente del Consiglio e cattolico), Terracini (Presidente della Costituente e marxista)? Ossia tutte quelle forze politiche che il fascismo aveva escluso per vent’anni dalla vita pubblica e che, seppur molto diverse fra loro, si riconoscevano in un comune progetto democratico: nella Costituzione si ritrova l’Italia liberata, repubblicana e anti-fascista. Si può dire che lo spirito della Costituzione è stato, per unità e condivisione, uno dei miracoli della storia italiana. Anche per questo, a tutt’oggi, la Costituzione italiana del ’48 viene considerata una delle più moderne ed avanzate del mondo.Al tavolo della costituente lavorarono, per 18 mesi, 556 parlamentari e giuristi democraticamente eletti e rappresentanti di tutte le culture.Per non parlare della riforma della giustizia. Parliamo di storia, parliamo dei grandi che hanno fatto storia e non di un palazzinaro con tre televisioni che fanno programmi per deficienti.Mandiamoli a casa, TUTTI.Ciao e buona domenica.

  16. GIOVEDI’ “GNOCCA”Questo è un elogio sperticato a Silvio Berlusconi. Una dichiarazione, se non d’amore, di ammirazione totale, sincera e incondizionata al politico più trasparente che l’Italia abbia mai avuto. Più trasparente e più frainteso. Lui fa di tutto per mostrarsi per quello che è. E quelli che gli stanno intorno fanno a gara a scambiarlo per un altro. Così l’altroieri, stufo dei continui equivoci che lo gabellano ora per uno statista, ora per un riformatore, ora per un cultore del dialogo sulla giustizia e sulla legge elettorale, ora per un marito modello e un padre esemplare, ha voluto smentirli tutti insieme mostrando ai fotografi l’agenda di una sua giornata-tipo a Palazzo Chigi. Una sorta di auto-intercettazione in diretta: non potendo più esser processato grazie all’auto-immunità, ha pensato bene di auto-intercettarsi, divulgando il calendario della dura vita da premier (“Vedete come mi fanno lavorare!?”). “Berlusconi – diceva Montanelli – non delude mai: quanto ti aspetti che faccia una scempiaggine, la fa”. Ma sempre oltrepassando le peggiori aspettative. Non si riesce mai a pensarne abbastanza male: lui riesce sempre a trasformare il più accanito detrattore in un ingenuo minimalista.L’Agenda del Presidente è doppia, nel solco della tradizione di Milano2, della P2, di Olbia2 e prossimamente di Arcore2. L’Agenda 1, curata dal suo staff, è riconoscibile da due caratteristiche: è scritta al computer e contiene appuntamenti con soggetti di esclusivo sesso maschile, in genere molto noiosi (Schifani, Letta, Fini, Scajola). Nell’Agenda 2 invece, annotata di Suo pugno, gran preponderanza del genere femminile. Pochissimi i maschi, perlopiù avvocati (Ghedini) o pregiudicati (Bossi e Previti). Col vecchio Cesarone, che si ripropone sempre come la peperonata, l’appuntamento è alle ore 16. Seguono un paio d’ore di assoluto relax con “Manna”, nel senso di Evelina, la grande attrice oggetto di frenetiche trattative con Saccà; e poi con “Troise”, nel senso di Antonella, la nota artista anch’essa raccomandata a Raifiction perché stava “diventando pericolosa” (s’era messa a parlare). Così ritemprato dal doppio incontro al vertice, il premier ha potuto affrontare alle 19 un altro summit: con Nunzia Di Girolamo, la procace neodeputata di 32 anni, già destinataria di pizzini amorosi in pieno emiciclo. Completa la giornata dell’insigne latrin lover, alle 20.30, una tipa dal nome più che promettente: Selvaggia. Manca la Carfagna, ma è anche vero che la settimana è fatta di sette giorni e questo è solo il programma del mercoledì. Segue il giovedì (gnocca).Chi aveva pensato di agevolargli il Lodo Alfano perché “un primo ministro non ha tempo per governare e seguire i processi”, è servito: ora che è libero dai