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La magistratura ha la nostra fiducia per cui faccia piena luce. Lo dice in una nota il segretario nazionale dell Prc Paolo Ferrero che esprime “piena fiducia nell’azione della magistratura pugliese che sta indagando su appalti e sanita’ in Puglia. E’ compito della magistratura accertare fin in fondo se vi sono degli illeciti e di quale natura. Quest’azione permettera’ anche di fare piena luce sugli eventuali illeciti compiuti in Puglia da parte della giunta regionale e dei suoi esponenti, giunta di cui, come e’ noto, il Prc non fa piu’ parte perche’ in quella regione il presidente Vendola – conclude Ferrero – ha scelto la strada dell’accordo con l’Udc”.

INCHIESTA BARI: FERRERO, MAGISTRATURA HA NOSTRA FIDUCIAultima modifica: 2009-07-30T21:43:00+02:00da casadelpopoloff
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17 Thoughts on “INCHIESTA BARI: FERRERO, MAGISTRATURA HA NOSTRA FIDUCIA

  1. Via libera alla pillola abortiva. Il Vaticano: “non è un farmaco, ma un veleno letale» e come per l’aborto chirurgico è prevista la scomunica per chi la usa e per chi la prescrive.” Ritorno al MedioevoVia libera a maggioranza dall’Agenzia italiana del farmaco (Aifa) alla pillola abortiva Ru 486. Il Consiglio di amministrazione dell’Aifa ha infatti approvato l’immissione in commercio del farmaco in Italia. Sui cinque componenti del Consiglio di amministrazione dell’Agenzia italiana del farmaco, sono stati quattro a votare a favore del via libera per l’arrivo della pillola abortiva in Italia. Uno solo, secondo quanto si è appreso, il voto contro. La pillola abortiva è già commercializzata in vari paesi. La pillola abortiva Ru486 potrà essere utilizzata in Italia solo in ambito ospedaliero, così come la legge 194 prevede per le interruzioni volontarie di gravidanza. Lo ha spiegato al termine della lunga riunione del Consiglio di amministrazione dell’Agenzia del farmaco, Giovanni Bissoni, assessore alla Sanità dell’Emilia Romagna e componente del Cda. Il Consiglio superiore della Sanità ha affermato in due diversi pronunciamenti la necessità che dopo l’utilizzo della Ru 486 la donna «deve essere trattenuta» in ospedale o altra struttura prevista «fino ad aborto avvenuto». Una decisione non scontata nonostante il parere positivo già espresso dal Comitato tecnico-scientifico della stessa Aifa nelle scorse settimane. Dura la condanna del Vaticano. Per voce di monsignor Giulio Sgreccia, emerito presidente dell’Accademia per la vita, il Vaticano auspica «un intervento da parte del governo e dei ministri competenti». Perchè – spiega – non «è un farmaco, ma un veleno letale» e come per l’aborto chirurgico è prevista la scomunica per chi la prescrive.

  2. Per quanto attiene alla documentazione richiestaci dalla Procura di Bari, non abbiamo potuto esibirla in quanto ci è stata trafugata ed è in possesso del vecchio gruppo dirigente pugliese che, attraverso la nota scissione, ha costituito “Sinistra e Libertà”. Lo dice in una dichiarazione il segretario pugliese di Rifondazione Comunista Nicola Cesaria. «Dopo le perquisizioni avvenute questa mattina presso le sedi regionali dei partiti del centrosinistra pugliese intendiamo precisare che la questione morale è per noi una irrinunciabile precondizione dell’agire politico – aggiunge – Ribadiamo il nostro appoggio alla magistratura affinchè faccia chiarezza sui lati oscuri dell’intreccio affari-politica, senza riguardi nei confronti di alcuno». Inoltre, «vogliamo ricordare la nostra non partecipazione al Governo Regionale e la distanza dalle scelte che hanno dato origine all’ultimo rimpasto, le cui modalità sono state da noi ampiamente e pubblicamente criticate, segno che il Presidente Vendola ha scelto altri interlocutori nella sua azione di Governo. Siamo ovviamente disponibili ad ogni eventuale collaborazione con la magistratura – conclude – per fornire qualsiasi informazione in nostro possesso».

  3. vedete quanto stiamo facendo skifo anche noi comunisti. http://www.lunico.eu/index.php?option=com_content&task=view&id=15308&Itemid=567Io Lascio il partito!

