http://www.silab.it/storia/as31/images/p31_09.jpg

Certo che fa davvero un bell’effetto non apparire più in televisione, nei telegiornali e nei salotti del cazzeggio politico!

Per un po’ ci eravamo convinti che il fare politica ci imponesse anche questo: l’apparire, l’essere visibili, l’esserci sempre e comunque, coi riflettori puntati contro e i microfoni aperti a registrare.

Si faceva il doppio gioco: nei piani alti, ci si era convinti che davanti ai manifestanti bisognasse apparire come semplici compagni, idealisti e determinati; nei palazzi del potere bisognava, invece, presentarsi diversamente, in giacca e cravatta, con toni moderati e intenti pacati, addolciti, molli.

Il gioco ha funzionato per un po’, perchè si credeva che fosse indispensabile, si pensava che fosse necessario per non far crollare gli equilibri di un governo in cui pure stavamo troppo stretti.

Solo che, alla fine, dai modi e dalle maniere si era passati all’essere davvero un po’ troppo rinunciatari, passivi, subalterni.

Fu così che si venne puniti dall’elettorato ad una condizione nuova, per alcuni imprevedibile: quella di forza extraparlamentare.

Il laccio che teneva uniti i piani di quella che era ormai divenuta una vera e propria piramide interna a Rifondazione Comunista, si era spezzato.

Punto e a capo: ci ritroviamo ora dietro le quinte di una nuova puntata del tragicomico spettacolo della politica italiana. Non più attori, ma attenti spettatori.

Lo spettacolo sicuramente non mancherà: questa volta gli attori sono di quelli scelti e i ruoli principali se li son riservati le “star”: Berlusconi, Calderoli, Fini, Bossi, Schifani, Bondi…  

Che dire, se non che tutti questi personaggi potranno agire liberamente, da un lato forti del loro numero (e dei loro “numeri”, prevedibilmente da circo di periferia), dall’altro sicuri di non trovare un’opposizione decisa e ferma, anche solo ideologicamente contraria alla sceneggiatura politica del regista e aiuto regista e produttore e primo attore e Cavaliere (che non guasta mai) Silvio Berlusconi?

Non farà certamente una gran paura il “governo ombra” (di nome e di fatto) progettato da Veltroni, la “mente creatrice” del nuovo assetto politico italiano, quello del “modello bipolare all’americana”.

C’è da dire che il magico Walter è riuscito nella sua “americanata”, ha raggiunto il suo obiettivo: si proponeva di eliminare le ali estreme del suo schieramento per convincere i moderati e vincere sull’avversario; nei fatti, è riuscito a far scomparire dallo scenario politico istituzionale la sinistra estrema (a dir la verità, il merito non è stato tutto suo, dato che in tanti hanno voluto cimentarsi in questa pregevole impresa, ma comunque anche lui ha voluto darci una mano) ed è stato capace di mescolarsi coi padroni, coi cattolici medievali e con tutta una frangia di politici neanche lontanamente assimilabili a una cultura di sinistra. Un piccolo particolare è mancato alla realizzazione del “sogno americano” del nostro simpatico amico. Peccato, però, che questo particolare non fosse proprio secondario: non parliamo della canzoncina, alla quale si è provveduto con un fantastico “I am PD” da contrapporre alla troppo orecchiabile “Meno male che Silvio c’è”; parliamo, invece, della vittoria per il raggiungimento della quale tutto ciò era stato predisposto, ma che alla fine non c’è stata.

Se queste sono dunque le premesse del nuovo film, risulta chiaro il livello del divertimento.

Ritornando a noi, agli extraparlamentari che ci ritroviamo ad essere, credo che la nostra assenza sul palco non sarà priva di conseguenze per intere porzioni di società.

I governanti avranno le mani libere, quelle stesse mani con cui cercheranno di togliere ancora una volta a chi ha meno, ai lavoratori, ai precari, ai giovani. Ora che non ci siamo noi, anche i sindacati pagano il primo dazio, quello contenuto nelle parole di Montezemolo, secondo il quale essi sono la rovina della nostra economia, un’economia bloccata dai troppi veti delle organizzazioni dei lavoratori. Peccato che lo stesso ex presidente di Confindustria (sempre più presente nel dibattito politico) non riesca ad avere una concezione più ampia della parola “economia”, fatta non solo di numeri, di PIL e di tassi percentuali, ma anche di uomini e donne in carne e ossa, gente invisibile alla quale dovremo cercare di dare in questi prossimi cinque anni un sostegno più forte e sincero, perché più diretto e concreto di quello che è stato fino ad ora.

Forse extraparlamentari non si nasce e neppure lo si diventa, forse neanche lo ti fanno diventare.