processi, egli si dedica come prima e più di prima al suo passatempo preferito. Che non è proprio quello di governare. Così la stampa della servitù, tipo “Chi” e “Il Giornale”, la pianterà finalmente di screditarlo con quelle umilianti foto della Sacra Famiglia piccolo-borghese, lui mano nella mano con Veronica e tutto il cucuzzaro riunito intorno al focolare. Marito esemplare un par di palle, lui riceve anche quattro ragazze al giorno, alla facciazza dei bacchettoni che gli ronzano intorno. Ce n’è anche per la cosiddetta opposizione che astutamente ha smesso da un pezzo di ricordargli il conflitto d’interessi perché pare brutto demonizzare. Ad essa è dedicato un paio di appuntamenti: quello col produttore di Endemol Marco Bassetti e quello con il consigliere Rai Marco Staderini (Udc), incerto fino all’altroieri sul caso Saccà. Come a dire: lo vedete o no che continuo a occuparmi delle mie tv, Mediaset e soprattutto Rai, coglioni che non siete altro? Devo proprio insegnarvelo io come si fa l’opposizione?Completa il papello una noticina autografa a pie’ di pagina: “Il Presidente N°1. Al Presidente con più vittorie/più vittorioso nella storia del calcio. Milan A.C. Campione del Mondo. N°1 nella storia del calcio”. Se l’è scritto da solo: un caso di auto-training vagamente inquietante, almeno dal punto di vista psichiatrico. In compenso, nemmeno un cenno ai temi che tanto appassionano il resto, cioè la parte inutile, del mondo politico e della stampa al seguito: dialogo sulle riforme, modello alla tedesca corretto all’austro-ungarica, bicameralismo imperfetto, federalismo fiscale, simposii e seminari delle fondazioni, patti della spigola sulla “fase costituente”. Lui non ha tempo per simili menate. “Ore 16, Previti”. Poi “Manna-Troise”. La sua Bicamerale. La sua fase ricostituente.

  17. A Kabul altri 30.000 marines.Raddoppio del contingente d’occupazione. 30.000 soldati, 10.000 in più rispetto alle previsioni circolate nelle ultime settimane, da mandare nel paese asiatico a combattere contro i taleban. È una vera e propria escalation militare quella annunciata ieri a Kabul dall’ammiraglio Mike Mullen, proprio mentre il governo afghano presieduto da Karzai traballa sotto i colpi dell’offensiva della guerriglia.Il comandante delle truppe Usa e di quelle della Nato in Afghanistan, generale David McKiernan, aveva chiesto almeno 20.000 uomini. In campagna elettorale il presidente eletto Barack Obama aveva promesso di spostare l’attenzione e gli sforzi di Washington dal secondo al primo fronte della cosiddetta «guerra al terrorismo». L’esercito ora punta al massimo sforzo, consapevole che a Kabul la posta in gioco è altissima per gli Stati Uniti e per la Nato, alle prese con la prima missione di guerra al di fuori del suo tradizionale ambito di operazione.Perfino il momento del dispiegamento è stato anticipato. «Non è un problema di se, ma di quando – ha dichiarato Mullen -. Stiamo cercando di renderli operativi in primavera, ma certamente lo saranno a partire dall’inizio dell’estate». Con l’intensificarsi degli attacchi della guerriglia e con le ultime azioni dei taleban – che sono riusciti a tagliare le linee di rifornimento dal Pakistan con una serie di attacchi nel Paese dei puri – con lo scioglimento in primavera di parte dei picchi afghani, i combattimenti riprenderanno con maggiore vigore.Tre soldati danesi sono rimasti uccisi ieri quando la jeep su cui viaggiavano è saltata in aria su una mina piazzata ai bordi della strada nella città di Gereshk, nella provincia meridionale di Helmand. Un militare olandese è rimasto ucciso nella provincia di Uruzgan, sempre nel sud, dove è più forte la guerriglia. E, secondo quanto annunciato ieri da Mullen, sarà proprio in quelle provincie