  4. Vai vai…

  5. Benito Berlusconi: “Non sopporto che l’informazione (Tg3) mi attacchi”La confessione: è questo il titolo del monologo di Berlusconi recitato ai giornalisti ormai quasi tutti accucciati, incapaci non diciamo di ribellione, ma di esigere che si tratti di una conferenza stampa reale. Il capo del governo arriva con le cartelle scritte, sciorina dati, quasi sempre falsi, si inventa sondaggi, parla per un’oretta quando va bene. Poi tre o quattro domande e tutto finisce lì.Non solo, se le domande non sono di suo gradimento si scatena,viene preso da conati di ira, non riesce a trattenersi, se non fosse truccato a dovere il suo viso apparirebbe paonazzo. E’ solo in questi momenti che dice la verità, si confessa. Così è accaduto oggi, alla conferenza stampa finale prima delle ferie estive, quando il premier ha risposto ad una domanda di una giornalista del Tg3 e lui ha sciorinato il suo “ pensiero”, si fa per dire, sull’informazione. Ieri – ha detto – il Tg3 ha fatto tre titoli contro il governo. Questo non lo posso più sopportare. Il mandato della televisione pubblica non può essere quello di attaccare il governo”. Subito, per avvallare questo “ non lo sopporto,” ha richiamato fantasiosi sondaggi degli italiani che sono con lui. E quando, timidamente, un altro giornalista cita la presa di posizione di sua figlia Barbara che ne criticava la vita privata, mostra i denti. “ Non ho niente di cui vergognarmi. Si tratta solo di calunnie”. Arriva perfino a negare che vi siano intercettazioni nelle quale vengono alla luce particolari scabrosi. Si accorge che sta andando sopra le righe, cambia tono ed arriva la solita gaffe. “Dicono che odio le donne, ma se io le adoro. E’ noto (sorrisetto beffardo) a tutti”. Naturalmente non ha neppure il pudore di sorvolare sulla sua visita in Turchia per partecipare ad un evento cui non era stato invitato. Raccontano fonti di Ankara che è stato lui a chiedere un accredito alla cerimonia della firma da parte di Putin e Erdogan dell’accordo Russia-Turchia sul gasdotto South Strema. Si parla di “intrusione” di Berlusconi e, sempre fonti turche, rilevano che poteva nascerne un caso diplomatico ma la cosa “trattandosi di Berlusconi ha fatto solo sorridere”. Ma il nostro cavalier Berlusconi tornato in Italia ha detto che l’accordo è stato un suo successo avendo lui avuto un “ ruolo determinante.”Un inaudito attacco alla libertà dell’informazioneDi tutto il monologo resta l’inaudita gravità dell’attacco alla liberta d’informazione. Oltre ad una cialtronesca propaganda dei suoi 14 mesi di governo. Il premier ha fatto chiaramente capire che anche gli ultimi barlumi di una informazione libera e pluralista dovranno essere eliminati dai programmi e dalla testate. Del resto il più è fatto. In poche sedute del Consiglio di amministrazione, i mercenari berlusconiani hanno fatto carne di porco, ci scusino i porci, dell’autonomia dell’azienda. Hanno insediato giornalisti-maggiordomi, direttori e vice, nelle testate e nei programmi. Tg1 e Tg2, i programmi, la radio sono ormai addomesticati. Circolano le veline, sia quelle che, come ai tempi del minculpop fascista, dettavano la linea, sia quelle in carne e ossa, con esposizione di molta carne, abbondano i servizi privi di senso. Questa è l’informazione che il cavaliere “ sopporta”. La risposta data alla giornalista del Tg3 è un segnale anche troppo chiaro che si vuol manomettere anche questa testata, che cerca di mantenere un difficile equilibrio e non si espone più di tanto. Ma Berlusconi Silvio detto Benito, non sopporta. Il suo emissario, il direttore Mauro Masi , ha un piano di lavoro ben delineato: tutto ciò che fa ombra al capo deve essere normalizzato.Forse è il caso che le opposizioni scendano in piazzaLa Rai deve diventare una dependance di Mediaset, l’azienda del capo del governo. Accade così che Masi rompe la trattativa con Sky, crea un danno al servizio pubblico, dà la colpa della rottura al gruppo di Murdoch, fa finta di ignorare il piano industriale predisposto da Viale Mazzini per gli anni 2008-2010, che giudicava conveniente la presenza sul satellite. Il direttore, senza alcun mandato, o meglio avendo solo quello di Berlusconi, ha deciso che la convenienza improvvisamente scompare. Si chiude così la stagione della Rai, in attesa di nuovi scempi alla ripresa di settembre? Le opposizioni si accontentano di non aver partecipato alla votazione del Consiglio di amministrazione in segno di protesta. Il presidente Rai Paolo Garimberti continuerà nel voto alla “ Arlecchino” (una volta si astiene, una volta vota contro, una volta favorevole). Il presidente della Commissione di Vigilanza, Sergio Zavoli, si limiterà a far conoscere le sue rimostranze attraverso interviste? O non sarebbe il caso che le forze di opposizione si rivolgessero direttamente al paese, ai cittadini, al mondo dell’associazionismo libero, dei sindacati che da soli, dall’interno dell’azienda, battaglie di testimonianza possono al più condurre? Un nuovo movimento dei girotondi? I movimenti hanno le loro stagioni. Niente è riproponibile. Ma ci sono cento e mille modi per manifestare, per aprire una battaglia di civiltà, per difendere la democrazia, per non permettere di manomettere la libertà dell’informazione. Quel “ non lo sopporto” del cavaliere Benito Berlusconi non può passare impunemente.

  6. “Quando si perde la capacità di distinguere tra la memoria e il presente vuol dire che la storia non ha insegnato niente”. E l’Italia ancora, ancora una volta, si trova così. Grazie Alessandro del tuo articolo, peccato che saranno pochi a leggerlo. Ciao Marco

  7. Ferragosto. Guardiamo già al dopo. Non saranno rose e fiori come assicura BerlusconiLe città svuotate, negozi chiusi, traffico che va dal bollino rosso al bollino nero, spiagge affollate, montagne un po’ meno, fontane prese d’assalto, turisti stranieri in cerca di un museo cui poter visitare,forze dell’ordine mobilitate, militari che presidiano non si sa bene cosa, un po’ di ronde in alcune città del Nord, con comparsa di Maroni nei Tg: il solito quadretto alla melassa di una Italia che non è quella che si dipinge in queste giornate ferragostane, con aggiunta di quadretti familiari di Berlusconi il quale non riesce a trattenere il suo odio per chi,onorando la professione giornalistica che ancora esiste,racconta le sue gesta, da quelle politiche a quelle che riguardano le sue frequentazioni non proprio limpide, dalle escort agli spacciatori di cocaina servita a domicilio nei party dei vip. Uno degli organizzatori dei festini, di quelli di Berlusconi in particolare, cui portava escort, veline, modelle,con scambi corpo-letto-candidature, difende a spada tratta il premier. Non sapeva, dice, che si trattasse di escort, di prostitute in parole italiane, che venivano pagate dallo stesso Tarantini. Solo perché siamo a ferragosto, c’è lo stellone, il sole che ci cuoce, si possono ascoltare stupidaggini di questo tipo. In una delle sontuose abitazioni del capo del governo arrivano donnine, tutte con abito nero, corto, una resta per tutta la notte, “abitano” insieme nel lettone donato da Putin, lei dice che non hanno dormito tutta la notte, hanno fatto altro. Non si erano mai conosciuti, lei e “ papi”. Amore a prima vista? Non ci crede neppure Berlusconi, un gran narratore di bugie. Già Ferragosto, quasi ci dimenticavamo la festa. Solo nel nostro paese il giorno 15 di questo mese è festa grande. Fa parte della nostra storia millenaria. Risale al diciottesimo secolo avanti Cristo e fu istituita da Ottavia Augusto. Era un giorno di riposo dopo le tante fatiche dei campi. Nel tempo si registrano manifestazioni, spettacoli, in particolare corse dei cavalli mentre gli animali da soma, muli e asini avevano anch’essi un giorno di riposo. Venivano agghindati, cavalli,asini, muli e a quelle feste si richiama il palio di Siena, il palio dell’Assunta che si disputa il 16 agosto. Con questa festa pagana coincide una festa cattolica che richiama la dormizione e l’assunzione di Maria vergine, la madre di Cristo. Nel corso dei secoli la giornata di riposo concessa ai lavoratori li vedeva rendere omaggio al padrone, lo ringraziavano e lui dava loro la mancia. Altri tempi ma sempre i lavoratori figurano in primo piano in queste giornate di riposo. E lo sono portandosi dietro preoccupazioni, paure, angoscia. Un grazie ai lavoratori della InnseChiudono le fabbriche, quelle grandi, le piccole e medie aziende, i negozi, le botteghe artigiane, si ferma il lavoro dei campi, i servizi funzionano in modo ridotto. Sono già “fermi” tanti precari con i tanti tipi di contratto scaduti e non rinnovati. Tante altre decine di migliaia di lavoratori non sanno se alla ripresa troveranno i cancelli aperti. Forse no. Anzi c’è la certezza che non riapriranno. Solo Berlusconi, Tremonti, Bossi, sprizzano ottimismo da tutti i pori. Per Tremonti va perfino bene che le entrate del fisco siano diminuite. Poteva andar peggio, si consola. Tutti gli indicatori economici del nostro paese sono negativi, dal Pil, a meno sei per cento, al calo del turismo, ai saldi che hanno fatto flop, dalla crescita del debito pubblico, alle famiglie italiane ognuna delle quali porta sulle spalle un debito medio di circa 15.000 euro. In Europa si parla di fine della recessione ma si dice anche che il problema della disoccupazione si farà più acuto. Il capo del governo, con la gran cassa dei telegiornali, aveva annunciato trionfante che avevamo sorpassato la Francia, la Germania, dando una sua particolarissima interpretazione di dati Ocse, il cosiddetto superindice. Smentito in pieno: il nostro Pil si mantiene negativo, passano al segno positivo proprio Francia e Germania. C’è un unico fatto che ci consola, ci da speranza: gli operai della Innse di Milano che il padrone voleva chiudere dopo una lotta durata quattordici mesi hanno vinto, la fabbrica non chiude, il sindacato, la Fiom, ha svolto un ruolo essenziale nel suo stretto rapporto con questi quarantanove lavoratori. Quattro di costoro, con i sindacalista Fiom, hanno vissuto per otto giorni sopra il ponte di una gru. Li ringraziamo per la loro lotta che è un’indicazione per chi non si rassegna, ha voglia di dare battaglia per difendere il posto di lavoro, il diritto dei cittadini ad essere informati della realtà di questo paese. Ci hanno reso meno triste un ferragosto di cui si intravede un dopo che non sarà rose e fiori.