Extraparlamentari siamo tutti noi, studenti, lavoratori, disoccupati, uomini e donne che producono e consumano, che fanno girare l’economia senza sapere cosa significhi l’acronimo “PIL” o il termine “inflazione”, che finanziano le guerre alle quali sono contrari e che tolgono fondi alla ricerca e alla cultura, vero termometro di civiltà di un Paese. Siamo noi la parte attiva della società ed è dentro di noi che sorgono i problemi e i conflitti, non all’interno di un Parlamento.

Mi sembra, pertanto, una posizione favorevole la nostra, situata com’è in mezzo alla gente, una posizione che sarà utile e fruttuosa soltanto se riusciremo a saper ascoltare quello che ci chiedono i nostri concittadini, non più sicurezza contro i rumeni, ma migliori condizioni di vita e più diritti per le fasce meno protette della società.

Il nostro posto è qui. Ritorniamoci finalmente, in ogni territorio, in ogni strada, in ogni casa.

Solo così potremo rinascere.

 

Raffaele Emiliano

Extraparlamentari? Perchè no?!ultima modifica: 2008-04-28T14:50:00+02:00da casadelpopoloff
Reposta per primo quest’articolo

7 Thoughts on “Extraparlamentari? Perchè no?!

  1. va detto che è immaginabile sarà presto superato il trauma, a nostro avviso benefico, dell’uscita dal Parlamento (benefico perché come insegna la storia degli anni Sessanta è più agevole intercettare le realtà antagoniste da postazioni extraparlamentari); e se la sinistra estrema — anziché dilaniarsi— continuerà a evolversi nel solco non violento tracciato da Bertinotti ritroverà linfa e vita e non è escluso che, tornata a Montecitorio e a Palazzo Madama, giunga tra qualche anno a un ritrovato punto di incontro con quella moderata e riformista.

  2. Secondo le prime analisi dei flussi, almeno un milione mezzo di elettori che nel 2006 avevano premiato la sinistra radicale medesima stavolta ha votato per il Pd: c’è da supporre che almeno nella maggior parte dei casi questa scelta sia maturata in nome del «voto utile » (utile, si capisce, per evitare il ritorno di Silvio Berlusconi o almeno per contrastarlo) piuttosto che per un improvviso entusiasmo per la connotazione in una certa misura «centrista», e in ogni caso dichiaratamente non «di sinistra», impressa da Veltroni al nuovo partito. Questo mondo, questa Italia più vasta, profonda e significativa del 3 e poco più per cento, roba da ultimi giorni del Psiup, che la sinistra radicale ha portato a casa, e dello zero virgola delle falci e martello e dei socialisti, è sicuramente ferita, anzi, tramortita, qualsiasi scelta abbia fatto nelle urne. Ma non è stata spazzata via il 13 e il 14 aprile. E sbaglia chi pensa che si tratti semplicemente di una specie in via di estinzione, come con ogni probabilità in gran parte lo sono, invece, i gruppi dirigenti dopo il fallimento del tentativo disperato di Fausto Bertinotti di condurli in salvo insieme al loro popolo. Magari è un po’ avventuroso scommetterci su oggi. Ma la sinistra, che è al governo di tante amministrazioni locali, nel sindacato, in una parte grande dell’associazionismo, ritroverà un modo per far sentire politicamente la sua voce. Non sarà un male o un passo indietro, anzi. I problemi per la democrazia si fanno seri quando una parte significativa del Paese è priva di rappresentanza politica, non quando sta in Parlamento.

  3. Profondo neroEnnesima grave sconfitta per la sinistra e le forze democratiche. Dopo il voto del 13 e 14 aprile, anche l’amministrazione di Roma va a destra, alla destra peggiore. Ora bisogna riflettere sui nostri errori e sugli errori di coloro con i quali, a Roma, siamo stati alleati. Riflettere e ripartire dal basso, dall’opposizione e dalla società. (red) Risultati parziali :: II TURNODato aggiornato alle ore 19:40 del 28/04/2008Sezioni pervenute: 2.594 sezioni su 2.600Alemanno Giovanni 53,660% (781.533 voti, circa +100.000 voti in più rispetto al I turno)Rutelli Francesco 46,339% (674.900 voti, circa -100.000 voti in meno rispetto al I turno)dal sito del Ministero dell’Interno Risultati I turno :: Risultati II turno«Possiamo davvero fare un congresso utile a noi e a tutta la sinistra proprio se, dopo una catastrofe di queste dimensioni, siamo capaci di rimetterci in discussione anche parlando, dolorosamente, degli errori commessi e di che cosa ci divide e di che cosa ci unisce, piuttosto che cercare una finta unità del gruppo dirigente, alla ricerca di un’autoassoluzione».