meridionali che il grosso dei rinforzi sarà spedito, ad affiancare britannici, olandesi e canadesi che fronteggiano con crescente difficoltà la riscossa dei taleban. «È lì che ci sono i combattimenti più duri – ha tagliato corto il capo di stato maggiore -: quando spediremo altre truppe lì, la violenza aumenterà, i combattimenti saranno ancora più duri».Attualmente le truppe Usa nel paese invaso all’indomani degli attacchi dell’11 settembre 2001 sono 31.000, 14,000 delle quali inquadrate nel contingente Isaf (51,000 uomini) a guida Nato di cui fa parte anche il contingente italiano.A partire dal 2005 i taleban si sono riorganizzati, ma è negli ultimi mesi che la loro influenza nel paese si è fatta sempre più forte: in molti distretti sono stati in grado di mettere in piedi governi – militari e civili – paralleli e in alcuni casi più efficaci di quello centrale.Tanto forti che il leader dei taleban, il Mullah Mohammad Omar, avrebbe compiuto il passo di avanzare una sua «proposta di pace», consegnata ieri al re saudita Abdullah. Secondo quanto ha reso noto il quotidiano Outlook, citando fonti giornalistiche iraniane, il mullah Omar ha definito un calendario per il ritiro delle forze militari americane e della Nato che dovranno essere sostituite «da soldati provenienti da paesi musulmani al fine di assicurare una transizione senza problemi fino a che l’Afghanistan potrà avere un governo su cui vi è consenso». Il Mullah Omar avrebbe inoltre chiesto di condividere il potere con l’attuale «regime afghano»: inquadramento dei miliziani taleban nell’esercito regolare e garanzia di un’amnistia. Lo scorso ottobre, con la mediazione dei reali sauditi, si erano incontrati a Riad esponenti del governo afghano e del movimento dei taleban. In quell’occasione si era parlato della possibilità dell’avvio di negoziati di pace. Ora il leader spirituale dei taleban – forte dei successi conseguiti sul terreno dalla guerriglia – si mostra sicuro al punto da elaborare un suo progetto di soluzione all’infinita guerra afghana.

  18. Un Natale da poveri…un terzo delle famiglie non può sostenere una spesa imprevista di 700 euro…….. Gli usurai si fregheranno le mani…Alla vigilia delle feste, l’allarme dell’Istat: il 5% delle famiglie italiane non ha soldi per comprare cibo. E il 15% arriva con difficoltà alla fine del mese. La situazione più drammatica nel sud Italia. E per il cenone si stringe la cinghiaL’Istituto di statistica ha interrogato la società italiana, curioso di sapere i limiti di reddito e disagio quando stava per aprirsi, con il 2008, la crisi. Lo stesso hanno fatto i confratelli dell’Istat degli altri paesi europei; ieri però sono stati diffusi solo i risultati delle rilevazioni nazionali.Sono dati preoccupanti. Un primo aspetto è il deterioramento tra 2006 e 2007. Nel 2006 quattro famiglie su cento in Italia non riescono a sfamarsi ; nel 2007 sono diventate cinque. Se poi cinque famiglie sembrano poche, si consideri che in cifra assoluta è un milione di famiglie. E’ una città più grande di Milano che non si riesce a sfamare, che va a letto con la fame, sempre ammesso che un letto lo abbia.I dati generali del reddito ci informano che le famiglie, in media, hanno nel 2006 un reddito di 28.552 euro, al netto del prelievo tributario. Solo che sono comprese nella statistica le famiglie Pinco Pallino e le famiglie Berlusconi, considerando le prime, famiglie comuni e le seconde, le più ricche sul mercato delle famiglie. In altre parole, queste seconde alzano il reddito medio. Più interessante è un altro dato. La famiglia mediana, cioè quella che è più ricca di metà delle famiglie italiane e più povera dell’altra metà, gode (si fa per dire) di un reddito di 23.083 euro all’anno e dunque metà delle