  8. Chi deve fare opposizione? il PD un partito che non c’è,voi,ma se per la seggiola vi siete divisi sapendo bene che divisi non entravi neppure in parlamento,nonostante la prima batosta avete ancora insistito per le europee,possibile che a sinistra non si riesca a stare insieme in un partito,ma dove volete andare che basta che qualcuno dissenta fonda un nuovo partito,ne avessi la possibilità farei una proposta di legge “PER COSTITUIRE UN PARTITO OCCORRONO UN MILIONE DI FIRME”,vi siete mai resi conto che cosi lo tirate in tasca a chi vi vota,per la vostra poltrona,cosa che solo interessa

  9. Ogni volta che si parla di stupro,di un altro ennesimo stupro mi viene una stanchezza e quasi uno sfinimento che mi porterebbe a mandare tutto in aria.E’ solo un attimo,solo il tempo di respirare,di contattare quella parte di me più profonda,intima femminile,abbracciarla e poi riprendermi.Un altro stupro e si crede che la soluzione contro questi mostri siano appena i corsi di autodifesa per donne.Mi viene da sorridere al pensiero che a proporli sia una donna.Se non ci impegniamo in un forte investimento culturale i corsi da soli serviranno a ben poco.L’autodifesa principale è insegnare che le donne non sono degli oggetti che si usano come bambole…..Ma che sto scrivendo?Siamo ancora a questo punto?Si…..purtroppo bisogna partire da questo.Che amarezza!

