Svegliarsi la mattina, andare allo studio e sapere già di doversi domandare continuamente perché. È il destino dei medici che lavorano a Taranto e che hanno in cura soprattutto i bambini del quartiere Tamburi, cresciuti all’ombra delle ciminiere. Tra loro i pediatri sono quelli che più di tutti si ritrovano fare i conti con la rabbia. Quella stessa commozione che suscita la dottoressa Annamaria Moschetti, da sempre in prima linea a Taranto con l’associazione nazionale pediatri, ogni volta che illustra i dati relativi alle incidenze di certe malattie tra i piccoli che vivono nei quartieri più esposti all’inquinamento.
Ieri, però, non è stata la sola pediatra a ricordare ai tarantini perché si era in piazza e per chi ognuno stesse davvero combattendo. C’era anche Grazia Parisi e il suo intervento, intriso di angoscia e delusione ha lasciato il segno. Pediatra di base, ha avuto ed ha in cura tanti bambini del quartiere Tamburi. Durante la manifestazione promossa dal comitato “Cittadini e lavoratori liberi e pensanti” è salita sul palco, ha preso la parola e ha pronunciato uno sfogo, più che un intervento, che la dice lunga sulla sofferenza che anche gli operatori sanitari vivono nel curare malati che, in molti casi, sarebbero dovuti essere sani secondo le perizie tecniche e scientifiche promosse dalla Procura. Ovviamente se non ci fosse stata a Taranto l’Ilva.
«Avevo pensato di partecipare a questa manifestazione con tante fascette nere legate al braccio», ha detto la dottoressa Parisi dal palco. «Avrebbero rappresentato i tanti bambini che ho provato a curare in questa città per colpa dell’inquinamento. Molti di loro oggi non ci sono più. Poi ho pensato che sarebbe stato troppo macabro. Ma il mio ricordo va a loro». «Così come non posso dimenticare – ha continuato – un bambino di 12 anni a cui qualche anno fa è stata riscontrata una rarissima forma di tumore del rino-faringe che in genere si diagnostica solo in vecchi di 80 anni e per di più fumatori. Di fronte a questo nessuno tutela i cittadini, nessuno prende le loro difese, anzi, cercano di mettere contro la città e i lavoratori dell’Ilva». E quando Grazia Parisi ha ricordato l’ordinanza del Comune di Taranto che vieta il calpestio delle aree verdi del quartiere Tamburi, sia lei che chi era in strada con lei si è chiesto ancora una volta perché. «Il sindaco ha emesso quel provvedimento perché le uniche aree del quartiere dove i bambini possono giocare sono state trovate contaminate dei peggiori inquinanti possibili», ha ricordato. «Mi domando perché non si è mai provveduto ad una bonifica. Nell’ordinanza veniva spiegato ai genitori addirittura come lavare i bambini che venivano inevitabilmente e quotidianamente in contatto con le polveri. Nessuno, però, si è poi fatto carico di trovare una soluzione». L’ordinanza, la numero 45 del 23 giugno 2010, fu emessa dal sindaco Ippazio Stefàno dopo alcune analisi realizzate dall’Arpa Puglia. Vietava l’accesso in alcune aree «non pavimentate» sparse fra le tre arterie principali di Tamburi, in attesa di una bonifica che però non è mai arrivata. Tuttora nessun cartello indica il pericolo.
Di tempo ne è passato. E il pericolo è ancora là, in quelle aree verdi. E infatti ufficialmente quel provvedimento non è mai stato ritirato.

 

Ilva, lo sfogo della pediatra: “Quel bimbo malato come un fumatore di 80 anni”ultima modifica: 2012-08-19T20:15:30+02:00da casadelpopoloff
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