famiglie ha meno di quella cifra. Le disparità vengono espresse anche meglio dalla divisione in cinque gruppi delle famiglie. Il reddito complessivo, riferito sempre al 2006, va al 20% meno abbiente per il 7%; per il 12,7% al 20% un po’ meno povero; mentre a quelli di mezzo tocca il 17,3% del reddito complessivo delle famiglie; al quarto gruppo il 23%; e infine alle famiglie più benestanti, quelle che formano l’ultimo 20%, va il 40% del reddito. Sono però le situazioni di disagio quelle che mostrano le differenze presenti, intollerabili, in una democrazia «compiuta» come la nostra, nonché le tendenze in atto, all’apertura della fase recessiva. E il disagio evidente, palpabile è quello che dovrebbe determinare le scelte politiche, gli indirizzi del governo, le proposte delle opposizioni. Cosa significa, tanto per indicare un dato sul quale riflettere, che nel Lazio tra 2006 e 2007 le famiglie senza soldi sufficienti per mangiare siano passate dal 3,9 al 5,9%? Il Lazio, con Roma forte per l’impiego pubblico, non dovrebbe subire tracolli del genere. E a fianco del Lazio va osservato il Piemonte. Qui i soldi per mangiare che mancavano a 3,1 famiglie su cento nel 2006, a distanza di un anno mancano a 4,7 famiglie su cento. Cosa sia avvenuto nel 2008 non è ancora rilevato o comunque elaborato e messo in rete dall’Istat; cosa avverrà poi nel 2009, con i licenziamenti e la cassa integrazione è possibile immaginarlo. Quante saranno le famiglie a saltare i pasti? Ma il governo non sembra curarsene. Le regioni meridionali sono in condizioni di vera e propria emergenza alimentare. C’è ad esempio la Sicilia dove si passa dall’8,5 al 10,1% delle famiglie prive di soldi sufficienti per sfamarsi. Una famiglia su dieci, in Sicilia è alla fame. O, per meglio dire, era già alla fame nel 2007, qundo la crisi finanziaria non era ancora annunciata. Ma forse ancora peggiore è la condizione del Molise, dove da un quasi accettabile 3% (accettabile in questo pianeta egoista), si passa in un anno al 7% delle famiglie alla fame. Il governo centrale, il governo regionale ne sanno qualcosa? Hanno una spiegazione da dare, una soluzione da proporre?Non è solo il cibo a mancare a una famiglia su venti in Italia. L’11,1% delle famiglie non ha avuto soldi per le cure mediche. Questo significa che non è stato possibile fare esami, diagnosi, operazioni, lunghe degenze. In una parola, le cure sono state impossibili, in un paese che si vanta per la sua sanità per tutti. Tutti, meno l’11,1%. E quanti saranno morti per mancanza di cure, per mancanza di soldi? Ci sono poi 17 famiglie su 100 che non hanno avuto soldi per i «vestiti necessari», secondo la definizione dell’Istat. Come è ovvio, non si tratta di eleganti e leggiadri vestiti per l’estate. Non sono mancati a 17 persone su cento vestiti alla moda. Qui si parla di indumenti capaci di combattere il freddo, per famiglie poco provviste di riscaldamento adeguato. Infine, un terzo delle famiglie non può sostenere una spesa imprevista di 700 euro. Gli usurai si fregheranno le mani…

  19. Cristiani e Mitresi due religioni a confronto- Gli studiosi hanno accertato grandi corrispondenze tra le predicazioni e scritti cristiani e il contenuto di questa religione…conclusione: i cristiani hanno copiato!La sua origine si perde nella notte dei tempi ma venne rielaborata e organizzata nel VII secolo da Zaratustra o Zoroastro che ebbe la rivelazione dal Dio Aura Mazda e compose un vangelo chiamato Avesta e lo presentò al suo sovrano re dell’Iran Vishtaspa che l’adottò come religione di Stato.Dopo la sua diffusione in India, Persia e in Siria arrivò in tutto il Medio Oriente, nel III a.C. secolo era già conosciuta in Egitto e nel I secolo a.C. era una forte realtà in