  10. “Resterò nella storia quando avrò eliminato la Mafia! ….. Si vuole suicidare???Se la lotta alla mafia non fosse una questione “terribilmente seria”, come diceva Giovanni Falcone, e se non avessero perso la vita “i nostri figli” come ricorda senza sosta Giovanna Maggiani Chelli nei suoi accorati comunicati in cerca di giustizia, si potrebbe perfino cedere alla tentazione di farsi una bella risata.Silvio Berlusconi, il nostro presidente del Consiglio, ahinoi, tra le tanti ragioni per cui probabilmente passerà comunque alla storia ha scelto proprio l’unica che poteva risparmiarsi: sconfiggere la mafia. E ammesso che non sia del tutto uscito di senno, c’è da scommettere che in questo suo freudiano outing si nasconda più di un motivo.Il primo è molto semplice: riportare la consapevolezza del fenomeno mafioso all’anno zero, facendo credere agli italiani ipnotizzati dai suoi effetti speciali che la mafia sia una questione di guardie e ladri, di criminalità spicciola che si risolve solo con l’esercito e le carceri. Ci aveva già provato Mussolini e forse qualche fascista nostalgico è rimasto convinto che il duce abbia sconfitto la mafia, salvo poi richiamare in fretta e furia Cesare Mori, il prefetto di ferro, quando era andato a ficcare il naso nel cuore del potere di Cosa Nostra: la politica e gli affari.Ecco qui il problema: Cosa Nostra, la mafia, ma anche le altre nostrane produzioni, ‘ndrangheta e Camorra, vivono da secoli per i loro legami a doppio filo con la politica, con l’imprenditoria e con alcuni pezzi delle istituzioni deviate e/o corrotte.“Il nodo è politico”, ripeteva sempre il povero Borsellino già sbiadito a un mese esatto dall’anniversario della strage di via d’Amelio. “Ibridi connubi tra criminalità organizzata, centri di potere occulto e settori devianti dello stato hanno la responsabilità di aver tentato persino di condizionare il libero svolgimento della democrazia e di aver ispirato crimini efferati”, diceva Giovanni Falcone, il grande amico di tutti, ricordato per ciò che fa comodo tranne per le sue accuse specifiche e taglienti.Il secondo possibile motivo, dicevamo, ci sarebbe probabilmente sfuggito se non fosse arrivato, sempre via stampa, un corposo indizio. Marcello Dell’Utri, braccio destro e sinistro di Berlusconi, già condannato a nove anni e mezzo di carcere per concorso esterno in associazione mafiosa, ha dichiarato di voler proporre, non appena ricominceranno le attività parlamentari, una commissione d’inchiesta sulle stragi del ’92. Insomma – ha spiegato al Riformista – si parla di trattativa tra stato e mafia ed è il caso di vederci chiaro.E siamo d’accordo! E’ ora di sapere chi assieme a Cosa Nostra ha assassinato Falcone, Borsellino, la dottoressa Morvillo e gli agenti delle loro scorte.Considerato però che tra i primi ad essere indagati come possibili mandanti esterni della strategia stragista sono stati proprio loro: Berlusconi e Dell’Utri, alfa e beta, le dichiarazioni di oggi 19 agosto 2009 suonano quanto meno inquietanti. E se il premier è noto per le sparate, il suo “mediatore con Cosa Nostra” è da prendere più sul serio. Un po’ come Riina e Provenzano, uno megalomane e l’altro stratega.Di colpo si svegliano e vogliono combattere la mafia, proprio adesso che stanno emergendo dichiarazioni e documenti che quella trattativa potrebbero dimostrarla, proprio adesso che si potrebbero scoprire le vere finalità di quel progetto di morte che ha cambiato i connotati politici e non solo alla nostra Repubblica.Chissà quante escort, canzonette, telenovelas, ballerine, eredità, divorzi, sexy e spy story bisognerà inventarsi per coprire quello che è il vero enorme scandalo italiano: il vincolo mafia, politica e imprenditoria che tiene sotto ricatto l’emancipazione democratica dell’Italia.A seguito alcuni stralci delle motivazioni della sentenza che condanna Marcello Dell’Utri a nove anni per concorso esterno in associazione mafiosa e l’archiviazione di Berlusconi e Dell’ Utri come mandanti esterni delle stragi.Nella sentenza palermitana di primo grado (11dicembre 2004), che condanna Marcello Dell’Utri alla pena di anni nove di reclusione con l’accusa di concorso esterno in associazione mafiosa, si legge letteralmente:“Gli elementi probatori emersi dall’indagine dibattimentale espletata hanno consentito di fare luce:sulla posizione assunta da Marcello Dell’Utri nei confronti di esponenti di “cosa nostra”, sui contatti diretti e personali con alcuni di essi (Bontate, Teresi, oltre a Mangano e Cinà), sul ruolo ricoperto dallo stesso nell’attività di costante mediazione, con il coordinamento di Cinà Gaetano, tra quel sodalizio criminoso, il più pericoloso e sanguinario nel panorama delle organizzazioni criminali operanti al mondo, e gli ambienti imprenditoriali e finanziari milanesi con particolare riguardo al gruppo FININVEST;sulla funzione di “garanzia” svolta nei confronti di Silvio Berlusconi, il quale temeva che i suoi familiari fossero oggetto di sequestri di persona, adoperandosi per l’assunzione di Vittorio Mangano presso la villa di Arcore dello stesso Berlusconi, quale “responsabile” (o “fattore” o “soprastante” che dir si voglia) e non come mero “stalliere”, pur conoscendo lo spessore delinquenziale dello stesso Mangano sin dai tempi di Palermo (ed, anzi, proprio per tale sua “qualità”), ottenendo l’avallo compiaciuto di Stefano Bontate e Teresi Girolamo, all’epoca due degli “uomini d’onore” più importanti di “cosa nostra” a Palermo;sugli ulteriori rapporti dell’imputato con “cosa nostra”, favoriti, in alcuni casi, dalla fattiva opera di intermediazione di Cinà Gaetano, protrattisi per circa un trentennio nel corso del quale Marcello Dell’Utri ha continuato l’amichevole relazione sia con il Cinà che con il Mangano, nel frattempo assurto alla guida dell’importante mandamento palermitano di Porta Nuova, palesando allo stesso una disponibilità non meramente fittizia, incontrandolo ripetutamente nel corso del tempo, consentendo, anche grazie a Cinà, che “cosa nostra” percepisse lauti guadagni a titolo estorsivo dall’azienda milanese facente capo a Silvio Berlusconi, intervenendo nei momenti di crisi tra l’organizzazione mafiosa ed il gruppo FININVEST (come nella vicenda relativa agli attentati ai magazzini della Standa di Catania e dintorni), chiedendo al Mangano ed ottenendo favori dallo stesso (come nella “vicenda Garraffa”) e promettendo appoggio in campo politico e giudiziario.Queste condotte sono rimaste pienamente ed inconfutabilmente provate da fatti, episodi, testimonianze, intercettazioni telefoniche ed ambientali di conversazioni tra lo stesso Dell’Utri e Silvio Berlusconi, Vittorio Mangano, Gaetano Cinà ed anche da dichiarazioni di collaboratori di giustizia; la pluralità dell’attività posta in essere, per la rilevanza causale espressa, ha costituito un concreto, volontario, consapevole, specifico e prezioso contributo al mantenimento, consolidamento e rafforzamento di “cosa nostra” alla quale è stata, tra l’altro, offerta l’opportunità, sempre con la mediazione di Marcello Dell’Utri, di entrare in contatto con importanti ambienti dell’economia e della finanza, così agevolandola nel perseguimento dei suoi fini illeciti, sia meramente economici che, lato sensu, politici”.In merito all’opera di intermediazione svolta da Marcello Dell’Utri tra gli interessi di Cosa Nostra e quelli imprenditoriali di Silvio Berlusconi, i giudici sottolineano ancora che l’imputato “ha non solo oggettivamente consentito a “cosa nostra” di percepire un vantaggio, ma questo risultato si è potuto raggiungere grazie e solo grazie a lui”“Conclusivamente, ad avviso del Collegio, Marcello DellUtri ha consapevolmente assunto, in relazione alle vicende specificamente analizzate in questo capitolo (quello del pizzo per le antenne ndr.), lo stesso ruolo del coimputato Cinà; è stato, come quest’ultimo, un anello, il più importante, di una catena che ha consolidato e rafforzato “cosa nostra”, consentendole di “agganciare” una delle più importanti realtà imprenditoriali italiane e di percepire dal rapporto estorsivo, posto in essere grazie alla intermediazione del Dell’Utri e del Cinà, un lauto guadagno economico.L’ulteriore e decisivo tramite, al fianco dell’amico palermitano portatore diretto di interessi mafiosi.Così operando, Marcello Dell’Utri (come Cinà), ha favorito “cosa nostra” reiterando le condotte, tenute in precedenza, anch’esse significative ai fini della responsabilità penale in ordine ai reati contestati in rubrica, la cui sussistenza viene rafforzata da quanto analizzato in questo capitolo.Una condotta ripetitiva, quella di tramite tra gli interessi della mafia e quelli di Berlusconi, ancora una volta posta in essere da Dell’Utri anche in tempi successivi…”Nel capitolo finale, dedicato alle considerazioni conclusive, i giudici condannano il coimputato Gaetano Cinà alla pena di anni sette di reclusione con l’accusa di associazione mafiosa e ad una pena più severa (nove anni) Marcello Dell’Utri. “Dovendosi negativamente apprezzare – scrivono – la circostanza che l’imputato ha voluto mantenere vivo per circa trent’anni il suo rapporto con l’organizzazione mafiosa (sopravvissuto anche alle stragi del 1992 e 1993, quando i tradizionali referenti, non più affidabili, venivano raggiunti dalla “vendetta” di “cosa nostra”) e ciò nonostante il mutare della coscienza sociale di fronte al fenomeno mafioso nel suo complesso e pur avendo, a motivo delle sue condizioni personali, sociali, culturali ed economiche, tutte le possibilità concrete per distaccarsene e per rifiutare ogni qualsivoglia richiesta da parte dei soggetti intranei o vicini a “cosa nostra”.Si ricordi, sotto questo profilo, anche l’indubitabile vantaggio di essersi allontanato dalla Sicilia fin dagli anni giovanili e di avere impiantato altrove tutta la sua attività professionale.Ancora, deve essere negativamente apprezzata la già sottolineata importanza del suo consapevole contributo a “cosa nostra”, reiteratamente prestato con diverse modalità, a seconda delle esigenze del momento ed in relazione ai singoli episodi esaminati nei precedenti capitoli.Inoltre, il Collegio ritiene assai grave la condotta tenuta dall’imputato nel corso del processo, avuto riguardo al tentativo di inquinamento delle prove a suo carico, così come risulta dimostrato dalla disamina della vicenda “Cirfeta-Chiofalo”, come pure la circostanza che egli, contando sulla sua amicizia con Vittorio Mangano, gli abbia chiesto favori in relazione alla sua attività imprenditoriale, come emerge dall’analisi della vicenda “Garraffa”.Infine, si connota negativamente la sua disponibilità verso l’organizzazione mafiosa attinente al campo della politica, in un periodo storico in cui “cosa nostra” aveva dimostrato la sua efferatezza criminale attraverso la commissione di stragi gravissime, espressioni di un disegno eversivo contro lo Stato, e, inoltre, quando la sua figura di uomo pubblico e le responsabilità connesse agli incarichi istituzionali assunti, avrebbero dovuto imporgli ancora maggiore accortezza e rigore morale, inducendolo ad evitare ogni contaminazione con quell’ambiente mafioso le cui dinamiche egli conosceva assai bene per tutta la storia pregressa legata all’esercizio delle sue attività manageriali di alto livello.”Motivazione sentenza di archiviazione mandanti esterni (3/05/2002)Sebbene non sia stato possibile provare il nesso tra le stragi e i due onorevoli indagati, il gip scrive “gli atti del fascicolo hanno ampiamente dimostrato la sussistenza di varie possibilità di contatto tra uomini appartenenti a Cosa Nostra ed esponenti e gruppi societari controllati in vario modo dagli indagati. Ciò di per sé legittima l’ipotesi che, in considerazione del prestigio di Berlusconi e Dell’Utri, essi possano essere stati individuati dagli uomini dell’organizzazione quali eventuali nuovi interlocutori”. Rileva inoltre che “tali accertati rapporti di società facenti capo al gruppo Fininvest con personaggi in varia posizione collegati all’organizzazione Cosa Nostra, costituiscono dati oggettivi che – in uno agli altri elementi relativi ai contatti e alle frequentazioni di Dell’Utri con esponenti della stessa cosca – rendono quanto meno non del tutto implausibili né peregrine le ricostruzioni offerte dai vari collaboratori di giustizia, esaminate nel presente procedimento in base alle dichiarazioni dei quali si è ricavato che gli odierni indagati erano considerati facilmente contattabili dal gruppo criminale; vi è insomma da ritenere che tali rapporti di affari con soggetti legati all’organizzazione abbiamo quantomeno legittimato agli occhi degli “uomini d’onore” l’idea che Berlusconi e Dell’Utri potessero divenire interlocutori privilegiati di Cosa Nostra”.