  4. veltroni a casa

  5. Scrutare i volti dei maggiori esponenti di quello che fu il potente clan dei mesagnesi, questo pomeriggio, dopo lo scrutinio dei primi seggi che confermavano la vittoria netta di Enzo Incalza, dava la immediata sensazione della fine di un era. Il gruppone formato dal vicepresidente della provincia Damiano Franco, dal consigliere regionale Montanaro, dal comunque presente Faggiano, dal fido Ernesto Defrancesco solo questo pomeriggio si è reso conto davvero di essere in presenza di un fenomeno che va molto al di là di una normale sconfitta elettorale. La città di Mesagne li ha respinti, li ha puniti anzi li ha umiliati travolgendo anche il buon avv. Molfetta che si è difeso come ha potuto, ma non poteva certo da solo portare alla vittoria una coalizione che al suo interno aveva troppo bisogno di aprire la stagione dei coltelli. Il più livido in faccia era sicuramente Toni Matarrelli, che aveva accarezzato l’idea di ritornare alla gestione dopo essere stato messo all’angolo nel suo partito e alla provincia. Solo su un volto non appariva tensione, quello del leader di “A sinistra” Giancarlo Canuto, che battuto alle primarie dal clan, forse oggi vede l’opposizione come l’unico mezzo per far rinascere la sinistra radicale e sfiancare definitivamente gli ex diessini, che senza potere dopo tanti anni non sanno stare. Sicuramente tutto ciò avrà ripercussioni in seno al PD provinciale (l’ex amico Dipietrangelo non dimentica e non perdona) e forse anche all’interno della giunta Errico, dove sono in molti a chiedersi a cosa sia servito e a cosa serva un vicepresidente perdente e per quale ragione costui debba avere tanto potere e questo ruolo. Stesso discorso per Giuseppe Acierno, capo dello staff di Errico e patron della Cittadella e università di BR, che di cose ne ha prodotte tante (per il clan) ma di voti neanche uno. Che sia la volta buona che RC pretenda da Errico gli spazi che ha sempre visto negarsi, primo tra tutto quello di vicepresidente in una giunta che ha già un Presidente PD. Comunque vada saranno dolori e, se Incalza tiene, incubi.

  6. Roma è persa. Dar ragione ai fascisti è proprio dura, ma uno striscione esibito con gloria dai sostenitori di Alemanno diceva così ieri sera nella Capitale: “Veltroni Santo subito: con le primarie ha fatto cadere il governo Prodi, con le elezioni ha cacciato i comunisti dal Parlamento, candidando Rutelli ha perso Roma.”. Non c’è che dire… Veltroni è uno dai maggiori responsabili del ricompattamento della destra e del disastro della fine dell’esperienza del secondo centrosinistra. Si mastica amaro nel PD e qualcuno agita il vento del ripensamento della guida del partito. Se Atene piange, Sparta non ride: la sinistra ora ha un ennesimo punto su cui riflettere per superare la crisi di lungo corso che sembra irreversibile, che certamente non sarà breve ma che prima o poi dovremo contribuire a far finire. Oggi su Lanterne rosse un editoriale sull’ultima tornata elettorale. – La Redazione –

  7. GOVERNO. TREMONTI CONFERMA TAGLIO ICI E DETASSAZIONE STRAORDINARI , I napoletani:cos’è l’ICI cosa sono gli STRAORDINARI?Pubblicato da irpinianelmondo su Maggio 20, 200820.5.2008 La cancellazione dell’Ici sulla prima casa e la detassazione sperimentale della parte variabile del salario (straordinari e premi) sarà finanziata con tagli alla spesa pubblica, secondo il ministro dell’Economia Giulio Tremonti.L’agevolazione fiscale su straordinari e premi di produttività riguarderà i lavoratori privati e non gli statali, secondo quanto riferito dal ministro del Lavoro, Maurizio Sacconi. Illustrando le linee guida del governo sulla politica economica alla parti sociali in vista del Consiglio dei ministri di domani che dovrà dare il via libera ai due interventi fiscali, Tremonti, in un testo distribuito ai giornalisti, ha spiegato che “la copertura di bilancio sarà operata con la corrispondente riduzione di voci di incremento discrezionale, e non particolarmente produttivo, della spesa pubblica”.Si tratta di “incrementi operati durante la campagna elettorale con il cosiddetto decreto milleproroghe e appena prima con la legge finanziaria per il 2008″.Per quanto riguarda gli straordinari, i premi di produttività e gli incentivi, “la sperimentazione sarà effettuata per sei mesi sui redditi dei lavoratori del settore privato” e riguarderà una detassazione al 10%, riferisce una fonte sindacale presente all’incontro.”La sperimentazione sarà monitorata con lo scopo di misurare l’effettiva crescita dei salari, la maggiore produttività, l’evoluzione delle relazioni industriali, il saldo di finanza pubblica derivante dalle minori entrate fiscali dovute alla riduzione del prelievo e le maggiori entrate dovute all’emersione del sommerso”, ha detto Sacconi.Il ministro non avrebbe fatto riferimento alla soglia di reddito interessata dalla misura. LO SCETTICISMO DI ECONOMISTI E SINDACALISTI

Post Navigation