Cilicia patria di Paolo e da qui si estese su tutto il territorio dell’impero Romano.Gli studiosi hanno accertato grandi corrispondenze tra le predicazioni e scritti di Paolo e il contenutodi questa religione.Il Dio Aura Mazda aveva un figlio chiamato Mitra che discese dal cielo attraverso il concepimento di una vergine ad opera del Dio Aura Mazda.Fu adorato dai pastori che gli offrirono in dono le primizie dei greggi e dei frutti della terra.Cresciuto in virtù e saggezza, dette inizio alla sua attività redentrice predicando la morale Mazdeista. Una morale che indirizzandosi soprattutto agli umili e agli oppressi, veniva riassunta in una predica, detta delle ‘Beatitudini”, nella quale Mitra prometteva una ricompensa di felicità eterna dopo la morte a coloro che con rassegnazione avessero sopportato l’oppressione e le ingiustizie su questa terra. Nel Vangelo di Mitra venivano raccontati gli attacchi che egli aveva ricevuto da parte dei suoi nemici, i seguaci del principe delle tenebre Arimane (Angra Maniu) e dei suoi demoni, gli angeli del male. La sua passione è del tutto simile a quella degli altri Salvatori appartenenti agli altri Culti dei Misteri. Ucciso dopo essere stato torturato, fu appeso a un palo e fatto resuscitare il terzo giorno dalla morte dopo essere disceso agli inferi.Nel vangelo avestico viene riportata anche l’ultima cena che Mitra consumò con i suoi apostoli.Dopo aver tra,formato il pane e il vino nel corpo e sangue proprio e aver detto loro che se lo avessero mangiato e bevuto avrebbero ricevuto la vita eterna, promise che alla fine dei mondo sarebbe ridisceso sulla terra su un carro tirato da cavalli per giudicare, dall’alto di una nube, i vivi e i morti che sarebbero usciti dalle tombe ritornando in possesso dei loro corpi (ressurrezione della carne). Compiuta così la sua missione sulla terra e lasciato ai suoi discepoli il compito di propagare la sua dottrina, Mitra veniva fatto risalire in cielo dove si riuniva con il padre Aura Mazda in una trinità in attesa del giudizio universale. Dopo di che, con la fine del mondo, con annientamento della materia, ritornando tutto allo stato precedente la creazione. (La favola di Cristo Luigi Cascioli pag. 77) Mitra era il tramite tra il cielo e la terra, fra Dio e l’umanità. era L’uomo Dio, il Redentore del Mondo il Salvatore. (Il gallo canta ancora – Karlheinz Deschner pag. 70)Il giorno di nascita di Mitra era il 25 dicembre.A lui veniva consacrato il primo giorno della settimana cioè la domenica.La comunità di Mitra era strutturata in modo strettamente gerarchico con a capo una persona chiamata Pater patrum (padre dei padri):I sacerdoti si chiamavano “Padri” e i fedeli “fratelli”.Il culto mitriaco conosceva sette sacramenti come ora la chiesa cattolica.Il culto di Mitra possedeva un Battesimo, una Cresima e una Comunione consistente in pane e acqua o in un miscuglio d’acqua e di vino, celebrata, come nel Cristianesimo, in memoria dell’ultima cena del Maestro coi suoi discepoli; le ostie erano poi contrassegnate da una croce.Ai Sacerdoti spettava soprattutto la dispensazione dei Sacramenti e la celebrazione del servizio divino: la messa veniva celebrata quotidianamente, ma la più importante era quella domenicale (nel dies solis): l’officiante pronunciava le sacre formule sul pane e sul vino, nei momenti particolarmente solenni si faceva squillare una campanella e in generale risuonavano lunghi canti accompagnati dalla musica. Sugli altari dei templi di Mitra era accesa una sorta di Luce Perenne. Le iniziazioni avevano luogo in primavera, come molti Battesimi nella Chiesa antica, e in particolari festività cultuali i peccati venivano purificati col sangue. Padri della Chiesa videro in codeste analogie nient’altro