  11. Piranha nel PO: Ce ne saranno altri? ………… spero che quando Bossi andra’ a bagnarsi nelle sue acque ce ne siano tantissimi!!!!!!!!La domanda è: “Perchè questo Piranha era li? – Ce ne sono altri?”Sicuramente non era solo, e su questo non ci piove, ma il fatto che sia li lascia pensare che se presente nel Po, questo pericoloso pesce potrebbe mettere a repentaglio la vita di persone ignare della sua presenzaInoltre, essendo il Piranha un pesce abituato a certe acque e a certe temperature, tutto ciò preavvisa sullo stato di salute del nostro fiume principale, che ultimamente avrà visto salire la temperatura delle sue acque, e allo stesso tempo c’è da pensare sulla possibilità che non sia solo il PO a presentare questa fenomenologia..TGCOM:Un esemplare di piranha di grosse dimensioni è stato pescato nei giorni scorsi nel Po, in una zona tra Torricella di Sissa e Torricella del Pizzo, nel Parmense.Come l’esemplare pescato sia finito nel fiume resta un mistero. L’ipotesi più probabile è che si tratti di un pesce proveniente da un acquario esotico casalingo. ( QUESTA VISIONE è MOLTO DISCUTIBILE SECONDO ME, PER I MOTIVI DI CUI SOPRA )Il proprietario, a un certo punto, ha preferito disfarsi del predatore, gettandolo nel fiume.Il pescatore, sorpreso perché non riconosceva l’esemplare pescato, si è così rivolto per una consulenza all’Acquario del Po di Motta Baluffi (Cremona) dove, dopo un esame accurato, si è accertato che il pesce sarebbe proprio un piranha, per l’esattezza della varietà Pygocentrus Nattereri, conosciuto come Piranha rosso.Si tratta di un pesce d’acqua dolce che può raggiungere i 30 cm, diffuso in Sudamerica nei bacini del Rio delle Amazzoni e nei fiumi del Paraguay.Predatore vorace, si nutre di insetti, vermi, crostacei, pesci, mammiferi e uccelli.

  12. IL DIAVOLO FA’ LE PENTOLE … MA NON I COPERCHIAi membri di UNIAMO TUTTI I COMUNISTI D’ITALIARIVIVIAMO GLI ULTIMI ACCADIMENTI ………1° Il PD esclude la sinistra ccome alleato…. SCOPO ….aumentare i propri voti e intercettare il centro che non avrebbe mai votato con i comunisti…. RISULTATO ….annienta la sinistra, fà crescere la lega e IDV, perde le elezioni.2° Berlusconi vince e crede di avere tutti in pugno…. SCOPO ….può salvarsi dal carcere, sovvenziona solo gli industriali e i banchieri, vuole essere il n. 1 in assoluto…. RISULTATO ….gli industriali sicuri di avere l’Italia nelle mani vogliono monetizzare le loro fabbriche, l’unico ostacolo “gli operai” iniziano i tentativi di licenziamenti.3° Il governo avvicina a sè la CISL e la UIL non riesce con la CGIL che resta rigida selle sue posizioni… SCOPO …rompere l’unità sindacale, costringere l’operaio a cedere sui diritti sindacali acquisiti per paura di licenziamenti… RISULTATO …il datore di lavoro si sente libero dai sindacati e nell’anarchia più pura inizia nei tentativi di licenziamentitentativo ALITALIA … GLI OPERAI ENTRANO IN LOTTA NON IN MODO UNITO E COMPATTO … si salvano NON TUTTI con perdite sugli stipenditentativo INNSE … GLI OPERAI ENTRANO IN LOTTA IN MODO COMPATTO … si salvano TUTTI senza perdite sugli stipendiL’EFFETTO DOMINO è INIZIATO, tutti vogliono licenziare, adesso tocca agli operai decidere se affrontare la lotta in modo personalistico, o contrapporre un fronte unico contro la PAZZIA DEL DATORE DI LAVORO E CONTRO I LICENZIAMENTI INFAMI.PREVISIONEl’operaio finalmente si rende conto che è solo un oggetto in mano al datore di lavoro e che questi non fà una grinza mentre firma il suo licenziamento, SI COALIZZA con i suoi colleghi e tutti insieme fanno barricate contro l’infame licenziamento “LOTTA DURA DENZA PAURA” perchè “IL POPOLO UNITO GIA’ MAI SARA’ VINTO” tutti i comunisti di qualsiasi partito comunista vadano davanti alla fabbrica presidiata più vicina e combattano con l’operaio in rivolta e faccia, insieme a lui, un unica barricata per essere finalmente vincitori.RISULTATOtutti gli operai finalmente si renderanno conto dell’errore che hanno fatto nell’abbandonare il PARTITO COMUNISTA per seguire ideologie che lo stavano portando, insieme con la sua famiglia, sul lastricoIL PARTITO COMUNISTA ritornerà numericamente ai fasti di una volta per continuare la lotta dal basso per garantire un futuro a tutti gli operai.

  13. Leghisti, non mi incantate piùHO letto il bellissimo scritto “a chiacchiere” di Marco Giovanni Reguzzoni che tenta e per molti versi riesce a far passare la Lega non per quello che è nell’intimo, ma addirittura per ‘salvatrice della Patria’ con la P maiuscola.Questi sono quelli che spingono la provocazione politica fino alle estreme conseguenze, che sobillano i giovani i quali poi magari denunciano i cittadini che si permettono di dare giustamente loro dei razzisti ( come successo ad Eros Barone, un uomo di tale altezza intellettuale ed ideale che vi dovreste persino vergognare a pronunciarne il nome ), che imbrattano i muri ed i cartelli della nostra provincia, che odiano il diverso, il negro, il cinese, che fanno leggi che impediscono l’integrazione fra le persone perché loro sono cristiani e difendono la purezza della loro religione, della loro razza, che dicono che ” gli italiani fanno schifo ” (non sono forse queste parole di suo stretto parente signor Reguzzoni?), e che poi arrivano placidi a placare la tempesta spiegando che loro no, certe cose non le hanno mai neppure pensate, tutto quello che fanno e per il nostro bene. Fanno persino tenerezza. Scrive oggi Reguzzoni, l’uomo bene della Lega : “Ma credete che molti di noi non si dispiacciano delle ‘tragedie del mare’? Che non pensiamo che si debba fare di tutto per evitarle? Che il nostro cuore non piange per quei disperati che perdono la vita per un miraggio inculcato da sfruttatori senza scrupoli?” La mia risposta è NO, non ci credo. Non mi incantate più, cari signorini ‘incravattati’ nel benessere delle vostre aziende e dei vostri privilegi, chi usa i peggiori sentimenti delle persone per ottenere consenso politico è il male. Questo è non Marco Giovanni Reguzzoni in persona, che magari è pure simpatico (per quanto può esserlo un leghista), ma la Lega Nord, il male assoluto che attanaglia la coscienza degli italiani in questo momento di difficoltà.Cari leghisti vi dovete solamente vergognare ed io vi respingo, con gli scritti, con le parole, con tutto me stesso.

  14. Berlusconi Si costerna, s’indigna, s’impegna, poi getta la spugna con gran dignità Si costerna, s’indigna, s’impegna, poi getta la spugna con gran dignità da quello che dice sul suo Giornale il super pagato Feltri.E’ come dire che prima dò l’autorizzazione al Killer di sparare,poi mi dissocio da quello che il killer ha fatto.Fatti processare buffone che è meglio per tutti!Votatemi grazie.

  15. Le dimissioni di Boffo. Il regime stende la sua prima vittima, Cade fucilato la prima vittima dell’informazione del regime berlusconiano.ROMA – Cade fucilato la prima vittima dell’informazione del regime berlusconiano. Non altrimenti possono definirsi le dimissioni di Dino Boffo, rassegnate oggi con una lettera inviata al Cardinale Angelo Bagnasco, presidente della Conferenza episcopale italiana. Si tratta, infatti, di un vero e proprio assassinio, come lo definisce oggi Giuseppe D’Avanzo su “Repubblica”, perché, scrive, «con quale altra formula si può definire – in un mondo governato dalla comunicazione – la deliberata e brutale demolizione morale e professionale di Dino Boffo, direttore dell’Avvenire, “reo” di prudentissimi rilievi allo stile di vita di Quello-Che-Comanda-Tutto?».Immediata la reazione del mondo cattolico, con la solidarietà espressa a Boffo dai vescovi, dall’Unione della stampa cattolica e da “Famiglia cristiana”, oltre a quella espressa dai comitati di redazione delle testate e della Federazione Nazionale della Stampa.La scelta di attaccare Dino Boffo, d’altronde, un mite giornalista cattolico, assai lontano da posizioni “militanti” o “cattocomuniste” (tanto per utilizzare le sprezzanti locuzioni in auge fra i tangentari socialisti dell’era craxiana) si spiega con più di un motivo nella lucida strategia degli uomini del premier mirata ad appiattire e silenziare la libera informazione.La strategia berlusconianaIl principale è stato forse quello di evidenziare il dissidio fra le correnti della curia romana, contrapposte sul modo di atteggiarsi di fronte ad un Capo del Governo la cui vita privata è in netta contraddizione con gli imperativi etici di qualsiasi cattolico. Sparare sul direttore del giornale della Cei – l’organizzazione dei vescovi che, secondo il regime berlusconiano, è la più colpevole per le critiche espresse al suo operato – significava produrre un avvertimento intimidatorio (“mafioso” lo ha definito il vescovo di Mazara Del Vallo Mogavero) nei confronti della Chiesa e rafforzare al tempo stesso la corrente ecclesiale più vicina alle posizioni del Capo del governo.L’altro aspetto dell’operazione riguardava elementi propri della comunicazione sociale. Infatti, prospettare l’idea del direttore di un giornale cattolico coinvolto in volgari scandali di tipo sessuale, addirittura in ambito omoerotico e con minacce da “stalker” alla moglie del proprio amante, assumeva una forte significazione nei confronti dell’opinione pubblica, alla quale si è cercato di mandare questo messaggio: «Avete visto? Chi è senza peccato scagli la prima pietra. Il premier non è un santo, certo, ma anche i potenti cattolici non lo sono». Un ragionamento così rozzo, lungi dall’essere rigettato da un’opinione pubblica vigile e colta, è destinato invece a fare presa sull’italiano medio, anche per merito dell’informazione deviata dei telegiornali e della stampa di regime, dando un serio colpo all’informazione critica sulla vita privata del premier, la cui immagine pubblica, anche all’estero, rischia di deteriorarsi in modo irreparabile.Il terzo elemento è finalizzato a determinare, in modo più specifico, il silenzio dell’informazione sgradita, critica, vale a dire sospendere la libertà di informazione così come statuita nel periodo della Costituente con l’articolo 21 della nostra legge fondamentale. Si tratta dell’obiettivo principale del regime berlusconiano, quello più serio e drammatico. L’uomo di Arcore punta a trasformare il nostro sistema democratico in un modello di regime putiniano, dove l’informazione totalmente asservita al potere governativo consente il consolidamento perpetuo del suo potere personale e di quello del ceto dirigente che lo sostiene, attraverso elezioni apparentemente democratiche ma in realtà ampiamente manipolate per la mancanza di un’informazione critica e oggettiva in grado di porre i cittadini di fronte a scelte consapevoli.Basti pensare che un redattore appena dimessosi dal “Giornale”, Luca Telese, che si considera “di sinistra”, sul suo blog, scrive che «nelle redazioni di questi giornali e delle testate vicine al centrodestra, circola da mesi un mandato particolare», quello cioè «di colpire Ezio Mauro e la sua attuale compagna. Sarebbe la vendetta finale di Papi, quella che fa il paio con la denuncia presentata dal Cavaliere contro le domande del quotidiano di piazza Indipendenza». Per di più, Vittorio Feltri avrebbe preso il posto di Mario Giordano, alla direzione dell’house-organ della famiglia Berlusconi proprio per il rifiuto di quest’ultimo ad interpretare il ruolo di comandante del plotone di esecuzione e di utilizzare materiale apocrifo che qualsiasi altro giornalista getterebbe nel cestino della carta straccia.L’attacco alla libertà di stampaQuest’ultimo aspetto della vicenda spinge oggi molti commentatori ad apparire giustamente allarmati per la sorte della libera informazione in Italia. «La questione della libertà di stampa sta diventando in questo paese veramente drammatica» afferma Pierluigi Castagnetti del Partito democratico. «Miserabili sono la mano e la mente di chi lo ha colpito. Da domani in tutto il mondo si dirà che l’Italia è il Paese dove chi è innocente se ne va e chi è colpevole resta» aggiunge Luigi Zanda, vicepresidente dei senatori democratici. E mentre Rosi Bindi definisce gli attacchi feltriani a Boffo «una vera e propria rappresaglia da parte di Berlusconi e della sua famiglia», il segretario Franceschini parla di una vera e propria «regia di intimidazione nei confronti della stampa libera».Per questo motivo la manifestazione per la libertà di stampa del 19 settembre a Roma, voluta fortemente dal sindacato dei giornalisti e alla quale stanno aderendo decine di migliaia di persone con il tam-tam di Internet, appare quanto mai fondamentale per cercare di fermare la deriva autoritaria del regime berlusconiano.