che invenzioni diaboliche (Just., Apoi. 1, 66. Tert., bapt. 5).I seguaci di Mitra si richiamavano a una Rivelazione, ponevano un diluvio all’inizio della storia e un giudizio universale alla fine; non solo credevano nell’immortalità dell’anima, ma anche nella resurrezione della carne.Le istanze morali del culto di Mitra, il «Dio Giusto» e il «Dio Santo», non avevano nulla da invidiare a quelle dei cristiani: come i cristiani dovevano imitare il modello del loro padre celeste, allo stesso modo il fedele del vero, giusto e santo Mitra era tenuto a condurre una vita attivamente governata dalla morale. La sua religione, definita da precisi «comandamenti», perseguiva un rigoroso ideale di purezza; la castità e la temperanza erano annoverate fra le virtù più alte, e anche l’ascesi vi svolgeva un ruolo non secondario.L’evoluzione delle due religioni presenta non poche analogie: il Mitraicismo, come il Cristianesimo, esercitò dapprima una forte attrazione soprattutto sui ceti più umili della società, conoscendo, per contro, il disprezzo dei Greci e dei Romani colti, finché, come al Cristianesimo, anche al culto mitraico si volsero ben presto le cerchie più influenti della società imperiale romana. Molti signori furono guadagnati alla nuova fede ad opera dei loro schiavi, proprio come accadde al Cristianesimo, e non era raro il caso in cui le più alte cariche religiose venivano ricoperte da schiavi, come nella Chiesa primitiva. «In questa confraternita- scrive il Cumont nella sua classica monografia sul culto di Mitra -spesso gli ultimi erano i primi, e i primi erano gli ultimi, perlomeno esternamente» (Cumont, 72 sgg. Cit., 74. Si veda in particolare 178 sgg.).Fra il III e il IV secolo la religione mitraica godette presso la corte del medesimo prestigio del Cristianesimo: Diocleziano, Galerio e Licinio consacrarono a Mitra, quale protettore dell’impero, un tempio a Carnuntum, sul Danubio, e Massimiano gli innalzò un Mitrèo in Aquileia. I suoi seguaci erano sparsi dappertutto, dalla Spagna al Reno, dalla Britannia alla Gallia, dove gli furono innalzati dei templi a Londra e a Parigi. La fede mitraica lasciò le proprie tracce addirittura in Scozia. Allora per numero di adepti e per influenza sembrò sul punto di superare il Cristianesimo, cui fu particolarmente inviso, del quale, per altro, fu da un lato l’avversario più irriducibile, dall’altro il più importante precursore.Come tutti gli altri culti, anche il Mitriacismo dovette poi soccombere al divieto degli imperatori cattolici: istigati dalla Chiesa, ancora nel IV secolo i suoi fedeli vennero perseguitati dai cristiani, i suoi templi saccheggiati, i suoi sacerdoti assassinati e sepolti nei sacrari rasi al suolo.Fra le rovine del Mitreo di Saalburg è stato ritrovato lo scheletro incatenato del sacerdote pagano, il cui cadavere era stato sepolto in quel luogo per dissacrarlo in perpetuo (Hyde, 62 con rinvio a Cumont). A parere di molti studiosi la distruzione di questa religione ebbe successo proprio perché i cristiani innalzavano le proprie Chiese sulle rovine degli antichi luoghi di culto; infatti, secondo un’antica credenza, in questo modo la divinità precedente era per così dire resa impotente o addirittura annichilita. Una cripta mitraica pressoché intatta si trova, ad esempio, sotto la chiesa di S. Clemente in Roma, e l’altare è collocato quasi esattamente sopra quello pagano.La maggior parte dei Mitrei, non meno di quaranta (di cui circa una dozzina solo a Francoforte), sono stati scoperti in Germania, dove il culto di Mitra – dopo le province danubiane – aveva uno dei suoi più importanti punti di forza (Cumont, 47 sgg; 180. Schiitze, 15).

  20. Interesting, but usual =)

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