  16. BERLUSCONI:”Il personaggio più coraggioso di tutta questa vicenda è la moglie Se non ci fosse stata lei, non sarebbe successo NULLA”«Più che feroce direi che è assurdo. L’attacco alla stampa italiana da parte di Silvio Berlusconi ha dell’assurdo, essendo lui padrone di tre reti televisive, controllandone altre tre o quattro, e poi di giornali. Insomma essendo lui il padrone di un terzo buono dell’informazione italiana, come fa a dire che l’informazione è ridicola? A meno che non parli di sé». Giorgio Bocca è Giorgio Bocca: un partigiano, un decano del giornalismo, un veterano dell’antiberlusconismo. Che pure un passaggio in Fininvest l’ha fatto, negli anni 80, i tempi in cui l’uomo del Biscione a qualcuno era sembrato un innovatore, dall’altra parte c’era la Rai dei Bernabei e degli Agnes. «L’antitaliano», la sua rubrica sull’Espresso, è ormai da tempo un’osservatorio dell’Italia berlusconiana, come dire ai tempi del colera, «il paese delle fiction», «il verissimo della saga familiare». Aderisce alla manifestazione per la stampa senza bavaglio dei 19 settembre, «arriva anche troppo tardi».Come giudica lo scontro in corso fra il presidente del consiglio, attraverso il suo Giornale, e il Vaticano?Ho l’impressione che Berlusconi sia in vera difficoltà. Non vorrei che fosse solo un mio desiderio, ma stavolta si è trovato contro la Chiesa, che è la sola che può mettere fine al suo potere. Quindi è terrorizzato che stia arrivando la fine. E ha perso il controllo. La pretesa di dire che Vittorio Feltri (il direttore del Giornale, ndr) abbia pubblicato quell’attacco a Dino Boffo (l’ormai ex direttore di Avvenire, ndr) senza che lui ne sapesse niente, poi, non sta né in cielo né in terra. Chi lo conosce sa che nulla nelle sue aziende avviene senza il suo permesso. Io, del periodo in cui ho lavorato per Canale 5, ho un ricordo kafkiano. Una volta mi scelse per farsi intervistare sul tema della tv. Arrivò, con tutti i suoi aiutanti, facemmo l’intervista, e io proprio perché ero un dipendente del ‘padronissimo’ cercai di fare qualche domanda poco simpatica. L’intervista non venne mai trasmessa. Più tardi cercai di sapere chi l’aveva soppressa. In un palazzo di mille persone non ce n’è fu una che ebbe il coraggio di dirmi che l’aveva deciso lui.Lì capì il personaggio?Ci ho messo molto tempo a capire, anche perché alla fine sono un ingenuo, che tra lui e la democrazia non c’è il minimo rapporto. Però ritiene che nel caso Boffo, Berlusconi si sia fatto prendere la mano, senza valutarne le conseguenze?Per capire Berlusconi bisogna pensare che nell’87 lui diventa padrone del Giornale fondato da Indro Montanelli. Qualsiasi altro imprenditore al mondo ne avrebbe fatto un Corriere, o una Repubblica, insomma un grande quotidiano di informazione. Lui no: ne ha fatto un giornale giallo. E lo ha adoperato per le sue liti con gli avversari e per la loro diffamazione. Stavolta però Berlusconi ha ingaggiato una sfida con l’Altissimo.Scegliendo anche male l’avversario. Boffo non aveva fatto una campagna antiberlusconiana. Si è limitato a scrivere che al suo giornale arrivavano lettere di cattolici che non approvavano il comportamento di Berlusconi. Ma il solo essersi permesso di parlar male di lui ne ha fatto un nemico da uccidere. Perché hanno ragione quelli che dicono che si tratta di un omicidio.Cosa pensa di Vittorio Feltri?Niente. Ci sono alcuni personaggi di cui preferisco non pensare niente. Mi fanno paura.Attaccare il giornale dei vescovi, provocando una rottura con le gerarchie vaticane, è stata un’ingenuità, o l’effetto della sua temerarietà?Lì il contributo di Feltri è stato notevole. Come Berlusconi, anche Feltri è un megalomane. Cerca grane e scontri. È già stato mandato fuori dall’associazione della stampa. Ha sempre vissuto borderline. Sceglierlo per una direzione dice già tutto: se c’è lui sarà un giornale di lotta e di diffamazione. Lei prima ha detto: «la Chiesa è la sola che può mettere fine al suo potere».Vista l’opinione pubblica, che sopporta tutto, l’unica speranza è che la Chiesa gli si metta contro e gli faccia perdere le prossime elezioni.Succederà davvero?Non lo so. Alla lunga la Chiesa non vuole, almeno non desidera, un governo irresponsabile, spregiudicato, che – tanto per dire – dall’oggi al domani si allea con Gheddafi. L’approvazione di qualche legge eticamente sensibile, come quella sul testamento biologico, potrebbe far tornare il sereno fra Palazzo Chigi e Oltre Tevere?Non lo so. Ma il conflitto è organico, andrà avanti comunque. Perché Berlusconi si sente più dio di dio. Se l’unica speranza è la Chiesa, vuol dire che le opposizioni non sono in buono stato.Sono in uno stato penoso. Sosterrò il Pd, nonostante tutti i suoi errori. Ho fatto una vita nella sinistra laica, e adesso non cambio certo opinione. Ma mi dolgo di vedere il Pd così sbriciolato e fiacco.C’è un candidato alla segreteria del Pd che le sembri meno fiacco?Questo di Bettola…Pierluigi Bersani.Bersani. Almeno è uno che si capisce quando parla. Walter Veltroni le piaceva?Veltroni scrive romanzi. Lasciamoglielo fare.Tutta questo scontro Berlusconi ha l’effetto di cancellare alcuni grandi problemi del paese. La crisi, innanzitutto. Alla fine non le sembra un trappolone?Trappolone piuttosto mi sembra la posizione dei fascisti democratici, come Gianfranco Fini. Fanno un gioco a due: uno fa l’estremista, l’altro il moderato. Poi però non a mette in crisi il governo.Lei non crede alla sincerità di Fini.Ci credo. Penso nel nuovo comportamento di Fini ci sia il fatto che dopo la separazione ha potuto cambiare amicizie e ha potuto finalmente ragionare in tranquillità. E si è convinto che la democrazia è meglio del fascismo. Ma è il gioco complessivo che non va. Lui alla fine puntella questo governo. O comunque aspetta, per sostituirlo alla guida del partito.Lei la Lega la conosce bene. Qual è il ruolo della Lega in questa vicenda?La Lega è un movimento misterioso. Impossibile da capire. È un insieme di motivazioni di potere locale. Io ho fatto molte interviste a Umberto Bossi. Sembrava sempre di parlare con un matto.Lei pensa che sia un matto?No, è un furbo. Ma l’idea della secessione è totalmente stupida nella globalità attuale. E Berlusconi? Anche lui un matto furbo?No, Berlusconi è Berlusconi. Quando l’ho conosciuto Eugenio Scalfari diceva: ‘Giorgio si è innamorato di lui’. Apprezzavo alcune doti imprenditoriali e anche umane, fin lì avevamo una tv di stato in cui per fare un’intervista arrivavano venti persone. Con Berlusconi ne bastavano tre. Mi sembrava un progresso. Cosa pensa del giro di escort a Palazzo Grazioli?Mi dispiace che l’attacco al presidente del consiglio sia partito da questi fatti minori. In Italia l’amore per le mignotte non è una novità. Loro sono povere diavole, a volte furbe, che cercano di sfruttare l’occasione. Non sono certo le puttane ad essere pericolose, sono gli uomini politici. E in più Berlusconi è il capo del governo, non può circondarsi di gente di malaffare. Non intendo queste ragazze ma i loro gargagnan. Nel dopo Berlusconi chi vede?La classe politica italiana è di livello bassissimo, come gli italiani del resto. Il fatto che l’attacco alla democrazia lasci indifferenti gli italiani, per uno che ha fatto il partigiano è una roba triste e dolorosa. E Berlusconi ha buon gioco per l’inerzia di tutti. Da noi non c’è un’opinione pubblica. Il personaggio più coraggioso di tutta questa vicenda è la moglie di Berlusconi. Se non ci fosse stata lei, non era successo nulla.Allora come si esce da quest’anomalia italiana?Come siamo usciti dal fascismo. Quando eravamo rassegnati a tenercelo per tutta la vita, è capitato qualcosa che lo ha fatto cadere.Qualche giorno fa, alla festa del Pd, il centrista-cristiano Bruno Tabacci ha proposto un comitato di liberazione nazionale da Berlusconi. Un Cln.Sono perfettamente d’accordo. Ma ho visto che D’Alema ha subito dissentito.D’Alema sostiene che più che più che un comitato straordinario di antiberlusconiani serve un’alternativa di governo. Un vera alleanza con l’Udc, insomma. Quello che serve è una maggioranza. Certo, Casini è un altro bel personaggio. Mi ricordo di lui al processo Andreotti a Palermo. Sosteneva un amico di Salvo Lima. Insomma il materiale umano a disposizione è pessimo dappertutto. Ma tra i partiti ci saranno pure politici ragionevoli. Tabacci è uno dei migliori. Senta, nel ’43 però c’erano gli americani. Speriamo in Obama?Gli americani si fanno sempre gli affari loro. Quello che nessuno avrebbe immaginato era la guerra partigiana. A liberarci, dobbiamo pensarci noi.

  17. Fini fornisce all’opposizione le catene e le mazze !!!!!! Ci sono alcune questioni che il centrodestra non può liquidare senza un confronto tra le diverse anime interne, senza un’analisi dei fenomeni, senza entrare nel merito delle proposte e senza respingere l’idea che possano apparire come se fossero diktat della Lega Nord. Il Pdl più degli altri partner (Lega ed MPA) ha una sua responsabilità nei confronti di tutto il Paese: ha una sua posizione riportata nei documenti esposti sia in sede congressuale di costituzione del Pdl e sia, ancor prima e più vincolanti, esposti nelle linee programmatiche dei documenti elettorali siglati coi partner.Ogni programma è un impegno con l’elettorato da rispettare. Guai a dimenticarselo! Ma un programma elettorale è anche un linea di orientamento da integrare con le proposte di tutti, perché la trasformazione in leggi ed in atti di governo sia il più possibile condivisa.In una maggioranza il contenuto di questi atti deve essere visibile come un prodotto d’insieme e, come tale, difeso e sostenuto da tutti, anche dal Presidente della Camera nella sua veste di figura autorevole dello schieramento di centrodestra.La valutazione dei contributi offerti anche in Parlamento dall’opposizione è un’ulteriore offerta di pluralismo e di metodo. L’importante non è varare comunque una legge, ma darne la forma e la sostanza giusta perché sia compatibile con le esigenze e con le risorse, perché sia civile, perché sia efficace. E’ anche importante che si faccia attenzione, nel confronto, a non consentire che si creino quei lacci con cui spesso si finisce con imprigionare il buon senso.Se vale come principio generale di democrazia, tanto più ha la sua efficacia di metodo all’interno di una maggioranza. Se il Presidente Fini intende indicare questa necessità di pluralismo all’interno del Pdl, può avere le sue ragioni, ma ha sbagliato i modi per farlo. L’ex leader AN si è esposto a valutazioni critiche, piuttosto diffuse persino tra coloro che gli sono stati sempre vicini. La sua successiva irritazione può essere comprensibile, ma non affatto pertinente e condivisibile.E’ giusto sostenere che sia necessario il contributo di tutti i protagonisti politici della maggioranza per elaborare le iniziative e per concordare i passi da compiere perché soddisfino la strategia politica complessiva. Le ragioni della volontà di stare e decidere insieme è la ragione stessa di un’alleanza. E’ altresì giusto che ci sia la dovuta attenzione nel controllo degli eccessi degli alleati, perché la traduzione in norme esecutive non tracimi dagli argini di una strategia d’insieme.All’origine di ogni alleanza si individua la presenza di un collante che unisce. E’ avvenuto anche per il PD laddove, contrariamente ai discorsi “stars and stripes” di Veltroni, il collante era e rimane l’antiberlusconismo.Il collante del centrodestra è l’insieme dei valori del moderatismo. Guardano al centrodestra coloro che ritengono che i sentimenti del riformismo democratico, dell’umanesimo liberale e del solidarismo cattolico, siano un riferimento importante per tutto il Paese. E questa visione di appartenenza ideale ha finito con essere riconosciuta anche da coloro che focalizzano istanze locali e che radicano la propria ragione politica nell’attenzione verso il proprio territorio d’azione. Ed è per questa ragione che Bossi e Berlusconi parlano di un patto di lealtà tra di loro.Nel paese c’è un corto circuito che passa attraverso quattro direttrici: la sicurezza, l’immigrazione, la giustizia, a cui si è aggiunto il gossip. In ciascuna si immettono gli affluenti dirompenti della polemica politica: fascismo, razzismo, mafia e moralismo. L’opposizione corre dietro allo scatenato Di Pietro ed usa questi strumenti per fomentare la rissa contro Berlusconi, invocando le “scosse” ed usando lo scontro per distogliere l’attenzione degli italiani dai successi del governo. E che fa il numero due del Pdl e della maggioranza? Fornisce all’opposizione le catene e le mazze?

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